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domenica, maggio 04, 2025

La capacità di uscire da se stessi e dal proprio ruolo

Da Uomini e Profeti del 15/09/2024 - alle giornate del Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo.

Tema di discussione con Serenella Iovino: la tendenza paranoica di certi sistemi di burocrazia.

 "L'ambivalenza del soggetto è la capacità di riconoscere la legittimità di alcune istanze paranoiche ma, allo stesso tempo, di essere capace di disidentificarsi.
Questa capacità è abbastanza comune tra gli italiani ma non sempre abita altre culture. Chi ha a che fare con certa burocrazia statunitense ne sa qualcosa. È un'esperienza psichica. Perché tu dai la stessa informazione non 10 ma 30 volte. E ogni volta, sempre dallo stesso ufficiale, questa viene richiesta seriamente. Con un'identificazione totale nella funzione di chi deve controllare. È un po' spaventoso. Non sono cose irrilevanti. Hanno a che fare con un certo modo di stare al mondo e di interpretare la propria identità senza la capacità di uscire da se stessi."

mercoledì, settembre 06, 2023

Ustica e la libertà di stampa

Qualche giorno fa qualcuno si chiedeva come mai nessun giornalista francese avesse condotto un'indagine su Ustica. Ora ne è venuto fuori uno: Emmanuel Ostian.
Nell'intervista pubblicata da Repubblica, Ustica, il giornalista francese: "Ecco perché Macron non può dire tutta la verità", Ostian afferma che non aveva mai sentito parlare della storia dell'incidente aereo. 

Visto che poi il suo documentario è uscito nel 2015, immagino che ne abbia sentito parlare per la prima volta dopo il 2010. Quindi se un giornalista d’indagine di circa quarant’anni non ne aveva mai sentito parlare, significa che nel suo paese ci si era impegnati affinché la notizia cadesse rapidamente nel dimenticatoio. 

Dopo aver scoperto la storia dell'incidente aereo, Ostian comincia a sospettare che la Francia possa essere coinvolta. Il sospetto si rafforza nel momento in cui l’aeronautica francese non rispondere alle domande del giornalista.

Il suo documentario viene comunque trasmesso nella TV francese, ma il fatto interessante è che è stato rapidamente ritirato senza repliche, a differenza di tutti gli altri documentari.

Fortunatamente lo si trova ancora su YouTube: CRASH DE L'USTICA : Une Bavure Française?

Come non interrogarsi sulla validità dei criteri che Reporters Sans Frontières usa per stilare l'indice della libertà di stampa?

venerdì, gennaio 27, 2023

L'Italia è uno dei paesi più sicuri d’Europa

Mattia Feltri non è il mio giornalista preferito, ma queste sue brevi riflessioni andrebbero lette attentamente. Evidenziano una delle nostre caratteristiche nazionali: spalare fango sul proprio paese indipendentemente da ciò che mostrano le statistiche.
“Ieri mattina, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il primo presidente della cassazione, Pietro Curzio, ha dichiarato l’Italia uno dei paesi più sicuri d’Europa e, a maggior ragione, del mondo. …
In una trentina di anni siamo passati da quasi 2000 omicidi l’anno a 300. E stavolta soltanto Svizzera e Norvegia hanno un tasso di omicidi più basso del nostro. Questione di zero virgola. E mi sembra il momento giusto per un quiz. Sapete qual è la più sicura delle 12 grandi città italiane, quelle con più di 250.000 abitanti?…
Palermo! Da anni!
A Roma, che dopo Madrid è la capitale più sicura d’Europa, ce ne sono 0,6 ogni 100.000 abitanti, a Palermo 0,2. E intanto continuano anche a calare furti e rapine e mi piacerebbe se, quando troviamo del tempo libero, dopo esserci scandalizzati del mutismo dei vicini di casa di Messina denaro, uno di noi spianasse un microfono davanti a un palermitano e a bruciapelo gli chiedesse:
scusi ma perché voi avete meno omicidi di Firenze e Bologna?! Perché non sparate?! Perché ci rovinate tutta la nostra mitologia?!
… Ho cercato la frase di Curzio e ho fatto una fatica boia a rintracciarla. La notizia buona sommersa dalle notizie cattive per evitare che le notizie cattive siano sommerse dalla buona.

lunedì, novembre 15, 2021

La Germania Est d'Europa

 Qualche settimana fa qualcuno aveva scritto: "siamo diventati la Germania Est d'Europa".

La situazione attuale è che molti paesi europei si trovano in condizioni drammaticamente peggiori rispetto all'Italia e stanno adottando misure molto più restrittive.

lunedì, marzo 29, 2021

Vaccini Covid-19: l'esempio della regione Lazio

Finora in famiglia abbiamo preso cinque appuntamenti per il vaccino sul sito della regione Lazio. In tutti i casi abbiamo trovato un appuntamento al primo tentativo.
Sul sito di qui bisogna prima registrarsi per ottenere un codice. E poi impegnarsi in giornate di click compulsivi per poter oltrepassare la pagina, che altri chiamano "porta della legge", con il messaggio:
"Derzeit stehen leider keine Termine zur Verfügung."


mercoledì, febbraio 17, 2021

Draghi: doloroso notare come il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro

Condivido parola per parola questo brano del discorso di Draghi per la fiducia al senato. Da anni mi sto sgolando a ripetere concetti simili in #italicomasochismo #italoborboforesi.

“Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po' addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano.” 

“L'inganno di ciò che siamo è nell'oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere.” 




sabato, ottobre 17, 2020

Luke Leitch: Io, inglese, vi dico: l’Italia ci sta dando una lezione di serietà. E libertà

Condivido delle citazioni dall'articolo «Io, inglese, vi dico: sul Covid l’Italia ci sta dando una lezione di serietà. E libertà» di Luke Leitch, giornalista anglo-australiano. Siamo di nuovo in tema di discussioni sull'italicomasochismo.

"...come anglo-australiano che divide il suo tempo tra Londra e Milano (sono arrivato in Italia per lavoro e ci sono rimasto per amore), resto perennemente sbalordito dalla distanza che intercorre tra la percezione che si ha all’estero dell’Italia e degli italiani e la mia esperienza di vita qui.

Lo scorso marzo, il New York Times si chiedeva, con grande supponenza, se l’Italia sarebbe stata capace di aderire alla quarantena, proprio per quella storica propensione degli italiani alla furbizia che li rende così abili nell’aggirare le leggi. ... Ma a marzo l’Italia aveva già cominciato a prendere molto sul serio la minaccia del Covid-19. A Linate, il controllo della temperatura era iniziato addirittura a febbraio e quando ho fatto ritorno a Londra, ai primi di marzo, quasi tutti i miei amici si erano già messi la mascherina e si davano da fare per provvedere all’isolamento dei parenti anziani. Anzi, mi sono affrettato a spedire per posta alcuni pacchi di mascherine in Italia, perché a Londra non le comprava nessuno, mentre a Milano erano ormai introvabili. Ma era solo quello che avevo visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie, come potevo giudicare?

Le settimane successive, quelle della terribile prima ondata, hanno dimostrato che, come sempre, la verità si trova a metà strada tra quello che credi di sapere e quello che gli altri credono di sapere. Certo, c’erano quei video divertentissimi su YouTube, quasi delle gag, con i sindaci delle piccole città di provincia che andavano a rimproverare di persona i cretini che preferivano la spiaggia alla quarantena. Eppure si avvertiva un senso fortissimo di determinazione e di unità nazionale persino in quei giorni bui, quando venivano ignorate le richieste di dispositivi di protezione, lanciate dall’Italia ai paesi europei non ancora toccati dal virus, quando le strade di Milano riecheggiavano del lamento delle sirene e la tragedia di Bergamo sembrava inarrestabile.

...

so benissimo che l’Italia non è un Paese perfetto, che si tratti di arginare il virus o affrontare qualsiasi altro intervento, ma posso testimoniare personalmente della vigilanza e della serietà che ho trovato in questo Paese e che mi fa sentire molto più «libero», rispetto alla mancanza di vigilanza e di serietà che ho riscontrato nel Regno Unito.

Forse Boris Johnson ha ragione su una cosa: essendo britannico anch’io, il senso di libertà è ciò che apprezzo maggiormente — ma la libertà che nasce dalla serietà, dalla risolutezza e dalla precisa valutazione del rischio e che c'è in Italia in questo momento."

sabato, settembre 12, 2020

Alessandro Barbero - L'italoborboforesi e le cause degli eventi storici - Conversazione sui nostri giorni

In diverse occasioni ho parlato dell'italoborboforesi (parlare di un fatto negativo avvenuto in Italia e commentarlo con la frase: “Solo in Italia!”; o viceversa).

Oggi, ascoltando l'interessantissima Conversazione sui nostri giorni tra Alessandro BarberoMarco Damilano, ho sentito una considerazione su questo tema. La riporto di seguito. 

“– In Italia ci sarà sempre più che in altri paesi il gusto di dire che viviamo in un paese tremendo, peggiore di tutti gli altri. Questa è una delle caratteristiche che accomuna tutti gli italiani.
– «In nessun altro paese al mondo sarebbe stato possibile che…» e poi si completa la frase con la notizia del giorno.
– Salvo poi scoprire che anche in Francia non hanno le mascherine, che anche in Inghilterra hanno smesso di spendere per gli ospedali, e così via. Ma noi italiani godiamo veramente nel pensare di essere i peggiori. Questo fa parte del carattere nazionale.

Riporto anche interessanti considerazioni sulle le cause degli eventi storici


– Una tendenza degli storici è di mettere in ordine le cose. Ci sono le cause, poi c’è un evento e poi ci sono le conseguenze. Come se fosse un flusso molto ordinato, molto razionale, molto logico. Poi, in realtà, ci sono delle strozzature, delle imprevedibilità.
Il COVID-19 appartiene a queste imprevedibilità?
– Ma, per gli storici del futuro il lavoro sarà abbastanza facile.

Io, da storico, comincio ad averne abbastanza di questa nostra compulsione a cercare le cause delle cose. Perché tu ricostruisci degli avvenimenti ed è già tanto se riesci a capire come si sono svolti, che cosa è successo. E poi le persone vogliono sapere: perché? E i perché sono difficili da ricostruire e sono sempre provvisori. Ad esempio, nella discussione sulle cause della guerra civile americana si è detto che le cause fossero da ricercare nel fatto che si voleva abolire la schiavitù. Poi per trent’anni si è detto: no non è vero niente; sono gli Stati del sud che hanno un’economia in conflitto con quelli del Nord. Poi si torna a dire: no abbiamo capito che era davvero la schiavitù il problema.
Tutto questo è interessante perché è un esercizio continuo di scavo, di approfondimento e di argomentazione. Ma sono sempre operazioni un po’ artificiali perché mettono ordine nella realtà quando la realtà ordinata non è. La storia è esattamente come le nostre vite: un caos di cose che si sovrappongono, che si contraddicono, di casualità, di azioni altrui. Metterci ordine significa capire, ma significa anche falsificarle un pochino.

...

Quando un evento storico è accaduto, proprio per questa nostra compulsione di trovare le cause, ci precipitiamo alla ricerca dei segni premonitori e, regolarmente, li troviamo.
Io stesso ho scritto che la catastrofe di Adrianopoli è legata alla corruzione del sistema romano nel IV secolo. Ma il sistema romano di 300 anni prima era altrettanto corrotto e non è collassato per niente. Anzi ha conquistato il mondo. Quindi io sarei sempre prudente.

mercoledì, aprile 08, 2020

Figure retoriche: italoborboforesi

Dopo molto tempo aggiungo una nuova figura retorica alla serie.

La italoborboforesi  (dal greco βόρβορος (fango) - Φόρεσις (trasportare)) è una figura retorica che consiste:
  • nel parlare di un fatto positivo avvenuto in un altro paese e commentarlo con la frase: “in Italia un fatto del genere non potrebbe mai succedere”; o varianti della stessa. 
  • Oppure nel parlare di un fatto negativo avvenuto in Italia e commentarlo con la frase: “Solo in Italia!”; o varianti della stessa.
Credo che sia una delle figure retoriche più in voga nel nostro paese.

Esempi:
In Cina hanno costruito un ospedale in un mese. In Italia nemmeno in 10 anni!
Negli ultimi decenni si sono tagliate le spese sanitarie: solo in Italia!
A Bamberga si è cantato in segno di solidarietà con l’Italia. Da noi nessuno lo farebbe!
A Londra c'è l'usanza del paniere sospeso. In Italia non potrebbe mai succedere!
Mancano le mascherine:  solo in Italia!

lunedì, febbraio 17, 2020

I puntualissimi treni tedeschi

– Prenota quello che parte un’ora prima. Non si sa mai.
– Dici, eh? Con i treni tedeschi…

Lunedì mattina, 8:43, treno regionale tre minuti di ritardo.
– Beh, poco male. Ho 20 minuti per la coincidenza – pensa dando uno sguardo all’App delle ferrovie tedesche che mostra uno strano testo evidenziato in rosso: journey cancelled.

– Sarà un errore – pensa. – Un ICE soppresso?
Ma poi, guardando meglio durante il viaggio col regionale, nota anche proposte di treni alternativi per raggiungere l’aeroporto. Giunto in stazione decide di recarsi in biglietteria.
– Sì, quello delle 9:21 è stato soppresso – gli conferma l’impiegata. – il prossimo è alle 9:30. No, scusi. È stato soppresso anche quello. Il prossimo è alle 9:36.
– Due ICE soppressi? Come mai?
– Non ho informazioni a riguardo.
– E la mia prenotazione del posto a sedere? L'ho persa?
– Ehm, sì… aspetti. Forse posso rimborsargliela.

La vulgata nazionale vuole che le ferrovie tedesche siano per definizione migliori di quelle italiane.
Sarà la dea Fortuna che lavora sensi alterni. Ma quando ci troviamo in Italia troviamo sempre treni in buoni condizioni e in orario mentre quando siamo qui…
Per quanto riguarda la soppressione dei treni pare che sia una politica tedesca per migliorare le statistiche dei ritardi. In quanto i treni soppressi non risultano nelle statistiche.

#soloinitalia

Sullo stesso tema vedi:
Mezzi pubblici in Germania
Le proverbiali infrastrutture tedesche

Sull'attitudine "tutta nazionale a enfatizzare gli aspetti negativi della nostra vita collettiva"

venerdì, dicembre 21, 2018

La rivoluzione della salute universale - 40 anni di Servizio sanitario nazionale a Radio3 Scienza

In occasione dei 40 anni di Servizio sanitario nazionale Silvia Bencivelli racconta su Radio3 Scienza la "rivoluzionaria e travagliata costruzione del Servizio sanitario nazionale italiano".

Il sistema sanitario italiano è un grande patrimonio nazionale. Ma per apprezzare e difendere un patrimonio bisogna conoscerlo. Conoscerne i dati, i pregi, i difetti. E anche saper confrontarlo obiettivamente con sistemi sanitari di altre nazioni. Queste puntate di Radio3 Scienza offrono sicuramente un'ottima opportunità.


Nella prima puntata, Servizio sanitario, un bene da tutelareGiuseppe Remuzzi direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" e autore di La salute (non) è in vendita, spiegava "come andrebbero affrontate le sfide presenti e future per la sanità pubblica".

Nell'ultima puntata, #15 Un bene da difendere, Silvia Bencivelli fa una sintesi dei progressi effettuati negli ultimi 40 anni e dei problemi che ancora rimangono. Eccone una sintesi.

"Ci abbiamo messo trent’anni a disegnare una legge che trasformasse questo principio in realtà. E da allora sono passati quarant’anni durante i quali quella legge l’abbiamo modificata, cambiata, aggiustata. E l'abbiamo anche difesa, tutto sommato, continuando ad avere una sanità che si basa sull’idea che tutti debbano avere accesso ai servizi sanitari e che questi debbano essere di buona qualità: per tutti la stessa.

Il risultato? Beh, nei numeri. Un bambino che nasce oggi Italia ha una speranza di vita di 84 anni. Praticamente il doppio di un bambino che nasceva un secolo fa. Siamo nel gruppo di testa del mondo insieme ad alcuni paesi dell’Europa occidentale e al Giappone. Difficile sostenere che sia solo effetto della dieta mediterranea. Nasciamo quasi sempre sani abbiamo una mortalità infantile tra le più basse del mondo. E in media viviamo in buona salute godendoci la vita fino ai sessant’anni. Tutti questi numeri stanno addirittura migliorando.Abbiamo però ancora qualche problema. Continua a esserci una grande disparità tra nord e sud del paese. L’assistenza sanitaria al sud continua essere peggiore. Il record della longevità, per dire, va alla provincia di Trento, mentre il minimo della speranza di vita, che comunque è intorno agli ottant’anni, va alla regione Campania. Le cose stanno migliorando ma non dovremmo essere qui a dirlo ancora nel 2018. Quello che invece è necessario continuare a notare ancora nel 2018 è che al nostro servizio sanitario nazionale dobbiamo molto, come alla nostra costituzione e dobbiamo molto all’idealismo di chi settant’anni fa intuì che la salute è un diritto umano e, come tutti i diritti umani, va applicato e va difeso."

Tutte le 15 puntate sono raccolte qui

lunedì, dicembre 03, 2018

La rivoluzione della salute universale - 40 anni di Servizio sanitario nazionale a Radio3 Scienza

In occasione dei 40 anni di Servizio sanitario nazionale Silvia Bencivelli racconta su Radio3 Scienza la "rivoluzionaria e travagliata costruzione del Servizio sanitario nazionale italiano".

Il sistema sanitario italiano è un grande patrimonio nazionale. Ma per apprezzare e difendere un patrimonio bisogna conoscerlo. Conoscerne i dati, i pregi, i difetti. E anche saper confrontarlo obiettivamente con sistemi sanitari di altre nazioni. Queste puntate di Radio3 Scienza offrono sicuramente un'ottima opportunità.

In questa prima puntata, Servizio sanitario, un bene da tutelareGiuseppe Remuzzi direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" e autore di La salute (non) è in vendita, "spiega come andrebbero affrontate le sfide presenti e future per la sanità pubblica".

Silvia Bencivelli "Noi andiamo in ospedale e al massimo paghiamo un ticket. Abbiamo il medico curante. Non paghiamo i farmaci salvavita. E se finiamo al pronto soccorso, magari aspettiamo un po’ però veniamo assistiti senza che nessuno ci chieda i documenti né, tantomeno, la carta di credito.
Ma non succede a tanti altri su questo pianeta. Considerate che ancora oggi almeno metà della popolazione mondiale non ha accesso nemmeno ai servizi essenziali.
E comunque, anche dalle nostre parti, sono solo quarant’anni che funziona così. Più precisamente dal 23 dicembre 1978, data di nascita del Servizio Sanitario Nazionale, che rende finalmente concreto il diritto alla salute per tutti sancito dall’art. 32 della Costituzione."

Giuseppe Remuzzi parla di pregi e difetti del sistema sanitario italiano.
Ci sono sicuramente problemi di uniformità sul territorio. Qualcuno sostiene che il sistema sanitario italiano sia troppo caro ma Remuzzi nel suo libro ricorda che gli italiani spendono in media 3400 $ l’anno, mentre i tedeschi ne spendono 5500 e gli americani 9400. Mentre, per quanto riguarda la qualità, da anni ci collochiamo sempre tra i primi cinque sistemi sanitari al mondo (spesso al primo o al secondo posto) e, tra questi, siamo il sistema sanitario meno caro che ci sia.
Remuzzi (intorno al minuto 14) descrive anche delle idee per migliorare i punti deboli come, ad esempio, quello della disomogeneità della qualità nelle varie regioni italiane.

La rivoluzione della salute universale - 40 anni di Servizio sanitario nazionale 
Silvia Bencivelli ricostruisce a Radio3 Scienza - in 15 brevi racconti, in onda dal 3 al 21 dicembre - la rivoluzionaria e travagliata costruzione, tra molte difficoltà e ritardi, riforme e scandali, del nostro Servizio sanitario nazionale. E ci ricorda che il diritto alla salute è un bene prezioso, da difendere a tutti i costi.

martedì, novembre 27, 2018

Mezzi pubblici in Germania

Per 80 km con due cambi abbiamo pagato 33,5€ a persona. Il secondo mezzo, un treno ICE, è arrivato con 15 minuti di ritardo per cui abbiamo perso la seconda coincidenza.

Differenze con una situazione simile in Italia? Il prezzo del biglietto e il fatto che qui nessuno si lamenta.

Interessanti articoli che citano dati relativi ai trasporti ferroviari in Italia e in Germania:

Costi gonfiati e cantieri sempre in ritardo. Si incrina il mito della puntualità tedeschi

La Germania dice che "l'Italia è il paradiso dei pendolari". E non è una fake news

Un po’ di dati sui treni in Italia
Leggendo quest'ultimo si capisce che le ferrovie italiane non sono così male come le raccontiamo. I numeri parlano chiaro. Per alcuni aspetti sono meglio quelle tedesche per altri un po’ peggio . Ma, complessivamente, non mi pare proprio che la bilancia tenda così a favore delle ferrovie tedesche.

sabato, settembre 29, 2018

Il paese in cui c’è maggiore differenza tra la realtà la percezione della realtà

Indovinate qual è risultato essere il paese in cui c’è maggiore differenza tra la realtà la percezione della realtà?

Il dato lo ha citato Antonio Scurati durante la presentazione del suo nuovo libro, M. Il figlio del secolo, a Quante Storie. Consiglierei a tutti di vedere quella puntata. Si possono apprendere molte cose interessanti.
Ah, ho anche comprato immediatamente il libro. Vi farò sapere.

Forse dovrei aggiungere che la differenza consiste nel fatto che la realtà viene percepita in modo molto più negativo di quello che è nei fatti.
Ma questo fatto non è né da sottovalutare né da deridere perché, molto spesso, la percezione conta più della realtà stessa. E può influenzare la vita di tutti anche attraverso le convizioni e le scelte politiche.

Il risultato di questa ricerca è un ulteriore conferma della diffusissima propensione nazional popolare a enfatizzare gli aspetti negativi della nostra vita collettiva. Propensione che ho discusso in diverse occasioni.

Comunque la ricerca è stata condotta da Ipsos, i dati si trovano su questo sito e il video della presentazione è su YouTube: The Perils of Perception.

domenica, aprile 22, 2018

Corruzione reale e corruzione percepita

Segnalo l'articolo Le molte idee sbagliate sulla corruzione in Italia di Giovanni Belardelli. Lo riporto integralmente con qualche evidenziazione e sottolineatura.
Ne ha parlato anche Alessandro Campi a PRIMA PAGINA del 21 aprile 2018, intorno al minuto 34.

Secondo la maggioranza degli italiani, nel nostro Paese la corruzione politica sarebbe aumentata rispetto ai tempi di Tangentopoli. Si tratta però di un’opinione che non ha un riscontro nella realtà, sostengono in un libro appena pubblicato da due autorevoli magistrati, Raffaele Cantone e Francesco Caringella: «Oggi — scrivono — assistiamo a una forma di corruzione certamente diffusa, ma qualitativamente e quantitativamente non paragonabile alle vicende degli anni Novanta» (La corruzione spiegata ai ragazzi, Mondadori). Una valutazione analoga è stata espressa di recente anche dal presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara il quale, ampliando il discorso oltre la dimensione della corruzione politica in senso stretto, ha affermato di non credere assolutamente «che l’Italia sia uno dei Paesi più corrotti del mondo» (Il Dubbio, 7 aprile). Si tratta di giudizi che sono passati sostanzialmente inosservati, ma che dovrebbero invece far riflettere poiché implicano che una delle autorappresentazioni dominanti nell’opinione pubblica — quella dell’Italia come Paese nel quale la corruzione è sempre più diffusa — ha scarso fondamento.

Ma come ha potuto affermarsi una rappresentazione del genere? Secondo il presidente Eurispes proprio i successi nella lotta alla corruzione ottenuti in Italia, insieme alla creazione di un’apposita autorità di contrasto (l’Anac), avrebbero dato al fenomeno una sovraesposizione mediatica, accreditando così l’immagine di una corruzione in continua crescita. È una spiegazione plausibile, visto che classifiche come quella di Transparency International, che ci collocano sempre in cattiva posizione, si basano appunto sulla «corruzione percepita». Ma, proprio alla luce di questa considerazione, si dovrebbe anche ricordare come da anni gli episodi di corruzione, soprattutto di corruzione politica, ricevano una copertura mediatica che probabilmente non ha l’eguale in altri Paesi democratici. Per giunta, questa copertura è necessariamente molto maggiore quando il singolo episodio corruttivo viene scoperto e nel momento in cui una procura conduce le indagini, rispetto alla fase dibattimentale e all’eventuale proscioglimento che, se avviene, riceve uno spazio inevitabilmente marginale (a quel momento si tratta di storie considerate ormai «vecchie», che non interessano più l’opinione pubblica).

Queste spiegazioni, da sole, sarebbero però insufficienti. Se la rappresentazione dell’Italia come Paese nel quale la corruzione politica è sempre maggiore si è potuta diffondere, fino a diventare un luogo comune, ebbene ciò è avvenuto perché quella rappresentazione (quella forma di «falsa coscienza», avrebbe detto Marx) ha svolto anche una funzione importante. L’idea che il malaffare e la corruzione fossero esclusivo appannaggio dei partiti (e di quegli esponenti del mondo economico che si arricchivano grazie al rapporto con la politica) ha infatti rappresentato una sorta di grande alibi per tutti noi. Ha indotto a distogliere lo sguardo dalla miriade di piccole illegalità diffuse che dominano la nostra vita sociale: dall’abusivismo edilizio (1,5 milioni pare siano le abitazioni ignote al catasto) all’assenteismo di massa in certe municipalizzate, dalle certificazioni Isee più o meno «riaggiustate» alla scarsa verosimiglianza di molte dichiarazioni Irpef e via elencando. Non sono comportamenti che riguardano tutti gli italiani, certo; rivelano però quella debolezza di senso civico, quella scarsa disponibilità a rispettare leggi e norme che sono state evocate tante volte, praticamente da chiunque si sia interrogato sulla storia del nostro Paese e sul modo d’essere e di comportarsi dei suoi abitanti. Certi episodi di piccola illegalità ci dicono questo, e cioè che spesso chi li compie non pensa di fare qualcosa di veramente scorretto, men che meno di illegale. Considerarsi uno dei Paesi in cui la corruzione politica è più diffusa, anzi sempre in aumento, ha questo vantaggio: induce a ritenere che le persone da biasimare, i veri corrotti, siano sempre e soltanto loro, gli esecrati politici. Abbiamo alimentato per decenni questa autorappresentazione poco fondata, che peraltro — particolare non irrilevante — ha fortemente contribuito, ancora il 4 marzo, ai successi elettorali di alcune formazioni politiche e agli insuccessi di altre. Sarebbe il caso che, ovviamente senza abbassare la guardia nei confronti della corruzione politica, cominciassimo a guardare non soltanto ai vertici della società ma anche alla base, quella di cui facciamo parte tutti noi.

lunedì, gennaio 29, 2018

L'Italia è prima nella classifica dell'influenza culturale di U.S. News & World Report

Secondo la US news and world report, l'autorevole rivista americana nota per le sue classifiche, tra cui quella delle migliori università, l'Italia sarebbe al primo posto nella classifica relativa all'influenza culturale che un paese esercita sul resto del mondo.

Ecco la descrizione discorsiva dei parametri considerati per la classifica.

"Countries that command cultural influence are often synonymous with fine food, fashion and easy living. They are trendsetters – the country equivalent of the cooler, older sibling. Their products have that certain “je ne sais quoi” that makes them fly a little faster off the shelves. Their music, television and movies are absorbed by other cultures, becoming part of a wider global conversation."

Ovviamente la notizia è stata ignorata da quasi tutti i media italiani.
Io ne sono venuto a conoscenza grazie alla puntata del 17/01/2018 "Italia prima potenza culturale" di Tutta la città ne parla organizzata dopo la telefonata di un ascoltatore che aveva letto la notizia sulla Gazzetta Svizzera.

Ecco alcune citazioni dalla puntata

Piero Bevilacqua, professore di storia contemporanea
“C’è un’attitudine tutta nazionale a enfatizzare gli aspetti negativi della nostra vita collettiva. Ad esempio spesso dai casi di malasanità che arrivano sulla grande stampa si tende a immaginare l’intera sanità italiana come afflitta dai mali che fanno scandalo. In realtà il nostro sistema sanitario nazionale è una conquista straordinaria e ci sono stati tanti paesi che sono venuti a studiarlo.
Poi c’è un’altra tendenza che è quella che spinge a ideologizzare i problemi facendoli diventare categorie dello spirito.”

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Paestum
"È sicuramente vero che gli italiani sono molto critici. L’ho notato anch’io che tendono a mettere in risalto gli aspetti negativi dimenticando le straordinarie cose positive che questo paese ha da offrire. Ma forse questo è un pregio degli italiani. Perché uno che mette in luce solo le cose positive può risultare un po’ pretenzioso.
Gli italiani hanno stile e questo è molto apprezzato all’estero. C’è una cultura molto radicata anche in diversi ceti sociali e non limitata ad élite come in molti altri paesi. E questo è vero per la cucina, per la moda, per la cultura classica. La cosa che forse rende unica l’Italia non è solo la presenza suoi monumenti e delle sue tradizioni ma è soprattutto la continuità e la capacità di rendere il passato parte del presente."

Intervistatore
"La sensazione che potrebbe venire a molti italiani è che i parametri misurati da questa classifica abbiamo a che fare più con le sovrastrutture della vita: il cibo, la moda. Cose sicuramente importanti, comparti industriali interessanti. Ma che poi con i servizi e altre cose siamo messi sempre peggio. C’è questa distonia, discrasia che gli italiani hanno nella percezione di se stessi? Forse esageriamo?
Katherine Wilson, scrittrice e attrice
Qualità della vita è anche e soprattutto cultura e rapporti umani. E io penso che in questi ambiti l’Italia batta qualsiasi altro paese.

mercoledì, gennaio 03, 2018

Disfattismo e rancore

Promemoria di inizio anno: disfattismo e rancore sono due grossi problemi.

disfattismo 2. Per estens., l’opera di chi con voci allarmistiche o denigratorie e sim. cerca di ostacolare l’azione del governo e delle autorità, la riuscita o il buon andamento di un’impresa, o comunque tenta di scalzare negli altri la fiducia in qualche cosa. 3. In senso più soggettivo, mancanza di fiducia, senso di pessimismo sistematico riguardo alle possibilità di riuscita di un’impresa o di un’iniziativa.

rancóre – Sentimento di odio, sdegno, risentimento profondo, non manifestato apertamente, ma tenuto nascosto e quasi covato nell’animo.

Quando le speranze e le promesse naufragano

mercoledì, dicembre 13, 2017

Le proverbiali infrastrutture tedesche

Nell'articolo "Costi gonfiati e cantieri sempre in ritardo. Si incrina il mito della puntualità tedesca" vengono elencati alcuni risultati dei progetti dell’alta velocità in Germania. E se leggete troverete anche dei fatti sulla proverbiale puntualità delle opere pubbliche tedesche.

Se fatti del genere fossero successi in Italia se ne parlerebbe con pensante indignazione in innumerevoli dibattiti. Qui non ne parla quasi nessuno.

"I nuovi treni «superveloci» tedeschi fra Berlino e Monaco impiegano ora 4 ore e 47 minuti, quasi 2 ore in meno rispetto a prima. Non proprio un record per 580 chilometri di tracciato." Sostanzialmente è come il tratto Roma-Milano che però è coperto in meno di 3 ore.

Aggiuungo un aneddoto recente. Un collega di mia moglie in visita dalla Cina chiede a tavola: – Ma come mai i treni tedeschi sono così lenti?
In una situazione analoga in Italia, a fronte di una domanda del genere, tutti si sarebbero sollevati a denigrare le ferrovie del proprio paese. La risposta ottenuta invece dal collega cinese è stata: – forse perché qui sono più sicuri?
Meditate.

Continuo con qualche stralcio da quell'articolo.

“Per realizzare la nuova linea Berlino-Monaco ci sono voluti invece 4,5 miliardi e 10 anni in più. I treni «superveloci» impiegano ora 4 ore e 47 minuti, quasi 2 ore in meno rispetto a prima. Non proprio un record per 580 chilometri di tracciato. Ma a frenare il superveloce sono state in questo caso le interferenze dei potenti governi regionali, che hanno imposto alle ferrovie federali fermate obbligatorie nelle proprie stazioni. In tutto sette, comprese quelle improbabili di Wittenberg (50mila abitanti), Bamberga (70mila) o Coburg (41mila). “

"A guidare la lista nera delle opere incompiute è il progetto di «Stoccarda 21», che costerà 4 miliardi di euro in più e verrà ultimato con cinque anni di ritardo rispetto alle previsioni. Da ormai dieci anni si scava per il trasferimento dell’attuale stazione centrale di testa ad una nuova stazione di transito situata a 20 metri di profondità e alla costruzione del passante ferroviario lungo 10 chilometri, che aggiungerebbe uno degli ultimi tasselli mancanti alla nuova magistrale europea che in futuro collegherà Parigi a Budapest. Ma i lavori non procedono, i costi lievitano a dismisura e i 620mila abitanti della città subiscono ormai rassegnati i pesanti disagi di un cantiere che non sembra finire mai."

"Un altro flop clamoroso è quello del nuovo aeroporto di Berlino-Brandeburgo (Ber). Iniziati nel 2006, i lavori dovevano terminare nell’estate del 2012, quando però solo un mese prima dell’inaugurazione ufficiale, l’entrata in esercizio del mega hub venne rinviata per problemi all’impianto antincendio. "

giovedì, dicembre 07, 2017

La Terra dei Fuochi

E dopo tanto rumore, tante energie sprecate e tanti danni per i produttori locali...
viene fuori che quella della Terra dei fuochi non era una situazione così drammatica.
Almeno dal punto di vista della contaminazione dei prodotti alimentari.

"...su circa 30 mila campionamenti, effettuati presso 10 mila aziende dell'agroalimentare sull'intero territorio regionale per la ricerca di contaminanti chimici e microbiologici potenzialmente dannosi per la salute del consumatore, sono emersi solo 6 casi di positività. Ciò significa che nel 99,98% dei casi i campionamenti hanno superato i test."

Forse prima di lanciare strali disfattisti e autolesionistici bisognerebbe rifletterci e attendere i dati reali.

Terra dei Fuochi, solo 33 ettari contaminati. De Luca: «Operazione verità»

domenica, novembre 12, 2017

Solo o paese d'o sole?

Sul blog di Valeria c'è stata un'interessante discussione sul tema degli espatriati suscitata da un post del giornalista Claudio Rossi Marcelli che riporto di seguito.

"In queste due settimane molte persone mi hanno chiesto come ho potuto scegliere di tornare a vivere a Roma. Secondo me a questi molti sfugge il fatto che l'efficienza dei servizi aiuta, ma non è una garanzia di vita migliore. Ieri una barista ha detto alla signora alla cassa: "Mamma, fai lo scontrino al signore?". Dopo otto anni di camerieri italiani e spagnoli schiavizzati da Starbucks o Caffè Nero, l'idea di prendere un caffè in un bar a gestione familiare mi ha scaldato il cuore. Dopo otto anni all'estero riesco a vedere chiaramente degli aspetti profondi dell'Italia che da vicino non si riesce a distinguere. Primo tra tutti l'umanità. Roma poi, nessuno me la tocchi. I problemi ci sono ma più che lamentarmi preferisco rimboccarmi la maniche e fare la mia parte. E poi, vabbè, stamattina ho fatto questa foto. Ma de che stiamo a parla'"

Questo è il mio punto di vista espresso in modo molto sommario e riduttivo.

A me sono serviti 5-6 anni di permanenza all'estero per cominciare a vedere le cose in modo simile a come le vede quel giornalista. E adesso, dopo altri 13 anni, continuo a pensarla in quel modo. È vero, l‘efficienza dei servizi non è tutto. Basti vedere l’incidenza di suicidi per paese (questa è l'incidenza nella UE).
Io so che qui c’è più efficienza per alcuni servizi, ma nemmeno per tutti. Ad esempio le autostrade italiane sono incomparabilmente migliori. I treni sono paragonabili. Di certo l’alta velocità italiana è migliore. 
Ma so anche che ci sono cose che qui non potrò mai avere. Come quelle citate da Rossi Marcelli. 
Fortunatamente siamo riusciti a trovare un compromesso: andiamo in Italia molto spesso e cerchiamo di vivere positivamente in entrambi i posti.

Comunque, per rispondere a un altro commento, in quello che scrive Rossi Marcelli non ci vedo la convinzione che basti la bellezza e il buon cuore per poter chiudere gli occhi sul resto.

“I problemi ci sono ma più che lamentarmi preferisco rimboccarmi la maniche e fare la mia parte.”

Ecco, io credo che questo sia esattamente lo spirito giusto. Smettiamo di lamentarci, rimbocchiamoci la maniche e facciamo la nostra parte (e questo lo dico soprattutto a me stesso perché sono consapevole di non fare molto e mi piacerebbe fare di più).