sabato, ottobre 31, 2009

Buttandola sul cicaleccio da zuppa di supermercato



Ieri ho letto il post excusatio non petita di .mau. che citava questo articolo.
Poi la sera ho visto la puntata registrata di Anno Zero in cui una trans, trasferitasi a Treviso (mi sembra) per sfuggire alla vita ipermondana di Roma, raccontando le abitudini dei politici romani citava soprattutto un certo partito politico.

Dopo queste letture e visioni mi è venuto in mente di effettuare un sondaggio.
Chi è secondo voi il politico «chiappe d’oro» la cui rivelazione si sta aspettando con tanta ansia?

Rosy Bindi?

Pierferdinando Casini?

....oppure....?

Ulteriore domanda per chi avesse letto l'articolo che ho citato. Come lo interpretate? Non è effettivamente un po' strano che si siano messi a fare tutte quelle ricerche? Che cos'è? Un avvertimento?

giovedì, ottobre 29, 2009

Che sarà?

Ho 39° di febbre, mal di gola e.... le mie unghie si stanno bipartendo.
Secondo voi che sarà?

mercoledì, ottobre 14, 2009

Carnevale della Matematica #18

Così come il 14 dei mesi precedenti oggi è arrivato puntuale il Carnevale della Matematica. Stavolta è il blog Science Backstage ad ospitarlo. L'edizione è la numero 18.

Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:

Il terzo posto tocca a dioniso che sul suo Blogghetto prosegue con il suo Percorso storico tra numeri e geometria:
Parte 10: riepilogo, monoteismo Egizio e matematici arabi
Parte 11: la Matematica Islamica

domenica, ottobre 11, 2009

Norvegia 7: Bergen

Il Grand Terminus si trova in un bel palazzo storico. Dopo esserci accomodati in stanza si sono fatte le 22:30. Non sentendoci stanchi decidiamo di uscire. La decisione si rivelerà saggia.
Il porto di Bergen, immerso in quella luce crepuscolare, ha qualcosa di magico e surreale.

I molteplici colori delle vecchie case in legno dei mercanti tedeschi della Lega Anseatica si riflettono tremolanti nelle fredde acque del porto.

Tra le cose che attraggono la nostra attenzione non c'è solo la luce crepuscolare sui colori delle vecchie case in legno, ma anche una vetrina di un supermercato che espone quello che sarà uno dei motivi conduttori del nostro viaggio: lo stoccafisso.

Mercoledì 3 giugno

L'attrazione principale, che forse conferisce alla città un aspetto un po' cartolinesco, è sicuramente il porto, Bryggen, con gli antichi magazzini in legno dei potenti mercanti tedeschi dell'Hansa.

Appena giunti al porto ci facciamo un giro per il mercato del pesce dove, oltre a molti norvegesi, lavorano anche diversi ragazzi stranieri che cercano di vendere proponendo assaggi. Un ragazzo catalano ci abborda in italiano e mi spinge (quasi mi forza) ad assaggiare una fettina di balena affumicata. Cedo ed assaggio, ma la mia decisione non si rivela delle migliori. Zucchero infatti mi esprime tutta la sua disapprovazione e inoltre il sapore del cetaceo non è nulla di speciale. Il giovane catalano ci dice infine che si trova lì nei mesi estivi per guadagnare un po' di soldi.

Bergen detiene due primati: ospita il porto più grande della Norvegia ed è la città più piovosa d'Europa con oltre 250 giorni di pioggia l'anno. Fortunatamente noi capitiamo in due dei rimanenti 156 giorni.

Visitiamo il Bergenhus Festning (fortezza del XIII sec.).




Passiamo quindi agli interni gli antichi magazzini di Bryggen dove compriamo degli orecchini, un anello ed un campione della pietra nazionale norvegese: la thullit.

Molto interessante è anche lo Hanseatiske Museum che mi spinge a riguardarmi sommariamente la storia della Lega Anseatica.





Prima di reimbarcarci visitiamo rapidamente un museo che contiene opere di Edvard Munch.

domenica, ottobre 04, 2009

U carrozzo'



1.

Monza. Ospedale San Gerardo. In una calda estate un uomo giace su un letto. Il corpo ricoperto di elettrodi. Due lunghi aghi sintetici trafiggono gli incavi delle sue braccia e fanno confluire nel suo sangue liquidi che lo salvano devastandolo.
Qualche tagliente raggio di sole riesce a penetrare tra gli interstizi delle tende metalliche ed arriva a illuminare il suo volto glabro. Due rozze mani premurose manovrano le tende e restituiscono al volto un'asettica e rassicurante ombra.

Le linee tracciate sullo schermo luminescente dai neuroni dell'uomo, ridottesi oramai da tempo a rette orizzontali, sembrano improvvisamente perturbarsi e si trasformano in una fitta serie di cuspidi.



2.

- Ecculu, ecculu!! Varda còmo corre!!!

- Attentu a Menecuccia che te tira l’acqua d’a finestra!!

In un paesino del Preappennino laziale in un'epoca preconsumistica un allegro e piccolo stormo vociante schiamazza e scorrazza impegnato nel serissimo e popolarissimo gioco denominato u carrozzo'. Si commenta la discesa dell’ultimo modello di carrozzo' di Stitichinu.

Già da qualche decennio u carrozzó è uno dei giochi più amati nel paese. Sono i bambini stessi a costruire i carruzzuni. I componenti fondamentali che ci si deve procurare sono: una tavolaccia rettangolare, che poi diverrà la struttura portante du carrozzo', due assi di legno e tre (raramente quattro) cuscinetti a sfera. Il tutto viene quindi sapientemente assemblato, fissato e modellato.

Le tecniche di costruzione carrozzonistica di Stitichinu sono in continuo miglioramento. I suoi carruzzuni risultano di conseguenza sempre più veloci e il numero di bambini che lo considera il più bravo cresce sempre di più. Stitichinu migliora continuamente i suoi modelli anche attraverso l'aggiunta di accessori: freni, sedili morbidi, sedili biposto. È sempre alla ricerca della novità, del perfezionamento.

Il nome anagrafico di Stitichinu è Adalberto, ma se qualcuno avesse chiesto ad uno dei suoi compagni di gioco (o forse persino a sua madre): "dov'è Adalberto?", o meglio, "addo' sta Adabberto?"; come risposta avrebbe ricevuto uno sguardo smarrito ed interrogativo.
Quella dei soprannomi era un'usanza diffusissima in quel paese. Quasi tutti ne possedevano uno e a volte esso, come nel caso di Stitichinu, rimpiazzava completamente il nome.
Nel dialetto quel paese il soprannome di Adalberto evocava molto esplicitamente la tendenza del bambino a non riuscire a digerire le pochissime sconfitte che gli venivano inferte.

Stitichinu non era solo tra i più bravi nel gioco du carrozzo' era molto abile anche negli altri giochi. Nell'arcu coi friccini, ad esempio. Stitichinu costruiva l'arco con il migliore legno disponibile: u crognale. I friccini venivano ricavati dalle stecche metalliche dell'armatura di vecchi ombrelli: l'estremità posteriore veniva modellata a colpi di pietra o di martello in modo tale da fornire uno stabile appoggio alla corda dell'arco; con lo stesso metodo anche l'estremità anteriore veniva modellata, ma questa volta per dotare u friccinu di una punta acuminata. I friccini di Stitichinu erano ovviamente tra i più aguzzi, stabili ed aerodinamici; e qualche volta finivano anche per conficcarsi nelle tenere carni dei suoi coetanei.

La cerbottana di Stitichinu era la più precisa e la più potente. I suoi dardi erano dotati di punte metalliche perforanti.

Stitichinu era inoltre un maestro nella mazzafionna: sia in quella normale che in quella alla pecorara.



3.

Non tutti avevano la stessa abilità nella scelta, nella lavorazione e nell'assemblaggio dei pezzi. All'estremo opposto di Stitichinu stava ad esempio Giorgione: uno dei peggiori, se non il peggiore. Per quanto provasse non riusciva mai a mettere insieme qualcosa di decente e di competitivo. Non che avesse poi molta pazienza. La sua scarsa abilità nei giochi del momento unita al fatto che non si esprimesse in dialetto lo relegavano agli ultimi livelli della gerarchia sociale del gruppo. Il gruppo lo percepiva come appartenente alla infima casta dei "romani": piagnoni e incapaci nella costruzione manuale in quanto possessori di giocattoli acquistati nei negozi, acquisti che la maggior parte delle famiglie del paese non poteva permettersi.
Giorgione faceva di tutto per affrancarsi da questa etichetta. Nell'ambito di questa strategia decise di allearsi in una "sòcceta" con l'altro perdente del gruppo: Llallero.
Llallero a differenza di Giorgione era molto portato per i lavori manuali e molto attento ai dettagli. Gli mancavano però le doti da pilota, che d'altra parte mancavano del tutto anche a Giorgione. L'alleanza di perdenti si rivelò quindi totalmente fallimentare e Giorgione riuscì ad affrancarsi dalla casta dei romani solo diversi anni dopo (ma questa è un'altra storia).



4.

Forchettone invece era un duro. Aveva due anni di più di Stitichinu ed era considerato il più abile carrozzonista. Era lui che decideva la sequenza delle sfide.

- Oh, oh, oh, u carrozzo'.

Era Barzotto, uno dei tanti gregari, eccitato dal riapparire du carrozzo' e dalla speranza che Forchettone scegliesse lui per il prossimo turno.

- Zittu Barzo' che mo non tocca a te! Mo tocca a Stitichinu. Voglio propriu vede' se è cuscí bravu como se dice 'n giru.

Un velo di silenzio si stese lentamente, a partire dal più svelto fino al meno reattivo della giovane folla vociante: era la sfida che tutti aspettavano da tempo.

Tutto il sistema di tendini, nervi e muscoli dell'irascibile Stitichinu si contrasse improvvisamente. La sua frequenza cardiaca s'impennò e il suo ipotalamo cominciò a rilasciare endorfine. Le pulsazioni dei muscoli mascellari tradivano il suo nervosismo. I suoi occhi rivolti verso l'alto fissavano rabbiosi la massiccia figura di Forchettone che svettava spavalda e sicura tra la piccola folla.
Anche Stitichinu aspettava questa sfida. Da un po' di tempo covava il desiderio di spodestare Forchettone.

- Barzo'!! Dacce tu 'r via!

Declamò Forchettone perentorio e autoritario.
Barzotto si avvicinò titubante al punto di partenza: l'iniziu d'a discesa d'a Farimura; 'nnanzi all'arcu d'a Ventraterra.

- Giorgio', fa che cósa de bbonu va'! Portame ecco u carrozzo'.

Stitichinu si era già portato sulla linea di partenza presidiata da Barzotto e sedeva fremente sul suo carrozzone.
Giorgione, eccitato dall'importante incarico, trasportò diligente e soddisfatto u carrozzo' de Forchettone; il quale, con tutta la sua tracotanza, si sedette sul comodo e morbido sedile.
Tutta la folla si era distribuita dietro i due sfidanti e attendeva la partenza in un religioso e teso silenzio.

VIAAAA!!! Urlò finalmente Barzotto.
I due concorrenti si spinsero con forza lungo la discesa. La stazza di Forchettone costituiva un vantaggio e a metà discesa il distacco era già maggiore della lunghezza del suo carrozzone. Raggiunse la famigerata curva d'a Chiavica almeno un secondo prima di Stitichinu, ma proprio lì, per la prima volta nella sua gloriosa carriera di carrozzonista, il suo formidabile istinto fallì nel calibrare le forze in gioco; la forza centrifuga prevalse su quella centripeta e il carrozzone di Forchettone si rovesciò e si schiantò fracassandosi contro la rete di protezione e perdendo l'asse anteriore.
Stitichinu guadagnò così la vittoria con una certa facilità mentre la folla lo raggiungeva di corsa acclamandolo con delle grida liberatorie.

Quella sfida segnò il destino dei due rivali.




5.

Cinquant'anni più tardi, a provocare la fitta serie di cuspidi tra i neuroni di Stitichinu non furono i ricordi dei molteplici gran premi vinti - anche a pochi kilometri dal letto su cui giaceva. A provocarla fu invece la sequenza di immagini della sfida con Forchettone; il vecchio rivale d'infanzia, che da giorni non voleva allontanarsi dalla sedia vicino al suo letto.