Spesso in questi anni mi sono posto una domanda. Qual'è il motivo per cui se compro Repubblica qui in Germania lo pago 1,85 € invece di 1 € come in Italia? Qui mi si accuserà di essermi germanizzato, visto che sto facendo tanto rumore per 85 centesimi. In realtà stiamo parlando dell'85% e moltiplicando gli 85 centesimi per 365 avrete un'idea della differenza nel costo di un abbonamento.
La differenza può diventare ancora più grande se parliamo di riviste. Mi sembra di ricordare che quando eravamo abbonati a Diario pagavamo quasi il triplo. Allora scrissi alla redazione per lamentarmi e mi risposero che il costo aggiuntivo era dovuto alle spese di spedizione. Possibile che incidano così tanto?
So che sicuramente ci sono problemi molto più seri di questo soprattutto in questo momento, ma la presenza di problemi più seri non dovrebbe comunque far dimenticare quelli più piccoli. Anzi, a volte potrebbe forse essere più opportuno partire dal piccolo.
Vorrei quindi rivolgere una domanda ai politici ma anche ai cittadini europei: pagare lo stesso prezzo per la stampa all'interno dell'Unione Europea non sarebbe un piccolo contributo a favore dell'integrazione? Se a Los Angeles compro il New York Times lo pago il triplo del prezzo che pagherei a New York? Eppure la distanza è molto più grande della distanza Milano-Francoforte.
23 commenti:
Come sai, nelle mie cento vite ho fatto anche l’edicolante. Lavoravo in una edicola aperta giorno e notte nel centro di Roma che vendeva praticamente tutto quello che usciva in Italia e in Europa e gran parte di quello che usciva nel resto del mondo. All’epoca non c’era la moneta unica europea, quindi quando vendevo un giornale estero dovevo andare a vedere il prezzo italiano che era stampato in piccolo sul davanti. Come effettivamente facevi notare tu, con l’introduzione dell’Euro non è cambiato nulla, poiché i prezzi sono ancora differenziati anche tra i Paesi dell’UE. Come diceva Bertinotti, saremo veramente tutti cittadini europei solo quando un metalmeccanico italiano guadagnerà quanto un metalmeccanico tedesco.
Su questo problamo "ci ho preso di faccia" più volte. Nel senso che proprio nel mio ruolo politico e di Sinistra, ho cercato più volte, partendo proprio da giornali amici (leggi l'Unità), di far arrivare l'Unità a prezzi di favore anche all'estero, almeno in Europa. Nulla da fare, la spedizione incide troppo.
Proprio in Germania, a Monaco, ebbi un lungo scambio di opinioni con una simpatica compagna dai capelli rossi e triestina d'origine che mi stimolava a parlare direttamente con la direzione del giornale per trovare un qualche escamotage, e magari applicarlo anche a Vanity fair (si scrive così?).
Parlai con la direzione de l'Unità anche quella volta, dato che si trattava della città più a Nord d'Italia (Monaco): non ci fu nulla da fare, nemmeno garantendo un alto numero di abbonamenti.
Il problema, dunque, si sposta nel Parlamento europeo. Ne ho parlato col nostro capo delegazione già una volta, ma mi riprometto di tornare sull'argomento appena possibile.
Ciao, grazie per averci messo fra i tuoi preferiti - ne siamo onorati!
Forse le spese di DISTRIBUZIONE? Sull'editoria, in Italia, si mangiano dal 50 al 60%...
A presto, schöne Grüsse
lo dici a me?? prima del web compravo Spiegel ed altri giornali settimanalmente e mi svenavo!!
Ieri l'ho ricomprato in iedicola e l'ho pagato 4,50 Euro...
ziomassimo, secondo il paradigma Bertinotti probabilmente non arriveremo mai ad essere tutti cittadini europei.
Forse dovremmo partire da obiettivi più pragmatici (ad esempio il paradigma Dioniso ;-).
Eugenio, non immaginavo che il problema fosse già stato affrontato. Ma la spedizione non avviene attraverso la posta ordinaria?
Grazie comunque per il tuo impegno.
Donna Cannone, l'onore è mio!
Quindi come funziona, ci sono delle società private che si occupano della diatribuzione? Grüße
Morgen haben wir frei!! Fronleichnam!!
fabio r., 4,50 Euro... non ricordo quanto costi qui.
Confermo sui costi della distribuzione. La posta applica tariffe maggiorate anche sulla diversa grammatura della carta. anche per la nostra rivista l'abbonamento estero costa un "fracco" per questo problema.
La distribuzione in Italia è in mano ad una società legata direttamente a Mondadori: passa tutto da lì, la stampa, le riviste, i libri, i dvd...sorge un sospetto!
Ma il conflitto di interessi non sembra molto di moda.
Un saluto a ziomassimo: mi rammarico di non essere passato dalla tua edicola. Ho sempre adorato quelle aperte di notte (il fascino del pornazzo) e a Roma comprare Repubblica poco dopo la mezzanotte per trovarselo al mattino a colazione mi faceva impazzire...vabbè abitavo pure da solo.
Hola buenos dias, ma che è Fronleichnam?
Credo che per la stampa intesa come giornali ci siano gli stessi meccanismi del mondo editoriale at large.
Ovvero distributori che fanno da tramite fra la casa editrice e la libreria e a cui, appunto, va circa il 50/60% del prezzo di un libro.
Ipotizzando questo meccanismo nella distribuzione internazionale di giornali e riviste, che hanno sempre un prezzo elevatissimo all'estero, è plausibile che il rincaro serva anche per avere un guadagno detratti i costi di distribuzione.
In che città della Germania vivi?
Fronleichnam è il corpus domini. Stranamente qui si festeggiano tutte le festività cristiane che da noi sono state abolite: ascensione, pentecoste e corpus domini. Tra aprile maggio e giugno si vive quindi un periodo un po' vacanziero (se si considerano anche il venerdì santo e il lunedì dell'angelo). Purtroppo però qui non si festeggiano né il 15 agosto né l'8 dicembre.
Quindi questo della distribuzione potrebbe essere uno di quei tanti casi di monopolio in cui un governo serio (ed è quindi escluso che lo faccia questo governo) dovrebbe intervenire. Così come il precedente governo ha cercato di intervenire per limitare lo strapotere delle varie corporazioni e caste italiane (notai (lavoro costosissimo e totalmente inutile), farmacisti, tassisti, ecc.).
Io vivo ad Heidelberg. Mi sembra di aver capito che tu vivi a Bolzano e che sei una cantante. Ho capito bene?
@dioniso: certo che la spedizione avviene attraverso posta ordinaria, ma io avevo cercato di far abbassare il prezzo finale de l'Unità tramite un accordo che prevedesse un'ampio numero di abbonamenti in GErmania e a Monaco in particolare. Così l'Unità avrebbe potuto garantirsi gli abbonamenti, anche se guadagnandoci di meno, e il lettore finale avrebbe speso meno di quanto non spenda normalmente. Il problema è che i costi di spedizione erano così alti che anche abbassando al minimo il guadagno sul giornale il prezzo finale per il lettore sarebbe stato lo stesso troppo alto. Quindi non conveniva a nessuno.
Scusate, come mi sembra strano. Dico: il fatto che si trasferisca (con posta ordinaria) un cartaceo piuttosto che un file attraverso la rete, dal cui file si può ristampare un qualsivoglia giornale (rivista, bla bla) in tutto il mondo allo stesso prezzo con cui si stampano in madrepatria. Pensavo che ormai si facesse così. Mi stupisce assai che la tipografia sia sempre nello stesso posto, e poi fai dei pacchi da spedire fisicamente...in epoca internet...boh!
Concordo con eli, in effetti come oramai è noto a tutti, anche la commercializzazione della musica e dei libri si fa attraverso dei files che ognuno può scaricarsi ed utilizzare come meglio crede. Possibile che ciò non si applichi per i giornali? Almeno per il trasferimento del file di stampa.
Vero quello che dice Eli. A quel punto però si potrebbe forse sfruttare quello che molti quotidiani offrono già. (Almeno mi pare di ricordare che l'Unità la offra.) E cioè la possibilità di abbonarsi in rete, scaricare la copia PDF del quotidiano e poi stampare eventulamente solo le parti che interessano. Si risparmierebbe molto e l'impatto ambientale sarebbe molto più basso.
Cero ubik dovrebbe rinunciare al suo tanto amato fruscio della sfogliata mattutina ;-)
...e perchè l'odore di carta stampata tipico dei giornali, non ce lo vogliamo mettere?
;-)
e già: sono molto affezionato alla carta stampata e molto meno alla stampa dei file.
Comunque oltre che nei quotidiani se ne parla molto anche nelle riviste piccole come la nostra. In genere una rivista è un corpo unico fatto di articoli, grafica, carattere, qualità tipografica, illustrazioni, foto. Molte riviste ormai si stanno orientando verso una differenziazione tra i contenuti sul sito (ovviamente multimediali: audio e video; e ricchi di collegamenti, oltre che dinamismi legati alll'interazione diretta con i lettori) e quelli su carta (di approfondimento e con una scrittura più ricca, una lettura che si completa con box, foto e illustrazioni che spezza la lettura e che aiuta a concentrare su pezi non proprio semplici e immediati).
E poi volete mettere la tazzina del caffè con il giornale accanto da sfogliare con il video del pc o con un A4 stampato?
aggiungo: stampare da una tipografia all'altra in realtà è molto complicato se si è piccoli (e piccoli s'intende qualche migliaio di lettori), perchè i costi di deposito, magazzino e distribuzione sono più elevati rispetto alla classica soluzione fin qui adottata: un unico centro di stampa e diffusione via posta. A meno che non si tratti di grandi quotidiani. Ma per giornali prestigiosi tipo Diario o Internazionale è proibitivo.
ziomassimo, l'odore di carta stampata tipico dei giornali ce l'ho ben presente. Ho ben presente addirittura il sapore. Ti spiego. Qui molti fruttivendoli hanno il vizziaccio di usare la carta di giornale per incartare gli acquisti (penso che in Italia non li usi più neppure l'ultimo degli ambulanti). Di solito intervengo e gli chiedo di non farlo. Ieri però non sono riuscito ad intervenire in tempo e mi sono ritrovato il cartoncino di fragole incartato con il Rhein-Neckar-Zeitung. Ovviamente le fragole a contatto con la carta avevano assunto quel sapore.
Oggi invece, durante la mia ora di camminata nordica, mi è tornato in mente quello che scrivevi nell'altro post. Ti risponderò lì però.
ubik, (mo ti faccio sentire in colpa) e all'ambiente non ci pensi eh!? Alberi dell'Amazonia segati per le pagine del giornale, energia impigata per il trasporto, piombo della stampa che inquina.... ;-)
@gianlu:
ma i server non rimarrebbero comunque accesi per distribuire altri servizi? quindi dovrebbe essere un risparmio visto che un'unica fonte ne serve per altre, diciamo, cento.
Comunque si stampano troppe cavolate (il problema è chi decide se sono cavolate o no) inutili e poi avevo letto che internet ha impennato i consumi di carta, visto che comunque si stampa.
Poi che ve devo dì. Gli alberi si possono sempre ripiantare. E magari abolire gli stuzzicadenti
ubik, stavolta mi hai tolto le parole di bocca (o più propriamente di tastiera in questo caso).
Ora non è che io abbia consultato studi in materia, però bisogna appunto considerare che i suddetti server perennemente accesi non lo saranno solo per la distribuzione del giornale via internet (al limite avranno bisogno di qualche giga di disco in più) e che anche il pc acceso per consultare il pdf, probabilmente non è stato acceso solo per quello.
Certo anche il locomotore che trasporta i giornali non trasporta solo quelli... però così a naso mi viene da pensare che un vagone aggiuntivo per diversi locomotori che dovranno trasportare quotidiani in diverse parti dell'Europa faccia bruciare più energia piuttosto che un disco aggiuntivo su di un server.
Caro Dioniso,
sabato e domenica sono stato a Berlino per un seminario. Potevi venire pure tu, no? ecchediamine...
Eh sì! Che vuoi che siano 700 Km? ;-)
Ciao. Grazie per la spiegazione! Vivo a Trento, non a Bolzano.
Non sono cantante, quello è uno dei deliri che avevo messo sul profilo.
Lavoro nel marketing turistico.
Ora vado a leggermi il tuo nuovo post....
W l'empirismo e abbasso l'idealismo
Non so a ubik, ma a me non stai per niente sulle scatole, anzi ti trovo molto simpatico.
Buona notte!
Posta un commento