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giovedì, settembre 30, 2021

Il pendolo di Foucault: quando i libri evocano l'attualità, personale e collettiva

Quando una rilettura dopo più di trent'anni evoca l'attualità, personale e collettiva.

“Il percorso è rituale,” ci stava dicendo Agliè mentre salivamo.
“Questi sono giardini pensili, gli stessi – o quasi – che Salomon de Caus aveva ideato per gli orti di Heidelberg – voglio dire, per l’elettore palatino Federico V, nel gran secolo rosacrociano. La luce è poca, ma così dev’essere, perché è meglio intuire che vedere: il nostro anfitrione non ha riprodotto con fedeltà il progetto di Salomon de Caus, ma lo ha concentrato in uno spazio più angusto. I giardini di Heidelberg imitavano il macrocosmo, ma chi li ha ricostruiti qui ha solo imitato quel microcosmo. Vedano quella grotta, costruita a rocaille... Decorativa, senza dubbio. Ma de Caus aveva presente quell’emblema dell’Atalanta Fugiens di Michael Maier dove il corallo è la pietra filosofale. De Caus sapeva che attraverso la forma dei giardini si possono influenzare gli astri, perché ci sono caratteri che per la loro configurazione mimano l’armonia dell’universo...”

“Vorrei che loro cogliessero il significato profondo di questo che altrimenti sarebbe un banale gioco idraulico. De Caus sapeva bene che se si prende un vaso, lo si riempie d’acqua e si chiude in alto, anche se poi si apre un foro sul fondo, l’acqua non ne esce. Ma se si apre anche un foro al di sopra, l’acqua defluisce o zampilla in basso.”
“Non è ovvio?” chiesi. “Nel secondo caso entra l’aria dall’alto e spinge l’acqua in basso.”
“Tipica spiegazione scientista, in cui si scambia la causa per l’effetto, o viceversa. Lei non deve chiedersi perché l’acqua esce nel secondo caso. Deve chiedersi perché si rifiuta di uscire nel primo.”
“E perché si rifiuta?” chiese ansioso Garamond.
“Perché se uscisse rimarrebbe del vuoto nel vaso, e la natura ha orrore del vuoto. Nequaquam vacui, era un principio rosacrociano, che la scienza moderna ha dimenticato.”
“Impressionante,” disse Garamond. “Casaubon, nella nostra meravigliosa storia dei metalli queste cose debbono venire fuori, mi raccomando. E non mi dica che l’acqua non è un metallo. Fantasia, ci vuole.”
“Mi scusi,” disse Belbo ad Agliè, “ma il suo è l’argomento post hoc ergo ante hoc. Quello che viene dopo causa quello che veniva prima.”
“Non bisogna ragionare secondo sequenze lineari. L’acqua di queste fontane non lo fa. La natura non lo fa, la natura ignora il tempo. Il tempo è un’invenzione dell’Occidente.”
 
“Io dico che esiste una società segreta con ramificazioni in tutto il mondo, che complotta per diffondere la voce che esiste un complotto universale.” “Lei scherza, ma io...”
“Io non scherzo. Venga a leggersi i manoscritti che arrivano alla Manuzio. Ma se vuole un’interpretazione più terra terra, è come la storiella del balbuziente che dice che non l’hanno assunto come annunciatore alla radio perché non è iscritto al partito. Bisogna sempre attribuire a qualcuno i propri fallimenti, le dittature trovano sempre un nemico esterno per unire i propri seguaci. Come diceva quel tale, per ogni problema complesso c’è una soluzione semplice, ed è sbagliata.”
“E se io trovo una bomba su un treno avvolta in un ciclostilato che parla di sinarchia, mi accontento di dire che è una soluzione semplice per un problema complesso?”
“Perché? Ha trovato bombe sui treni che... No, mi scusi. Davvero questi non sarebbero fatti miei. Ma allora perché me ne parla?”
“Perché speravo che lei ne sapesse più di me. Perché forse mi solleva vedere che anche lei non ci si raccapezza. Lei dice che deve leggere troppi matti, e la considera una perdita di tempo. Io no, per me i testi dei vostri matti – dico vostri, della gente normale – sono testi importanti. A me forse il testo di un matto spiega come ragiona chi mette la bomba sul treno. O ha paura di diventare una spia della polizia?”

Il pendolo di Foucault – Umberto Eco

lunedì, settembre 13, 2021

Cammino di S. Francesco: primo tratto

Inizio - 20 agosto 2021

Il primo approccio con l’autista dell’autobus Rieti - Labro non è stato dei migliori. Mi sono avvicinato all’entrata e le ho chiesto se la corsa passasse per Labro.
«Ma che ce sta scritto Labro qui?!», comincia a rispondere lei indicando il cartello sul fronte. Ma s’interrompe prima di terminare la frase. Mi torna in mente l’autista che un anno prima ci rispose: «Io manco so ‘ndo sta Amatrice».
«No, aspetta!», riprende la signora, scartabellando tra gli orari. «Sì, questo è quello speciale che ce passa. Salite!».
«Come facciamo a capire quando siamo arrivati a Labro?».
«Voo dico io!».
La signora parte e comincia a sfrecciare per le strette strade della piana reatina mentre risponde a varie telefonate. La più interessante è quella in cui il marito le chiede istruzioni su come fra funzionare la lavatrice.
«Noo, noo. Quello pei delicati! Do ce sta il gomitolo de lana», dice mentre strombazza verso un autista che ha parcheggiato in una strada stretta impedendo all’autobus di continuare la corsa. «Poi premi quello rosso… No! L’altro. … Ecco n’andro scienziato», dice a un altro autista che non le dà la precedenza. «Senti, poi il resto lo vedi! Te regoli. Mo io devo guidà». Sembrava di essere in una scena di una commedia all’italiana.
Per il resto della corsa la signora autista si è piacevolmente intrattenuta con noi e ci ha indicato dove scendere.

Primo tratto: Piediluco (Labro) – Poggio Bustone - 21 agosto 2021

















mercoledì, marzo 31, 2021

Che cos’è per me la matematica (una visione strettamente personale dettata dal tema del carnevale della matematica di Aprile: "orgoglio matematico")

Passione
Una passione nata quasi per caso. Negli anni delle scuole superiori, nonostante l’indirizzo scelto, mi accorsi di una mia scarsa predisposizione per le materie applicative. Ero invece molto attratto dalle questioni più teoriche dell’ambito scientifico. All’inizio propendevo per la fisica, ma capii che i laboratori non avrebbero fatto per me. Era attratto dal rigore e dalla logica dei mondi matematici in cui tutto sembrava funzionare alla perfezione e in cui immaginazione, creatività e rigore si fondevano meravigliosamente.

Strumento utile per il mio lavoro

Sebbene le mie competenze matematiche vengano usate solo in minima parte in modo diretto nel mio lavoro, sicuramente la forma mentis matematica mi ha aiutato molto ad acquisire una struttura logica per la risoluzione dei problemi: attività principale dei due gruppi che dirigo.


Divertimento

Vedo la creatività come una delle forme più alte di divertimento. È abbastanza ovvio capire come si possa essere creativi con la musica, l’altra mia passione. Ma come si può essere creativi con la matematica? In una moltitudine di modi. Ad esempio, attraverso l’esplorazione mentale dei suoi fantastici mondi. Con la giusta combinazione di abilità e di fortuna ci si potrebbe ritrovare anche su sentieri inesplorati. Oppure attraverso la ricerca di connessioni con altre strutture e altre realtà. Come, ad esempio, la relazione tra matematica e musica. O, ancora, scrivendo storie che parlano di matematica.


Dilettantismo 

Non pratico la matematica – e neppure la musica – per professione, ma entrambe hanno contribuito a rendere la mia vita più interessante e ricca di incontri, relazioni, studio e ricerche.

L’essere un dilettante implica anche una certa ingenuità nel relazionarsi alla materia. È un limite. Ma forse, senza quell’incoscienza dell’ingenuo, non mi sarei spinto a dilettarmi nella divulgazione in ambito matematico. Anche se qualcuno potrebbe obiettare che forse sarebbe stato meglio non averla avuta quella spinta. :-)


Strumento che aiuta a comprendere la realtà che mi circonda

Galileo Galilei ha intuito che l’universo “è scritto in lingua matematica”. Ma già i pitagorici, più di 2000 anni prima, avevano avuto un’intuizione simile.

La matematica mi ha aiutato a ragionare in modo più rigoroso, a districarmi meglio tra fatti e pseudo-fatti. Ma anche ad avere competenze apparentemente banali, ma purtroppo ancora non sufficientemente diffuse, come interpretare i grafici, avere un’idea delle quantità e delle proporzioni in fenomeni che vanno dalla scienza all’economia, dalla musica alla finanza, dal gioco alle pandemie.


Amore

E poi, dulcis in fundo, è grazie allo studio della matematica che ho incontrato mia moglie. 

domenica, febbraio 23, 2020

La corona-virus

– Babbu lo sai che c’è la coronavirus? Però solo a Roma. Qui non c’è.

– Ma veramente!? Babbu è stato a Roma. Quindi se l’è presa la corona – dice sagomando le mani a cerchio sulla testa.
– No, tu non ce l’hai. Sennò eri morto e vuomitavi.
– Ma prima vuomitavo e poi ero morto? Oppure prima ero morto e poi vuomitavo?
– Tutte e due.

lunedì, settembre 16, 2019

Un'esperienza emozionante che non ripeterò mai più... forse - Il Volo dell’Angelo

Il Volo dell’Angelo da Pietrapertosa a Castelmezzano e viceversa

Per l'andata da Pietrapertosa a Castelmezzano abbiamo volato per più di 150 m di dislivello
La quota di partenza è di 1020 m slm e quella di arrivo a Castelmezzano di 859 m slm. Il percorso è di 1415 m e la velocità massima intorno ai 120 Km/h.

Visto che in passato avevo provato un forte disagio nel camminare su un pavimento trasparente a qualche decina di metri di altezza, mi aspettavo una sensazione molto più forte.
Invece sono riuscito a godermi il paesaggio senza grosse tensioni.

Per il ritorno (130 m di dislivello) invece, forse a causa del vento contrario e della maggiore profondità dell'abisso, qualche tensione in più c'è stata. Ma non tale da compromettere la godibilità del volo.
Il video del nostro volo per ora non lo condivido. In compenso si può vedere l'esperienza simile di qualcun altro.

martedì, settembre 03, 2019

Il caffè, la moka e le cialde

La preparazione del caffè con la moka è per me un piacevole rito. In ogni caso, per un’idiosincrasia personale, cerco di evitare le cialde.

Per questa vacanza ho pensato di portarmi la mia solita moka Bialetti in alluminio. Ma mi sono ritrovato in un appartamento dotato di cucina a induzione sprovvisto dell’adattatore per la moka di alluminio. Conseguenza: nonostante la buona qualità del caffè che ho portato, la moka per induzione del padrone di casa è di pessima qualità e rende il risultato una via di mezzo tra espresso e americano.

Morale della favola: per ottenere un buon risultato aver dei buoni ingredienti è necessario ma non sufficiente. Serve pure un buon processo di trasformazione degli stessi.

Per un approfondimento indispensabile all’uso corretto della moka c’è un imperdibile articolo di Bressanini: La scienza del caffè con la Moka

Riporto qui solo il capitolo sulla scelta del tipo di caffè.

Quale caffè?
Ovviamente quello che vi piace. Esistono due specie di piante di caffè sfruttate commercialmente. Coffea arabica, originaria dell’Etiopia, è coltivata nelle regioni montuose tropicali fino a 2500 metri e rappresenta i due terzi della produzione mondiale di caffè. Ha un gusto delicato, leggermente acido, aromatico e poco amaro. Una percentuale di caffeina (nei semi) tra lo 0,9% e 1,2%. Il chicco è di forma allungata e appiattita di un bel color verde. Il caffè arabica arrivò a Venezia agli inizi del ‘600 e da lì si diffuse in tutta Europa diventando la bevanda preferita degli intellettuali.
La robusta (Coffea canephora) rappresenta un terzo della produzione mondiale. È originaria dell’Africa occidentale e arriva in Italia solo nel ‘900. È coltivata tra i 200 e i 600 metri d’altezza ed è capace di sopravvivere nei difficili ambienti della foresta africana. Ha un gusto più astringente e amaro dell’arabica, più caffeina (1,6-2,4%) e un chicco tondeggiante con un solco dritto.
Io uso un’arabica 100% ma non necessariamente una miscela con una certa percentuale di robusta è di minore qualità: dipende da come volete il vostro caffè.

sabato, maggio 04, 2019

Quartiere di arcaica modernità


Oggi abbiamo scoperto che nel nostro quartiere passivo ed ecologico, oltre all’orto di quartiere, abbiamo anche i pennuti e le uova di quartiere.

martedì, aprile 30, 2019

Problemi di attenzione in panetteria

– Lo vuole affettato?
– No, grazie. Intero come sempre.
Abbasso gli occhi per prendere gli spicci, li rialzo e noto la macchina affettatrice rumorosamente in funzione.
– Ma me lo sta affettando?
– Ah, aveva detto intero? – chiede il giovane con aria confusa e felice mentre vorrebbe apparire spavaldamente sicuro di sé.
– Eh, sì...
Il sognatore spavaldo prende un’altra pagnotta, la divide in quattro, ne inserisce un quarto nella macchina affettatrice e attiva la macchina.
– Lo sta affettando di nuovo?
Il giovane mi sorride con aria distratta e mi allunga uno dei tre quarti ancora interi.
– Forse dovrebbe provare a concentrarsi un po’ di più – gli dico con un sorriso immedesimandomi nel ruolo del vecchio zio rompiscatole mentre le giovani colleghe ridacchiano tra di loro.

Morale della storia: non sono il solo ad avere problemi di memoria a breve termine.

lunedì, ottobre 01, 2018

Alla cassa del supermercato

Dopo aver fatto diligentemente la fila alla cassa senza che nessuno gli abbia offerto di passare avanti, visto che il suo acquisto era di un solo pezzettino di zenzero D, dato che il prezzo era 1,11 €, paga con 2,11 €
La giovane cassiera sembra essere perplessa. Non sa bene che cosa digitare.
– Mi sono sbagliato? Non erano 11 centesimi?
La giovane cassiera non risponde e, con espressione dubbiosa, digita 2,06 €.
– Guardi che le ho dato 2,11 €
La giovane cassiera sembra ancora più perplessa.
– No, sono nuova. Non so bene...
– Non si preoccupi, ecco le do altri 5 centesimi.
Ma la giovane cassiera ha già premuto il pulsante per chiamare la collega esperta; la quale, dopo aver ascoltato il racconto della giovane sentenzia:
– Gli dia 1 € di resto.
– Grazie. Buonasera.
– Buonasera.

venerdì, settembre 28, 2018

Il centro di Bruxelles


Il centro di Bruxelles non sembra quello di una città del nord Europa.


Caotico, piuttosto sporco, gente che urla, giovani che bivaccano in mezzo alle piazze, edifici cadenti, camerieri buttadentro.


Ma poi ci sono anche strutture architettoniche straordinarie e piccoli edifici storici. Il Grote Markt, ad esempio, è sontuoso.





Con questo non voglio lasciare un’impressione negativa. In tutto questo ci sono anche gli aspetti positivi del non essere città pulita, ordinata, asettica e prevedibile.





Molto interessante il Museo reale delle belle arti. Oltre a van Dyck e Rubens ho trovato particolarmente belli i quadri di Pieter Bruegele di Hieronymus Bosch.



sabato, giugno 30, 2018

Il mistero della bicicletta scomparsa

Il giorno prima della partenza per Palermo Zucchero era uscita a fare delle compere ed era tornata molto tardi e trafelata: le si era sganciata la catena ed era dovuta tornare a piedi trascinando la bicicletta.

Vista la frenesia dei preparativi per il viaggio abbiamo rimandato il riaggancio della catena a dopo il ritorno.

Lunedì sono sceso per l’operazione ma la bici non c’era.
– Noo! Me l’hanno rubata! Ci ero così affezionata!
– Ma sei sicura di averla chiusa con il lucchetto?
– Mi pare di sì. Però, con lo sconforto che avevo, potrebbe essermi sfuggito.

Senonché, dopo avere elaborato il lutto per la compianta, ieri pomeriggio ci siamo recati dal ciclista del quartiere per l’acquisto di una sostituta.

Appena scesi Zucchero ha dato uno sguardo al nostro parcheggio delle biciclette e mi ha chiesto:
– Non è ricomparsa vero?

Abbiamo continuato e dopo 50 m Zucchero ha esclamato:

– Eccola!

Era lì solitaria e abbandonata al bordo della strada. Forse io non l’avrei neppure notata. Inizialmente non siamo riusciti a spiegarci chi potesse averla presa e poi lasciata dopo 50 m. Una mia prima ipotesi: forse effettivamente non era stata legata e qualche ragazzo, avendo urgenza di spostarsi rapidamente, ha pensato di prenderla per poi riportarla alla fine dell’incombenza.

Poi Zucchero, osservando alcuni fatti, ha formulato un’ipotesi più plausibile e insieme siamo riusciti a elaborare una teoria più probabile di come possano essersi svolti i fatti.

Le osservazioni che ci hanno condotto all’elaborazione della nuova teoria sono essenzialmente due:

1. Il lucchetto - di scarsissima qualità - era scomparso senza lasciare segni.

2. La catena era ancora sganciata.

Qual è secondo voi la teoria più probabile?