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martedì, novembre 27, 2018

Mezzi pubblici in Germania

Per 80 km con due cambi abbiamo pagato 33,5€ a persona. Il secondo mezzo, un treno ICE, è arrivato con 15 minuti di ritardo per cui abbiamo perso la seconda coincidenza.

Differenze con una situazione simile in Italia? Il prezzo del biglietto e il fatto che qui nessuno si lamenta.

Interessanti articoli che citano dati relativi ai trasporti ferroviari in Italia e in Germania:

Costi gonfiati e cantieri sempre in ritardo. Si incrina il mito della puntualità tedeschi

La Germania dice che "l'Italia è il paradiso dei pendolari". E non è una fake news

Un po’ di dati sui treni in Italia
Leggendo quest'ultimo si capisce che le ferrovie italiane non sono così male come le raccontiamo. I numeri parlano chiaro. Per alcuni aspetti sono meglio quelle tedesche per altri un po’ peggio . Ma, complessivamente, non mi pare proprio che la bilancia tenda così a favore delle ferrovie tedesche.

domenica, febbraio 12, 2017

Sanremo e Occidentali's Karma

Giorni fa Zucchero mi ha detto: senti questa, è Occidentali's Karma, la mia canzone preferita.
L'ho ascoltata e la prima impressione è stata: ironica, non banale, orecchiabile e coinvolgente (confesso che l'abbiamo pure ballata).

Mi piace ma non vincerà mai, ho pensato. Credevo che fosse un po' troppo ardita e poco sanremese.
Quindi, o devo ridefinire la mia idea di sanremesitudine oppure Francesco Gabbani è riuscito a trovare una di quelle rare e fortunate alchimie che piacciono a tipologie diverse di pubblico.

sabato, giugno 15, 2013

Strutture e regole sociali indiscusse e indiscutibili

Più volte in questi quasi quattordici anni di residenza transalpina, e soprattutto negli ultimi tempi, mi sono interrogato sugli effetti della rigida strutturazione sociale sul carattere del popolo che ci ospita. Strutturazione e regolamentazione che comincia già dalle scuole elementari. Ieri sera, leggendo questo libro, ho trovato un paio di passi di Francesca Rigotti che voglio citare.

Nel primo la Rigotti parla di una regola/consuetudine del sistema universitario locale. L'ho trovata illuminante perché secondo me descrive molto bene come spesso alcune regole vengono vissute qui.
"Si tratta di una pratica socialmente accettata e diffusamente apprezzata come dato di fatto indiscusso e indiscutibile, una specie di a priori kantiano dello studio universitario che solamente una straniera critica come me trova bizzarra e anche coercitiva."

Nel secondo la filosofa riflette sul dolore suscitato in lei dal distacco dei figli e scrive:
"Vieppiù per noi emigrati. Giacché, anche per gli emigrati di lusso, gli emigrati intellettuali che non devono lasciare il paesello con la valigia di cartone, la vita sociale è un problema, grande o piccolo, e non conosco emigrante che questo problema non abbia. Non ci sono parenti vicini, gli amici sono rimasti là, ci sono colleghi di lavoro, sì, ma c'è sempre il gap culturale - per questo mi fanno sorridere le apologie del cosmopolitismo che lo celebrano come conquista meravigliosa. Insomma si è soli, il prezzo della libertà è la solitudine, si sa, e ancora di più si è soli quando i figli se ne vanno."

domenica, maggio 19, 2013

Il tassista imprenditore e la consapevolezza dell'emigrante

Dopo una piacevole conversazione i due amici mi hanno aiutato a sistemare i bagagli nel taxi che mi avrebbe portato a Linate.
- Ciao, ci vediamo in Germania!
- Ah, Linate! - dice il tassista. - Pensavo che in Germania avrei dovuto portarcela io.
Dopo la risatina di convenienza tiro fuori l'occorrente per l'immergersione nella scrittura.
- Dov'è lei in Germania? - torna alla carica il tassista.
- A Heidelbeg.
- Heidelberg!? - esclama il tassista.
- Ha per caso qualcosa a che fare con l'azienda che produce i macchinari tipografici?
E così mi racconta il suo passato di piccolo imprenditore proprietario di una tipografia venduta poco prima dell'inizio della crisi delle tipografie per avviare l'attività tassistica.
- Ha fatto bene sa! - mi dice dopo aver richiesto e ascoltato un bignamino del mio espatrio. - È stato lungimirante come me.
- Mah, alla fine non è che la mia sia stata una decisione così ponderata - rispondo. - Volevo avere un'esperienza di lavoro all'estero di un paio d'anni ma sto ancora lì. Durante i primi anni ero contento e soddisfatto di tutto. Vedevo quasi solo i vantaggi. Poi, intorno al sesto/settimo anno ho cominciato ad accorgermi meglio anche degli aspetti negativi. E ho continuato a vederne sempre di più. Fino a spostarmi sul polo opposto per cui adesso quando torno in patria vedo quasi solo le cose che lì non ho.  (Tra cui anche discussioni del genere con degli sconosciuti, avrei voluto dirgli). E poi mi dispiace appartenere a quella porzione sempre più grande d'Italiani che, formati dallo stato italiano, vanno poi a produrre all'estero. L'unico chiaro vantaggio rimane solo quello lavorativo.
- Eh, ma non può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca - chiosa il tassista. Poi, dopo un breve equivoco sul nome della mia azienda e quello di una linea aerea, ci salutiamo.

giovedì, luglio 19, 2012

Bazooka o sassolino?

Perché usare il bazooka quando basterebbe lanciare un sassolino per ottenere lo stesso risultato?

Questo motto l'ho coniato oggi, ma inconsciamente cerco di applicarlo quotidianamente da anni. Nella mia vita privata e al lavoro. E tra ieri e oggi ho avuto un esempio in cui questo tipo di approccio ha dato i suoi frutti. Qualcuno al lavoro mi aveva fornito un bazooka. Ma il sassolino è bastato.

giovedì, luglio 12, 2012

Ricerche sugli animali

Qualche giorno fa un'amica ricercatrice che si occupa proprio del tipo di cellule staminali che mi furono infuse l'otto novembre del 2006 mi ha spiegato il disagio e il senso di colpa che prova nel sacrificare quei topolini per le sue ricerche. E mi ha pure spiegato che purtroppo in questo momento non ci sono alternative.
A me, nel caso in cui avessi rifiutato quelle cellule staminali, erano stati pronosticati 6 mesi di vita. Lascio immaginare le mie conclusioni.

martedì, febbraio 28, 2012

I libri elettronici e l'odore della carta: paronomasie artistiche?

Carta, inchiostro e Divina Commedia. In che rapporto stanno questi tre oggetti? 
Forse in questo caso i primi due oggetti sono un mezzo per poter fruire del terzo oggetto? Un po' come la pellicola e la tela su cui essa viene proiettata stanno a La corazzata Potëmkin?  Non proprio. Ma non è facile trovare una metafora calzante.

Seconda domanda: ma che odore ha la carta? No, perché ho appena aperto un libro e non ho sentito nessun odore. Sono arrivato a percepire qualcosa solo dopo aver appiccicato il naso alla pagina. E non sono raffreddato. Dite che ho bisogno di un otorino?

Terza domanda: ma esiste veramente qualcuno che compra un libro basandosi sull'odore della carta? No, perché io ho tanta nostalgia dell'odore pungente della pergamena. E che dire di quelle meravigliose miniature. 
Basta vado a creare il gruppo facebook: "Gutenberg deve morire"! 
Che c'è?! 
Ah, Gutenberg è già morto... Vabbe'...

sabato, giugno 25, 2011

Bisignani, i burattinai, gli audio-potenti e i burattini abbarbicati alle poltroncine

Questo Buongiorno di Gramellini mi ha riportato alla mente il personaggio di Q: quelle figure sconosciute che da dietro le quinte condizionano gli eventi della storia manovrando quei loro patetici mercenari.

Gramellini si chiede come mai i burattinai mandino i pupazzi in TV ad agitarsi al posto loro. E suggerisce delle spiegazioni:
"Forse temono che l'immagine rifratta in migliaia di schermi finisca per prosciugare l'anima. O più banalmente sentono che il potere si nutre di timore. E nulla toglie il timore quanto la familiarità."

Io forse aggiungerei anche che in quei rari casi di rivolgimenti politici a beccarsi le monetine sul cranio non saranno di certo gl'ignoti burattinai, che staranno invece a godersi le immagini da una comoda poltrona di pelle umana.

giovedì, maggio 26, 2011

Il mito della prestazione intellettuale

Mi è capitato più volte di osservare come "l'intelligenza" venga elevata a valore assoluto con cui giudicare l'umanità: il più importante tra i parametri con cui misurare il valore di un essere umano.
Probabilmente prima ci si dovrebbe chiedere: che cos'è l'intelligenza? In casi estremi essa viene equivocata con la prestazione scolastica. Spesso il risultato di questo abbaglio è quello di generare o dei frustrati insoddisfatti con bassa autostima oppure dei collezionatori di risultati presuntuosi e pieni di sé.
Per quanto mi riguarda devo ammettere che nei miei anni di formazione, per non far torti, ho frequentato entrambi le categorie: in certi ambiti quella dei collezionatori di risultati e in ambiti diversi quella dei frustrati insoddisfatti.
Considerate queste premesse fa molto piacere conoscere dei giovani che invece usano il loro acume in modo molto sobrio e sereno senza ansia da prestazione.

martedì, marzo 29, 2011

Falsi terremotati a Forum: un emblematico esempio di egemonia sottoculturale

Falsi terremotati a Forum
Dalla Chiesa: una menzogna
L'assessore contro gli elogi «organizzati» per il premier sulla ricostruzione


La falsa aquilana di 'Forum' conferma "C'era un copione". E chiede scusa - Repubblica.it
www.repubblica.it
Parla la protagonista della puntata che ha recitato l'elogio della ricostruzione, ma era una falsa moglie di un falso marito. E soprattutto non vive all'Aquila. Le scuse ai cittadini anche dal vero marito. Mediaset respinge le accuse alla Dalla Chiesa di GIUSEPPE CAPORALE

Se vi andate a leggere L'egemonia sottoculturale di Massimiliano Panarari troverete delle interessanti chiavi di lettura per comprendere casi come questo: si confezionano una storia ed una realtà fittizzie e le si danno in pasto alle masse teledipendenti per convincerle della bontà delle loro classi dirigenti.

giovedì, ottobre 28, 2010

Le 10 regole di Chomsky sulla manipolazione dell’informazione

Riporto qui queste 10 regole di Chomsky sulla manipolazione dell’informazione in quanto sono piuttosto in tema con il discorso sull'egemonia sottoculturale.

  • La prima norma è la “strategia della distrazione”. Dice Chomsky: «Consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. E’ anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, dell’economia, della psicologia». 
  • Seconda norma è quella che potremmo definire “falso problema/risposta demagogica”: «Si crea un problema, una ‘situazione’ prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desidera far accettare. Ad esempio si possono lasciar dilagar la violenza urbana e i disordini sociali, oppure creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici». 
  • Terza norma è la gradualizzazione delle soluzioni politiche, e quindi «Per far accettare una misura inaccettabile basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta». 
  • Quarta norma è quella dello spostamento nel tempo: «Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento». 
  • Quinta norma è il comunicare ai cittadini come fossero bambini. «La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, questa tenderà, con una certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico: come quella di una persona di 12 anni o meno». 
  • La sesta norma è quella che definirei “patemica”. «Sfruttare l’emozione – afferma Chomsky – è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti». 
  • La settima, è la progettazione e gestione di un’ignoranza diffusa. «La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori». 
  • E questa norma è legata a doppia mandata con l’ottava. Quella che prevede che il pubblico mediatico si convinca che «è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti. E che questi sono valori positivi e condivisibili». 
  • La norma numero nove è quella del “senso di colpa”, e quindi: «Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto-svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è ribaltamento né rivoluzione, non c’è nessuna possibilità di cambiamento in senso democratico» 
  • L’ultima norma, la numero dieci, è quella che possiamo definire del “doppio binario della conoscenza scientifica”. Per Chomsky il vero potere consiste nel conoscere compiutamente i predicati psicobiologici del pubblico (mediante gli assoluti progressi della biologia, della neurobiologia e della psicologia applicata), e poter confidare sul fatto che i cittadini (scientificamente analfabeti) non siano in grado di conoscere sé stessi.

lunedì, ottobre 25, 2010

Avetrana e Tg3: Il rispetto del lenzuolo bianco

Ieri sera guardavamo il Tg3. Tra le notizie non poteva certo mancare l'aggiornamento da Avetrana. E fin qui nulla di anormale. Quello che mi ha dato molto fastidio però è stato il fatto che abbiano trasmesso gli audio degli interrogatori di Michele e Sabrina Misseri che contenevano la confessione "dettagliata e tormentata" dell’omicidio.
Il commento che ho fatto è stato: ma che cosa aggiungono questi audio a quello che già sapevamo? Qual'è il loro scopo se non quello di aumentare gli ascolti alimentando la morbosità?
Da una testata come il Tg3 ci si aspetterebbe un po' più di sensibilità.
Poco fa Zucchero mi ha letto questo articolo di Mario Calabresi: "Il rispetto del lenzuolo bianco". Mi è piaciuto molto, lo condivido e inoltre include quella riflessione che facevamo ieri sera.
Neppure Repubblica e Corriere ci hanno risparmiato quegli audio.

giovedì, settembre 30, 2010

Egemonia sottoculturale e cultura popolare

Per dominare un popolo si possono usare due modalità:
  1. La violenza 
  2. L'egemonia; ossia l'opera di persuasione nei confronti delle masse per convincerle che la classe dominante e la pseudo-realtà da essa prodotta siano le migliori possibili
Secondo voi chi è che ha formulato questo pensiero?
Avete tre possibili risposte:
  1. Gianfranco Fini
  2. Silvio Berlusconi
  3. Massimo D'Alema
Per evitare polemiche non rivelerò il nome del suddetto pensatore, ma se nessuno lo indovinerà e v'interessa saperlo potrete sempre ascoltare la puntata di Fahrenheit: Dentro la società dello spettacolo, con Massimiliano Panarari

Nella puntata si discutono diversi temi interessanti. Alcuni stralci.

Egemonia sottoculturale
In Italia, a partire dagli anni '80, si è cominciata a costruire un'egemonia sottoculturale. Cioè l'opzione due del suddetto innominato pensatore.
Che cos'è l'egemonia sottoculturale? Negli anni '80, attraverso certi programmi televisivi, attraverso alcune riviste patinate ed altri mezzi simili è cominciata a nascere quella falsa immagine di un'Italia da proporre alla grossa fetta di popolazione che assorbe acriticamente ciò che viene proposto da tali media.

Soft power
Nella puntata si evidenzia l'analogia tra egemonia sottoculturale e quello che gli americani chiamano soft power. Il soft power è ad esempio quello che permette agli Stati Uniti di detenere un primato culturale (che è poi uno degli elementi fondamentali che consentono agli Stati Uniti di essere la prima potenza mondiale) attraverso l'immaginario, attraverso i film di Hollywood e persino attraverso il McDonalds. Il soft power consiste cioè nel convincere gli altri che il loro modello è il migliore.
Definizione del nobel Paul Krugman: armi di distrazione di massa.

Colpo di stato perfetto (postmoderno-indolore)
L'idea iniziale, da cui poi si svilupperà l'egemonia sottoculturale, parte in realtà dai situazionisti, che avevano però ben altra visione del mondo e che avrebbero voluto che gli sviluppi andassero in tutt'altra direzione. Solidarietà contro individualismo.
Guy Debord: all'immensa accumulazione di merci si sarebbe sostituita un immensa accumulazione di spettacoli. Le merci finiranno per divenire immagini, simboli, valori, stili di vita.

Cultura popolare
è quella che partendo dal basso e usando il pensiero critico modifica, rivisita, ironizza, propone, innova e crea.
Il rapporto autore-fruitore nella cultura popolare è abbastanza anarchico e confuso. Il fruitore può anche rielaborare e diventare autore.

L'egemonia sottoculturale utilizza invece l'immaginario popolare e lo plasma a partire dagli elementi che non contengono capacità critica. La chiave è che l'egemonia sottoculturale non consente di sviluppare elementi critici rispetto alla realtà. Predica che questa è la migliore realtà possibile. Aderisce totalmente all'esistente.
E il fruitore dell'egemonia sottoculturale è quello che si adegua acriticamente, si adagia comodamente e si lascia passivamente plasmare dai modelli preconfezionati della pseudo realta mediatica.
Il rapporto autore-fruitore nella sottocultura è totalmente gerarchico e delimitato. L'obiettivo dell'autore è quello di convincere il fruitore che la realtà immaginata e proposta dall'autore sia la migliore possibile

Interessanti anche le considerazioni sull'inizio dell'egemonia sottoculturale in Italia, il Drive in, il  situazionismo e Antonio Ricci.

Tutti questi temi sono sviluppati nel saggio L'egemonia sottoculturale - L'italia da Gramsci al gossip di Massimiliano Panarari, docente di analisi del linguaggio politico all'Universita' di Modena e Reggio Emilia. Il saggio parla tra le altre cose del: "passaggio dall'egemonia culturale della sinistra all'era della sottocultura e del pensiero unico, per scoprire che molte delle tecniche di comunicazione che oggi innervano la societa' dello spettacolo sono nate dal Sessantotto e dagli altri movimenti ribellistici degli anni Settanta".

Penso che comprerò questo saggio.

venerdì, settembre 10, 2010

Acciaroli

Prima di partire per la Puglia avevamo preso in considerazione l'idea di trascorrere la vacanza ad Acciaroli invece che nel Salento. Volevamo trascorrere una settimana al mare insieme alla famiglia di M, il fratello di Zucchero, e Acciaroli è il paese d'origine di un amico di M.

L'amico di M si chiama Vassallo ed è uno dei fratelli di Angelo, il sindaco assassinato domenica notte.

M aveva conosciuto personalmente Angelo Vassallo anni fa e ci aveva raccontato di quanto questo sindaco fosse impegnato nello sviluppo pulito di quell'area. Pulito da tutti i punti di vista. Angelo Vassallo era riuscito ad applicare una serie di leggi già in vigore da tempo allo scopo di tenere gli interessi dei vari poteri criminali lontani dal suo paese. Ed era diventato un esempio per molti sindaci del Cilento.

È da quando ho appreso la notizia lunedì mattina che il mio umore è assediato da sentimenti di rabbia e tristezza quando penso a questa vicenda.

Mi chiedo se Angelo Vassallo sia stato ucciso per interessi collegati ad affari specifici. Oppure per il simbolo che quel sindaco incarnava. O forse per una convergenza di interessi di diversi poteri come suggerirebbe l'articolo che ho letto su Repubblica:
... il delitto, ipotizzano gli inquirenti, è maturato proprio a causa degli appetiti suscitati dallo sviluppo turistico della località cilentana che Vassallo, sindaco ambientalista e intransigente, uno che non esitava ad allontanare personalmente gli spacciatori dalla piazza, aveva saputo rilanciare e valorizzare.

Il killer, ragionano gli investigatori, ha agito su commissione eseguendo l'ordine di uno o più mandanti decisi ad eliminare il sindaco in base a una "convergenza di interessi illeciti" tanto forti da far giudicare "conveniente" anche un omicidio così eclatante.

La scena del delitto è stata così ricostruita: il finestrino dell'Audi del sindaco era abbassato, il quadro del cruscotto acceso. Il freno tirato, la prima marcia innescata. Una mano della vittima era accanto al volante, l'altra con il cellulare. Il sicario ha sparato con una sola arma, nove colpi calibro 9 per 21. Vassallo è caduto in un tranello, forse ha fermato l'auto perché ha creduto di vedere la sagoma di una persona conosciuta. Un interrogativo anche questo, che le indagini proveranno a risolvere.

martedì, giugno 22, 2010

La truffa morale della maturità

Mi trovo piuttosto d'accordo con Massimo Gramellini. Sarebbe bello se questa fosse l’essenza della maggior parte degli italiani: integerrimi ma con delle ragionevoli eccezioni.

...Alla figlia, prima di morire, il vecchio ha spiegato che negli esami l’emotività gioca brutti scherzi, mentre con il suo metodo venivano riconosciuti i meriti e i demeriti accumulati durante l’anno. In sostanza quell’insegnante integerrimo metteva in piedi ogni estate una truffa con l’intima convinzione di rispettare una regola superiore di moralità. Non riesco a trovare una rappresentazione più efficace dell’essenza italiana. Una parte di me condanna quel professore. Ma dev’essere una parte norvegese o austro-ungarica, non fateci caso.

Tutto l'articolo originale

martedì, dicembre 08, 2009

White Christmas in Padania



Tanto per rimanere in tema vi segnalo questo bellissimo e sintetico articolo di Alessandro Portelli:

White Christmas in Padania

Alcuni stralci:

E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla “White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica. ....

Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale è proclamare che l’operazione si fa in nome dell’ incontaminata cultura lombarda e bresciana – e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all’ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d’accatto. ....

E poi, “Christmas” invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall’americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.
Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, “noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo.” Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell’esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.


venerdì, dicembre 04, 2009

Black Italians

Nelle ultime settimane, durante le mie attività sportive ascoltavo le puntate della trasmissione Black Italians di Igiaba Scego.

Ho trovato tutte le puntate molto interessanti e consiglierei a tutti di ascoltarle. Purtroppo gli mp3 non si trovano più sul sito di radio tre. Un paio si possono recuperare da qui.
Da qui invece potrete ascoltarle.

In particolare mi sono piaciute la prima puntata:

Associazione mamme afroitaliani/e

"cosa vuol dire avere un figlio nero o misto nell'Italia di oggi? E cosa vuol dire essere un genitore bianco di un figlio nero o misto nell'Italia di oggi?"


e questa:

Leone Jacovacci

"Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Jacovacci, il primo nero di Roma a vincere il titolo dei pesi medi nell'Italia fascista."

Anche questa puntata con Laura San Pedro è interessante. L'attrice nera/inglese/spagnola/nigeriana e anche un po' italiana ripete diverse volte quanto le dia fastidio sentirsi definire "di colore".

Qui troverete altre informazioni sul tema.

Ho trovato molto interessante anche questo articolo di Gian Antonio Stella: I fischi in campo a Balotelli e la colpa di sentirsi italiano.

Qualche estratto:

Ma certo, il ragazzo qualche volta rovescia la sua timidezza, che dicono alle qualità tecniche, in provocazioni da bullo. Come quando, dopo un gol alla Roma, andò a fare le linguacce ai tifosi giallorossi....

Troppo facile, però, dire che ha un caratteraccio. Dietro le sue intemperanze, le sue ribellioni, i suoi sfoghi, c’è qualcosa di più. ....

Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore («vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...») che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: «Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano». È questo che manda in corto circuito i razzisti. .....
Per loro, non esistono black italians. Gli immigrati vanno bene fintanto che restano invisibili, non camminano per strada, non danno fastidio e non hanno diritti. Sono buoni a nulla, non possono essere 'uno di noi'. Balotelli fa cadere il velo su queste spaventose contraddizioni». ....

E sempre lì si torna, all’urlo «non esistono italiani neri». Lo stesso lanciato contro Leone Jacovacci, il giovane e formidabile pugile figlio di un laziale e una congolese che, dopo essere cresciuto nel viterbese ed essersene andato dall’Italia per sottrarsi ai pregiudizi razziali guadagnando la fama sul ring col nome di Jack Walker, ebbe il fegato di sfidare il Duce nel 1928 tornando a Roma per strappare il titolo tricolore al campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Una vicenda straordinaria, raccontata dallo storico Mauro Valeri nel libro «Nero di Roma» e conclusa da una progressiva emarginazione.....

«Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, na poletano, piemontese...». Per loro forse, domani, sarà un po’ più facile. Forse. Ma se piglieranno qualche fischio in meno, all’uscita dagli spogliatoi, sarà perché molti se li sta prendendo oggi Balotelli. Il quale, decida o no Marcello Lippi di convocarlo, la sua maglia azzurra se l’è già conquistata. Con quell’amore verso un paese che qual che volta tanto amore non se lo merita affatto.

martedì, dicembre 01, 2009

Ipertrofia dell'ego

Penso che in un modo o nell'altro siamo in molti ad esserne un pochino affetti.

mercoledì, novembre 18, 2009

Riunione

Venerdì Zucchero ed io abbiamo partecipato (in modo molto attivo e a tratti veemente) alla riunione di un circolo di cui facciamo parte.

Ci è capitato di assistere increduli ad una manovra che con tutto lo sforzo e la buona volontà non sono riuscito ad interpretare nella sua completezza.
Qualcuno ce ne aveva già parlato, ma sia Zucchero che io ci eravamo mostrati piuttosto scettici e molto aperti al dialogo con la controparte supposta manovrata/manovratrice. Tanto che qualche settimana fa era stata proprio Zucchero a proporre una riunione chiarificatrice. Abbiamo avuto l'impressione che la controparte avesse preso sul serio la proposta riconciliatrice. Ci siamo quindi accordati sulla data: il 13 novembre.

Il giorno dell'appuntamento, non solo la controparte non si è presentata senza darci neppure un preavviso, ma ad un certo punto della riunione uno dei partecipanti, che conoscevamo come persona semplice, seria e impegnata, ci ha esternato il suo ruolo di portavoce della controparte assente, la quale ci mandava a dire che avrebbe partecipato alle nostre riunioni future solo se avessimo accettato delle condizioni di una irragionevolezza, ma direi pure di una infantilità e irrispetosità, assurda e paradossale.

Ovviamente il portavoce ha dovuto giustamente subire attacchi su tutti i fronti e nonostante ciò continuava a non rendesi conto dell'irrazionalità del suo ruolo di portavoce di pretese incoerenti e inaccetabili e della figura da marionetta che stava facendo.
A quel punto mi sono detto: o questa persona è estremamente ingenua tanto da non accorgersi della manovra, oppure lo fa consapevolmente ma allora a quel punto è una persona sciocca.

Parrebbe poi che dietro al primo burattinaio ci sia un secondo super-burattinaio che trama dall'alto con degli obiettivi degni della vecchia politica correntistica democristiana. Preferirei proprio credere che l'ipotesi del super-burattinaio sia un'invenzione, ma purtroppo ci sono molte evidenze che corroborano tale ipotesi.
Certo che in ogni caso sto super-burattinaio potrebbe pure scegliersi dei sotto-burattinai e dei burattini un po' più scaltri.

martedì, novembre 17, 2009

Influenza... H1N1? A? suina? - Nomen omen

Il dubbio è già inscritto nel suo nome



La situazione relativa all'influenza suina non è totalmente chiara a nessuno. Questo è dovuto probabilmente a fattori oggettivi che non voglio (e non sarei neppure in grado di) affrontare.

Sono abbastanza certo però che sicuramente non aiutano le autorità che cercano di sminuire o allarmare a seconda degli interessi e non aiutano neppure le decine di catene di S. Antonio che girano in rete ripetendo sempre gli stessi mantra che vanno in giro da anni e che dipingono le case farmaceutiche come l'incarnazione del Male.

Non voglio negare che l'obiettivo delle case farmaceutiche sia quello comune ad ogni azienda privata. Però non mi sentirei neppure di indicarle come uno dei mali peggiori del nostro tempo. Visto soprattutto che personalmente gli devo la vita.



Dicevo quindi che la situazione relativa all'influenza suina non è totalmente chiara a nessuno. Credo però che ci siano delle fonti che cercano di affrontare l'argomento con un approccio un po' più serio, imparziale e scientifico.

Esempi:

Pandemic (H1N1) 2009: Current pandemic risk assessment

Ricerca con parola chiave H1N1 presso lo European Centre for Disease Prevention and Control



Post del blog "DIVULGAZIONE SCIENTIFICA - Gravità Zero" su "L'OSSERVATORIO DI DARWIN SULLA PANDEMIA"

DarwinFlu: un portale dedicato alla pandemia di influenza H1n1

Articolo interessante su DarwinFlu: Avremo più o meno morti della stagionale?

Divertente analisi sul blog Rudi Matematici: Il vaccino? È un gioco (in un certo senso…)

INFLUWEB: Un Sistema Collaborativo di Vigilanza Epidemiologica

Scendendo al mio livello personale, le mie due specialiste di riferimento mi hanno consigliato il vaccino. Senza molta convinzione mi sono messo in lista. Non sono ancora totalmente convinto, ma penso che alla fine me lo farò iniettare. Magari andrò ad incrementare le statistiche che in questi giorni arrivano dalla Germania. Lascerò disposizioni ;-)