sabato, agosto 30, 2014

La scala del diavolo

Prima fila, seconda fila, terza fila. Quando passava lì, salendo i primi gradini, Maria non girava neppure lo sguardo. Quei posti erano sempre occupati per gli amici degli amici. Cominciava ad alzare lo sguardo quando arrivava verso la settima fila. E subito cominciava a cercarlo. Ma con molta discrezione. Non voleva darlo a vedere. Lui non la deludeva mai. Era sempre lì. Seduto al secondo posto dell'ultima o della penultima fila. Il posto per sedersi accanto a lui glielo lasciava sempre. E lei, anche quel giorno, gli chiese se quel posto era libero.
- Sì - disse lui annuendo come al solito mentre un lieve rossore gli copriva gli zigomi.
Durante quelle lezioni ogni tanto aveva l'impressione che lui la guardasse con la coda dell'occhio. E, le pochissime volte che veniva colto in flagrante, lui voltava rapidamente lo sguardo verso gli appunti di lei fingendo di essersi perso qualcosa.
- Abbiamo definito la continuità delle funzioni in modo formale. Ma avete capito che cosa significa da un punto di vista intuitivo? - chiese quel giorno il professore di analisi matematica verso la fine della lezione. Ecco, il momento è di nuovo arrivato, pensò Maria con terrore mentre abbassava lo sguardo sugli appunti. E, come sempre, anche il suo vicino di posto fece lo stesso. Un altro dei motivi per cui sceglieva le ultime file era anche per non essere chiamata alla lavagna per le aggressive interrogazioni di quel folle professore. Era l'unico tra tutti quelli che aveva conosciuto che usasse chiamare alla lavagna durante le lezioni.
- Lei signorina -. Le parve che la voce fosse diretta verso la sua zona dell'aula. Non osò alzare lo sguardo. Si finse invece impegnata nella correzione degli appunti. - Lei, la signorina con i capelli ricci che sta scrivendo -. Sollevò lo sguardo mentre il suo cuore sprofondava in una voragine. - Sì, sì, lei -. Maria avvampò all'istante. E, cercando di restituire solidità alle gambe, si incamminò verso la forca.
- Ecco signorina, se lei dovesse spiegare la continuità delle funzioni in modo intuitivo a una persona che non capisce nulla di analisi matematica da dove partirebbe?
Maria lo guardava con uno sguardo terrificato. - Forse direi che la funzione è continua - riuscì ad articolare poi con voce roca - se a variazioni piccole della variabile corrispondono variazioni piccole della funzione.
- E secondo lei questa ipotetica persona capirebbe? - disse il professore con voce tagliente. Poi, forse intenerito dall'espressione di angoscia che lesse sul volto di Maria, aggiunse: - Provi a pensare al grafico.
In cerca di un'àncora di salvezza, lo sguardo di Maria vagò per un istante verso la parte alta dell'aula. E lì noto le mani di lui con gli indici disposti uno più in alto e uno più in basso in posizione orizzontale. Un lampo le illuminò immediatamente lo sguardo. - Direi che la funzione è continua se nel suo grafico non sono presenti gradini! - esclamò Maria con voce più sicura.
- Si spieghi meglio.
- Come, ad esempio, nella funzione segno - disse Maria mentre tracciava il grafico della funzione alla lavagna.
- Bene - disse il professore in continua oscillazione tra il suo innato sadismo e la tenerezza suscitatale da Maria. - E per spiegare la derivabilità che cosa farebbe? - gli fece aggiungere un rigurgito di sadismo.
Maria aveva già in mente la risposta ma volle lanciare lo stesso uno sguardo verso l'alto. E lì, come si aspettava, trovò le dita di lui disposte a V.
- I punti di non derivabilità sono quelli angolosi - disse Maria mentre tracciava il grafico della funzione valore assoluto alla lavagna.
- Visto che è brava - disse il professore stringendo gli occhi in un ghigno - mi potrebbe trovare una funzione continua in un intervallo ma non derivabile in un sottoinsieme infinito di quell'intervallo? Anzi, facciamo in un sottoinsieme non numerabile di quell'intervallo.
- Continua in un intervallo ma non derivabile in un sottoinsieme non numerabile di quell'intervallo? - ripeté Maria con voce flebile.
- Ha capito bene - disse il professore con compiaciuta spavalderia. Stavolta lo sguardo di Maria non trovò alcun suggerimento nella parte alta dell'aula ma solo un volto pervaso da un senso di mortificata inutilità.
- Può andare a posto - disse il professore dopo un paio di minuti di imbarazzato mutismo di Maria assaporati da lui con grande soddisfazione.
- Grazie - disse Maria al suo vicino una volta tornata al suo posto. Ma poi, non appena la lezione fu finita, scappò di corsa salutandolo velocemente.
Quella notte Maria stentò ad addormentarsi. E, nel dormiveglia, cominciò a vedere il volto del suo salvatore delle ultime file. Lo vedeva bello e raggiante. Ma, improvvisamente, da quel volto spuntarono due folti baffi. E la luce che emanava si spense. Per essere rimpiazzata dall'oscurità del volto gignante del professore.
- Continua ma non derivabile, continua ma non derivabile - diceva il professore con voce beffarda e potente. Poi il tono si fece sempre più cavernoso e il volto s'infuocò.

E un enorme grafico si materializzo gradatamente vicino alla figura infuocata. Quando il grafico fu completato quel demone si mise a scalarlo. Apparendo e scomparendo. E sputando fuoco quando si trovava sui tratti orizzontali più lunghi. Poi, raggiunta la sommità, scrisse delle formule nel vuoto usando le sue fiamme.

Sia ƒ0(x) = x e, per ogni intero n ≥ 0, sia:
ƒn+1(x) = 0.5 × ƒn(3x), se 0 ≤ x ≤ 1/3 ;
ƒn+1(x) = 0.5, se 1/3 ≤ x ≤ 2/3 ;
ƒn+1(x) = 0.5 + 0.5 × ƒn(3 x − 2), se 2/3 ≤ x ≤ 1.

Maria si svegliò terrorizzata con l'immagine del suo salvatore che scompariva tra quelle fiamme.

giovedì, agosto 28, 2014

Marmellata di more 2014

Secondo tradizione inaugurata nel 2010 anche quest'anno abbiamo prodotto i nostri vasetti di marmellata di more. Ma, per la prima volta, abbiamo cambiato posto spostandoci di pochi chilometri e sconfinando nel territorio di in un altro comune. Quello dove abita mia zia che, dallo scorso anno, ci ripete: il prossimo anno venite con me. Ed, effettivamente, la concentrazione di more, vicino a quel fontanile di abbeverazione per le vacche maremmane della zona, era molto più alta. Il che ci ha consentito di cogliere tre chili e ottocento grammi in un'ora e mezza circa con l'aiuto della gentile zia.

Per trasformarle in marmellata abbiamo usato la stessa procedura di tre anni fa. Dopo averle lavate, fatte appassire e aver eliminato i semini, abbiamo ottenuto 2,8 Kg di passato di more. Abbiamo aggiunto 1,6 Kg di zucchero (cioè il 57% ma la prossima volta proverei con il 50%)
e dopo l'ebollizione necessaria (più di un'ora quest'anno ma un po' meno sarebbe stato meglio: è venuta troppo solida) abbiamo ottenuto ..... tre chili e settecento grammi circa di marmellata.
Note per il prossimo anno
Non dimenticare i seguenti utilissimi strumenti: guanti di tessuto nero (ancor meglio guanti di pelle vecchi), uncini e forbici da potatura. Oppure comprare le apposite forbici con prolunga. Per eliminare i semini usare filtro più fine. Tu sai dov'è, tu sai com'è, tu sai perché. Oppure comprare passaverdura elettrico.
Aggiungo le foto di qualche giorno fa. Un acquazzone improvviso ci ha regalato la meraviglia di questo arcobaleno doppio che incorniciava fiabescamente il mio paese natìo. Non avevo mai visto un arcobaleno di una tale bellezza e intensità cromatica.


venerdì, agosto 15, 2014

Un ferragosto matematico: Carnevale della Matematica #76 - Matematica estiva

Il Carnevale della Matematica di Ferragosto 2014, il numero 76, ha come tema: Matematica estiva.
Ad ospitarlo è .mau. e la sua colonna sonora è  la marcia dei 76 tromboni.

Così .mau. introduce il mio e altri contributi simili:

Probabilmente sapete poi che molti di noi pazzoidi matematici abbiamo scritto degli ebook (per gli amici, “librini”) nella collana di 40k Altramatematica, che è tutto meno che roba pesante: non è insomma strano che tra i contributi “estivi”di questo mese se ne parli. Così Dionisoo, in Matematica sotto l’ombrellone, racconta della collana in genere e del suo “La Musica dei numeri”, mentre Paolo Alessandrini recensisce in La narrativa di “Altramatematica” due dei librini di narrativa (matematica, sì…) usciti fino ad oggi, cioè “Partiton”, “Racconti matematici”, mentre Il calendario, la matematica e il Giorno del Giudizio che invece recensisce “Di 28 ce n’è 1″. Sì, siamo autoreferenziali, cosa che in matematica è assolutamente accettata, a meno di paradossi!


Il carnevale si conclude segnalando il prossimo ospite.
Ricordo infine che il 14 settembre la settantasettesima edizione del Carnevale (nome in codice “all’alba melodioso”) sarà tenuta da Mr. Palomar e avrà come tema Matematica mostruosa, spaventosa, vertiginosa. Buona matematica!






lunedì, agosto 04, 2014

Matematica sotto l'ombrellone

Volete godervi una lettura leggera, piacevole e rilassante sotto l'ombrellone? Ma allo stesso tempo vi piacerebbe conoscere qualcosa di nuovo sulla matematica ma anche sulla musica e sui giochi e su molto altro? Come dite? È difficile conciliare i due desideri? Ma no!
C'è Altramatematica. "I numeri sono alla base di tutto ciò che ci circonda, dalla musica ai computer, dal volo degli uccelli in cielo alla pittura. Ma queste cose le sai già. Quello che non sai è che esiste un modo diverso per parlare di numeri, un modo più accattivante, divertente, pop: Altramatematica."

Della collana fa parte anche il mio librino uscito a fine giugno che, a giudicare dalle recensoni, pare stia piacendo. Di seguito ne riporto qualcuna. Se volete acquistarlo le informazioni le trovate qui.







2 di 2 persone hanno trovato utile la seguente recensione
5.0 su 5 stelle Una piacevole sorpresa! 17 luglio 2014 Di Stefania B.Acquisto verificato
Appassionata di musica ma con più di qualche difficoltà nel rapportarmi alla matematica, sono stata colpita sin da subito dal titolo! E il racconto si è dimostrato assolutamente all'altezza delle mie aspettative. L'ho trovato molto avvincente e ben scritto, capace di catturare la mia attenzione nonostante la tematica per me un po' ostica. I personaggi e le varie scene sono così abilmente tratteggiate che, in vari momenti, sembra quasi di avere davanti agli occhi la sceneggiatura di un film! Rendere avvincente la dimostrazione di un teorema matematico così come è riuscito a fare Flavio Ubaldini in questo ebook credo sia il regalo migliore che si possa fare a tutti i ragazzi che iniziano ad accostarsi a questa materia (e anche agli adulti che, ahimé, ne serbano un brutto ricordo dai tempi della scuola). Quando si riesce a trasmettere la propria passione con slancio e creatività si hanno molte più chance di riuscire a instillarla anche negli altri. E già "soltanto" per questo "La Musica dei Numeri" si merita tutte le mie 5 stelle!
2 di 2 persone hanno trovato utile la seguente recensione
4.0 su 5 stelle Bello ma breve 24 luglio 2014 Di Giuseppe Rinaldin Acquisto verificato
Entusiasmante, ma finisce troppo presto!
Avrei desiderato che la sua estensione fosse almeno doppia: la ricostruzione romanzata della scuola pitagorica è coinvolgente, trattata con adeguato rigore senza mai risultare pesante; ma proprio quando ci si è immersi nel piacere della lettura, il libro finisce.

3 di 4 persone hanno trovato utile la seguente recensione
5.0 su 5 stelle La musica dei numeri 14 luglio 2014 Di alessandra tarquini
Consiglio questo breve ebook a tutti, ma soprattutto ai giovani che hanno un interesse per la scienza e a chiunque voglia riconciliarsi con la matematica. Pitagora e i suoi allievi sono personaggi vivi e vivaci che si muovono nel mitologico mondo della Crotone greca tra musica, matematica, storia e quotidianità. E' scritto bene, si legge velocemente, insomma molto molto carino. Aspetto l'uscita del secondo volume.

5.0 su 5 stelle
@g_arcadu, 05/07/2014 15:08
Coinvolgente racconto immaginario di Flavio Ubaldini su Pitagora, i suoi maestri, i suoi discepoli. Ci cala nel mondo magico della Magna Grecia, nella comunità di Crotone dove il Maestro, giramondo dell'antichità, affascina i giovani della sua scuola, con i suoi racconti e divagazioni. Ma soprattutto con le indagini sul numero, "principio primo che cela in se le leggi per interpretare la realtà". Dove quelle indagini non pesano agli allievi, anzi, come si racconta tra storia e leggenda, davvero si ritengono privilegiati nell'essere ammessi alla frequenza della scuola pitagorica! Racconto didatticamente valido che, oltre a contribuire a suscitare la passione per matematica attraverso la sua storia, mostra il metodo della ricerca-scoperta, della formulazione di ipotesi per spiegare fatti e fenomeni. In altre parole, il metodo scientifico.

Ma oltre al mio ci sono anche altri ottimi librini. Eccoli qua. Le informazioni le trovate cliccando sulle immagini.



giovedì, luglio 31, 2014

La nuova Germania mi fa paura

In un suo libro recente un personaggio dice «quello che la Germania non ha fatto con i panzer, lo sta facendo attraverso l’economia». È anche la sua opinione? «È un paradosso. Ma è indiscutibile che la Germania stia schiacciando gli altri Paesi europei. Sono sempre più convinto che nel 1989 si sia verificato uno slittamento di libertà e di dipendenze. Oggi godiamo della libertà politica, di stampa, della libertà di viaggiare, ma tutto è ridotto a una dimensione economicistica. L’economia ha assunto un ruolo di controllo e molte cose non vengono più fatte attraverso l’oppressione, ma attraverso incentivi».
È un estratto dell'intervista a Ingo Schulze (scrittore tedesco) pubblicata su La Stampa. Eccone un altro:

Schulze, la crisi ha reso la Germania più egoista? «Sono sempre più scettico rispetto a quando sta accadendo non solo in Germania, anche in Europa. C’è una crescente polarizzazione e il modello dell’omologazione dei Paesi dell’Est al nostro è fallimentare. Andrebbe messa in discussione l’ideologia della crescita. Ogni volta che c’è un problema, si cerca di risolverlo attraverso il Pil. Ma la disoccupazione non si può affrontare così».Be’, insomma… «Inoltre mi preoccupa il ruolo della Germania in Europa: la sta schiacciando economicamente, facendo un dumping enorme sui salari. Ovvio che gli altri Paesi ne escono a pezzi. Con questa politica, l’euro non può sopravvivere. Inoltre è chiaro che il nostro lusso più recente è esportare distruzione». In che senso? «Ho letto che il 60% dei danni ambientali della Svizzera vengono prodotti all’estero, immagino che le percentuali siano simili per la Germania.

L'articolo inteero lo trvate qui.

mercoledì, luglio 30, 2014

Cammino transappenninico: secondo giorno

Domenica 15 giugno


Dopo le disavventure climatiche di ieri, un'abbondante colazione preparata dalla signora Filomena ci fornisce le energie necessarie per riprendere il cammino. Riusciamo a partire poco dopo le 7:30. Anche da Arsoli a Cervara la salita è media e costante. All'inizio il paesaggio è pieno di ulivi ma, dopo un paio di chilometri di salita gli ulivi scompaiono per lasciar posto
 a una tipica macchia mediterranea alta.
Presto entriamo nel Parco dei Monti Simbruini.
Al bivio per Cervara (1053 m - 502 abitanti), a un chilometro dal paese,

viste le nuvole nere all'orizzonte, riuniamo il consiglio del cammino. E, a grande malincuore, perché avrei voluto vedere Cervara, il mio voto è per il proseguimento verso Subiaco scartando Cervara. Quindi ci separiamo. Io e Zucchero scendiamo verso Subiaco e la nostra amica sale verso Cervara.
Dopo un paio di chilometri di discesa un auto ci supera e si ferma davanti a noi. Dal finestrino posteriore, si affaccia quindi la nostra amica che ha, evidentemente, trovato un passaggio per Subiaco.
Dopo altro paio di chilometri comincia a piovere. Ma, fortunatamente, troviamo quasi subito una pensilina alla fermata del Cotral. L'attesa dura circa un'ora. E, verso la fine, un autobus di passaggio si ferma inaspettatamente. E non ha intentione di ripartire. Fino a quando Zucchero non va lì e dice:
- No grazie.
- Ma siete sicuri con questo tempo?
- Molto gentile ma vorremmo proseguire a piedi.
Poco dopo spiove e ripartiamo. Anche se i tuoni proseguono. - "Il cammino del tuono e della ginestra" dovremmo chiamarlo - mi viene da pensare. Sono le due costanti di questo cammino.
Più ci avviciniamo a Subiaco e più le nuvole si diradano. E, alle porte della città, esce il sole.
Lì, pressanti bisogni fisiologici, ci spingono a fermarci all'Hotel Miramonti. - Il bar è solo per gli ospiti dell'albergo - ci dice il proprietario. Ma, molto gentilmente, ci permette di usare il bagno e ci offre persino un caffè. - La citerò come esempio di gentilezza - gli dico.
A Subiaco la rocca dei Borgia attrae subito la nostra attenzione. Meditiamo se deviare verso l'altura ma, alla fine, desistiamo e ci dirigiamo verso Via dei Monasteri - passando anche davanti alla casa della Lollobrigida - dove c'è la nostra meta di tappa notturna: il Ristorante Belvedere. Molto gentilmente la signora del ristorante ci prepara il pranzo nonostante la tarda ora: degli ottimi strozzapreti con pomodoro e odori. Il giovane cameriere, in risposta ai nostri complimenti, ci dice che il segreto consiste nell'aggiungere pezzetti pomodoro fresco, completi di liquido, verso fine cottura. Complessivamente il ristorante è arredato con grande cura e molto gusto e di lì si gode anche di una bellissima vista.

Per il dopo-pennica pianifichiamo una visita a Santa Scolastica....

giovedì, luglio 24, 2014

Le nostre figlie e il modello Ruby

Nelle ultime settimane ho visto nei vari social-media prese di posizione che non sono riuscito a spiegarmi. Come possono - pensavo - persone che stimo, padri e madri di famiglia, che in altre occasioni si mostrano molto attenti a questioni di morale, mostrare tutto questo entusiasmo per una sentenza, che forse sarà pure giusta da un punto di vista giudiziario. Ma...

Poi qualche giorno fa ho ascoltato la lettura di questo articolo "Le nostre figlie e il modello Ruby" di Maurizio de Giovanni.
Ecco, proporrei a tutti la lettura di tale articolo perché offre molti spunti di riflessione. Ne riporto di seguito qualche stralcio.
+
"Sempre interessante seguire il dibattito post sentenza dei processi aventi Berlusconi sul banco degli imputati. È come trovarsi allo stadio, con opposte tifoserie pronte a intonare cori di esultanza o di disperazione dopo un gol... 

Un teatrino divertente e anche un po' triste, insomma, che da oltre vent'anni caratterizza la politica italiana e ci mette clamorosamente alla berlina in tutto il mondo, contribuendo alla costruzione di uno stereotipo che toglie ulteriore forza alla voce internazionale del nostro Paese. Come se ce ne fosse bisogno.

... le conseguenze istituzionali ... sono immediate ed evidenti... I titoli dei giornali sono univoci: e ora, le riforme. Stabilendo in piena ufficialità l'assunto che il rifacimento della Carta Costituzionale ... dipendano dal fatto che un signore anziano e con una soglia piuttosto bassa di resistenza ai propri residui istinti sessuali abbia o meno avuto conoscenza che una delle signorine di cui si serviva non fosse maggiorenne. 

E tuttavia nessuno si esime dal considerare il solo risvolto politico della vicenda... Ma nessuno che si interroghi, invece, sulle implicazioni morali di quello che è accaduto e che continua ad accadere, a prescindere dal fatto che la signorina Karima all'epoca dei fatti avesse o meno compiuto diciott'anni. Perché se ci fermiamo un attimo a considerare il fatto in sé, lo scenario è tristissimo e dolorosamente emblematico della condizione attuale della nostra etica sessuale. Qui c'è stato un luogo fisico, un condominio addirittura, nel quale alcuni facoltosissimi uomini d'affari, esponenti dell'imprenditoria, della politica e dell'informazione, parcheggiavano ragazze belle e giovani mantenendole nel lusso e nell'assoluto benessere a fronte di prestazioni ludiche e sessuali. Queste ragazze, che ora attaccano pubblicamente la loro collega di origini marocchine per aver posto involontariamente fine a questo bengodi, facevano questa vita con la piena acquiescenza delle famiglie, che godevano indirettamente del così detto indotto di questa piccola impresa produttiva. Se, come si diceva, ci fermassimo a riflettere, dovremmo prendere coscienza che poco, pochissimo conta che uno degli sfruttatori fosse o meno il capo di una parte politica, o che abbia telefonato in questura inventandosi che la fermata fosse la nipote di Mubarak: questo dovrebbe essere al massimo materia per i giornali satirici o per il cabaret televisivo. Quello che invece pesa tanto, e dovrebbe scuotere qualche coscienza in più, è che in uno dei Paesi industrializzati del Magnifico Occidente alcune ragazze belle, intelligenti, istruite e consapevoli non sappiano trovare altra strada veloce per procurarsi un'esistenza soddisfacente che vendersi alle voglie tristi di uomini laidi e loschi, che invece di fare i nonni come l'età gli imporrebbe utilizzano soldi e potere per dare pepe a serate a base di musica, lap dance e pillole azzurre. Da padri e madri dovremmo addolorarci per questo, invece di innalzare peana o canti di dolore per la sorte del politico che ora, finalmente e benevolmente, con un flute di champagne in mano, decide di dare il via agli accordi per le riforme. Le nostre figlie, signore e signori, seguono ormai da anni un modello socioculturale drammatico, che tirerà a fondo la nostra società. La velina, l'olgettina, la ballerina di fila e la fidanzata di calciatore sono il target più gettonato dalle ragazzine che guardano a occhi spalancati lo schermo azzurrino sognando e sperando di poter un giorno diventare Karima. E queste nostre figlie saranno le madri dei nostri nipoti. Il signor B. potrà essere assolto o meno, e la cosa personalmente ci lascia assolutamente indifferenti. Tanto, noi saremo comunque condannati."

lunedì, luglio 14, 2014

Carnevale della Matematica #75: La matematica della musica o la musica della matematica?

Puntuale come un (neu)treno della Ginevra-L'Aquila, il #carnevaledellamatematica #75, ospitato da me su Pitagora e dintorni, è arrivato alle 3:14 del 14/7.
Ovviamente è un carnevale bellissimo. E allora che aspettate ad andarvelo a leggere?


La prossima edizione, quella ferragostana del 14 agosto 2014, sarà ospitata da .mau. e, come tema facoltativo, avrà "Matematica estiva". Sarà l'edizione #76 e, come nome in codice, avrà "canta, canta nella luce".

Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale

martedì, luglio 01, 2014

Il mio primo ebook: La Musica dei Numeri

È stato pubblicato il mio primo ebook. Si intitola "La Musica dei numeri" ed è un racconto di scoperte e competizioni tra gli allievi della scuola di Pitagora.

Che cosa ossessiona Pitagora fino a diventare un incubo e a spingerlo a compiere un’incursione nella bottega di un fabbro? Quale sarà la grande scoperta che lo porterà a rivoluzionare gli insegnamenti della sua scuola di Crotone? Quali le lezioni sbeffeggiate da Ippaso, il più intelligente della scuola ma anche il più ribelle e arrogante? Quale la sua provocazione finale? E che c'entra la musica?

Leggetelo e fatelo leggere. Ché magari poi uscirà pure il secondo del dittico.





Dove lo si può trovare?

bookrepublic
Feltrinelli
Amazon (it, com, de, uk)
iTunes
Il Fatto Quotidiano Ebook store
iBooks per iPad and iPhone
E su altri siti

Se vi servono informazioni su come leggere un ebook su Bookrepublic potete trovare una
Guida all'ebook dove viene anche spiegato come leggere un ebook sul tuo computer di casa.

Aggiornamento del 3 di luglio 

Pare che le cose stiano andando bene.


Aggiornamento del 3 di dicembre
È stato pubblicato il seguito: La Musica dell'irrazionale

lunedì, giugno 30, 2014

Stagione orchestrale estiva: Márquez, Lara, Piazzolla, Gershwin, Milhaud

Il tema principale del concerto stavolta è l'America Latina. Forse a causa del mondiale? Forse perché suoneremo la sera della finale per il 3° posto? Boh! A voi l'ardua sentenza.
In ogni caso, ecco programma e date della stagione estiva dell'orchestra Musikfreunde Heidelberg.

Date

Giovedì 10 Luglio alle 19:30 a Neustadt 

Sabato 12  Luglio alle 19:00 nella Stadthalle di Heidelberg

Come da tradizione, se vi troverete nei dintorni il 10 o il 14 luglio siete invitati ai concerti.




Programma


George Gershwin - Cuban overture

Arturo Márquez - Conga del fuego e Danzón No. 2






sabato, giugno 28, 2014

I mondiali di un emigrante: 2014

Con espressione triste: - Allora siete usciti eh?
- Mejo! Meno pensieri. Pe' noi... Ma pure pe' voi.
Sorridendo: - Vero, vero.

giovedì, giugno 26, 2014

Cammino transappenninico: primo giorno

Venerdì 13 giugno 2014 
Il viaggio in auto verso l'aeroporto comincia con la giusta positività per affrontare il Cammino transappenninico. Anche se, per un cambiamento di orario della Ryanair, stavamo quasi per perdere il volo. Dopo un pranzo da Eataly raggiungiamo Passo Corese con un treno affollatissimo. E, dopo una cena materna pantagruelica, verso mezzanotte andiamo a letto. Durante la notte, la cena, fatta di fritti, salsiccia e broccoletti, coratella e due dolci, si fa sentire.

Sabato 14 giugno
Alle 6:15 ci svegliamo e riusciamo a partire da Scandriglia (535 m - 3140 abitanti) poco prima delle 7:30. Fino a u Passionnaru c'è il sole. Andiamo avanti tra canti e chiacchiere. La salita è medio-dolce e abbastanza costante. Intorno ai 650 m di altitudine gli uliveti scompaiono del tutto per lasciar spazio a un bosco di querce, carpini e aceri. La prima pausa idrica è alla fontana di Bernabè. Salendo ancora, le querce diventano più imponenti. Giunti intorno a quota 900, il cielo si copre e, dopo "u pratu da cerecia", comincia a scendere qualche goccia. Oltrepassato il punto più alto della provinciale a quota 1000 m ridiscendiamo per gli ultimi 5 km.
Alle 10:40, dopo circa 14 Km, arriviamo a Orvinio (840 m - 472 abitanti). E lì esce di nuovo il sole. Spendiamo un tre quarti d'ora tra pizza bianca, caffè e visita del centro storico, dove una signora anziana ci spiega il mistero delle bottiglie e dei gatti. Proseguiamo quindi su di un'aspra discesa in direzione di Vallinfreda. Lì il cielo si oscura e cominciano a scendere goccioloni di pioggia. Ma sono radi. Ci bagniamo ma dopo un po' smette. E ci asciughiamo di nuovo. La cosa non ci disturba. Anzi, forse è meglio del sole battente.
Il paesaggio si trasforma presto in una sorta di altipiano con alture e radure che solo a guardarle viene in mente il bestiame. E infatti presto si odono anche i suoni tipici della pastorizia e si scorgono vacche, pecore e cavalli a punteggiare le radure. Lì entriamo nella provincia di Roma. Dopo un po' si comincia a risalire fino a tornare sopra alla quota di Orvinio: 874 m. A Vallinfreda (316 abitanti) ci fermiamo al ristorante Pappa e ciccia dove prendiamo un succo e un arancino, che non è niente male. Verso le 14 ripartiamo. La strada è tutta curve strette e scende piuttosto rapidamente.
Intorno alle 15 il cielo si oscura di nuovo. E, poco dopo, comincia a piovere a dirotto. Non trovando ripari continuiamo a camminare sotto la pioggia battente per un quarto d'ora circa. Ma già dopo cinque minuti la pioggia comincia a penetrare il tessuto che pensavo impermeabile. Quando ormai anche le scarpe sono zuppe squilla il cellulare. È mia madre. Eravamo rimasti d'accordo che lei e mio padre ci avrebbero portato due dei tre bagagli Dopo qualche minuto, quando siamo alle porte di Riofreddo (705 m - 890 abitanti), i miei sopraggiungono in macchina. Ci troviamo a 5 km dalla meta e alla fine decidiamo di approfittare del passaggio. Raggiungiamo così il B&B Le macchie di Arsoli (470 m - 1670 abitanti) e la signora Filomena (Telefono: +39 338 497 6325) si rivela immediatamente una persona gentilissima. Lei e suo marito ci accolgono subito come fossimo amici di famiglia. Dopo esserci asciugati e sistemati ridiscendiamo e risaliamo verso Arsoli. Dove, nel ristorante della figlia della signora Filomena, assaggiamo degli ottimi arrosticini di castrato. Molto più gustosi e succosi di quelli che vengono solitamente proposti. La cameriera ci spiega che sono tagliati a mano. Girovagando infine per le vie di Arsoli ci imbattiamo in una singolare festa privata. Dove, di fronte alla porta del locale che la ospita, una decina di bimbi neri giocano e schiamazzano.

martedì, giugno 24, 2014

Il mio bisnonno scriveva problemi autodefiniti in versi

Solo dopo la lettura di Crisi d’identità di Marco Fulvio Barozzi ho scoperto che il mio bisnonno, a sua insaputa, scriveva problemi autodefiniti in versi. Lui si esprimeva in dialetto sabino e anche per i versi usava quel dialetto. Ecco quindi il suo problema autodefinito in versi sabini la cui soluzione mia madre mi svelò da bambino.

Tre città della Lombardia
Una Milano e una Pavia
Io t'o dico e tu non 'o sa'
Como se chiama vell'ara città1

In onore e ricordo del mio antenato ho provato a cimentarmi anch'io. Il risultato è ben lungi, in fatto di sintesi, bellezza ed eleganza, da quello quello del mio bisnonno. Ma tant'è.

Tre note della scala inglese
Una è F e una è D
F-D in esadecimale rese
Un nuovo numero che x6 sortì
Un'altra nota della scala inglese
Do a te la risposta così

Su invito di Popinga mando il tutto a identicrisi@gmail.com.


1 Traduzione dal sabino: "come si chiama quell'altra città"

lunedì, giugno 23, 2014

Carnevale della matematica di luglio

Il 14 luglio la 75-esima edizione del Carnevale della matematica (nome in codice: “il merlo tra i cespugli, tra i cespugli”) sarà ospitata da me su Pitagora e dintorni. Il tema sarà "La matematica della musica o la musica della matematica" sottotema "C’è più matematica nella musica o più musica nella matematica?". E, come sempre, tutti i contributi fuori tema andranno benissimo lo stesso.

Lista dei Carnevali passati e futuri

lunedì, giugno 16, 2014

La camminata come metafora della vita

Pianifichi percorsi e tappe. Ma poi ti arriva l'acquazzone... O l'urgano. E sei fortunato se riesci a trovare un riparo. Altrimenti gli eventi ti possono travolgere o spingerti a rinunciare.

martedì, giugno 10, 2014

La matematica degli Hindu: Śulbasūtra, influenze greche e zero posizionale

Lunedì 19 maggio, mentre preparavo l'aula a Mumbai per il corso che avrei dovuto tenere nei giorni successivi, ho notato una cornice appesa alla parete. Dopo una rapida occhiata mi sono accorto che parlava del matematico Bhāskara I esaltandone le qualità di precursore in diversi ambiti della matematica, che solo diversi secoli dopo sarebbero stati ripresi dai matematici europei. Mi è subito venuto in mente che nella mia serie di storia della matematica ho citato la matematica degli Hindu molto marginalmente e solo per introdurre la Matematica islamica. Forse è arrivato il momento di colmare la lacuna, mi son detto. E quindi eccoci qua a fornire un po' più di dettagli su quella matematica e su Aryabhata, Brahmagupta e Bhāskara: i primi grandi matematici del periodo classico indiano. 
Secondo Kline1 non ci sono pervenute tracce dell'utilizzo della matematica in India antecedenti all'VIII sec. a.C. Il più antico documento che contiene qualche esempio primitivo di matematica degli Hindu sarebbero i ŚulbasūtraProdotti in un periodo che va dall'VIII sec. a.C. al II sec. d.C., i Śulbasūtra contengono principalmente le istruzioni e la geometria per la costruzione di altari. Nel corso di tali progettazioni gli Hindu vennero a conoscenza di alcuni fatti geometrici come, ad esempio, il teorema di Pitagora, che compare enunciato in questa forma:
"La diagonale di un rettangolo oblungo produce da sola entrambe le aree che i due lati dell'oblungo producono separatamente"
Ma, come già detto anche per le antiche civiltà, essi possedevano una conoscenza applicativa del teorema di Pitagora senza comprenderne appieno la portata teorica. Furono i pitagorici i primi che ne compresero la profondità e che lo dimostrarono.
Per quanto riguarda invece l'aritmetica si conosce ben poco del periodo dei Śulbasūtra. Ad ogni modo, sia la geometria sia l'aritmetica erano prive di dimostrazioni. Quello che si usava erano solo delle regole empiriche.

Intorno al III sec. a.C. cominciano a comparire i simboli numerici brahmanici. Da notare l'uso di simboli diversi per i numeri da 1 a 9 ma senza che lo zero sia incluso nel sistema.
Kline afferma anche che la matematica hindu sarebbe diventata significativa solo dopo essere stata influenzata dai risultati greci. Producendo quello che viene indicato come il secondo periodo della matematica hindu. Che va dal III al XIII sec. d.C. All'inizio di questo periodo, scrive Kline, la geometria alessandrina influenzò in maniera determinante gli hindu, ma essi avevano un dono speciale per l'aritmetica. Anche la loro algebra è possibile sia stata mutuata da Alessandria, e forse anche direttamente da Babilonia, ma anche qui gli hindu produssero molti risultati.
Per quanto riguarda invece la nascita dello zero posizionale, che determinò lo sviluppo del celeberrimo sistema numerico posizionale hindu in base 10, da cui deriva il nostro moderno sistema di numerazione, gli storici la collocano in un periodo che va dal I al IV sec. d.C. Come esempio si può citare il manoscritto di Bakhshali il cui linguaggio implica una stesura non successiva al IV sec. d.C. Sebbene la prima occorrenza che indiscutibilmente mostra il simbolo dello zero compaia in una iscrizione ritrovata nel tempio Chaturbhuja di Gwalior e datata 876 d.C. Altri storici ritengono che uno dei primi esempi di un uso posizionale dello zero lo si possa trovare nella traduzione in Sanscrito di un testo del V sec. d.C. di cosmologia Giainista il cui originale è andato perso: il Lokavibhaga.
Per concludere, l'ipotesi più probabile è che lo zero posizionale sia stato usato sporadicamente per un certo periodo iniziato tra il I al IV sec. d.C. E che a partire dal VII sec. d.C. il suo uso abbia prevalso e sia entrato nell'uso comune.
È abbastanza certo, invece, che intorno al 500 l'astronomo Aryabhata cominciò a usare la parola kha ("vuoto") a significare "zero" in una disposizione tabellare delle cifre. Ma di Aryabhata, insieme a Brahmagupta e Bhāskara, parleremo nella prossima puntata.


Puntate precedenti...

Indice della serie



1 Morris Kline, Storia del pensiero matematico - Einaudi

Amore e odio

Pubblico un'interessante discussione che ha avuto luogo su facebook.

Dioniso Non riuscire a essere quello che si sarebbe voluti essere o ad avere quello che si sarebbe voluto avere genera spesso un odio verso quella cosa?

P.T. E' più difficile digerire un proprio fallimento che l' assenza di qualcosa o qualcuno che nn si e' riusciti a trattenere nella nostra vita
E.K. Ciao, poni una questione complessa.. È difficile rispondere su feisbuc
M.C. no, per me, semmai genera ulteriore amore.
B.V. la volpe e l'uva? (se non odio, almeno un disdegnoso disinteresse, per "salvare la faccia" con se stessi)
Dioniso @M.C., quella di cui parli tu è la reazione virtuosa. Ma purtroppo a volte si può innescare pure quella viziosa. A me è capitato di vivere entrambe le esperienze e anche di osservarne i sintomi in altre persone.
M.C. La mia è esperienza personale: io nella vita avrei voluto fare qualcosa che fosse inerente alla musica (eventualmente anche a livello professionale), per svariati motivi che ora sarebbe noioso analizzare, non ci sono riuscito. Ma questo non mi ha assolutamente impedito di amarla in maniera ancora più appassionata. E comunque, non è ancora detta l'ultima...

mercoledì, giugno 04, 2014

Riflessioni sulla violenza misogina - di Brian Levinson

Ieri Il Post ha pubblicato una traduzione dell'articolo "I Could Have Been Elliot Rodger" che Brian Levinson ha scritto su Slate. L'ho letto e mi pare contenga riflessioni interessanti sulle frustrazioni sessuali e misogine che possono spingere un ragazzo a uccidere sei persone. Di seguito ne riporto una sintesi.

"Ciascuno può trovare i propri motivi per disprezzare le 141 pagine del manifesto di Elliot Rodger, il 22enne che la settimana scorsa ha ucciso sei persone e ferito altre tredici in California. Il testo è un tale miscuglio di misoginia, razzismo, autocommiserazione, arroganza ...
Anche io ho le mie ragioni per odiare quel manifesto: avrei potuto esserci io, al posto di Elliot Rodger.
Da adolescente e studente universitario, avrei potuto scriverla io, una tirata del genere. ... Dopo aver letto il manifesto di Rodger, ho ripensato al ragazzo che avevo smesso di essere: un tizio il cui pendolo emotivo oscillava costantemente fra rabbia e tristezza; uno che pensava che avere una ragazza avrebbe risolto tutti i propri problemi, e che provava un piacere grottesco a riversare la propria rabbia su ragazze che non avrebbe mai potuto avere e ragazzi che non avrebbe mai potuto essere.

Io e Rodger abbiamo lo stesso profilo psicologico di altri mattoidi solitari..
.
Fatemi spiegare meglio.

Tutti ci sentiamo soli, ogni tanto. Ciascuno ha dei momenti in cui si sente inadeguato, invidioso, e scettico riguardo le proprie capacità. A tutti capita di arrabbiarsi e non sentirsi amati a sufficienza. Specialmente durante l’adolescenza, quando gli ormoni, una devastante pressione sociale e una nuova e inesplorata indipendenza girano 
all'impazzata dentro di noi come palle da biliardo.
Per la maggior parte delle persone, questi sentimenti sono come l’erbaccia. Crescono, mettono la testa al sole e poi seccano. Ma per certi giovani maschi sono come un rampicante. Crescono senza controllo dentro di te, fino a che la tua personalità è nascosta da strati e strati di questa robaccia. Diventi come una specie di piccola palletta colma di energia negativa (come mi definì un mio amico alle superiori). E tutto questo è generato da un unica ragione: che la vita è ingiusta, e tu non puoi farci nulla.

L’infanzia procedeva su un binario preciso: obbedisci alla tua famiglia e alle maestre, e tutto andrà bene. L’adolescenza, al contrario, è una cosa completamente diversa. Nessuno ti spiega le regole di questo gioco, che quindi ti risultano incomprensibili..
.
Per tutta la vita, i tuoi genitori e insegnanti continuano a ripeterti che sei unico e meraviglioso, e che puoi raggiungere qualsiasi obiettivo se ti impegni a sufficienza. Ma dopo la pubertà, quegli sforzi peggiorano le cose di molto. Più provi a integrarti con quelli popolari e più diventa ovvio che non diventerai mai loro amico. Più provi a fare colpo su una ragazza, e più assomiglierai a Ralph Winchester in
 quella famosa puntata dei Simpson («Quindi, ehm, ti piace… fare delle cose?»).
Dal momento che non le capisci, le regole dell’adolescenza possono trasformarti da una persona solitaria a un labirinto di contraddizioni. Odii i ragazzi di successo che ti rifiutano, ma al contempo vorresti tanto essere uno di loro. Odii te stesso per essere un mattoide solitario, ma al contempo credi di essere meglio di chiunque ti stia attorno – più intelligente, sensibile e consapevole di quanto gli altri possano immaginare...

È molto facile prendere in giro la pretesa di Rodger secondo la quale «si meritava» una ragazza. Ma l’unico modo che conosceva per meritarsi qualcosa era comportarsi bene, in un sistema nel quale chi invece fa cose sbagliate riceveva una punizione. Sbriga le faccende di casa, riceverai il permesso di fare cose. Rompi la finestra di un vicino, e sarai messo in punizione. Quando nei suoi rapporti adolescenziali Rodger è stato punito per quello che lui riteneva “un modo giusto” di comportarsi, ha di conseguenza risposto con l’autocommiserazione, che ha gradualmente lasciato spazio alla rabbia.

Ma in che modo Rodger – e qualsiasi altro ragazzo solo e con problemi psicologici – avrebbe potuto comportarsi in modo diverso? Durante l’adolescenza, gli ormoni trasformano il tuo corpo in una pubblicità ambulante per il Viagra, e i tuoi pensieri in un film porno proiettato a ripetizione. Ma al contempo le ragazze ti spaventano e spiazzano. Sono semplicemente così 
diverse –  ”un equivoco di donna”, come scriveva Jeffrey Eugenides - impossibili da comprendere. Spesso, non sembrano nemmeno umane: puoi cercare di capirle solo come insieme di più parti – facce, voci, braccia e – chiaro – quegli occhi che ti lasciano inchiodato al muro, scosso.
Dal momento che non le capisci, è facile trasformare le ragazze in esseri magici, il cui amore ha lo stesso effetto taumaturgico del sangue di unicorno. La gioia che ricaverai da una relazione con loro compenserà la tua mancanza di popolarità. Legittimerà la tua intelligenza, sensibilità e gentilezza. In sintesi proverà a te e a tutti gli altri che sei un essere umano, come tutti gli altri.

Ovviamente, applicare la propria logica giovanile a cose complicate come il sesso, l’amore e le relazioni con gli altri è impossibile. Crescere vuole anche dire accettare che gran parte di queste cose siano incomprensibili. Siccome i mattoidi solitari non afferrano questo concetto, l’incessante ripetersi dei loro futili ragionamenti li spinge a un livello di disperazione sempre più profondo.

Se credi che l’amore sia la soluzione a tutti i problemi della tua vita, ma al contempo non riesci a essere amato, la violenza diventa una via di fuga affascinante. E indirizzare la tua violenza verso altre persone significa essere legittimati – seppure per pochi attimi – ad avere totale controllo di chi perde e chi vince in questo gioco incomprensibile.

Per me, la parte più inquietante del manifesto di Rodger è quella in cui lui scrive: «Dopo aver preso in mano il fucile io… ho provato una sensazione tutta nuova di potere. Chi è adesso il maschio alfa, eh, stronze?, pensavo dentro di me rispetto a tutte quelle ragazze che in passato mi avevano guardato dall'alto verso il basso»
Non so spiegarmi la ragione per cui una larga maggioranza dei ragazzi solitari, negli Stati Uniti, cresce e diventa una schiera di persone normali come me, mentre altri finiscono nella voce di Wikipedia “Folli attentatori statunitensi”. Io stesso mi spacciavo per un intellettuale, ma avrei scambiato volentieri una lettera di ammissione a Harvard con un bacio di una mia compagna che chiamerò Cinzia. Sono rimasto vergine fino a un anno dopo la fine dell’università.

Klebold e Rodger avevano degli amici; Cho aveva una famiglia che lo amava, palesemente. Perché questi ragazzi hanno preso in mano un fucile, mentre io no? Forse è stato merito dei miei genitori: come molti cinquantenni 
liberal e urbanizzati detestano l’uso delle armi. Da piccolo, non mi era permesso giocare coi fucili. Forse è stato merito dell’epoca in cui vivevo, prima di Columbine, quando l’omicidio di massa non era ancora una soluzione praticabile per l’affermazione di sé.
Prima di cavarmela così facilmente, vuoto il sacco: io lo ero, violento. Non ho mai fatto male a nessuno, fisicamente, tanto meno a una ragazza. Ma dal punto di vista sentimentale ho abusato di ogni ragazza che mi ha rifiutato. Alle superiori, ho definito Cinzia «una disgustosa puttana» dopo averla vista accoccolarsi assieme al proprio ragazzo durante una gita di classe. Al college, mi sono presentato ubriaco davanti alla porta di una ragazza che aveva appena deciso di interrompere la nostra relazione di due settimane, la sera dopo che lei mi aveva mollato: bussai e urlai finché lei non minacciò di chiamare la polizia. Dopo la laurea, quando una serata coi miei colleghi finì con la ragazza per cui avevo una cotta che veniva accompagnata a casa da uno sconosciuto, urlai davanti ai miei colleghi che la mia vita sarebbe stata migliore «se solo la stronza fosse morta». I miei capi erano sconvolti; quando mi licenziarono il giorno dopo, mi diedero la notizia in uno studio psichiatrico a più di 15 chilometri di distanza; temevano che dessi improvvisamente di matto in ufficio.

Oggi le cose vanno molto meglio. Ho una fidanzata meravigliosa e faccio un lavoro che mi piace. L’età e gli antidepressivi mi hanno ammorbidito, e una dieta più salutare e un regolare esercizio fisico hanno aumentato la mia autostima. ... 
Ma l’Elliot Rodger che è in me non è scomparso. Non è attivo quanto lo era un tempo, ma temo che sarà sempre lì: ad aspettare il prossimo momento in cui mostrare a tutti chi è il maschio alfa, ora, stronze."