sabato, gennaio 27, 2024

Bufale secondo gli insegnamenti di Socrate: miti fondanti ed erospoietici?

Si può davvero credere a un fatto sapendo che non è vero? Si può accettare in modo acritico un’affermazione che spacci per veri fatti mai accaduti?

In un caldo pomeriggio estivo dell’Atene del V secolo a.C. Socrate e Fedro passeggiano per le strade dell’acropoli. Discutono di un episodio leggendario: il rapimento della fanciulla Orizia da Boreo, dio del vento.
Con grande sorpresa di Fedro Socrate rivela che, come per molti ateniesi, anche per lui quel mito è vero.
Ma come è possibile! Il padre della confutazione razionale attribuisce valore di verità a una ricostruzione allegorica e fantasiosa!?
Ma per Socrate sono veri anche tutti gli altri miti inventati dai poeti. Quelli che raccontano di centauri, chimere e ciclopi.
Lo stupore di Fedro aumenta quando Socrate se la prende con i falsi sapienti che, incapaci di cogliere la verità dentro la finzione, cercano di sfatare quelle creazioni della fantasia. Secondo Socrate esprimono una razionalità falsa.
Il filosofo ci sta forse dicendo che esiste un’altra verità? Socrate arriva persino ad affermare di avere, lui stesso, la stessa natura delle creature poetiche.
Che cos’è questa verità altra che egli stesso incarnerebbe?

Può servirci questa interpretazione di Socrate per capire perché molte persone prendono per vere narrazioni che anche il loro raziocinio dovrebbe poter smontare?

Il dialogo tra Fedro e Socrate offre una soluzione: Eros e amore.
Si capisce che Eros è la materia di cui sono fatti i miti. Sono veri perché sono erotici non perché descrivono una realtà oggettiva. Sono veri perché alimentano il dispiegarsi di relazioni coinvolgenti e capaci di sottrarre chi crede alla peggiore delle condizioni: la solitudine. Una solitudine spesso mascherata da rapporti strumentali e superficiali. Questa verità erotica non descrive nulla fedelmente ma disvela. Toglie quel velo che ci isola gli uni dagli altri.
 
E la solitudine, spesso nascosta da una fitta rete di relazioni superficiali, è la condizione in cui siamo immersi noi oggi. E di cui soffrono in misura significativa anche molti seguaci di Donald Trump.
Le grottesche notizie false, proprio grazie alla carica socializzante soprattutto sulle reti sociali, hanno sedotto anche chi sospetta che siano bufale. E lo hanno fatto proprio perché offrono una risposta efficace a un dato fondamentale. E cioè una carenza erotico-politica che è disperata e diffusa.
Quindi bisognerebbe partire dalle cause profonde di questo vuoto per poter contrastare le bufale e togliere terreno all’odio che generano.
Se, invece, ci limitiamo solo a opporre la falsità dei dati il rischio è di fare la fine dei falsi sapienti di cui parla Socrate. Che perdono tempo a raddrizzare i miti. Atteggiamento che secondo Socrate pone fuori dalla Polis.”

Parafrasi di Le parole della filosofia | S2024 | Verità | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound di Pietro Del Soldà.

lunedì, gennaio 15, 2024

Recensione de "Il mistero della discesa infinita" sul sito di divulgazione matematica Maddmaths!

Il sito di divulgazione matematica Maddmaths! ha pubblicato una recensione de "Il mistero della discesa infinita": Letture Matematiche: Il mistero della discesa infinita, Flavio Ubaldini - Maddmaths! (simai.eu)

La riporto anche qui.

Brevi consigli per letture matematiche. “Il mistero della discesa infinita – Zenone e gli atomi della discordia” di Flavio Ubaldini, consigliato da Marco Menale.

Il paradosso di Achille e la tartaruga è uno dei più noti paradossi proposti da Zenone di Elea, filosofo della Magna Grecia del V secolo a.C., discepolo di un altro filosofo eleata, Parmenide. Achille, pur essendo partito dopo la tartaruga, riuscirà a raggiungerla? Intorno a questa domanda, e il più profondo tentativo di dimostrare l’illusione del movimento, si sviluppa il romanzo di Flavio Ubaldini “ll mistero della discesa infinita – Zenone e gli atomi della discordia”, edito da Scienza Express.

Flavio Ubaldini è un matematico e divulgatore italiano. Noto sul web come Dioniso Dionisi, cura il blog Pitagora e dintorni. È autore di “il mistero del suono senza numero” e “Il volo delle chimere”. Tra i suoi interessi c’è anche la musica.

“Il mistero della discesa infinita” è ambientato a Elea (l’attuale Ascea, in provincia di Salerno) e ruota intorno alle vicende della vita di Zenone. Il racconto si apre con il giovane filosofo in procinto di sostenere l’esame di accesso alla scuola del maestro Parmenide. Dopo questa tappa, Zenone resta affascinato dalla filosofia e della teoria del maestro sull’essere statico e immutabile. Così comincia a ricercare una possibile soluzione logica al noto paradosso di Achille e la tartaruga.

Nella prima parte del romanzo uno dei protagonisti è il nonno di Zenone. Non solo invita il nipote a proseguire gli studi di Parmenide, ma gli rivela un segreto che cambierà la sua vita, circa un prezioso oggetto. Da questo momento le vicende rendono il racconto un piccolo giallo, dove la filosofia fa da ambientazione. Entrano in scena altri noti filosofi, tra cui LeucippoSocrate e Democrito. Così, nelle trame di questo mistero, Flavio Ubaldini ritorna su alcune delle principali dottrine filosofiche.

L’altro personaggio rilevante di questo romanzo-giallo, soprattutto per la seconda parte del libro, è Apollonia. Amica di Zenone fin dalla gioventù, è costretta a lasciare Elea sia per necessità familiari, sia perché nella scuola di Parmenide è vietato l’accesso alle donne. Per questo motivo studia e si forma nella Scuola Pitagorica di Crotone, una delle poche aperta anche alle donne. Il tema di genere, diremmo oggi, torna più volte nel libro. Inoltre, con Apollonia, e la sua formazione, si parla anche di questioni matematiche, come l’irrazionalità di 2. E la matematica diventa un chiave di lettura per la risoluzione o presunta risoluzione del paradosso.

Le vicende si sviluppano tra trame e intrighi. Con divinità e una certa dose di fantasia, il finale è rocambolesco, con un salto nel tempo di oltre duemila anni.

In definitiva, il libro può essere un’occasione di riscoperta di tematiche di filosofia e matematica, che in molti affrontano solo nei primi anni del liceo, ed è adatto anche per i più giovani, sia per il genere giallo, che per la leggerezza con cui sono affrontati gli argomenti

domenica, gennaio 14, 2024

Paola Cortellesi e il monologo alla Luiss

Nelle ultime settimane ho notato un certo accanimento contro Paola Cortellesi. E mi viene da chiedermi se a scatenarlo non sia anche l’invidia verso il suo successo.
Personalmente ne sono contento e credo che lo meriti.

Condivido alcune riflessioni scritte in un gruppo dove un contatto sollecitava una discussione sula "Lettera aperta a Paola Cortellesi (di Mauro Bertamè)"
  
Ecco le prime considerazioni che mi vengono in mente. 
1. Prima di giudicare il monologo tenuto dalla Cortellesi alla Luiss bisognerebbe ascoltarlo o leggerlo per intero. L’ho cercato in rete ma non l’ho trovato. Se qualcuno lo trovasse potrebbe essere utile condividerlo.
2. ⁠Ritengo difficile giudicarlo leggendo solo brani decontestualizzati o commenti scritti da altri, di cui non sappiamo neppure se lo abbiano ascoltato o meno.
3. ⁠ nello specifico, dalla lettera di Mauro Bertamé, (che non so chi sia), a prima impressione, mi pare emergere un certo livello di rancore e un’incapacità di cogliere un messaggio, probabilmente veicolato con un linguaggio iperbolico e ironico, interpretandolo alla lettera. 
Quest’ultima, ovviamente, è solo un’impressione. Considerando che non ho avuto modo di leggere l’intervento della Cortellesi per intero.

Un’altra considerazione è che probabilmente quell’intervento va interpretato come una provocazione nel contesto di quel linguaggio. Non non credo voglia essere un saggio sul maschilismo delle favole su cui andare a fare le pulci per precisione e correttezza.

Questa storia dell’invidia verso il successo altrui mi ricorda quando molti intellettuali italiani degli anni 80 si affannarono a scrivere stroncature su Il nome della rosa di Umberto Eco. Un capolavoro della letteratura del ‘900 che aveva la colpa di aver avuto anche un successo popolare.

venerdì, gennaio 05, 2024

I pochi privilegiati la cui nave della vita riesce a evitare uragani e tempeste

Aureliano si era fatta l’idea che Tiberio appartenesse a quella categoria di pochi privilegiati la cui nave della vita riusciva a evitare quasi costantemente uragani e tempeste, navigando inconsapevolmente di bonaccia in bonaccia. Quella categoria gli sembrava caratterizzata da doni ricevuti attraverso imprevedibili casualità genetiche, con risultante positività naturale di pensiero, e da un susseguirsi di semialeatorietà favorevoli, conseguenze più o meno indirette della precedente caratteristica.

Io ti amo 2024 - brano per quattro voci come esercizio per un corso di contrappunto

Condivido un brano per quattro voci che ho scritto come esercizio per un corso di contrappunto. Il testo è una versione ridotta dei versi di "Io ti amo" di Stefano Benni. Come qualcuno noterà ho inserito qualche citazione illustre.
Lo si può ascoltare cliccando play.
Si accettano critiche e consigli.