mercoledì, aprile 19, 2023

M. Gli ultimi giorni dell'Europa: opinioni che cambiano?

È un pazzo! Un maniaco sessuale! 
Benito Mussolini al sottosegretario di Stato agli affari esteri Fulvio Suvich dopo il primo incontro con Adolf Hitler a Venezia, 15 giugno 1934 

Conosco Hitler. È un imbecille e un cialtrone, un cialtrone fanatico… Quando non vi sarà più alcuna traccia di Hitler gli ebrei saranno sempre un grande popolo… Voi e noi siamo una potenza storica. Quanto a Hitler, non è che una farsa destinata a durare qualche anno. Non temetelo e dite ai vostri ebrei che non bisogna avere paura… Noi gli sopravvivremo tutti.
Benito Mussolini a Nahum Goldmann, membro del direttivo dell’Organizzazione sionista mondiale in visita a Palazzo Venezia, novembre 1934

Ma qualche anno dopo...

Opinioni che cambiano o erronee valutazioni di convenienza?

domenica, aprile 16, 2023

Gabriele Lolli e il platonismo matematico

Nel secondo capitolo del suo libro, Matematica in movimento. Come cambiano le dimostrazioniGabriele Lolli esplora il concetto di platonismo matematico. Cioè, di quella visione, “abbracciata dalla maggioranza dei matematici” che postula “l’esistenza di un mondo di oggetti ideali che contiene tutti gli oggetti e le funzioni della matematica”. Mi trovo molto d'accordo con le conclusioni di Lolli sul platonismo assoluto. Ho sempre avuto l'impressione che proponesse una prospettiva mistica dell'ontologia della matematica.

"Nel 1935, Paul Bernays (1891-1995), prezioso collaboratore di Hilbert nelle ricerche logiche, ha reso attuale il termine di platonismo matematico, definendo gli oggetti matematici come distaccati da ogni legame con il soggetto riflettente, senza affrontare né considerare le difficoltà logiche e gnoseologiche di una simile condizione. Nemmeno noi le affrontiamo perché la discussione sarebbe infinita. Il teorema di Pitagora, per fare un esempio, era noto in tutte le civiltà antiche, non solo mediterranee, anche indiane e cinesi; un segno dellesistenza distaccata del triangolo rettangolo? eppure le dimostrazioni tramandate sono tutte diverse, pur se tutte di tipo geometrico; un segno che le rappresentazioni mentali connesse al triangolo rettangolo in ogni civiltà non coincidevano?

Secondo Bernays l’applicazione [del platonismo alla matematica] è così diffusa che non è esagerato dire che il platonismo oggi regna sovrano in matematica. Tuttavia, se si va avanti a leggere, Bernays parla del platonismo matematico come di una concezione quasi-combinatoriadei concetti di insieme, successione, funzione, e con questo intende alludere allestensione allinfinito, per analogia, delle manipolazioni sugli insiemi finiti; Bernays chiama platonismo ristrettotale proiezione ideale di un dominio di pensiero; invece lesistenza di un mondo di oggetti ideali che contiene tutti gli oggetti e le funzioni della matematicalo denota platonismo assolutoe non nasconde che non supera la prova delle antinomie. Comunque limmagine del mito, che è evocata dalla semplice menzione del platonismo, abbracciato dalla maggioranza dei matematici, che si riferiscono a quello assoluto”, è passata nella cultura, trasmessa nella scuola, si è trasformata in un luogo comune. Nella scuola è inevitabile allinizio usare una terminologia realista, parlare di verità delle relazioni numeriche, e di numeri come esistenti utilizzandoli in esperienze concrete empiriche o costruttive, dalle quali sono estrapolati e quasi personificati come oggetti; quando poi si introducono concetti più astratti, il linguaggio e la disposizione mentale realistica sono destinati a permanere. Parlare allora di come cambia la natura della dimostrazione in matematica richiede come preliminare che linterlocutore entri nella disposizione ad accettare la possibilità di un cambiamento in un edificio che quasi certamente è abituato a considerare come monolitico e stabile per eccellenza."

mercoledì, aprile 12, 2023

Stravinskij sue melodramma e tradizione

L’opera mi interessa molto. Ma parlo dell’opera tradizionale, del melodramma. Non mi interessa il dramma musicale (quello di Wagner e Mussorgsky). Perché il dramma musicale non può creare tradizione. Esso è assenza totale della forma e per me l’arte acanonica non ha alcun interesse.

Dobbiamo sempre darci dei limiti. Questa è la condizione per essere realmente liberi. Non si ottiene la libertà se non si accettano le costrizioni, se non si lavora entro certi limiti ben definiti. Tra un principio e una fine. Il vago, l’indeterminato è sospetto.

martedì, aprile 11, 2023

Traduttori automatici, ponti linguistici e sessismo algoritmico

Usando il traduttore di Google attraverso gli anni mi sono accorto di due fatti:
1. le traduzioni italiano-inglese e viceversa sono migliorate molto (ricordo ancora di quando, usandolo per passare una ricetta a un collega, mi aveva tradotto "vino bianco" con "white man wine" e "sale" con "rooms");
2. vari indizi mi avevano fatto pensare che nella traduzione da italiano a tedesco e viceversa il traduttore usasse l'inglese come lingua di transizione.

Da Bridging the language gap - fraud-magazine.com
Qualche giorno fa ho deciso di fare una ricerca veloce e ho confermato l'impressione numero 2. E pare addirittura che, a causa di quel metodo di traduzione, alcuni stereotipi si insinuino nelle traduzioni.

La una tecnica è chiamata "bridging". Usare un "ponte" linguistico in una traduzione significa che per tradurre da una lingua X a una lingua Y viene introdotta una terza lingua (E) per cui esistono già dati e algoritmo per tradurre da X a E e da E a Y. 
E quale può essere la lingua più comune utilizzata come ponte linguistico? Ovviamente l'inglese.

Tuttavia, nella sua semplicità grammaticale, dall'inglese sono assenti caratteristiche piuttosto comuni tra le lingue europee. Una di queste è il genere grammaticale

Provate a tradurre la frase "vier Mathematikerinnen " (quattro matematiche, intesto come quattro studiose delle scienze matematiche). Otterrete "quattro matematici", con risultati analoghi in spagnolo, francese e polacco. Il genere viene semplicemente rimosso dal testo.
Ovviamente, risultati simili si ottengono con altre professioni, come Historikerinnen (storiche), ad esempio.

Di certo si può dire che Google, negli ultimi 2-3 anni, ha migliorato almeno un aspetto di questo problema: quello che riguarda alcune parole declinate al maschile
Infatti uno degli articoli che ho consultato, scritto nel settembre del 2020, sostiene che:
"In molti casi, Google cambia il genere della parola secondo i più tipici stereotipi. “Die Präsidentin” (la presidente donna) si traduce con “il presidente” in italiano, anche se la traduzione corretta è “la presidente”. "Der Krankenpfleger" (l'infermiere in tedesco) diventa "l'infermiera" in italiano."

Beh, se andata a controllare, il primo esempio è rimasto com'era, mentre il secondo è stato corretto. E adesso funziona bene per tutte le lingue che usano l'inglese come ponte linguistico nella traduzione dal tedesco. Infatti la versione attuale del traduttore di Google traduce "Der Krankenpfleger" come "The male nurse". Mentre “Die Präsidentin” è rimasta “il presidente”. E “die Chefin” è rimasta “il capo”.

Da Female historians and male nurses do not exist
L'articolo del 2020 fa anche notare che non sempre lo stesso termine viene tradotto con lo stesso genere: dipende dal contesto in cui il termine è inserito.
Così viene riportata una lista di undici parole tradotte in venti diversi contesti. Trovate i risultati nell'immagine.
L'articolo afferma che dal 2020 Google ha cominciato a prestare più attenzione alle traduzioni tra lingue diverse dall'inglese. Sarebbe interessante controllare quali di questi siano stati corretti nel frattempo.


lunedì, aprile 10, 2023

Considerazioni parmenidiane di Will Storr

E poi ditemi che Parmenide non aveva ragione. :-)

“Il nostro cervello non sta assolutamente sperimentando in modo diretto la realtà in cui siamo immersi. In realtà, è rinchiuso nel silenzio e nell’oscurità della vostra scatola cranica.» Questa ricostruzione allucinatoria della realtà viene talvolta definita come “modello” cerebrale del mondo. Ovviamente un simile modello dovrà essere in qualche misura accurato, altrimenti finiremmo per andare a sbattere contro i muri mentre camminiamo, o per ficcarci la forchetta nella giugulare quando mangiamo. E questa precisione la dobbiamo ai nostri sensi. I sensi ci appaiono come strumenti infallibili: i nostri occhi sono finestre tersissime attraverso cui osservare il mondo in ogni sua sfumatura di colore, in ogni suo minimo dettaglio; le orecchie sono canali in cui si riverseranno i suoni della vita. Ma le cose non stanno proprio così. La verità è che i sensi trasmettono al nostro cervello soltanto informazioni limitate, parziali. …
L’incarico che spetta a tutti i nostri sensi è raccogliere indizi dal mondo esterno sotto varie forme: onde luminose, mutamenti nella pressione dell’aria, segnali chimici. Tutte queste informazioni verranno poi tradotte in milioni di impulsi elettrici quasi impercettibili. Di fatto, il cervello legge questi impulsi elettrici proprio come un computer legge un codice, e li utilizza per costruire attivamente la nostra realtà, dandoci l’illusione che questa allucinazione controllata sia reale. Dopodiché, sfrutterà i sensi per compiere le verifiche del caso, e apportando in tutta fretta gli aggiustamenti necessari, se si accorge che qualcosa non torna.”
...
“È proprio in virtù di questo processo che a volte ci capita di “vedere” cose che in realtà non ci sono. Immaginate che sia già buio e che laggiù, accanto al cancello, vi sia sembrato di vedere un tipo assurdo, mezzo rannicchiato, con un cilindro in testa e un bastone in mano, ma presto realizzate che si trattava solo di un ceppo d’albero ricoperto da un grumo di rovi. Dite alla persona che è con voi: “Ma sai che per un istante mi è sembrato di vedere un tipo assurdo, laggiù?” In realtà, quel tipo assurdo l’avete visto per davvero. Il vostro cervello pensava ci fosse, e così ce l’ha messo; poi, una volta che vi siete avvicinati, e ha avuto modo di ricevere nuove e più accurate informazioni, si è affrettato a riconfigurare la scena, a correggere la vostra allucinazione.”
...
“Se i nostri sensi sono così limitati, come possiamo sapere con certezza che cosa accade realmente fuori dal buio e dal silenzio della nostra scatola cranica? Il vero guaio è che non possiamo. Come un vecchio televisore capace di leggere solo il segnale in bianco e nero, la nostra tecnologia biologica non è materialmente in grado di elaborare gran parte di quello che effettivamente accade nei vasti oceani di radiazioni elettromagnetiche in cui siamo immersi. Gli occhi umani riescono a leggere meno di un dello spettro luminoso. «L’evoluzione ci ha dotati di capacità percettive che ci consentono di sopravvivere» sostiene Donald Hoffman, uno scienziato cognitivo. «Ma questo prevede anche di occultarci tutto quello che non ci serve sapere. In pratica, l’intera realtà, qualunque cosa essa sia.»"
...
“Sappiamo che la realtà vera è profondamente diversa da quel suo modello che sperimentiamo nella nostra testa. Per esempio, fuori dal nostro cervello non esiste alcun suono. Se un albero cade nella foresta, ma nei paraggi non c’è nessuno a sentirlo, il suo crollo indurrà solo dei mutamenti nella pressione dell’aria e qualche vibrazione nel terreno. Il suono dello schianto è un effetto che avviene nel cervello. Quando sbattiamo l’alluce contro uno spigolo e lo sentiamo pulsare forte per il dolore, anche quella è un’illusione. Il dolore non è nel nostro dito, ma solo nel nostro cervello. Là fuori non esistono nemmeno i colori. Gli atomi non hanno colore.”
...
“L’unica cosa che potremo mai davvero conoscere sono gli impulsi elettrici inviati dai sensi. Il nostro cervello narratore utilizza tali impulsi per creare il variopinto scenario su cui andremo a interpretare la nostra vita. Poi lo completerà con un cast di attori, a loro volta dotati di obiettivi, personalità, e di un copione da seguire. Perfino il sonno non rappresenta un ostacolo per i processi narrativi del nostro cervello. I sogni ci sembrano reali perché si basano sugli stessi modelli neurali allucinatori in cui viviamo da svegli. Le cose che vediamo sono le stesse, gli odori sono gli stessi, perfino al tatto gli oggetti ci appaiono gli stessi. L’effetto surreale dei sogni dipende in parte dal fatto che i nostri sensi controllori sono temporaneamente spenti, e in parte perché il cervello deve interpretare le caotiche esplosioni di attività neurale dovute al nostro temporaneo stato di paralisi. Per spiegare questa confusione il nostro cervello reagirà come al solito: metterà insieme un modello di mondo e tirerà fuori dal cilindro una storia basata su causa-effetto. Spesso nei sogni precipitiamo da un edificio o inciampiamo per le scale, una storia che il nostro cervello si inventa per giustificare uno «spasmo mioclonico», ovvero una fastidiosa e improvvisa contrazione muscolare. “

venerdì, marzo 10, 2023

Recensione de "Il mistero della discesa infinita" sulla rivista di matematica Prisma

Il numero 50 di marzo della rivista Prisma contiene una recensione de "Il mistero della discesa infinita"

Elea, fiorente polis della Magna Grecia nel V secolo a. C. divenne nota in tutto il mondo mediterraneo per la nascita di una scuola presocratica dominata dalla figura del filosofo Parmeride. Proprio a Elea troviamo un giovanissimo Zenone alle prese con uno del più amati passatempi del tempo. La corsa delle tartarughe. Gli occhi scintillanti di intelligenza, l'energia della giovane età, il coraggio: decisamente Zenone non e un ragazzino comune.
E infatti da lì a poco, guidato dalle parole dell'amatissimo nonno, il giovane apprenderà dell'esistenza di un oggetto misterioso che lo spingerà a frequentare proprio la scuola di Parmenide.
La strada è segnata, tutto ha inizio: nelle aule della scuola si appassionerà alla riflessione e alla matematica affrontando questioni filosofiche che gli daranno gloria e che lo porteranno fino alla lontana Atene. Fra tutte, il celeberrimo paradosso che porta il suo nome e che dimostra l'impossibilità della molteplicità e del moto nonostante le apparenze della vita quctidiana.

Il matematico Flavio Ubaldini ricostruisce in modo credibile, con grande dovizia di particolari e una lingua sempre precisa, la realtà del tempo in cui tra viaggi, trame e intrighi Zenone si affanna a decifrare misteri ma, come nei migliori gialli, qualcuno trama alle sue spalle …

È un romanzo direi psichedelico dove si intrecciano matematica, fisica e filosofia

La definizione di "romanzo psichedelico dove si intrecciano matematica, fisica e filosofia" mi è piaciuta molto.

Ecco il resto della recensione.

"È un romanzo direi psichedelico dove si intrecciano matematica, fisica e fisolofia. Leggerlo è stato un viaggio, una piacevolissima immersione nella Grecia classica. Mentre leggevo mi sembrava di sentiresi il profumo del vento caldo e la salsedine della nostra costa insinuarsi tra le colonne dei peristili, o il calore del marmo impregnato di sole estivo... Insomma mi è piaciuto molto!
La metamatica non è il mio campo ma i romanzi di Flavio Ubaldini mi hanno fatto capire quanto matematica, fisica, musica e filosofia sono materie affini.
Consigliatissimo !"

sabato, febbraio 11, 2023

Pensierini su Sanremo

Nella prima parte della mia vita adulta snobbavo Sanremo. Poi ho cominciato a guardarlo con un atteggiamento diverso. Adesso me lo godo per quello che è cercando di limitar i pregiudizi. E a volte ho scoperto canzoni che sono diventate parte del mio bagaglio musicale.
Mi pare anche che negli ultimi anni la qualità media sia cresciuta. Però, a differenza delle ultime 2 o 3 edizioni, quest’anno nessuna canzone mi ha catturato al primo ascolto.
Poi, oltre all’aspetto musicale, c’è anche quello dello spettacolo in generale. Ad esempio, nella mia ignoranza, non conoscevo Chiara Francini. Sono rimasto davvero ammirato dalle sue qualità, e in particolare da questo monologo.
Invece, una cosa che non sopporto molto è l’Auto-Tune. Pare che lo usino come strumento "per creare effetti di distorsione". Ma, a mio avviso, un software che corregge l’intonazione e le imperfezioni non dovrebbe essere ammesso in quel contesto. È un po' come dare la possibilità di gareggiare senza ostacoli in una corsa a ostacoli.

venerdì, gennaio 27, 2023

L'Italia è uno dei paesi più sicuri d’Europa

Mattia Feltri non è il mio giornalista preferito, ma queste sue brevi riflessioni andrebbero lette attentamente. Evidenziano una delle nostre caratteristiche nazionali: spalare fango sul proprio paese indipendentemente da ciò che mostrano le statistiche.
“Ieri mattina, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il primo presidente della cassazione, Pietro Curzio, ha dichiarato l’Italia uno dei paesi più sicuri d’Europa e, a maggior ragione, del mondo. …
In una trentina di anni siamo passati da quasi 2000 omicidi l’anno a 300. E stavolta soltanto Svizzera e Norvegia hanno un tasso di omicidi più basso del nostro. Questione di zero virgola. E mi sembra il momento giusto per un quiz. Sapete qual è la più sicura delle 12 grandi città italiane, quelle con più di 250.000 abitanti?…
Palermo! Da anni!
A Roma, che dopo Madrid è la capitale più sicura d’Europa, ce ne sono 0,6 ogni 100.000 abitanti, a Palermo 0,2. E intanto continuano anche a calare furti e rapine e mi piacerebbe se, quando troviamo del tempo libero, dopo esserci scandalizzati del mutismo dei vicini di casa di Messina denaro, uno di noi spianasse un microfono davanti a un palermitano e a bruciapelo gli chiedesse:
scusi ma perché voi avete meno omicidi di Firenze e Bologna?! Perché non sparate?! Perché ci rovinate tutta la nostra mitologia?!
… Ho cercato la frase di Curzio e ho fatto una fatica boia a rintracciarla. La notizia buona sommersa dalle notizie cattive per evitare che le notizie cattive siano sommerse dalla buona.

domenica, gennaio 15, 2023

Ennio Morricone e i puristi

In questo libro emerge quanto Ennio Morricone abbia sofferto lo stigma dei puristi che lo accusavano di essersi svenduto alla musica da film. Ma è comodo fare i puristi quando si hanno famiglie che pagano l’affitto.

“Nel ’57 avevo scritto il mio Primo concerto per orchestra che avevo dedicato al mio insegnante di conservatorio Petrassi, un lavoro che mi aveva impegnato moltissimo. La prima avvenne al teatro La Fenice di Venezia e fu molto importante. Ma in totale ci guadagnai qualcosa come 60.000 lire di diritti d’autore in un anno. Nel ’56, inoltre, mi ero sposato con Maria e avevamo avuto il nostro primogenito, Marco. Non potevo andare avanti così, perché non avevo una lira. Allora come oggi, vivere con la professione musicale, soprattutto come inizialmente avevo in mente io, cioè scrivendo esclusivamente musica che non provenisse direttamente dalla tradizione popolare, ma perseguisse invece la tradizione dei grandi compositori contemporanei che conoscevo e stimavo, una musica che esprimesse se stessa e che non si legasse alle immagini o alle esigenze contingenti, ma al solo bisogno creativo del compositore… insomma, come la vogliamo chiamare? Musica d’arte, oppure musica «assoluta», come ho iniziato a definirla io negli anni a venire… be’, vivere scrivendo una musica di questo tipo non era e non è cosa semplice.”

lunedì, gennaio 09, 2023

Rimozione, a me totalmente incomprensibile, del mio canale da YouTube

Stamane ho ricevuto un’email da no-reply@youtube.com con il seguente contenuto: “Nell'esaminare i tuoi contenuti, abbiamo rilevato violazioni gravi o ripetute delle Norme della community. Pertanto, abbiamo rimosso il tuo canale da YouTube.”
Dato che non riuscivo nemmeno lontanamente a immaginare quale del mio limitatissimo contenuto potesse violare le norme, ho compilato il modulo per il ricorso.
Dopo 5 minuti è arrivata la risposta in una seconda email: “A seguito di un'attenta verifica del tuo canale, abbiamo confermato che viola le norme sull'incitamento all'odio.”
Chi mi conosce sa che “l'incitamento all'odio” è quanto di più distante possa esserci dal mio stile.
Quindi rimangono due possibilità:
1. Qualcun altro ha caricato del contenuto appropriandosi del mio canale.
2. È stato commesso un errore di valutazione.

Dato che la seconda email non ammette possibilità di replica e non mi consente neppure di capire quale sia il contenuto incriminato, ho seguito la strada della richiesta alla "community". Ma credo di aver commesso un'imprudenza fornendo, su richiesta di un membero della "community", l'ID del mio canale Youtube e il numero di caso assegnato alla mia richiesta al supporto di Youtube. 

Si accettano consigli.

mercoledì, dicembre 07, 2022

Sull’eloquio in pubblico

Riporto un commento di Stefano Massini, che ho ascoltato nella puntata del 6 novembre de La lingua batte, sul tema del parlare in pubblico. 

"In un discorso pubblico può capitare di perdersi ma quello che succede è che quella sporcatura, quell’imperfezione, quella macchia, quell’errore, in quel momento diventano un sigillo di autenticità.
È indubitabile che tu in quel momento sei una persona vera, una persona viva, che non c’è trucco. E che quando dici è frutto di quanto stai pensando, sentendo, vivendo in quel momento.

E se è vero che c’è chi fa presto a prendere la matita rossa e blu, è anche vero che quelle sono le persone che si comportano così per costume esistenziale. Sono quelli che si divertono a rilevare immediatamente il tuo errore. Così come rilevano immediatamente l’errore dei propri figli, del proprio collega, dei propri genitori.

Nel momento in cui sbagli, una parte di te si arrabbia, ma l'altra parte sa che in quel momento c’è chi si rende conto che non c’era trucco e che eri vero, in carne e ossa: un essere umano che parla, si esprime, comunica, e di tutto questo fa parte anche l'errore."

mercoledì, novembre 23, 2022

giovedì, novembre 03, 2022

Il gatto e la tartaruga

Propongo un frammento dal mio terzo libro, Il mistero della discesa infinita, che sarà in distribuzione nei prossimi giorni.

Luglio 470 a.C.

«Dunque, sono partito dall’ipotesi che quel gattaccio di Achille sia cento volte più veloce della mia Hermes. Quindi, nel momento in cui Achille avrà percorso lo stadio di vantaggio concesso alla tartaruga, la mia Hermes avrà percorso un centesimo di stadio e avrà ancora un piccolo vantaggio. Però… mi pare che non ci sia storia. Hermes potrà rimanere in vantaggio ancora per qualche istante ma, prima o poi, Achille la supererà».
«Uhm» fece Apollonia muovendo lo sguardo tra le frasche degli olivi come se seguisse quella corsa immaginaria.
«Non ne sarei così sicura».
«Che vuoi dire?».
Apollonia si fermò e scrutò il sottobosco che delimitava il sentiero. Poi raccolse un ramo sufficientemente dritto e cominciò a tracciare segni su un tratto più soffice di terreno.
Dapprima tratteggiò una lunga linea e poi i due concorrenti: il gatto Achille all’inizio e la tartaruga Hermes a circa tre quarti della linea.

«Allora, quando Achille avrà percorso lo stadio di vantaggio, Hermes sarà avanzata di un centesimo di stadio» disse tracciando degli archi tra le posizioni iniziali e quelle finali dei due concorrenti. «E quando Achille avrà percorso quell’ulteriore centesimo di stadio che lo separa da Hermes, la tartaruga ne avrà percorso un centesimo di centesimo» proseguì tracciando due archi più brevi. «E sarà ancora in vantaggio».

«Sì, ma prima o poi…».
«Prima o poi, che?» lo interruppe Apollonia. «Un discorso simile può essere ripetuto illimitatamente andando avanti con i centesimi di centesimi di centesimi di centesimi…» disse tratteggiando archi sempre più piccoli. «Ed Hermes avrà sempre un vantaggio che, per quanto piccolo, non sarà mai nullo».

«Per Zeus!» esclamò Zenone. «Come hai fatto a farti venire in mente un’idea così brillante?».

«Non so…» si schermì Apollonia. «Forse sono stata influenzata dal ragionamento usato in una dimostrazione che si insegna nella scuola pitagorica. Quella dell’impossibilità di esprimere la diagonale del quadrato di lato uno come rapporto tra due numeri». Zenone ebbe un sussulto. «Anche lì compare la ripetizione illimitata di un’operazione e quel processo genera una conclusione assurda» proseguì la ragazza. «E se la conclusione è assurda allora l’ipotesi di partenza deve essere falsa. Inizialmente quella dimostrazione veniva nascosta. Pensa che il pitagorico Ippaso venne punito per averla divulgata!».
Al suono di quel nome il sussulto si trasformò in vertigine.
«Ma… in questo caso», riuscì ad articolare Zenone dopo essersi ripreso, «quale sarebbe l’ipotesi di partenza sbagliata?».
«Mah, non mi pare ci sia un’ipotesi sbagliata. Il ragionamento sembra corretto».
«Allora… significa che il movimento è davvero un’illusione?».
«A meno che», aggiunse Apollonia dopo averci riflettuto, «il ragionamento sbagliato non sia proprio nella suddivisione dello spazio e del tempo».
«Ma se funziona nell’esperimento mentale perché non dovrebbe funzionare nella realtà?».
«Beh», fece lei, «l’esperimento mentale funziona attraverso una divisione numerica che va avanti illimitatamente.
Ora, io ho imparato dai pitagorici che i numeri aiutano a interpretare la realtà. Ma…», continuò la ragazza sempre più immersa nelle sue speculazioni, «c’è anche il precedente che citavo prima. Ippaso scoprì un oggetto a cui non corrisponde nessun numero. Scoprì una corda che non può essere misurata e che quindi emette un suono senza numero». Zenone la fissava ammirato. Nel frattempo avevano raggiunto la scuola e Zenone salutò degli allievi che ciondolavano davanti all’ingresso. Alcuni di loro guardarono la coppia con una certa curiosità. «Questo ci insegna che», riprese Apollonia ignorandoli, «sebbene i numeri siano un ottimo strumento per indagare la realtà, esistono aspetti di questa a cui non corrispondono numeri e, similmente, potrebbero esistere fenomeni immaginabili attraverso i numeri ma senza riscontro nel mondo reale».
«Vorresti dire che…».
«…che forse non si può andare avanti illimitatamente nella frammentazione dello spazio e del tempo. Se lo si può immaginare attraverso i numeri deve essere necessariamente vero anche nella realtà?».
«Uhm» fece Zenone. «Quindi potrebbe esserci un limite? Un’unità elementare di spazio e un’unità elementare di tempo che non sarebbero divisibili ulteriormente?».
«Potrebbe essere così. Oppure una tale unità indivisibile potrebbe esistere solo per lo spazio o solo per il tempo».
«Hai un’intelligenza insuperabile!» fece Zenone col fiato corto mentre attraversavano uno spazio angusto tra due edifici. «No, mi correggo. La tua intelligenza è superata solo dalla tua bellezza».
«Smettila!» ridacchiò lei. «Non sono bella!».
«Lo sei!» protestò lui prendendola per mano. «E l’intelligenza ti rende ancora più bella» continuò avvicinandola a sé.
I due giovani si fissarono intensamente per alcuni istanti. Poi...

venerdì, settembre 02, 2022

Il mio terzo libro: Il mistero della discesa infinita

Il mio terzo libro, "Il mistero della discesa infinita", edito da Scienza Express, sarà in distribuzione a partire da metà ottobre ed è già prenotabile nelle librerie fisiche e virtuali.

Argomenti
  • Amori, scoperte, lotte e intrighi tra le aule della scuola di Parmenide.
  • Un racconto divulgativo attorno alla figura di Zenone di Elea e del suo pensiero.
  • Ricerche, paradossi, viaggi, condanne e reincarnazioni nello scenario della Magna Grecia.

Libro
Un secondo giallo ricco di competizioni, amori, viaggi, matematica e filosofia nella Magna Grecia di Elea dove, nelle prime pagine del libro, incontriamo Zenone bambino.
Il ritmo incalzante e i dialoghi serrati trascinano il lettore in un vortice di azioni e pensieri in un tempo lontano.
Il giovane Zenone gioca, lotta e si innamora. Ascoltando le affascinanti storie di suo nonno apprende dell’esistenza di un oggetto misterioso che lo spingerà a frequentare la scuola di Parmenide e che gli condizionerà la vita. Nelle aule della scuola si appassiona e ricerca questioni filosofiche che gli daranno gloria e che lo porteranno fino alla lontana Atene. Ma gli procureranno anche contrasti e inimicizie. Tra viaggi, trame e intrighi Zenone si affanna a decifrare misteri. Ma qualcuno trama alle sue spalle…


Leggetelo, fatelo leggere e regalatelo!

Dove si trova?
È prenotabile in qualsiasi libreria o su

...e su molte altre librerie virtuali.

lunedì, agosto 29, 2022

Daniela Spalletta e Gegè Telesforo

Ieri ho scoperto una musicista straordinaria. 
Durante il viaggio verso Metaponto Daniela aveva letto di questo concerto di Gegè Telesforo a Matera e io avevo approvato con un entusiasmo moderato.
Le premesse non sembravano delle migliori:
un navigatore che ci fa preferire stradine che attraversano i colli della Murgia Materana, tra prati e oliveti, invece della comoda Appia; arrivo in ritardo; cena velocizzata (ma fortunatamente molto buona: Botega Culinaria. Ve lo consiglio vivamente!); corsa di 10 minuti per arrivare in tempo a Palazzo Lanfranchi, dove ci viene detto che, a causa delle forti piogge, è stato deciso di spostare il concerto a Casa Cava; altri 10 minuti di corsa per arrivare a casa cava.
Ma le disavventure finiscono qui. Perché ci ritroviamo in una sala concerti unica al mondo e assistiamo a uno spettacolo straordinario. Una combinazione di elementi di modernità, di tradizione, di improvvisazione ed estemporaneità molto coinvolgenti. Vi dico solo che il nipote tredicenne senza alcun interesse musicale si è divertito. Quasi come gli zii.

E la ciliegina sulla torta è stata scoprire musicista formidabile come Daniela Spalletta. (Anche Gegè Telesforo è eccezionale, ma quella non è stata una scoperta). Solo per farvi un'idea: 


mercoledì, agosto 17, 2022

Gigi Proietti e il teatro musicale (musica lirica)

Da Suona l'una - La musica di Gigi Proietti

"La musica lirica era quella che mi mancava. Da buon jazzofilo ero sempre stato molto ironico nei confronti dei tenori, dei soprani. Invece, quando mi hanno offerto la prima opera, che era una Tosca di Puccini, ho pensato che avevo sbagliato tutto. Non avevo capito che mi mancava un'esperienza culturale fondamentalmente. È stata una scoperta enorme e, studiando La Tosca, mi sono innamorato pazzamente di Puccini. Mi sono reso conto di quanto sbagliamo a rifarci a certe esperienze americane e a non partire dal nostro grande patrimonio musicale."

mercoledì, agosto 03, 2022

La Via di Francesco nel Lazio, partendo da piazza San Pietro e andando a cercare il Nepal dietro casa.

Di recente ho scoperto questa nuova serie di podcast di Radio 3.
 
"260 chilometri in 10 giorni di cammino lungo la Via di Francesco nel Lazio, partendo da piazza San Pietro e andando a cercare il Nepal dietro casa. Seguendo le direttrici della Salaria e della Tiberina, incontrando chi abita il territorio della Sabina, scoprendo un mosaico di storie di comunità, un viaggio fatto di paesaggi remoti a pochi chilometri da casa."

Tracce - Storie di cammini

Ne consiglio l'ascolto a tutti e, in particolare, ai Sabini.

venerdì, luglio 22, 2022

Parmenides Reloaded: tra eleatismo e moderne teorie dei campi

Oltra al libro di Giovanni CerriGustavo E. Romero, Parmenides Reloaded 1, è un altro dei testi a cui mi sono ispirato quando ho scritto le parti del mio nuovo (e ancora inedito) libro che citano il pensiero parmenideo.

Il professore di astrofisica relativistica Romero descrive la sua visione di uno spazio-tempo quadridimensionale e non dinamico in cui il divenire, quindi il tempo, non è una proprietà intrinseca della realtà. Questa e altre caratteristiche rendono la concezione romeriana dell’universo molto simile a quella parmenidea.

Nel suo poema, descritto da Romero come il primo esempio conosciuto di un sistema deduttivo applicato alla realtà fisica, Parmenide afferma che il divenire è un’illusione e che la realtà è immutabile, eterna e immobile. Molti secoli dopo, dice Romero, con l'avvento delle teorie dei campi, diventa chiaro che il cambiamento può avvenire anche in un universo completo. Infatti, una perturbazione in un campo che riempie l'inntero universo è un cambiamento.
Tuttavia, sebbene il concetto di cambiamento sia “centrale nel modello multiforme dello spazio-tempo, una volta che la geometria della varietà è determinata da un campo tensoriale che rappresenta la distribuzione di energia e quantità di moto, la sua struttura è fissa. I punti della molteplicità rappresentano eventi, ma non vi è alcun evento o cambiamento che influisca sullo spazio-tempo nel suo insieme. Lo spazio-tempo quadridimensionale, rappresentato matematicamente dal molteplice, è immutabile, eterno, immobile, unico, proprio come l'universo parmenideo. Gli oggetti che popolano l'universo sono quadridimensionali. Hanno "parti temporali", così come parti spaziali. In questo modo, il bambino che ero, è solo una parte di un essere più grande, io, che è quadridimensionale. Ciò che chiamiamo "nascita" e "morte" sono solo confini temporali di un tale essere. Il cambiamento appare solo quando consideriamo fette tridimensionali di oggetti quadridimensionali. Nelle parole di Max Tegmark: ‘Il passare del tempo è un'illusione. Abbiamo questa illusione di un mondo mutevole e tridimensionale, anche se nulla cambia nell'unione quadridimensionale di spazio e tempo della teoria della relatività di Einstein. Se la vita fosse un film, la realtà fisica sarebbe l'intero DVD: i frame futuri e passati esistono tanto quanto quello presente’”.
Romero offre anche un confronto tra spazio-tempo parmenideo e una sua interpretazione del pensiero di Eraclito proponendo che, a differenza di quanto si è pensato per millenni, probabilmente per una tradizione che ha origine in Platone, queste due visioni non siano incompatibili. Il kosmos (o spazio-tempo in una visione moderna) potrebbe essere immutabile e comunque formato da cose mutevoli, come il fiume di Eraclito.
Romero conclude affermando che Parmenide esiste in una regione dello spazio-tempo situata tra Elea e la Grecia, tra la fine del VI sec. a.C. e la metà del V sec. a.C., e per un po’ di tempo condivise il suo presente con Zenone. “Io”, scrive Romero, “esisto in un’altra regione dello spazio-tempo e non incontrerò mai Parmenide. Ma popoliamo entrambi lo stesso spazio-tempo e per questo mi sento fortunato”.

Marco Fulvio Barozzi ha scritto una recensione dell’articolo di Romero più approfondita della mia.

1 Foundations of Science 17 (3):291-299 (2012)