Visualizzazione post con etichetta politica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta politica. Mostra tutti i post

domenica, marzo 02, 2025

Sabato 15 marzo: manifestazione per l'Europa a Roma, Milano e altre città italiane

Chi può partcipi anche per me. Se mi fossi trovato in Italia avrei sicuramente partecipato.
Sabato 15 marzo: manifestazione per l'Europa a Roma, Milano e altre città italiane.

Riporto due stralci dell'idea che ne è alla base.

“mi sono domandato perché non si organizza una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà. Con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore”. Nella sua configurazione ideale, lo stesso giorno alla stessa ora in tutte le capitali europee. Nella sua proiezione più domestica e abbordabile, a Roma e/o Milano, sperando in un contagio continentale.”

“ penso che una manifestazione di sole bandiere europee, che abbia come unico obiettivo (non importa quanto alla portata: conta la visione, conta il valore) la libertà e l’unità dei popoli europei, avrebbe un significato profondo e rasserenante per chi la fa, e si sentirebbe meno solo e meno impotente di fronte agli eventi. E sarebbe un segnale non trascurabile, forse addirittura un segnale importante, per chi poi maneggia le agende politiche; e non potrebbe ignorare che in campo c’è anche un’identità europea “dal basso”, un progetto politico innovativo e rivoluzionario che non si rivolge al passato, ma parla del domani. Parla dei figli e dei nipoti“

Qui Serra parla dell’idea:
Particolarmente interessante è il contenuto intorno al minuto 1:55. 

Se ne è parlato molto anche nella puntata odierna di Prima pagina. Mi è piaciuta la telefonata che si trova al minuto 51 (incluso nel link che segue) e la successiva discussione:
Prima pagina | Prima pagina del 02/03/2025 | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound

giovedì, febbraio 06, 2025

Il discorso di Sergio Mattarella all’Università di Aix-Marseille

Condivido tre brani discorso di Mattarella. Il testo integrale si trova qui: Intervento di Sergio Mattarella all’Università di Aix-Marseille

Il video integrale si trova qui: Mattarella - Cerimonia di consegna dell’onorificenza accademica di Dottore Honoris Causa, Marseille – l’intervento di Mattarella comincia intorno al minuto 38.

Credo che almeno questi tre brani vadano ascoltati o letti con attenzione: perché affrontano temi di grande attualità e cruciale importanza per il futuro. È improbabile che abbiano un effetto immediato sui destinatari delle critiche, ma un discorso simile, pronunciato da una figura autorevole come Mattarella, rappresenta comunque un punto di riferimento nel dibattito già in corso.

“…Accanto a questa nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale, si riaffaccia, tuttavia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di “sfere di influenza”, all’origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione ha combattuto.

Tema cui si affianca quello di figure di neo-feudatari del Terzo millennio - novelli corsari a cui attribuire patenti - che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.

Ricordiamoci cosa detta l’Outer Space Treaty all’ Art. II: “Lo spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, non è soggetto ad appropriazione da parte degli Stati, né sotto pretesa di sovranità, né per utilizzazione od occupazione, né per qualsiasi altro mezzo possibile”.

L’età moderna è stata caratterizzata dalla “Conquista”, di terre, ricchezze, risorse. Nei secoli, dall’abbandono progressivo di territori non più fertili, con le migrazioni verso nuovi lidi. In tempi relativamente recenti, con il mito, in America, della “Nuova frontiera”.

Regole e strumenti ci sarebbero per affrontare questa fase e allora perché il sistema multilaterale sembra non riuscirci, con il rischio del ripetersi di quanto accaduto negli anni Trenta del secolo scorso: sfiducia nella democrazia, riemergere di unilateralismo e nazionalismi?

Oggi come allora si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle.

Interessi di chi? Dei cittadini? Dei popoli del mondo? Non risulta che sia così.

Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già scritte.

È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico. E' un’entità dinamica, che deve sapersi adattare ai cambiamenti, senza cedimenti su principi, valori e diritti che i popoli hanno conquistato e affermato.

Quest’anno - ho menzionato Bandung e la Carta di San Francisco - ricorrono altresì i cinquant’anni dalla conclusione della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, insieme ai trent’anni dell’Osce, che ne è derivata.



L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?

Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie?

Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”.

Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?

L’Italia dei Comuni, nel XII e XIII secolo, suggestiva ma arroccata nella difesa delle identità di ciascuno, registrò l’impossibilità di divenire massa critica, di sopravvivere autonomamente e venne invasa, subì spartizione.

L’Europa appare davanti a un bivio, divisa, come è, tra Stati più piccoli e Stati che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi, a fronte della nuova congiuntura mondiale.

L’Unione Europea è uno degli esempi più concreti di integrazione regionale ed è, forse, il più avanzato progetto - ed esempio di successo - di pace e democrazia nella storia.

Rappresenta senza dubbio una speranza di contrasto al ritorno dei conflitti provocati dai nazionalismi. Un modello di convivenza che, non a caso, ha suscitato emulazione in altri continenti, in Africa, in America Latina, in Asia.

Costituisce un punto di riferimento nella vicenda internazionale, per un multilateralismo dinamico e costruttivo, con una proposta di valori e standard che abbandona concretamente la narrazione pretestuosa che vorrebbe i comportamenti dei “cattivisti” più concreti e fruttuosi rispetto a quelli dei cosiddetti “buonisti”.

L’Unione Europea semina e dissemina futuro per l’umanità. Ne sono testimonianza gli accordi di stabilizzazione internazionale stipulati con realtà come il Canada, il Messico, il Mercosur. Le stesse politiche di vicinato, le intenzioni messe in campo dopo la Dichiarazione di Barcellona sul partenariato euro-mediterraneo (siamo a trent’anni da quella data).

Occorre che gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune. Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto.

Chiunque pensi che questi valori siano sfidabili sappia che, sulla scia dei suoi precursori, l’Europa non tradirà libertà e democrazia.



La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell'economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare.

Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali.

Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto - anziché di cooperazione - pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista.

Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa.

L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura.

…”

sabato, febbraio 01, 2025

Il possibile esodo dalle reti sociali vicine al trumpismo

Negli ultimi giorni Loredana Lipperini, ha trattato il tema in due puntate di Pagina 3: Librerie fantascientifiche e I percorsi del potere.

Nell'ultima puntata ha consigliato la lettura di questi tre articoli.

Zuckerberg non ha mai creduto in niente - Lucy
Racconta bene tutte le metamorfosi Zuckerberg: "alfiere di tutto il contrario di cui era stato il capofila fino al giorno prima". Passato dalla telefonata dopo la vittoria del 2016 in cui Zuckerberg si è congratulato con Trump per il suo “innovativo” uso di Facebook; al dietrofront, dopo lo scandalo di Cambridge Analytica), con la promessa che la sua multinazionale avrebbe fatto di più per contrastare la disinformazione; al riavvicinamento a Trump, durante la pandemia, con la famosa esternazione che Facebook non avrebbe fatto da “arbitro della verità” di fronte alle bugie di Trump sui voti per corrispondenza; al voltafaccia, seguito all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 con la corsa di Zuck per arrivare primo nella gara a bandire il presidente dalle sue piattaforme; fino all’ultima campagna elettorale in cui Trump ha accusato apertamente Zuckerberg di aver “tramato” contro di lui nelle elezioni di quattro anni prima, spiegando che se l’avesse rifatto avrebbe “passato il resto della sua vita in prigione. Zuckerberg gli ha risposto epurando i vertici di Meta in favore di figure come il nuovo responsabile degli affari globali Joel Kaplan, trumpiano di ferro, donando un milione di euro al fondo per l’insediamento della nuova amministrazione e alleandosi alla crociata in favore della “libertà di espressione”.

Perché è il momento per un social network europeo - L'INDISCRETO

Addio Facebook e Instagram: è ora di ricostruire le nostre case digitali - Valigia Blu

Il tema proposto da Loredana Lipperini mi coinvolge e mi fa riflettere. Continuerò a seguire il dibattito. Non escludo di maturare decisioni che mi portino ad abbandonare lentamente le reti social vicine al trumpismo.

Mentre scrivo queste riflessioni sul blog mi viene da pensare quanto siano diversi la mia postura e il mio atteggiamento quando scrivo sulle reti sociali rispetto a quando scrivo su un blog. 

Nel primo caso uso quasi sempre il cellulare e tendo a scrivere in modo più veloce e superficiale. Quel tipo do scrittura non mi spinge alla riflessione e all'approfondimento. E da lettori, si rischia di non andare oltre le tre righe e saltare compulsivamente da un post all'altro. Se leggo da un blog, posso sempre salvarmi la pagina e tornarci. Pratica rara e complicata quando si legge dalle reti sociali.    

È giunto il momento di lasciare le reti sociali per salvare i libri (e il pensiero lento, aggiungerei) - Di Paolo Di Stefano

 Opinioni | Lasciare i social per salvare i libri | Corriere.it

"È giunta davvero l’ora di levare le tende dai social? È la domanda-che hanno posto sul «Foglio» Giulio Silvano e Antonio Gurrado, sollecitati da un allarme, lanciato su Dagospia da Paolo Di Paolo, a proposito del sempre più scadente livello dell’editoria e del decrescente numero di lettori. Qualche sera fa ho sentito dire che continuando a puntare tutto o quasi su prodotti popolari, alla fine gli editori rendono sempre più facile (e ovvia) la sostituzione del libro con i suoi surrogati (fiction e altro). Un vero e proprio harakiri. A loro modo anche gli autori contribuiscono al precipizio. Diventando imprenditore di sé stesso, ciascuno fa la sua corsa solitaria verso il massimo di visibilità, magari ingaggiando un addetto stampa o un social promoter ad personam.

Giulio Silvano proponeva, sul foglio, due forme di resistenza, interessanti ma altrettanto improbabili.
Primo: pubblicare un libro ogni dieci anni, abbassando la soglia della vanità e del narcisismo.
La seconda è, appunto, abbandonare i social tutti insieme, «uscire dalla dittatura dell’algoritmo e dei follower». Una dittatura che ha effetti noti: da una parte gli editori inseguono i nomi più seguiti sui social (da qui gli influencer bestseller). Dall’altra, molti scrittori impegnano le loro giornate nell’autopromozione cercando di conquistare il massimo di mi-piace.
Un esodo di massa da X, da Facebook, da Instagram avrebbe il vantaggio di assumere, in questo momento, un valore più solidamente engagé sfruttando lo sdegno generale per la svolta trumpiana dei tycoon digitali. Certo, è vero quel che dice Ricci: se non sei laggiù, nell’isola che non c’è dove tutto accade, non esisti. Da qualche settimana, a 88 anni, si è affacciato su Facebook il più raffinato e ironico scrittore italiano, Giovanni Mariotti. Dopo il grande esodo spero che sull’isola che non c’è rimanga almeno lui, con un paio d’altri (Andrea Di Consoli, Alberto Cristofori, Marco Ciriello...), non di più."

martedì, dicembre 03, 2024

Un patrimonio personale paragonabile al PIL di uno stato

Una singola persona che pretende uno stipendio annuo di 56 miliardi?
Tanto per farsi un’idea, è una cifra paragonabile (circa 3/4) alla spesa annuale dell’Italia per l’intero sistema di istruzione scolastica, che andrebbe ad aggiungersi a un patrimonio personale di 314 miliardi: paragonabile al PIL della Nuova Zelanda.
E questa persona è circondata da legioni di ammiratori (Umberto Eco avrebbe usato un altro termine ) pronti a osannare ogni sua mossa e convinti che l’ultima elezione presidenziale abbia segnato la riscossa degli esclusi.
No, rimango convinto che non comprerei una Tesla neppure se fossi straricco. Nemmeno sotto tortura!

sabato, ottobre 26, 2024

Nicola Lagioia sulla lotta per la conquista dell'egemonia culturale

"Qualche tempo fa sono stato invitato a un incontro per conto di un istituto Italiano di cultura all’estero. Un paio di giorni dopo mi arriva una mail: il console ci terrebbe che lei non parlasse di fascismo, mafia e, cosa ancor più ridicola, nemmeno di caporalato.
Come ha risposto? 
Naturalmente non sono andato. Ma gli ho scritto: vi rendete conto quanto è imbarazzante per voi questa richiesta? E loro: ce ne rendiamo conto ma in questo periodo è così.
La definirebbe una censura?
No, perché io ho la possibilità di un’infinità di altri megafoni da cui parlare. La definisco un indebolimento dell’istituzione culturale del paese.
È il dichiarato tentativo della destra, di conquistare l’egemonia culturale? 
...

È una colossale stupidaggine. Dove va la cultura non lo può decidere il governo. Lo decidono gli spettatori, il lettori, la critica, i premi. C'è un sistema virtuoso che decide cosa è meglio di altro. Se Almodovar vince il festival di Venezia con un film sul fine vita, non c`è ministro che possa intervenire. L'egemonia nasce dal basso, dal basso e dall’alto, ma non certo dalle stanze del potere. 
Così ovunque. Pensi alla Francia. Houellebecq non è un simpatizzante di Macron ma uno dei più grandi scrittori francesi. E a deciderlo non può essere il presidente o il ministro. Noi in Italia potremmo brillare nella cultura e nell'arte ben oltre il nostro peso geopolitico. E invece veniamo da questi due anni con le ossa rotte. "

venerdì, marzo 01, 2024

Occhio per occhio

Mi ricordo dello stupore quando per la prima volta sentii definire la legge del taglione come un progresso nella storia del diritto. Eppure è semplice comprenderne il motivo: quel principio regolamentava situazioni in cui il potente poteva rivalersi dieci, cento, mille volte tanto rispetto all’offesa subita.
 
A volte mi chiedo se questo semplice principio arcaico non possa ancora essere un punto di riferimento in conflitti odierni, nonostante le complessità geo-storico-politiche.
L'"occhio per occhio, dente per dente" non definiva solo un diritto della parte offesa, ma anche un limite a quel diritto: rivalersi sì, ma in modo commisurato all'offesa subita.

sabato, gennaio 27, 2024

Bufale secondo gli insegnamenti di Socrate: miti fondanti ed erospoietici?

Si può davvero credere a un fatto sapendo che non è vero? Si può accettare in modo acritico un’affermazione che spacci per veri fatti mai accaduti?

In un caldo pomeriggio estivo dell’Atene del V secolo a.C. Socrate e Fedro passeggiano per le strade dell’acropoli. Discutono di un episodio leggendario: il rapimento della fanciulla Orizia da Boreo, dio del vento.
Con grande sorpresa di Fedro Socrate rivela che, come per molti ateniesi, anche per lui quel mito è vero.
Ma come è possibile! Il padre della confutazione razionale attribuisce valore di verità a una ricostruzione allegorica e fantasiosa!?
Ma per Socrate sono veri anche tutti gli altri miti inventati dai poeti. Quelli che raccontano di centauri, chimere e ciclopi.
Lo stupore di Fedro aumenta quando Socrate se la prende con i falsi sapienti che, incapaci di cogliere la verità dentro la finzione, cercano di sfatare quelle creazioni della fantasia. Secondo Socrate esprimono una razionalità falsa.
Il filosofo ci sta forse dicendo che esiste un’altra verità? Socrate arriva persino ad affermare di avere, lui stesso, la stessa natura delle creature poetiche.
Che cos’è questa verità altra che egli stesso incarnerebbe?

Può servirci questa interpretazione di Socrate per capire perché molte persone prendono per vere narrazioni che anche il loro raziocinio dovrebbe poter smontare?

Il dialogo tra Fedro e Socrate offre una soluzione: Eros e amore.
Si capisce che Eros è la materia di cui sono fatti i miti. Sono veri perché sono erotici non perché descrivono una realtà oggettiva. Sono veri perché alimentano il dispiegarsi di relazioni coinvolgenti e capaci di sottrarre chi crede alla peggiore delle condizioni: la solitudine. Una solitudine spesso mascherata da rapporti strumentali e superficiali. Questa verità erotica non descrive nulla fedelmente ma disvela. Toglie quel velo che ci isola gli uni dagli altri.
 
E la solitudine, spesso nascosta da una fitta rete di relazioni superficiali, è la condizione in cui siamo immersi noi oggi. E di cui soffrono in misura significativa anche molti seguaci di Donald Trump.
Le grottesche notizie false, proprio grazie alla carica socializzante soprattutto sulle reti sociali, hanno sedotto anche chi sospetta che siano bufale. E lo hanno fatto proprio perché offrono una risposta efficace a un dato fondamentale. E cioè una carenza erotico-politica che è disperata e diffusa.
Quindi bisognerebbe partire dalle cause profonde di questo vuoto per poter contrastare le bufale e togliere terreno all’odio che generano.
Se, invece, ci limitiamo solo a opporre la falsità dei dati il rischio è di fare la fine dei falsi sapienti di cui parla Socrate. Che perdono tempo a raddrizzare i miti. Atteggiamento che secondo Socrate pone fuori dalla Polis.”

Parafrasi di Le parole della filosofia | S2024 | Verità | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound di Pietro Del Soldà.

sabato, novembre 18, 2023

La legge che vieta la carne coltivata

“Approvare la legge che vieta la carne coltivata, che però è già vietata in tutta la UE, e che quando sarà consentita saremo costretti a consentire, e nel frattempo correre il rischio di una multa per violazione delle norme europee. Storia irresistibile di una supercazzola”

Uno si chiede: ma perché lo fanno? Ovviamente per avere un nuovo nemico immaginario da combattere.


“Per riassumerla con quanto detto dalla senatrice a vita Elena Cattaneo lo scorso luglio nell’aula del Senato: “Si tratta di vietare le applicazioni di quello che stiamo ancora studiando. Ma, se stiamo studiando, significa che non sappiamo; non sappiamo l'impatto, non sappiamo la percezione del pubblico, le ricadute, la qualità. Se non so, come faccio a decidere che non li voglio? Qual è la qualità legislativa di una simile decisione?”.

Argomenti di logica che non sono bastato a dissuadere il governo dallo sposare la battaglia di Coldiretti&co, considerato un bacino elettorale imprescindibile dai meloniani.”

Cittadinanza italiana a Indi Gregory

“Portare in Italia la bambina inglese con una malattia incurabile e tenerla ancora un po’ in vita, contrariamente al parere dei medici”.
 
Questa è la ragione per cui il Consiglio dei ministri ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory.
Non mi pare però che si facciano molti sforzi per prevenire la morte di altri bambini anche privi di malattie incurabili.

Forse il governo modificherà la norma sul “rientro dei cervelli”

Il governo propone una forte riduzione degli sgravi fiscali per i lavoratori espatriati che vorrebbero tornare in Italia.
Le nascite diminuiscono, si vuole ridurre l’immigrazione, non si dà la cittadinanza a chi è nato in Italia. Conseguentemente la popolazione decresce sempre più rapidamente e i giovani che lavorano sono sempre meno e i vecchi a cui pagare pagare le pensioni sempre di più.
In tutto questo il governo che fa? Indebolisce una misura che farebbe rientrare forza lavoro in Italia.

Complimenti! È la ricetta perfetta per l’affondamento definitivo.

mercoledì, settembre 20, 2023

In viaggio con Barbero - Democrazia e dittatura

Consiglio a tutti di vedere la putata In viaggio con Barbero - Democrazia e dittatura (la7.it).
Ascoltando la sua lezione sul concetto di democrazia mi sono reso conto di quante fossero le mie lacune e i miei pregiudizi su quel tema. 

Ecco alcune delle mie lacune o convinzioni sfatate

Barbero mi ha fatto capire che forse oggi definiremmo la tanto idolatrata democrazia ateniese come una dittatura della maggioranza. Ben distante dalle nostre democrazie costituzionali che impongono alla maggioranza di muoversi entro certi limiti ben definiti.
Lo si trova tra il minuto 29 e il minuto 35.


Anche l'amministrazione della giustizia nella democrazia ateniese era gestita dal popolo, attraverso una giuria sorteggiata. Ad esempio per il processo a Socrate 501 cittadini sorteggiati votano a maggioranza per la condanna a morte del filosofo.
Lo si trova tra il minuto 37 e il minuto 39.

Ho scoperto anche che subito dopo la rivoluzione americana gli Stati Uniti d'America non erano una democrazia bensì un'oligarchia. John Adams, padre fondatore e secondo presidente degli Stati Uniti scrive:
"La democrazia, finché dura, è più sanguinaria di un'aristocrazia o di una monarchia. Ricordatevi che una democrazia non dura mai a lungo. Si corrompe, si esaurisce, si suicida. Non c'è mai stata una democrazia che non si sia suicidata"
Sostanzialmente gli Stati Uniti diventano una democrazia solo dopo la guerra di secessione.
Lo si trova tra 1h 11m e il minuto 1h 13m.

mercoledì, settembre 06, 2023

Ustica e la libertà di stampa

Qualche giorno fa qualcuno si chiedeva come mai nessun giornalista francese avesse condotto un'indagine su Ustica. Ora ne è venuto fuori uno: Emmanuel Ostian.
Nell'intervista pubblicata da Repubblica, Ustica, il giornalista francese: "Ecco perché Macron non può dire tutta la verità", Ostian afferma che non aveva mai sentito parlare della storia dell'incidente aereo. 

Visto che poi il suo documentario è uscito nel 2015, immagino che ne abbia sentito parlare per la prima volta dopo il 2010. Quindi se un giornalista d’indagine di circa quarant’anni non ne aveva mai sentito parlare, significa che nel suo paese ci si era impegnati affinché la notizia cadesse rapidamente nel dimenticatoio. 

Dopo aver scoperto la storia dell'incidente aereo, Ostian comincia a sospettare che la Francia possa essere coinvolta. Il sospetto si rafforza nel momento in cui l’aeronautica francese non rispondere alle domande del giornalista.

Il suo documentario viene comunque trasmesso nella TV francese, ma il fatto interessante è che è stato rapidamente ritirato senza repliche, a differenza di tutti gli altri documentari.

Fortunatamente lo si trova ancora su YouTube: CRASH DE L'USTICA : Une Bavure Française?

Come non interrogarsi sulla validità dei criteri che Reporters Sans Frontières usa per stilare l'indice della libertà di stampa?

domenica, luglio 09, 2023

La doppia vita dei nazisti: strage di civili in Italia e tornati in Germania, senza pagare i loro crimini

Trovo molto interessante l’articolo lungo di Carlo Bonini di oggi.
Ne riporto solo alcuni brani.

“Hanno fatto strage di civili in Italia. Poi sono tornati a casa in Germania, senza mai pagare i loro crimini. Ecco le loro storie.”

“Li chiamavano "lupi mannari", werwolf, perché dietro l’aspetto presentabile conservavano l’anima delle belve. Non avevano dimenticato l’orrore di cui erano stati protagonisti: lo tenevano dentro, aspettando che tornasse la loro ora. Quando il Terzo Reich è crollato, all’inizio hanno pensato di proseguire la lotta con le armi. Poi è sorta la Guerra Fredda e hanno trovato nuovi nemici e altri modi per riscattare i vecchi camerati: progressivamente non hanno neppure sentito il bisogno di nascondersi e sono tornati a radunarsi tra reduci.

La Germania ha faticato ad affrontare l’eredità nazista. Salvo pochissime eccezioni, l’intero Paese aveva seguito Hitler e per questo sono stati adottati criteri di epurazione molto selettivi: soltanto artefici e carnefici dell’Olocausto sono stati considerati criminali da perseguire. Subito si è creata una distinzione, che è tuttora in voga nella destra, tra i gerarchi del Partito e gli uomini delle Waffen SS, equiparando questi ultimi ai "normali" combattenti delle forze armate. Non si è voluto guardare alla realtà, ancora più drammatica: in Italia come negli altri territori occupati erano stati militari di ogni tipo a commettere gli eccidi: Waffen SS, Wehrmacht, Luftwaffe. A ordinare le stragi di civili e a portarle a termine erano stati volontari e coscritti, soldati semplici e ufficiali. Questa responsabilità in qualche modo collettiva ha contribuito alla rimozione individuale della colpa, permettendo ai massacratori di dormire sonni tranquilli per decenni. Li ha aiutati la volontà dei governi occidentali di non infierire sulla Germania federale, tornata a essere un alleato fondamentale nella sfida con il blocco comunista: i fascicoli dei procedimenti aperti in Italia sono stati murati nel famigerato "armadio della vergogna". E la sensibilità giuridica della magistratura ha spinto a punire soltanto le figure apicali, graziando chi aveva obbedito agli ordini, pur eseguendoli con compiaciuta crudeltà. Poi in mezzo secolo i valori etici sono cambiati e anche la giurisprudenza ne ha preso atto. L’innocenza di uomini come il capitano Erich Priebke, uno dei registi delle Fosse Ardeatine, è stata considerata inaccettabile. E agli inizi del millennio la procura militare di La Spezia, guidata da Marco De Paolis, ha realizzato un miracolo investigativo individuando - grazie soprattutto alle ricerche negli archivi di Carlo Gentile - e facendo condannare centinaia di aguzzini sopravvissuti nel silenzio. L’opera di giornalisti determinati come Udo Gumpel ha scosso le coscienze tedesche. Ma bisogna andare oltre. In questo momento infatti ricordare è doppiamente fondamentale. Perché, come i personaggi delle biografie scritte da Francesca Candioli in questo longform, sono tornati sulla scena europea partiti che non rinnegano quel passato di terrore, conservandolo nei loro simboli e nei loro slogan. Sono i nuovi lupi mannari, che aspettano il momento opportuno per gettarsi sul nostro futuro.”

Seguono biografie dei lupi mannari : La doppia vita dei nazisti dopo la Seconda Guerra Mondiale - la Repubblica

Riporto solo qualche brano dalla solo biografia di Walter Reder.

Per due volte, prima nel ’67 e poi nel ’84, l’ex ufficiale scrive una lettera di perdono ai cittadini di Marzabotto. I familiari delle vittime e i superstiti con un referendum decidono in entrambi i casi di respingere il suo appello. Ma in Germania e Austria viene lanciata una campagna di solidarietà, presentandolo come un martire, un capro espiatorio, un sepolto vivo in ostaggio dei comunisti italiani. Nel 1980 anche da noi le cose cominciano a cambiare e il tribunale militare di Bari gli concede la libertà condizionale, riconoscendo "un sincero ravvedimento". Il rilascio definitivo è previsto nel 1985. Ma dopo una serie di trattative che coinvolgono il governo di Vienna e il Vaticano, l’allora premier Bettino Craxi decreta l’estradizione in Austria sei mesi prima della fine della pena.

Dopo oltre 30 anni di prigionia nel carcere vista mare di Gaeta, il maggiore delle Ss Walter Reder, che si è reso responsabile di alcuni tra i più sanguinosi massacri in Italia, torna a casa a quasi 70 anni. La stretta di mano con il ministro, che lo accoglie come un eroe, crea un caso internazionale e una crisi di governo. Reder trascorre i suoi ultimi anni di vita in Carinzia, riprende a frequentare i suoi vecchi amici durante i raduni di ex reduci delle SS e, come prima cosa, ritratta il suo pentimento. A pochi mesi dal suo arrivo in Austria, dichiara alla stampa che non deve giustificarsi di nulla e che le richieste di perdono e di scuse che aveva mandato alle vittime italiane erano state solo una mossa del suo avvocato.
Sei anni dopo il suo ritorno, muore a Vienna il 26 aprile 1991: al suo funerale partecipa un pubblico molto numeroso, tra cui diverse ex SS e alcuni membri dell’estrema destra. Durante l’occupazione tedesca in Italia, Reder trasforma le operazioni contro i partigiani in una sequela di massacri contro la popolazione: Vinca, Valla e Bardine San Terenzo e poi Monte Sole, quella erroneamente chiamata strage di Marzabotto, l’eccidio più grave realizzato dai nazisti nell’Europa occidentale. In pochi giorni furono massacrate 770 persone in oltre 100 località sparse tra le montagne dell’Appennino Bolognese, e ad uccidere gran parte delle vittime furono proprio gli uomini del battaglione esplorante della 16a divisione Reichsführer Ss guidato da Reder. Nel 1945 il maggiore viene fatto prigioniero in Austria e nel 1948 estradato in Italia. Nel 1951 il processo celebrato a Bologna lo condanna all’ergastolo.

giovedì, giugno 15, 2023

M. Gli ultimi giorni dell'Europa: opinioni che cambiano 2.

 Dopo M. Gli ultimi giorni dell'Europa: opinioni che cambiano?, altre opinioni che cambiano.

Naturalmente non esiste più una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza di una nazione. Razza: questo è sentimento, non una realtà; il 95% è sentimento… L’orgoglio nazionale non ha bisogno dei “deliri” di razza… In Italia l’antisemitismo non esiste.
Benito Mussolini in un colloquio con lo scrittore Emil Ludwig (nato Cohn), primavera del 1932

L’impressione che il Governo fascista sia in procinto di inaugurare una politica antisemita… è completamente errata… Il Governo fascista non ha mai pensato, né pensa di adottare misure politiche, economiche, morali contrarie agli ebrei in quanto tali… Il Governo fascista si riserva tuttavia di vigilare sull’attività degli ebrei venuti nel nostro Paese e di far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risulti sproporzionata ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità. Informazione diplomatica n. 14 (redatta da Benito Mussolini), 16 febbraio 1938

Ma qualche mese dopo...

giovedì, maggio 11, 2023

Lo Stato parallelo: una serie radiofonica da non perdere

"A più di quarant'anni dall'accaduto, questo "action-podcast" fa rivivere in 10 puntate la scoperta dei meccanismi segreti che legarono la P2 alle istituzioni dello stato. Tra indagini, ritrovamenti e processi, a guidarci è proprio chi di quei fatti è stato protagonista: l'ex magistrato Gherardo Colombo, che, col collega Giuliano Turone, condusse nei primi anni 80 un'operazione senza precedenti che portò, tra ostacoli e intimidazioni, a svelare la più potente e pericolosa organizzazione massonica italiana.

Attraverso il racconto di Gherardo Colombo e la ricostruzione degli eventi con documenti e testimonianze, la serie svela tutti gli aspetti più controversi di quel sistema occulto di potere che si era impadronito delle istituzioni, tra stragi, scandali, servizi segreti, potenze straniere, politici, imprenditori, magistrati e giornalisti corrotti e complici, stragismo nero e terrorismo rosso, con la connivenza dei vertici delle istituzioni italiane ed estere. Luci e ombre di un passato non troppo lontano che conserva ancora forti legami con il presente."

Lo Stato parallelo | RaiPlay Sound

mercoledì, aprile 19, 2023

M. Gli ultimi giorni dell'Europa: opinioni che cambiano?

È un pazzo! Un maniaco sessuale! 
Benito Mussolini al sottosegretario di Stato agli affari esteri Fulvio Suvich dopo il primo incontro con Adolf Hitler a Venezia, 15 giugno 1934 

Conosco Hitler. È un imbecille e un cialtrone, un cialtrone fanatico… Quando non vi sarà più alcuna traccia di Hitler gli ebrei saranno sempre un grande popolo… Voi e noi siamo una potenza storica. Quanto a Hitler, non è che una farsa destinata a durare qualche anno. Non temetelo e dite ai vostri ebrei che non bisogna avere paura… Noi gli sopravvivremo tutti.
Benito Mussolini a Nahum Goldmann, membro del direttivo dell’Organizzazione sionista mondiale in visita a Palazzo Venezia, novembre 1934

Ma qualche anno dopo...

Opinioni che cambiano o erronee valutazioni di convenienza?

mercoledì, novembre 23, 2022

venerdì, aprile 22, 2022

Marino Sinibaldi diuscute sul paragone tra nostra storia partigiana e chi combatte contro l'invasione del proprio paese

Da Tutta la città ne parla di oggi:
"Si può fare un paragone tra la nostra storia partigiana e chi combatte contro l'invasione del proprio paese? Luciano Canfora professore Emerito di Filologia greca e latina all'Università di Bari, Albertina Soliani vicepresidente Anpi. Marino Sinibaldi presidente Cepell, già direttore di Radio3, Beppe Giulietti giornalista, presidente FNS, Angelo D'Orsi, storico, Carlo Greppi, storico"

Riporto una sintesi della risposta di Marino Sinibaldi a Luciano Canfora.

"Mi meraviglia che uno storico come Luciano Canfora trovi un antefatto che giustifichi quanto accade oggi. La catena degli antefatti in quelle terre martoriate è lunghissima. Gli antefatti sono talmente numerosi che ci paralizzano. Mi sembra che si tenti di risalire indietro nella storia per negare ciò che è così evidente.
Primo che c’è una resistenza. Secondo che non si può usare la categoria della complessità per evitare di vedere la realtà. La realtà è una guerra di annientamento.
Io tenderei a vedere quanto sta accadendo, vedrei il regime di paura e di ferocia che Putin ha esibito nel suo paese. Trovo che le immagini di quel dialogo di ieri con il suo ministro siano qualcosa di spaventoso o di grottesco. Emerge tutta la trama di paura, di ferocia, di obbedienza. E di fronte a questo, un antifascista, un resistente, un democratico, non può che sentirsi scandalizzato. Dopodiché, siamo tutti tormentati da quale scelta fare, però se gli ucraini non avessero resistito Putin avrebbe vinto e avrebbe dimostrato che la guerra paga.
E tutti gli autocrati e i guerrafondai del mondo guardano a Putin e vogliono imitarlo.
Con il sentimento della paura le autocrazie prosperano mentre le democrazie sono in crisi."

Per la versione integrale: Tutta la città ne parla di oggi.



venerdì, marzo 04, 2022

Tipi di populismo

Credo che esistano almeno due poli del populismo.
Uno è concentrato in un’estrema semplificazione della realtà volta a trovare un cattivo e un nemico al di fuori di noi e della nostra comunità.
L’altro, invece, semplifica la realtà concentrandosi nel trovare un cattivo e un nemico interno.