giovedì, maggio 15, 2008

Godimento intellettuale e godimento gastronomico

Durante un viaggio in auto verso l'aeroporto di Baden-Baden, discutevo con Zucchero dei vari tipi di godimento che può sperimentare il fruitore di un'opera d'arte.
Penso che queste mie considerazioni e classificazioni, che fanno ormai parte da tempo del mio bagaglio culturale, siano state innescate dalla lettura di un qualche saggio di Umberto Eco, uno o due decenni fa.

Mi sembra quindi di ricordare (ma non sono più tanto sicuro se lo dicesse Eco o se questa è l'elaborazione del mio neurone zoppo) che Eco distinguesse tra godimento gastronomico, che io chiamo anche di pancia, e godimento intellettuale o di testa.

Il godimento gastronomico è quello che si prova senza l'intervento delle sovrastrutture culturali (almeno in modo consapevole, perché alla fine le sovrastrutture culturali in un qualche modo intervengono sempre); o forse una definizione migliore potrebbe essere quella di godimento a prima vista, immediato, senza pensare o riflettere: vedo un quadro e immediatamente rimango ammirato, ascolto un pezzo di musica e mi vengono i brividi, leggo un libro e non riesco a smettere; senza che nessuno debba stare a spiegarmi perché dovrebbe piacermi e quali sono le tecniche che si celano dietro l'opera. Ovviamente questo tipo di godimento è molto soggettivo, anche se qui si potrebbe discutere sui parametri del bello assoluto.
Anche nell'ambito del godimento gastronomico penso che si possano distinguere delle sottoclassi: il godimento gastronomico evocativo e quello gastronomico immediato.
Il godimento evocativo è ad esempio quello che si potrebbe provare quando si riascolta dopo decenni la canzone che ci cantava nostra madre durante l'infanzia (e che magari ci faceva commuovere); è ad esempio quello che si può provare ritrovando un sapore od un odore che ci riporta ad un momento passato che per definizione è quasi sempre struggente. Diciamo che è un po' l'esperienza della madeleine, magistralmente descritta da Marcel Proust.
Il godimento immediato è quello che si manifesta quando entriamo a contatto con qualcosa di nuovo che ci rapisce immediatamente.

Ho l'impressione che il godimento gastronomico si manifesti molto meno frequentemente in relazione alle espressioni artistiche dal novecento in poi. Infatti, molto spesso, per poter godere a pieno molta dell'arte moderna è necessario aver ricevuto un'educazione che sveli quali tecniche, disegni, piani o intenzioni si celino dietro l'opera.

Il godimento intellettuale o di testa. Anche qui distinguerei tra due tipi di godimento intellettuale: quello indotto dalla conoscenza delle tecniche o del disegno dell'artista e quello indotto da convinzioni pregiudiziali che possono essere di vario tipo: ho letto delle critiche che lodano il pezzo in questione come capolavoro, e quindi deve piacermi; ho deciso che un certo artista mi piace o che un certo genere mi piace e quale che sia l'opera che verrà fuori da questo mio cortile d'elezione, essa dovrà piacermi.
Ho scritto che il godimento intellettuale si manifesta molto più spesso in relazione all'arte moderna. Aggiungerei però anche che non è esclusivo appannaggio di essa. Si può infatti citare come esempio molta della musica di Bach. La quale produce spesso un godimento particolare nel caso in cui si conoscano le tecniche contrappuntistiche usate dal compositore. In quel caso si può godere sia della bellezza gastronomico-musicale che della bellezza astratta (direi quasi geometrico-matematica(1)) di molte delle sue opere. Per citare solo qualche esempio si possono ricordare: L'arte della fuga, Il clavicembalo ben temperato, Variazioni Goldberg e Offerta musicale. Non a caso la musica di Bach viene qualche volta definita come musica per la mente.
Un esempio interessante di godimento intellettuale musicale viene fornito da Odifreddi nella puntata dell'otto aprile di Gargantua.
Il logico-matematico fa eseguire al pianoforte al pianoforte dei brevi pezzi di limitato interesse gastronomico, ma il cui interesse intellettuale consiste proprio nell'applicazione delle suddette tecniche contrappuntistiche ad un breve, semplice e notissimo tema musicale. Solo alla fine il tema verrà eseguito e svelato nella sua forma originale.

È interessante notare che il precedente discorso potrebbe anche essere traslato quasi pari pari dall'arte all'attrazione sessualsentimentale.

(1) Più di un decennio fa avevo abbozzato un articolo suggeritomi da un'idea di Hofstadter su come le varie tecniche contrappuntistiche (inversione, specularizzazione, a gambero, ecc.) potessero essere descritte come degli isomorfismi tra due strutture matematiche (assiomatiche).
Altro riferimento interessante: Armonia celeste e dodecafonia.

36 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci sono delle circostanze nelle quali mi ricordo di essere un asino...

fabio r. ha detto...

bravo bacchus! complimenti per il post e per la memoria (visto che la lettura è antica, come dici).
tutto vero e confermabile!
W Eco

Anonimo ha detto...

Uhm...
le tecniche contrappuntistiche, le strutture matematiche assiomatiche...
ma sti tre neuroni devono essere proprio grossi...;-)!!!
Quoto al massimo Ziomassimo.
Anch'io mi sento un po' ciuccio.

Anonimo ha detto...

torna l'ubik polemico:
non sono d'accordo su due cose.
La prima (più semplice e diretta):
"ho letto delle critiche che lodano il pezzo in questione come capolavoro, e quindi deve piacermi", su questo ci siamo già confrontati. Un critico (bisogna saper scegliere a quali riferirsi) ha strumenti e capacità così come un falegname. La critica diventa però spunto, offre dialogo e dialettica. Con la "recensione" si discute, si vaglia, si affinano le proprie sensibilità. tanto poi ci si affida sempre ad una griglia di valori per scegliere e farci piacere delle cose. Insomma con la critica si entra in relazione. Un esempio alto? Adorno era un ottimo critico musicale. Chi scrive semplicemente "è un capolavoro" sono gli scribacchini: Augias, d'Orrico, Lodoli. E poi non essendo tuttologi se uno come Daverio mi aiuta a leggere un quadro ne sono ben felice.
Questo rimanda al secondo punto: pancia e testa.
Io penso che l'arte e lacultura in genere sono pane e rose insieme e quindi pancia e testa. Come si fa a separarle? Io godo per un bel film, mi eccito davanti ad un quadro, mi appaga ascoltando ottima musica. Guardare, ascoltare, leggere è già intepretare e la stratificazione delle nostre esistenze non permette la sola pancia. Le letture davanti ad un’opera si adagiano sulla nostra storia ed educazione. Ultima cosa: nel novecento ci sono cose (nella pittura ad esempio) che riescono a parlare come una Pietà di Michelangelo o come un Caravaggio: Chagall ad esemio, Munch, Hopper…non è tutta Pop Art (grande truffa).
Saluti Criticoni.

dioniso ha detto...

fabio r. , Grazie! Eco è stato una figura abbastanza importante nella mia formazione. Eco e Il nome della rosa furono l'argomento della mia tesina di maturità ;-)

gianlu, no, sono microscopici (vedi commento di ubik)... anche se talvolta hanno momenti di megalomania (vedi futura risposta a ubik) ;-)

"Quoto al massimo Ziomassimo". Scusa, ma qui il mio neurone accademico della Crusca non può fare a meno di fare l'antipatico e bacchettarti per l'uso dell'anglismo quoto. In italiano si dice "cito" ;-)
Comunque, a parte gli scherzi, non c'è da sentirsi né ciucci né primi della classe. Si discute ed ognuno contribuisce secondo le proprie inclinazioni, i propri gusti e i desideri del momento.

dioniso ha detto...

ubik polemico,

espongo solo alcune brevi precisazioni cercando di evitare l'inizio di un avviluppamento in un'infinita ed inutile spirale di botte e risposte, reti fatte e reti subite ;-)

Adorno può essere stato un grande critico musicale, ma non è il Padreterno e nemmeno la Pravda musicale. Il suo approccio è stato infatti successivamente criticato da critici e filosofi altrettanto illustri. Indipendentemente da questo, se Adorno dice che la dodecafonia di Schönberg rappresenta l'apice della creazione musicale, questo non cambia molto il fatto che l'ascolto della maggior parte dei pezzi di Schönberg mi fa scendere il latte alle ginocchia. De gustibus non est disputandum. Altra domanda. Ti risulta che Adorno non abbia mai definito qualcosa come "un capolavoro"? Magari l'avrà fatto usando altri termini e motivando l'affermazione con un saggio di 1500 pagine. Ma non credo che solo gli scribacchini (definisci Augias e Lodoli schribbacchini? Io soprattutto davanti ad Augias mi levo tanto di cappello e se definisco qualcuno come schribbacchino significa che io mi sento superiore a questo qualcuno).

Io non sostengo che non ci si debba anche appoggiare ad interpretazioni e spiegazioni tecniche per poter capire un quadro o un pezzo di musica. Tutt'altro! Io ad esempio sono sicuro che se avessi ascoltato La Sagra della Primavera prima di aver sostenuto l'esame di storia della musica (nel quale il professore mi guidò nell'ascolto e nell'analisi del pezzo e quindi nella costruzione del mio piacere intellettuale che poi genera sempre anche un po' di piacere gastronomico), probabilmente non mi sarebbe piaciuta (piacere quasi solo gastronomico).

"Io penso che l'arte e la cultura in genere sono pane e rose insieme e quindi pancia e testa. Come si fa a separarle?"

Ma io infatti non le separo, le classifico solo. È poi ovvio che i due tipi di piacere si intrecciano e si fondono e diventano a volte quasi indistinguibili. Infatti, citando quello che ho scritto nell'affissione: "piacere gastronomico è quello che si prova senza l'intervento delle sovrastrutture culturali (almeno in modo consapevole, perché alla fine le sovrastrutture culturali in un qualche modo intervengono sempre)".

"Nel novecento ci sono cose (nella pittura ad esempio) che riescono a parlare come una Pietà di Michelangelo o come un Caravaggio"

Ti risulta che io abbia sostenuto il contrario?

Mi ricito: "ho l'impressione che il godimento gastronomico sia in generale molto più frequentemente assente nell'arte dal novecento in poi. Infatti, molto spesso, per poter godere a pieno molta dell'arte moderna è necessario aver ricevuto un'educazione che sveli quali tecniche, disegni, piani o intenzioni si celino dietro l'opera."

E questo non significa che io sostenga che nessuna opera del novecento riesca a parlare come una Pietà di Michelangelo.

Infatti personalmente concordo ad esempio con il giudizio che La Sagra della Primavera sia un capolavoro!

... ma io sì che sono uno schribbacchino, e me ne vanto ;-)

Con tutta la buona volontà, credo di aver superato i 2000 caratteri: mi autoammonisco! Cartellino giallo ! ;-)

Anonimo ha detto...

Gianlu stai attento agli inglesismi! Una volta dioniso mi tolse il saluto perché in un commento avevo usato la parola “location” ;-)
Tuttavia trovo che la sostituzione di “post” con “affissione” è esilarante e voglio credere che si tratti di una consapevole forzatura. Anche perché tali esasperazioni mi riportano alla mente, quando Mussolini con l’intenzione di eliminare tutti gli anglismi, finì con il rendersi ridicolo trasformando per esempio il nome di Renato Rascel in Renato Rascele!
In ogni modo concordo pienamente con dioniso quando afferma che “Si discute ed ognuno contribuisce secondo le proprie inclinazioni, i propri gusti e i desideri del momento”.

dioniso ha detto...

Ma sì, io gioco sempre un po' con questa mia fissa: sempre tra il serio e il faceto ;-)

Comunque sai, spesso è solo una questione di abituarci l'orecchio.
Infatti alcune delle "esasperazioni " di Mussolini caddero semplicemente nel nulla (vedi amorino al posto di flirt), altre ebbero un'enorme successo. Oggi nessuno si sognerebbe di usare "football" al posto di "calcio", che, reintrodotto dalle "esasperazioni " mussoliniane, rende ora l'italiano molto originale in questa espressione (addirittura gli spagnoli che di solito traducono tutto (disco compacto, ordenador (computer), ratón (mouse)) usano fútbol). Immagino che all'inizio dovesse risultare molto strano.

Anonimo ha detto...

Dal demauro paravia
Quotare: fig., stimare, avere in considerazione: q. molto una persona.
Quindi potrei tranquillamente affermare di considerare molto ziomassimo!!!
Comunque secondo me ragazzi il vostro background...potrebbe anche consentirvi di fare un po' di take it easy cercando di cogliere il link fra le cose senza stare troppo down per l'utilizzo degli inglesismi altrui....;-))))
Comunque signora maestra, è Fabio R (Fabio, it's only a joke)
che ha comiciato due post or sono dicendo:"quotissimo Gianluca".
@Dioniso
Ora voglio vedere se ce la fai ad incavolarti fra il serio ed il faceto con l'illustre prof....;-))

Vorrei salutrvi tutti affettuosamente con un "Aggataway" Sordiano

A presto

Anonimo ha detto...

Bel post, Dioniso.
E ti invidio perchè hai ancora tre neuroni. I miei son rimasti 2. Si annoiano e si incontrano di rado, ahimè.
:-D

Baci a te, a Zucchero, a zioMassimo, a tutti voi qui...

dioniso ha detto...

gianlu :-)) vabbè, bacchettiamo pure Fabio che dà il cattivo esempio! ;-)

eli, mi hai regalato una bella risata! Grazie!
Pare però che quando si è in due si creino meno conflitti. Quando si è invece in tre c'è sempre qualcuno che si allea con un altro. Infatti certe volte i miei neuroni inscenano delle risse assurde!! :-))

fabio r. ha detto...

aoh!! IO scherzo eh!!!
vi pare che un fine /grob intellettuale tal son io erri nello scrivere??
E' voluto!! :-D

dioniso ha detto...

Aber selbverständlich Fabiochen ;-)

Donna Cannone ha detto...

Buongiorno. Non conoscevo questa suddivisione del godimento - di pancia e intellettuale, operata da Eco, nè la sua applicazione all'opera d'arte.
Premesso che astrarre su questi meccanismi già significa - mi pare - affaccendarsi sul godimento intelletivo, mi piace pensare che queste forme di piacere si inneschino e ci frullino dentro non solo di fronte ad opere d'arte. Ovvero, che una pizza o l'uomo che amo possano da me essere definiti opera d'arte!

dioniso ha detto...

Sì, infatti ho scritto proprio che il precedente discorso potrebbe anche essere traslato quasi pari pari dall'arte all'attrazione sessualsentimentale.

Questo mi riporta alla mente la mia coinquilina di quando vivevo a Roma.
Ella era l'esempio più puro che io abbia incontrato nella mia vita di persona incapace di esprimere il godimento di pancia.
Il suo era sempre un godimento intellettuale puro. Spesso dettato da pregiudizi intellettuali.
Dottoranda in archeologia, frequentava l'ambiente degli archeologi intellettuali universitari.
Tutti i suoi gusti - sentimentali, sessuali, cinematografici, alimentari - erano frutto di un serie di complesse riflessioni e considerazioni mentali.
Forse l'unico ambito in cui a volte si lasciava andare al piacere di pancia era nella lettura. Infatti non leggeva solo i mattoni intellettuali, ma anche dei piacevoli e rilassanti gialli.

Eugenio Marino ha detto...

Caro Dioniso,
Eco è un intellettuale bolognese, tutto cultura, ragù e turtelen...
E' proprio per il fatto di essere un professore dell'Università di Bologna (e quindi di fama mondiale) e un godereccio di Bologna (e quindi di fame e gusto modiale) che nascono i suoi romanzi di ingegneria letteraria e i suoi saggi di fama mondiale, che ognuno divora sia per godimento gastronomico, che per godimento intellettuale.

dioniso ha detto...

Eugenio, mi trovo perfettamente d'accordo con te.
Il Nome della Rosa è proprio un perfetto esempio di possibilità di godimento a molti livelli. C'è il livello gastronomico più basso fornito dall'avvincente trama da romanzo giallo, c'è la profonda conoscenza del periodo storico, dei testi, della filosofia, ci sono le citazioni di Borges e ammiccamenti vari che consentono un'infinità di livelli di godimento intellettuale.

Anonimo ha detto...

ehilà dioniso,
evito i botta e risposta. Ovviamente non sono d'accordo su quasi niente nella risposta che mi riservi. Ma si sa che tra noi due è una questione molto discussa.
Solo due righe citavo Adorno, ma potrei citare qualcuno altro che non ha scritto 1500 pagine per dire o giuducare.
L'opinione secondo cui Augias e altri siano scribacchini certo non mi pone ad un livello superiore, piuttosto di lettore e in quanto tale non sopporto alcuni loro tic (non li elenco qui per non annoiare nessuno).
non ti è mai capitato di giudicare un insegnante che non insegnava bene? Non per questo eri superiore, semplicemente esigevi che facesse bene. L'autorevolezza -credo- si debba accompagnare alla credibilità.
Saluti

dioniso ha detto...

gianlu, anche a me! :-))

ubik, neppure io sono d'accordo su ciò che scrivi in questa seconda risposta. Per evitare i botta e risposta ti lascio però solo un'affettuoso saluto.

P.S. Mi sa che nonostante l'amicizia non sono moltissime le cose che ci trovano d'accordo.

Baci e abbracci

Anonimo ha detto...

non è vero. In realtà abbiamo molte più cose in comune di quanto credi. Certo che le cose pubblicate su un blog appartengono alle sfumature diciamo pubbliche e per niente private. Quindi escludendo quelle private che ci fanno amici, quelle pubbliche che ci uniscono sono: come intendiamo il cibo e i sapori e il modo di cucinare; la musica varia e diversa (la classica ad esempio e Daniele Sepe tanto per dire); la bici (per me rigorosamente da uomo) e le camminate. Inoltre apprendo da te l'arte del pollice verde, ti invidio la capacità di suonare. C'è qualche film in comune (non molti per la verità) e il gusto per la lettura e l'approfondimento. Se poi gli autori non sono gli stessi che importa?
Quindi a guardare bene non sono molte le cose che ci dividono e sono essenzialmente due: le nostre rispettive posizioni sui critici e sulla laicità. Due cose non sono moltissime. Affettuosi saluti ricambiati

dioniso ha detto...

Hai ragione, penso che le cose in comune siano di più.
Sarà forse che siamo entrambi un po' polemici ed allora i disaccordi risaltano di più ;-)

Anonimo ha detto...

Se posso dire la mia, intromettendomi in questa diatriba, io ritengo che l’amicizia sia una forma d’amore e come tale spesso va anche oltre le cose che accomunano o dividono e anche di quanto ci si frequenta. Il sentimento è a prescindere, è una questione di sintonia, vibrazioni e complicità. Non è fondamentale pensarla sempre alla medesima maniera. L’amicizia è un meccanismo che scatta in un preciso momento e da quel momento può durare per sempre. Ci si sceglie in base a criteri a me ancora oscuri. Di amici non se hanno molti, quelli veri sono uno o due, massimo tre.

Anonimo ha detto...

D'accordo con ziomassimo. altrimenti saremmo nel paradosso che potremmo esprimere i nostri giudizi solo agli estranei e non con gli amici. Comunque con dioniso si ride anche, non si è mica sempre così seriosi. Si sa che a sinistra il gusto di essere polemici si acciglia sempre o quasi...
E sono d'accordo con dioniso: i disaccordi risaltano su tutto il resto quando ci accaniamo con passione. Forse il giorno che doseremo meglio questa cosa o saremo degli adulti oppure dei noiosi terribili.
Che ce voi fà...?

Anonimo ha detto...

A proposito: domenica io ed Eva K. tornavamo da Forlì (riunione della rivista sul '68 e oltre: altro che litigà) e in treno abbiamo incontrato un reduce della pecora di Heidelberg, madonna mi sfugge il nome: secco secco, vive a Roma e amici a Milano da dove tornava...che coincidenza eh!

dioniso ha detto...

ziomassimo, totalmente d'accordo!
Ne avevo scritto anche un po' qui.
Ho degli amici d'infanzia con cui oramai condivido ben poche opinioni, ma che rimangono comunque dei grandi amici.
Viceversa, possono esserci persone con cui si condivido molte opinioni, ma con cui non scatta la scintilla.

ubik, confermo! Ridiamo molto quando ci sentiamo o quando ci vediamo. Deleghiamo invece tutti i nostri battibecchi seriosi alla comunicazione scritta. Strano eh?!
Un reduce della pecora di Heidelberg secco secco che vive a Roma mi verrebbe in mente Alessandro, ma era solo a Scandriglia e non ad Heidelberg e non mi risulta che abbia amici a Milano ...
boh!
Qualche aiutino in più?

Anonimo ha detto...

Mah. forse Eva K. si ricorda il nome e quando si sveglia glielo chiedo. Mi sa che ha o aveva ragazza marchigiana o forse qualcuno di loro due lavorava da quelle parti. Posso dirlo? Ha un naso importante...vabbè non mi sputtano ulteriormente.

E' curiosa la cosa sulle cose scritte e le cose parlate. In realtà è da tempo che mi piacerebbe l'idea di trovarci tutti e due e farci una lunga chiacchierata ... è che l'occasione è tiranna e per il momento tarda ad affacciarsi.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

@ziomassimo: sono totalmente d'accordo con te, per quanto riguarda l'amiczia, e cioè che ci sono motivi sconosciuti a noi stessi per cui ci piace e vogliamo bene proprio a quella persona, che poi diventerà il nostro o la nostra amica...
@Dioniso: non ricordo il nome del tuo amico incontrato sul treno, però è abruzzese, dell'Aquila, e vive a Roma da qualche anno; è stato un piacevole incontro

dioniso ha detto...

ubik, ma è Massimo! Certo che se non ci fosse Eva Kant!.... (È quello che dico spesso a Zucchero. È lei la memoria della famiglia).
Mi avevi dato delle indicazioni assurde! Magro magro e Massimo recentemente si lamentava con me per la sua panza, marchigiano ed è abbruzzese, naso grosso che io non ricordo (tra l'altro Massimo legge pure il blog ed è cintura nera di judo).
Passiamo alla parte seria. A volte ho pensato che parlare con te e comunicare con te per iscritto è come avere a che fare con due persone diverse.

Eva, pensi che ubik sia recuperabile? ;-)

Oggi qui è festa (corpus domini). Vista la stagione ci stiamo preparando un pranzo all'insegna dell'asparago: tagliatelle con asparagi verdi e porro e contorno di asparagi bianchi lessi.
Gli asparagi bianchi in questo periodo qui sono popolarissimi. Ne producono e ne consumano a quintali. Loro li mangiano lessi con il burro o la salsa olandese. Noi abbiamo adottato la solita sintesi con contaminazione mediterranea e li condiamo con olio della Sabina a crudo e con il pepe (solo io).

Anonimo ha detto...

Forse sono scisso e non lo so ;-)
A parte gli scherzi: credo che dovrò sforzarmi a cambiare il tono delle cose che voglio dire. Ma la sostanza rimarrà quella. Forse nel turbine delle cose che mi sono successe negli ultimi tempi, nella tempesta dei cambiamenti che mi hanno anche cambiato trovo difficile temperare le critiche con una minore foga. Non sarà difficile e forse potete contare sul mio recupero :-)
Per quanto mi riguarda non ho mai sopportato quelle persone che in quanto amiche scartano le proprie opinioni quando sanno che la persona di fronte ne hanno una diversa. In amicizia meglio la franchezza e la sincerità che un accomodamento continuo che alla fine produrrà solo equivoci da cui sarà difficile sbrogliarsi (mi è capitato una volta nella vita e sto attento a non ripeterlo). Nella polemica sulle idee non ho mai confuso sentimenti e piani personali. Ma dovrò tenere conto delle percezioni che gli altri ricevono. Mi sa che sarà uno bello sforzo conciliare le due cose. Ma così dovrà essere.

Bè sul treno era lui: Massimo e ame sembrava magro, altro che panzetta!

Anonimo ha detto...

evakant, c'è da dire che un amico (per una donna) o un'amica(per un uomo), non è proprio la stessa cosa. Qui si aprirebbe un'analisi un pochino più complessa ed articolata che forse sarebbe lunga da affrontare!
...Ma in fondo, chi ci corre dietro?

dioniso, quello che dici ad ubik, penso che valga un pò anche per noi. A prescindere dalla nostra parentela, essendo quasi coetanei, ci siamo sempre un po’ rincorsi senza mai trovarci veramente. Per ragioni a me sconosciute, quella scintilla della quale si parlava, ha sempre stentato a scoccare, pur volendoci comunque bene, stimandoci a vicenda e condividendo tantissime cose. Probabilmente siamo riusciti a dirci più cose e quindi a conoscerci ancora meglio, in qualche mese scrivendoci in Rete (blog e posta elettronica) che non direttamente in tutti questi anni!
Buon Corpus Domini tedesco, ci vediamo tra una quindicina di giorni.

Anonimo ha detto...

gruppo di autocoscienza maschile?

dioniso ha detto...

ubik, il mio irrecuperabile si riferiva alla storia di Massimo ed era ironico. Non mi permetterei mai di dirti che devi cambiare qualcosa della tua personalità.

ziomassimo, sì concordo con quello che scrivi. Strane le vicende della vita eh?!

Devo rinominare il blog? Che ne dite di OMAT (Ordinary Men Alone Together)? O forse è meglio IMAT (Introvert Men Alone Together)? (Citazione bibliocinefila)

Anonimo ha detto...

dioniso, mi sfugge la citazione bibliocinefila...

dioniso ha detto...

Bè, sia il libro che la pellicola non sono dei classici. Lo sono però per Zucchero ed io. Mi riferivo ad About a boy in cui il protagonista adulto si finge divorziato con un figlio a carico per poter partecipare alle sedute dello SPAT (Single Parents Alone Toghether) e poter così rimorchiare le madri divorziate che secondo lui sono il massimo dell'aspirazione per uno come lui.

dioniso ha detto...

ubik, volevo aggiungere che penso che sia abbastanza normale comunque che nella comunicazione scritta affiorino caratteristiche e interpretazioni completamente diverse rispetto alla comunicazione orale. Non dico nulla di nuovo, dicendo che mancano tutte quelle sfumature vocali e visive che costituiscono forse più della metà della comunicazione e che soprattutto aiutano a sdrammatizzare ed a non prendersi troppo sul serio.

ziomassimo, ti dicevo che ripensando a quello che scrivevi mi sono venute in mente delle considerazioni. Tu dici "essendo quasi coetanei, ci siamo sempre un po’ rincorsi senza mai trovarci veramente". Vero, però quel quasi in realtà conta molto. Quando tu avevi 14 io ne avevo 10 e quando io ne avevo 14 tu ne avevi 18 e a quell'età non si tratta di una differenza trascurabile.
Poi siamo cresciuti in ambienti totalmente diversi: tu nella metropoli ed io "nnu 'n paisittu" e anche questo conta molto a quell'età.
Quindi abbiamo probabilmente "perso i contatti" nel decennio adolescenziale e ora li stiamo ritrovando in rete a 1.200 Km e quasi 20 anni di distanza.

Anonimo ha detto...

...Ho capito, mi stai dicendo che sono vecchio!
;-)
No, scherzi a parte, la tua analisi è giusta.
Comunque è pure vero che non è mai troppo tardi.