mercoledì, gennaio 28, 2009

Astrologia, omeopatia e scienza: la falsificabilità come criterio di demarcazione

Mi ricollego al discorso sull'omeopatia cominciato qui e proseguito qui.

Lo faccio citando alcuni osservazioni del pensiero di Karl Popper.

Secondo Popper le teorie scientifiche sono asserzioni universali e dunque possono essere solo falsificate dall’esperienza.
L'affermazione “Tutti i corvi sono neri” non può essere verificata dall’osservazione di qualunque numero, per quanto grande, di corvi neri, ma può essere falsificata dalla sola osservazione di un singolo corvo non-nero.

Dall'altro lato invece le asserzioni esistenziali (esiste qualcosa
così e così) possono solo essere verificate dall’esperienza, ma mai falsificate
.
L'affermazione “Esiste un corvo rosso”, può essere verificata dalla sola osservazione di un singolo corvo rosso, ma non potrà mai essere falsificata dall’osservazione di qualunque numero, per quanto grande, di corvi non rossi. Si potrà sempre affermare che il corvo rosso esiste, ma non è ancora stato osservato.

La caratteristica distintiva della scienza non è quindi la sua infallibilità, ma la sua fallibilità.
L’onestà scientifica non impone quindi di confermare le proprie teorie ma di cercare invece di confutarle.
Le teorie scientifiche si distinguono dalle quelle pseudoscientifiche per il fatto di essere falsificabili: possono essere contraddette dall’esperienza.

Le teorie pseudoscientifiche o metafisiche sono invece infalsificabili o per la loro forma logica (asserzioni esistenziali, alla cui categoria appartengono molti dei dogmi religiosi) o per l’atteggiamento metodologico dei loro sostenitori che le rendono immuni dalla confutazione con stratagemmi ed “ipotesi ad hoc” (a questa categoria appartengono invece ad esempio astrologia ed omeopatia).

Popper, come tipici esempi di pseudoscienze che non soddisfano il requisito della falsificabilità citava l’astrologia, il marxismo e la psicoanalisi.
"Queste teorie sono in grado di “spiegare” praticamente tutto (“un marxista non può aprire il giornale senza trovare innumerevoli conferme della propria teoria”), ma i loro sostenitori non sono in grado, anzi si rifiutano, di specificare di fronte a quale tipo di evidenza contraria sarebbero disposti a considerarle confutate."

In seguito Kuhn e Lakatos mostrarono che la teoria di Popper era un'esemplificazione. Probabilmente in futuro qualcun altro mostrerà che anche le loro teorie epistemologiche sono delle esemplificazioni.

L'esemplificazione di Popper però approssima molto bene la realtà.

Leggendo queste teorie mi è tornata alla mente un'assurda trasmissione televisiva condotta da Vespa (penso si trattasse di Porta a porta) in cui si metteva a confronto un unico membro del CICAP con una pletora di astrologi e difensori dell'astrologia. Ovviamente il cicappino, che seguiva l'approccio scientifico, veniva subissato e messo a tacere da maghi, astrologi e relativi clienti che lo tacciavano ripetutamente di emettere sentenze da una cattedra, di avere delle certezza e di non voler mettere in discussione le proprie convinzioni.

Popper ci insegna che la realtà è esattamente opposta: chi mette continuamente in discussione le proprie convinzioni sono proprio quelli che seguono l'approccio scientifico.

Inserisco il collegamento alle dispense che hanno ispirato questo post.

venerdì, gennaio 23, 2009

giovedì, gennaio 22, 2009

Obama e la religione civile statunitense

Ho letto l'articolo
La religione civile di Barack di ALEXANDER STILLE. L'ho trovato interessante.
Cito uno stralcio.

Obama è diventato una specie di test delle macchie di Rorschach universale, dove ognuno vede quello che vuole vedere. Al tempo stesso, assistere alla curiosa coreografia dell'inaugurazione di Obama - per molti non americani è la prima volta - potrebbe produrre uno shock. Il giuramento sulla bibbia di Lincoln, i riferimenti a Dio, la lunga preghiera che ha preceduto il discorso del neopresidente, lo sfrontato patriottismo e il sentimento sublime di una finalità nazionale specificamente americana sembrano qualcosa di profondamente estraneo per molti europei. Oltre a esporre elementi familiari del suo programma, Obama ha fatto riferimenti specifici alla grandezza dell'America, a Dio e ai padri fondatori.

Quello a cui stanno assistendo è una tradizione retorica peculiare ma importantissima, appropriatamente definita la "religione civile dell'America". Secoli di guerre di religione hanno bandito Dio dal discorso pubblico in gran parte dell'Europa, e il flagello del fascismo ha reso il nazionalismo qualcosa di molto controverso sul vecchio continente: per questo la liturgia civica americana sembra qualcosa di arcaico ed estraneo. (Un articolo su queste pagine, appena qualche giorno fa, sottolineava l'assenza della religione civile in Italia.)
Più di quarant'anni fa, il sociologo americano Robert Bellah scrisse un saggio fondamentale intitolato La religione civile in America, partendo dai numerosi riferimenti a Dio e a un fine superiore presenti nel discorso inaugurale di John Kennedy.

.....

Naturalmente, come riconosce Bellah, la religione civile dell'America non sempre è stata usata a fin di bene. È stata usata come giustificazione per il Manifest Destiny [la "missione" degli Stati Uniti di espandersi nel continente americano], la guerra contro il Messico e per la negazione dei diritti civili e politici degli indiani. Ovviamente, George Bush ha usato una sua forma di religione civile con i suoi discorsi sull'"asse del male" e la sua affermazione che la libertà era un diritto divino che l'America aveva il dovere di diffondere in tutto il mondo.
Ma considerando la profonda forza emotiva di questo linguaggio, e alla sua capacità di fissare le priorità nazionali - la guerra alla povertà, la corsa alla Luna, i diritti civili - Obama è sempre stato estremamente abile nell'attingere al filone jeffersonian-lincolnian-kennedian-martinlutherkinghiano di questa tradizione. Il nuovo presidente cerca di sfruttare la forza di questa tradizione per contrastare la versione più nazionalistica usata da Bush, e per metterla al servizio del suo nuovo e diversissimo programma.

Non sapevo che questo concetto della "religione civile dell'America" fosse stato elaborato teoricamente. Era un concetto a cui ero un po' inconsapevolmente arrivato osservando i diversi atteggiamenti dell'americano medio messi a confronto con quelli dell'europeo medio. Ho trovato interessante leggere l'articolo di wikipedia che descrive il lavoro di Bellah.

Per quanto riguarda le sensazioni invece, a parte l'ultimo paragrafo, mi trovo abbastanza vicino ad alcune di quelle descritte da Mario Giordano in
Caro Barack, tutto qui?.
Spero anch'io che sia una mia mancanza.

Certo che la chiusura di Guantanamo è sicuramente un'iniziativa molto apprezzabile.

Staremo a vedere...

venerdì, gennaio 16, 2009

Mapping the Long Human History - la Matematica contro il razzismo

Per la parte iniziale di questo post ho liberamente tradotto e interpretato dei pezzi di questo Articolo.

Chiunque fosse visse pressappoco alcune migliaia di anni fa da qualche parte in estremo oriente - probabilmente a Taiwan, in Malesia o in Siberia e non fece nient'altro che nascere, vivere, riprodursi e morire.

Eppure proprio lui è l'antenato di ognuno di noi. Proprio così! Di ogni essere umano che attualmente popola la terra. L'uomo che si trova in un nodo comune a tutti gli alberi genealogici di ognuno dei sei miliardi e mezzo di esseri umani che popolano il nostro pianeta.

E la cosa interessante è che tale progenitore non visse proprio tantissimi anni fa come ci si aspetterebbe. Visse più o meno ai tempi del regno di Tutankhamen, forse addirittura ai tempi degli antichi Greci. C'è persino una remota possibilità che il nostro progenitore condiviso sia vissuto ai tempi di Cristo.

Steve Olson dice che il fatto che quella persona sia esistita è "una certezza matematica".
Lo afferma nel libro "Mapping Human History" in cui cerca di ricostruire i percorsi genealogici del genere umano a partire dalle sue origini in Africa più di centomila anni fa.

Ci sono persone che si affannano a ricostruire il proprio albero genealogico, spesso con la celata speranza di trovarvi antenati illustri; ma ben pochi si rendono conto quanto intricate siano le connessioni di quell'albero. Specialmente quando si va all'indietro di diverse generazioni.

Con l'aiuto di uno statistico, un informatico ed un calcolatore, Olson ha calcolato quanto l'albero genealogico dell'umanità sia interconnesso. Olson si è accorto che basta risalire i rami dell'albero fino ad un periodo che va tra i duemila ai cinquemila anni fa per trovare qualcuno i cui discendenti siano tutti gli esseri umani attualmente in vita.

Olson si è spinto oltre e ha trovato che andando indietro ancora un po' — tra i cinquemila e i settemila anni — risulterebbe che per ogni persona vivente a quel tempo ci sono solo due possibilità: o tale persona è un antenato di tutti i circa 6 miliardi di persone che popolano attualmente la terra, oppure la linea di discendenti di tale persona si è estinta e tale persona non ha quindi più nessun discendente.

Questo implica che se uno potesse usare una macchina del tempo, tornare al 3000 a.C. ed entrare in un villaggio qualsiasi ci sarebbe un probabilità molto alta che molti degli abitanti di quel villaggio siano suoi antenati.

La conclusione però più interessante implicata dal suddetto studio è che tutti noi abbiamo antenati di ogni colore, etnia e credo religioso (almeno delle religioni che esistevano cinquemila anni fa).
Un interessante corollario è quindi che ogni nazista aveva un ebreo tra i suoi antenati, così come ogni membro del KKK annovera almeno un nero tra i suoi antenati.

Come è possibile?

Penso che la spiegazione risieda nel fatto che l'albero genealogico non è un albero secondo la definizione matematica.
La differenza fondamentale è che nell'albero matematico ogni nodo può avere al più un nodo genitore. Mentre nell'albero genealogico ogni nodo possiede due nodi genitori.
Questa differenza fa sì che il numero di nodi dell'albero matematico (completo) crescano esponenzialmente man mano che i livelli (generazioni) crescono.
Mentre il numero di nodi dell'albero genealogico cresceranno molto più lentamente.

Infatti nell'albero matematico non esistono intrecci: esiste un unico percorso che conduce da un figlio ad un qualsiasi antenato (due vertici qualsiasi sono connessi da uno e un solo cammino). Mentre nell'albero genealogico i percorsi possono essere molti.

Per approfondimenti

Libro

Articoli:
Short History of Mapping

Mapping Human History
Commenti sul libro e autore con intervista

Altri strutture usate nello studio della genealogia:

Ahnentafel

Genealogy software

Tabella di consanguineità

Sistema di numerazione genealogica

Genogramma

lunedì, gennaio 12, 2009

Neckar ghiacciato

Sabato sera Zucchero mi ha detto che passando con il tram sul ponte le era sembrato di vedere del ghiaccio sul Neckar.
Domani andiamo a controllare!
Le ho risposto eccitato.
Proprio il giorno prima mio padre, sentendomi raccontare delle bassissime temperature, mi aveva chiesto: ma il fiume si è ghiacciato?!

Io avevo risposto: noooo!! Le temperature dovrebbero essere più basse e sarebbe necessario più tempo....!!

In realtà è stato necessario più tempo: un giorno!

Domenica pomeriggio siamo andati sul Neckarwiese con degli amici e siamo stati testimoni dell'evento eccezionale: il fiume era effettivamente ghiacciato.
In molti tratti la superficie ghiacciata si estendeva da sponda a sponda.
Pare che l'evento non si verificasse da 46 anni: inverno 1962/63.
Secondo i testimoni del lontano evento, allora si videro persino delle automobili attraversare il fiume.

Lo spessore stavolta invece non è sufficiente per sostenere una persona. Sul fiume non si poteva quindi neppure pattinare, ma i bambini si accontentavano di farlo sul prato ghiacciato.

Le anatre invece riuscivano a pattinare!

Il traffico navale è stato bloccato. Anche la Mosella è ghiacciata e anche tratti del Reno, che è un fiume più caldo.









domenica, gennaio 11, 2009

Concerto AufTakt

Questa è la foto di Probenwochenende (fine settimana di prove) estivo con la "Auftakt Orchester": l'orchestra in cui suono.
Anche questa fine di settimana ci ha visti impegnati in un Probenwochenende al solito Jugendherberge di Zwingenberg, ma purtroppo non abbiamo potuto scattare alcuna foto di gruppo. I 10 gradi sottozero e la neve gelata sotto i piedi (nonostante le suolette con pellicciotto acquistate recentemente) avrebbero reso l'attività poco piacevole.... ma magari divertente...

Ci saranno altre due prove, poi la prova generale e poi, Venerdì 23 gennaio, il primo concerto.
Per diverse vicissitudini non sono riuscito ad essere presente alle sole due prove effettuate con il violoncello solista. L'ulima opportunità che avrò sarà la prova generale del mercoledì. Speriamo bene....

Come dicevo quindi, venerdì, 23 gennaio alle 20:00 a Laudenbach (Bergstraße) e sabato 24 gennaio alle 19.30 ad Heidelberg (Lutherkirche) si terranno i due concerti della "Auftakt Orchester".

Il programma sarà:

1. Antonín Dvořák: Concerto per Violoncello in Si minore Op. 104, B. 191 (1895).

Pare che Dvořák volle scrivere questo concerto dopo aver assistito all'esecuzione di un concerto per violoncello del compositore irlandese Victor Herbert. Risultò così ammirato dalle possibilità che la combinazione di violoncello e orchestra offriva che volle cimentarsi pure lui in tale esercizio. Da allora il concerto è considerato uno dei migliori del suo genere e oggi viene eseguito molto spesso.

Qui c'è l'interpretazione di Rostropovič:

Prima parte


Seconda parte


2. Pëtr Il'ič Čajkovskij (Пётр Ильи'ч Чайко'вский): Sinfonia n. 2 in Do minore, Op. 17 (1872).

La Seconda sinfonia, anche nota come "Piccola Russia", usa tre temi tratti dal folklore ucraino.
Nella parte iniziale del primo movimento un corno solista suona una variante ucraina del tema "Lungo la Madre Volga".
Nella parte centrale del secondo movimento il compositore cita il tema popolare "Fila, o mia filatrice".
Il quarto movimento, qui sotto interpretato da Georges Enescu con la Philharmonic di Bucarest, cita il tema popolare de "La gru" sviluppandolo in una serie di variazioni sempre più complesse.



3. Johan Christian Julius Sibelius: Finlandia, Op. 26 n.7 (1899-1900).

Questo poema sinfonico fu scritto per festeggiare l'indipendenza del Granducato di Finlandia dalla Russia, nel 1899.
Si compone di un unico movimento suddiviso in diverse sezioni. Verso la fine compare una melodia lenta in seguito divenuta molto famosa e ribattezzata Finlandia-hymni.
Più tardi Sibelius rielaborò il "Finlandia-hymni" rendendolo un pezzo indipendente per il quale nel 1941 lo scrittore Veikko Antero Koskenniemi scrisse dei versi.
Nel 2001 venne presentata al parlamento finlandese una mozione per trasformarlo in inno nazionale, ma la richiesta fu respinta.

Se vi troverete a passare da queste parti siete invitati.

mercoledì, gennaio 07, 2009

Natale Russo Ortodosso

Ieri i nostri amici/vicini di casa novelli sposi, che purtroppo a breve traslocheranno in un appartamento più grande e non saranno più nostri vicini, hanno condiviso con noi questo piatto dolce di riso bollito con frutta secca e uvetta.
Ci hanno detto che è una tradizione del Natale Russo Ortodosso, che cade per l'appunto il 6 gennaio, quella di condividere tale piatto con i (buoni;-) vicini e con le persone a cui si vuole bene.
Nella fotografia ci sono purtroppo solo i resti sopravvissuti alla mia voracità. La ciotola inizialmente era piena.

domenica, gennaio 04, 2009

Pane al Kamut

Essendo il nostro fornaio di fiducia momentaneamente chiuso, venerdì ho comprato il pane dal fornaio iperbiologico. Da questo fornaio non abbiamo ancora individuato un pane preferito. Ogni volta scelgo quindi qualcosa di nuovo.
Stavolta cercavo un pane non troppo scuro poiché volevo usarlo per gustare la nuova produzione di olio di Dionispapà e i pani troppo scuri sono notoriamente poco adatti a tale scopo in quanto poco porosi.
Individuo una pagnottina che pare soddisfare i prerequisiti. Chiedo alla ragazza quali siano le farine utilizzate per la preparazione della suddetta. Mi dice un nome che non conosco e neppure capisco. Percepisce il mio disorientamento. Spiega: un cereale che è una sorta di protograno (Urweizen).
Bene, la prendo!

Accanto alla pagnottina di Urweizen ce n'era un'altra leggermente più scura.
Quella invece che cos'è?
È la stessa cosa, ma con dei semi di papavero (Mohn) in superficie.
Ah! Me la sostituisca con quella, va! Un po' di papavero fa sempre bene.

Ieri sono tornato alla panetteria e mi sono fatto compitare il nome del cereale pensando che fosse un cereale noto. Kamut, dice la ragazza. Controlla una tabellina e pare che in inglese e in francese si usi lo stesso nome.

Tornato a casa ho controllato su wikipedia ed ho scoperto che si tratta in realtà di un nuovo cereale che anche in Italiano, ma anche in tutte altre le lingue del mondo, si chiama Kamut.

Come faccio ad essere sicuro che anche in tutte altre le lingue del mondo si chiami Kamut? Semplice! Si tratta di un marchio registrato della società americana Kamut International.

In realtà pare che sia una sorta di grano duro (Zucchero se ne era già accorta dal solo odore) ma più ricco di proteine e di selenio.
Il pane era molto buono, anche perché era appena sfornato, ed adatto alla degustazione dell'olio. Il fatto però che sia preparato con un cereale brevettato non è che mi piaccia molto.

giovedì, gennaio 01, 2009

Capodanno solitario a frittélli e champagne e nevralgia posterpetica

Quest'anno, per la prima volta da quando siamo insieme, abbiamo trascorso sia S. Silvestro che Capodanno da soli in casa.

Per allietare un po' la serata ho pensato di preparare un piatto tradizionale del mio paese per le cene del 24 ed il 31 dicembre: i "frittélli co é cime" (frittelle di cavolfiori). Ho voluto però sperimentare un pochino accostando al cavolfiore anche altri due membri della famiglia (brassica oleracea, che secondo la teoria del triangolo di U, è strettamente imparentata con altre cinque speciedi Brassica) mettendo a confronto cavolfiore (brassica oleracea botrytis), broccolo romanesco (variante di brassica oleracea botrytis, la cui prima documentazione si registra in Italia nel XVI sec. d.C.) e broccolo siciliano (brassica oleracea italica, la cui prima probabile documentazione si registra in Italia ad opera di Plinio il vecchio nel I sec. d.C.).
Purtroppo mancavano i nostri amati broccoletti (brassica rapa ruvo), che una volta fritti donano il meglio della loro gradevole anima amarognola.
Abbiamo voluto provare un'accostamento ardito e totalmente fuori dalla tradizione: frittélli e champagne!
All'antipasto di frittélli abbiamo aggiunto dell'affettato di petto d'oca e abbiamo infine concluso con le tradizionali lenticchie con salsicce sabine ed una sovrabbondanza (soprattutto mia) di dolci.

Alla fine comunque la cena non è stata totalmente solitaria. Sugarbrother ha infatti insistito affinché acquistassimo una webcam per brindare insieme. Io ero scettico, ma alla fine il 31 pomeriggio abbiamo effettuato l'acquisto.
Abbiamo così cenato collegati in diretta con la tavola di Sugarbrother.

Alle 22:30 eravamo già a letto con la panza piena. Verso le 23:30 ci siamo addormentati e alle 00:15 Zucchero si è svegliata di nuovo e ha nuovamente attivato la diretta per il brindisi. Io invece non ce la facevo e ho continuato a sonnecchiare.

Per Capodanno abbiamo iniziato il pranzo con un antipasto di frittélli avanzati. L'accostamento stavolta è stato leggermente più vicino alla tradizione: Brunello di Montalcino.

L'antipasto è stato seguito da uno dei cavalli di battaglia di Zucchero: cannelloni di grano saraceno con porcini.

Per quanto riguarda il mio contagio con il sacro ((s)f(u)og(c)o di S. Antonio) pare che l'infezione sia passata. Il dolore invece persiste.
L'altro ieri sono andato alla clinica dermatologica per questo motivo e mi hanno detto che alla Salem Krankenhaus hanno sbagliato a non somministrarmi una terapia antidolorifica preventiva per evitare che il dolore perduri dopo la guarigione dall'infezione.
Ho sviluppato quindi la cosiddetta Nevralgia posterpetica.
Ora sto seguendo la terapia antidolorifica, ma mi hanno detto che se fosse stata somministrata prima sarebbe stata molto più efficace.
Sull'articolo di wikipedia ho letto che alcune testimonianze di pazienti hanno suggerito che il fumo di marijuana allevia il dolore allo stesso modo in cui lo allevia per la sclerosi multipla. La mia terapia però non prevede l'uso di tale metodo....

lunedì, dicembre 29, 2008

Rientro

Ieri sera siamo tornati alla base.

Siamo partiti sabato dopo una visita mattutina fuori programma all'ospedale di Rieti, dove il 25 è stata ricoverata mia nonna.

Al ritorno da Rieti il mio piede era molto dolorante. Dopo circa 30 Km Dionismammà è scesa e Zucchero mi ha sostituito alla guida.
Tranne un tratto di circa un'ora dopo aver superato il tratto appenninico, in cui sono riuscito a tornare alla guida, Zucchero ha resistito fino alla nostra solita tappa presso l'affittacamere In Riva Al Lago di Como.

La sera abbiamo mangiato la solita pizza napoletana nella pizzeria Ramses di Como.
Pizza napoletana a Como in una pizzeria con un nome antico egizio?!
Eppure fanno una buona pizza stile napoletano e ovviamente i gestori sono partenopei.

Ieri mattina, nonostante la sveglia spontanea alle 7:30, tra colazioni e pulizie varie, siamo riusciti a partire solo verso le 10.

Dopo una sequela senza precedenti di tappe fisiologiche obbligate, ci siamo fermati verso le 12:30 per il pranzo nella nostra solita area di servizio Svizzera del (Marché dopo Lucerna.


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Nonostante tutto, alla fine il viaggio è andato bene. Il piede era meno dolorante e sono riuscito a guidare di più.

Oggi Zucchero lavora e io sto a casa, ma non sono a riposo. Ho passato la mattinata tra spesette varie per riempire il frigorifero vuoto e per procurarmi dei pantaloni adatti alle temperature glaciali.
L'attività più pesante e che mi vede ancora impegnato è però senz'altro lo svuotamento del cofano della Bora familiare, pieno di cibarie (panettoni, torroni e vari dolci fatti a mano, salsicce, taniche d'olio d'oliva, cipolle, agli, lardi, salami, formaggi, tonno, funghi, paste, uova, ceci, lenticchie, fagioli, farro, cicerchie, bottiglie di vino e di spumante), regali e libri.

venerdì, dicembre 26, 2008

Vacanze di Natale

Queste vacanze sono cominciate male e stanno finendo peggio.
Per Capodanno ce ne staremo a casa. Speriamo bene.....

lunedì, dicembre 15, 2008

Salem Krankenhaus - quinto, sesto e settimo giorno

Sabato 13 dicembre (S. Lucia – giorno in cui il sole tramonta prima)

Il russatore partenopeo è l’unico paziente che mi accompagna durante tutta la mia degenza.
Il terzo paziente della camera è all’inizio un rumoroso cinquantenne che tiene la radio accesa per tutto il giorno. Sostituito da un malato piuttosto grave che una mattina cade in stato allucinatorio.
Sostituito da un pedagogo infantile di 40 anni. Alto, sportivo, orecchino, tatuaggio, sicuro di se, un po’ coatto secondo i miei parametri con ragazza ancora più coatta. Il pedagogo ha problemi al cuore causati secondo lui da stress. Ha a che fare con bambini che hanno anche malattie gravi.
Durante la sua degenza però, fortunatamente durata solo due giorni, lo stress riesce a trasmetterlo pure a me. Mi dice che secondo lui ricevo troppe telefonate ed SMS e che sto troppo al computer, che questo mio comportamento lo stressa e che se continuerò così tra qualche anno avrò anch’io problemi di cuore.
Durante questa discussione il russatore partenopeo si sbellica dalle risate ed io cerco di controllare la collera che sale rispondendo al pedagogo solo che ho già passato troppo tempo in ospedale e che spero che la sua previsione non si avveri.
Inoltre tra me e me penso: sei stressato ora? Temo che tu non abbia la più vaga idea di quello che ti aspetterà stanotte.
Chiedo al russatore partenopeo se disturbo pure lui. Mi risponde:

“Ma quale disturbo!! Sono i tedeschi che si voglio sempre imporre su tutti!!”

e parte con la sua giaculatoria sui vicini tedeschi che si sono coalizzati contro di lui perché italiano....
In realtà alla fine di questa degenza quei vicini avranno tutta la mia comprensione... anzi penso quasi di contattarli per coalizzarmi anch'io.

Il pedagogo si dice stressato dal mio comportamento, ma lo sventurato non sa ancora che notte dovrà affrontare.
Le notti qui sono piuttosto movimentate. A contribuire sono le infermiere, con le loro incursioni notturne, ma soprattutto le bizzarre abitudini del russatore partenopeo.
Il signore spende i pomeriggi e le serate a dormire negli intervalli tra un pasto, un caffè ed una visita della rumorosissima e scostumata famiglia. Il suo russare credo lo si senta per tutto il reparto. Verso mezzanotte si sveglia e non riesce più a dormire. Si diletta così in una serie di attività che vanno dall’accendere la luce, alzarsi, ridistendersi rumorosamente, aprire cassetti e sportelli, richiuderli sbattendoli, andare in bagno a scatarrare ed a soffiarsi rumorosamente il naso nel lavandino.

L’apice lo raggiunge la notte in cui dopo aver di nuovo sbattuto cassetti e sportelli, fa prima cadere un contenitore, poi lo apre rumorosamente e comincia a mangiare la pastasalat preparata dalla nuora Lituana. I rumori prodotti dalle mascelle del partenopeo sono paragonabili a quelli di una stalla di ruminanti in azione. Per la camera comincia inoltre ad aleggiare un nauseabondo afrore di creme acide e pseudo-maionesi mescolato ad essenze podologhe et al.
A quel punto non ho resistito, mi sono alzato e ho cominciato ad aprire le finestre bestemmiando in diverse lingue, compreso il mio dialetto e un dialetto di ceppo ugro-finnico parlato solamente in un villaggio della Patagonia la cui conoscenza è infusa in me da un fenomeno mistico-gastrico-glossolalico.

Per tornare quindi al pedagogo, questo è il dialogo che ha luogo nella nostra camera all’indomani della sua prima ed unica notte trascorsa qui a Salem.

Pedagogo: “Guten Morgen”
Dioniso: “Guten Morgen”
Pedagogo: “Che brutta notte!”
Dioniso: “Qui tutte le notti sono così. Anzi, questa forse è stata una delle migliori da quando sono qui.”
Russatore partenopeo rivolto a Pedagogo: “Perché?!”
Pedagogo: “Non ho chiuso occhio!”
Russatore partenopeo: “Come mai? Soffre d’insonnia?”

Domenica 14 dicembre

Ieri sera è arrivato un nuovo paziente. L’hanno portato in barella, l’hanno aiutato a sistemarsi sul letto e dopo un po’ si è addormentato.
Capisco subito che durante la notte avrà luogo un’epica gara tra titani. La scuola partenopea del suono pieno, vibrante, profondo e continuo sfiderà la raffinata arte della scuola tedesca con le sue variazioni tonali e timbriche che passano dai toni acuti alla gamma grave, da rassicuranti lunghe pause ad esplosivi fortissimi, con ritardandi seguiti da repentini stringendi, spesso coronati dai meravigliosi e impetuosi finali con fuoco.

Per la cena come al solito Zucchero mi accompagna nella sala TV al quinto piano. Appena finito il pasto scorgiamo nel corridoio l’imponente figura del russatore partenopeo che si avvicina alla porta della sala.
Entra, si rivolge a me e dice:

“Questa notte non dormiremo! Hai sentito come russa quello nuovo!?”
Dioniso: "Eh! Bisogna avere pazienza!"

Zucchero ed io cerchiamo di trattenere le risate ma non riusciamo.

Verso le 20 torno in camera e trovo i due sfidanti già ai loro rispettivi posti di combattimento: sul primo letto il partenopeo, già dormiente e russante; e nel secondo letto il teutonico, che intimorito dallo sfoggio di muscoli dell’avversario esclama: ahiahiahiahiahi!

Io nel frattempo ho corrotto un infermiere compiacente facendomi prescrivere razione doppia di sonniferi.

Durante la prima parte della notte la competizione vede il dominio leale, netto, totale e incontrastato a favore del russatore partenopeo: le sue belle note pedali piene con finale glissato riescono a non far prender sonno all’avversario che si trova quindi in drammatico e irrecuperabile svantaggio.
Nella seconda parte della notte sembra esserci un colpo di scena: il russatore partenopeo si sveglia. Tutti si aspettano con il fiato che l’avversario ne approfitti. Invece la grande varietà di mezzi e l'enorme esperienza del partenopeo non danno all’avversario neppure il tempo di riorganizzarsi. Tra lo stupore di tutti il partenopeo comincia a far sfoggio di una serie di tecniche non convenzionali che disorientano il teutonico e lo mantengono comunque sveglio. Il partenopeo usa il meglio del suo repertorio non ortodosso: cassetti e sportelli sbattuti, accensioni di luce, passeggiate per la stanza, sdraiate con acuti e periodici cigolii, scatarrate e soffiamenti vari.

La tecnica del partenopeo è talmente raffinata che anche quando parrebbe giacere immobile e dormiente sul letto, in realtà gioca invece con la maniglia sopra la sua testa spingendola a mo’ di altalena e facendole emettere un acuto e ripetitivo cigolio.

Verso la mattinata il teutonico riesce finalmente ad addormentarsi e a sferrare qualcuno dei suoi colpi, che non riescono comunque a colmare l’enorme vantaggio accumulato. Il vincitore per KO tecnico è quindi senza dubbio il Russatore Partenopeo!!!!

Per pranzo mi danno un permessino. Posso così andare a gustare a casa la pasta al forno di Zucchero con polpette e mozzarella.

Lunedì 15 dicembre

Alle 9 mi allacciano l'ultima flebo. Ora sono in attesa dei risultati dal laboratorio e della conferma che me ne potrò andare a casa.
Se tutto va bene stasera partiremo alla volta della Svizzera.

sabato, dicembre 13, 2008

Salem Krankenhaus - primo e secondo giorno

Martedì 9 dicembre

Non avendo letti disponibili, alla clinica dermatologica universitaria scelgono di farmi ricoverare in un ospedale con cui hanno rapporti.

Scelgono Salem Krankenhaus. Ancora non sono riuscito a capire bene perché non abbiano invece scelto la Medizinische Klinik. La Punktionatrice poi mi dirà che potrebbe essere pericoloso per i pazienti immunosoppressi... ma anche qui ci sono i pazienti immunosoppressi!

Mercoledì 10 dicembre

Il paziente che occupa il letto alla mia destra è un taciturno signore ultrasettantenne piuttosto sovrappeso con un po’ di problemi nel muoversi. Giace quasi tutto il giorno sul letto.
L’ho sentito conferire solo con il figlio con cui bofonchiava in un incomprensibile dialetto tedesco locale.
Ieri e stamane avevo narrato più volte al telefono e in sua presenza le prodezze del signore nell’arte del russare.

Nel pomeriggio il russatore con un linguaggio quasi mimico mi fa capire che avrebbe gradito che gli prendessi una tazza di caffè dal tavolo lungo il corridoio. Lo faccio con piacere. Ritorno con la tazza e il signore mi chiede se gli prendo anche il “milch” (latte, ma in realtà è una sorta di panna liquida) ...
ah! e anche lo zucchero!
Gli procuro gli accessori desiderati e chiedo all’altro signore se anche lui ha bisogno di qualcosa.

Dopo aver bevuto il suo caffè teutonico con Sahne (panna) il russatore mi fa cenno con la mano di avvicinarmi a lui. Mi avvicino, il signore mi fissa per qualche secondo, dall’espressione intuisco che vuole che mi avvicini ancora di più. Lo faccio. Al che quasi in un sussurro mi chiede: “ma sei italiano?”
- AH! è italiano pure lei?
- Ma sei proprio italiano? O sei nato qui?
Dopo essersi accertato della purezza del mio sangue e dei miei Natali mi rivela la sua identità di partenopeo emigrato alla fine degli anni ’50 e si esibisce in un monologo sul tema differenze culturali tra italiani e tedeschi e soprattutto tra donne italiane, che se gli dai uno schiaffo se lo tengono, e donne tedesche che impongono invece il loro dominio sui coniugi.
Due scene nannimorettiane si materializzano tra i miei tre neuroni: „Paaallaaaaaaa!!!“ della messa è finita e il monologo di Moni Ovadia in Caro Diario a cui Moretti assiste mentre scarta del formaggio, ne taglia un pezzo e lo mangia.

venerdì, dicembre 12, 2008

Sono stato contagiato dal Sacro - Gomorra

Martedì 9 dicembre

Non ci crederete ma sembrerebbe che una qualche forma del Sacro si sia manifestata in me.

A partire da mercoledì della settimana scorsa, durante la visione di Notturno Bus inizio a percepire un strano fastidio sul retro della coscia.
Ho subito associato il dolore con la mia ultima biopsia del midollo di due settimane prima che era stata un po’ più cruenta del solito.
Il fastidio si manifesta solo quando sto seduto o sdraiato. Comincio a pensare che la mia cara punkzionatrice mi abbia toccato un nervo, forse il nervo sciatico, provocandone l’infiammazione.
Venerdì il fastidio persiste ancora. Decido allora di scrivere un’email alla punkzionatrice.
Come pregiudizialmente prevedevo la punkzionatrice mi dice che secondo lei il dolore non c’entra nulla con la biopsia. Io non sono convinto. Concorda comunque che potrebbe essere un’infiammazione di un nervo e che potrebbe aver senso prendere degli antinfiammatori. Mi consiglia inoltre di prendere un appuntamento con un ortopedico. Riesco a prenderne uno per mercoledì

Sabato comincio così a prendere delle pasticche di Voltaren e il dolore effettivamente scompare.
Sabato sera noto delle chiazze rosse sullo stinco. Se le tocco bruciano un po’. Comincio ad allarmarmi: che c’entrano ora queste chiazze con l’infiammazione del nervo? È una coincidenza, o i due eventi sono collegati?

Passo la domenica con i miei tre neuroni che lavorano per trovare una possibile interpretazione che riuscirebbe a spiegare e connettere i due sintomi.
Le chiazze saranno un effetto collaterale del Voltaren?
Ma allora perché si sono manifestate solo sulla gamba dolente?!
Sono causate dal fegato? Ma allora che c’entra il dolore?
Insomma, non riesco a trovarne un’interpretazione soddisfacente.

Nel pomeriggio andiamo al cinema a vedere Gomorra.
Il film mi piace molto. Non avevo mai visto sinora una pellicola sulla criminalità organizzata che evitasse così bene il pericolo di mostrare i criminali come eroi negativi. Anzi il problema dei piccoli criminali che imitano i miti negativi cinematografici affiora proprio tra le righe della narrazione.
I camorristi di Gomorra sono tutt’altro che miti, tutt’altro che eroi.
La pellicola lascia comunque senza speranze. Il che non ha effetti molto benefici sul nostro umore, già di per se non propriamente gioioso.

Il lunedì decido di prendere una sola pasticca invece che due e la notte il dolore torna.
Tra le varie ipotesi me ne viene in mente una. A suo tempo, sospettando di averlo, avevo letto che il Fuoco di S. Antonio produce l’infiammazione di un nervo e la comparsa di sfoghi cutanei lungo il percorso dello stesso. Non sarebbe questa una possibile interpretazione che riuscirebbe a spiegare e connettere i due sintomi?

Il martedì mi decido a risolvere il problema in giornata. Non voglio aspettare l’appuntamento dell’indomani.
Cerco di parlare con il mio medico di famiglia. Le assistenti non riescono a trovarmi uno spazio libero prima delle 18:00.
È troppo tardi!
Prendo lo stesso l’appuntamento, ma decido di esplorare parallelamente il canale della clinica dermatologica. Per esperienza so che se si va senza appuntamento ci sono ore ed ore d’attesa. Le segretarie fortunatamente mi supportano e mi fanno varie stime sempre sbagliate per difetto:

Ci sono quattordici pazienti prima di lei. Torni almeno tra un’ora.

Ci sono undici pazienti prima di lei. Torni almeno tra tre quarti d’ora.

Ci sono sei pazienti prima di lei. Torni almeno tra un’ora e mezza.

Finalmente verso le 13:15 riesco a raccontare la storia e mostrare la mia gamba alla dermatologa di turno.

Nonappena le affascinanti chiazzette rosse si scoprono alla sua vista la giovane dermatologa sentenzia il suo sacro verdetto: Gürtelrose; e cioè Fuoco di S. Antonio, anche noto come Herpes Zoster. Causato dai simpatici virussetti che nel 1978, e per l’esattezza ai tempi del rapimento Moro, mi infettarono immediatamente dopo un’ingessatura della mia gamba a causa di un salto che provocò una osteocontrite, facendomi sperimentare il piacevole binomio di varicella con gamba ingessata. Penso che pochi nella vita abbiano provato l’ebrezza delle pustole di varicella sotto la corazza del gesso.

La prognosi è 5 giorni di ricovero con 3 flebo al giorno di Aciclovir (farmaco antivirale).
Al quinto giorno si vedrà se si potrà continuare la terapia da casa per via orale.
Per ora abbiamo dovuto comunque rimandare la nostra partenza prevista per venerdì.