Si deve essere proprio bravi per riuscire a costruire così bene una storia intorno a un tema così complicato e delicato. Ed è difficile credere che
Miele sia un'opera
prima. La Golino riesce ad affrontare quel tema senza sconti ma lo
fa con la giusta alchimia di attese; di domande che trovano o evocano risposte
al momento giusto; di relazioni - superficiali e insignificanti alcune spigolose
e profonde altre - che delineano una personalità complessa e affascinante; e senza perdersi mai in disquisizioni ideologiche.
Ma nella storia c'è anche leggerezza. Molto difficile da inserire ma anche necessaria quando si trattano questi temi.
Da qui in poi si rivelano pezzi di trama
Molto ben costruito e descritto il bel rapporto (forse l'unico reale e intenso) che si crea tra Irene/Miele e l'ingegnere. Il finale non è per niente scontato, ma, nonostante la drammaticità riesce nell'impresa di lasciarci con la leggerezza di un sorriso e di un foglio di carta che si libra in volo sotto le volte della cupola della Moschea Blu.
Da non perdere (ma controllate prima qual è il tema).
Mi è anche venuta voglia di leggere il romanzo "Vi perdono" di Angela Del Fabbro (
Mauro Covacich) a cui il film è ispirato.