Vincenzo era esigente. Ci insegnava a rispettare le dinamiche e ci riprendeva spesso soprattutto quando suonavamo troppo forte. Un giorno mentre provavamo cominciò, tra lo stupore generale, ad esortarci a suonare più forte. "Forte!", diceva e noi aumentavamo il volume. "Forte!", ripeteva, e noi, sempre più stupiti, davamo libero sfogo ai nostri polmoni. "Forte!", continuava, rosso in volto. Fin quando questa spirale ci portò vicini alla soglia umana di sopportazione acustico-polmonare. A quel punto ci fermò. Eravamo tutti esausti, ma riuscimmo a capire l'equivoco: il buon Vincenzo urlava "corte!" e noi capivamo "forte!". Più suonavamo forte e più allungavamo quelle benedette crome puntate.

Diversi amori adolescenziali nacquero in quell'ambito.
Quarta parte...
ciao Posaun! grazie della visita! Aspetto con ansia un post teutonico allora! Bis spaeter peter.
RispondiEliminaCiao Fabio. Lo vedrai presto.
RispondiEliminaBuona notte