sabato, dicembre 30, 2006

Candido

Leggendo "Candido" ho sco-perto di essere più volterriano che leibniziano. Lo si evince anche leggendo questo.
Io non ho mai studiato storia della filosofia. Ho avuto però un contatto con la teoria dei mondi possibili quando studiavo la logica modale e condizionale. Non sapevo però che il cardine della filosofia di Leibniz fosse il precetto che il nostro sia il migliore dei mondi possibili, e che tutti gli eventi, anche se apparentemente negativi, accadano solo per il meglio: l'ottimismo leibniziano.
Voltaire scrive Candido, non per opporre una teoria del pessi-mismo all'ottimismo leibniziano, ma per mettere in ridicolo tale teoria.
Nell'opera, Candido incontra il precetto dell'ottimismo leibniziano attraverso il tutore Pangloss, che rappresenta parodisticamente il filosofo Leibniz. Il protagonista, nonostante una serie di sciagure che refutano il suddetto precetto, si ostina a voler credere agli insegnamenti del tutore.

giovedì, dicembre 21, 2006

Vacanze natalizie

Oggi si parte per le vacanze natalizie. A differenza dello scorso anno, che fummo costretti a trascorrere il nostro primo Natale in Germania, quest'anno lo trascorreremo come al solito con le nostre famiglie in Italia.
La foto dà un'idea di come sarà la nostra macchina al ritorno dalla vacanza. A prevalere saranno i generi alimentari.
Due giorni fa ho subito una vera tortura operata da un giovane macellaio che si spaccia per medico. Spero che di non vederlo più.
Buone feste a tutti!!

sabato, dicembre 16, 2006

Famiglia rioccupata?

Finalmente qualche buona notizia, almeno nel campo lavorativo. È molto probabile che tutta la famiglia avrà una nuova occupazione. Per festeggiare siamo andati nel nostro ristorante indiano preferito.

giovedì, dicembre 14, 2006

Yo quiero verte danzar

Una canzone per zucchero.



La scritta in alto a sinistra esprime esattamente uno dei sentimenti che provo ascoltando questa canzone.

domenica, dicembre 10, 2006

Alberi

Ieri sugar e io siamo entrati per la prima volta in 7 anni nel negozio carissimo che vende oggetti natalizi durante tutte le stagioni dell'anno. Anche se il negozio è abbastanza kitsch, siamo rimasti impressionati: da fuori ci si immagina uno spazio piuttosto angusto, ma l'interno è enorme e si sviluppa su due piani con una sorta di cortile interno dove trova posto l'enorme albero bianco della foto. Si trovano tutti le palle, gli addobbi e gli ornamento immaginabili. Non essendo una loro tradizione sono un po' carenti per quanto riguarda i presepi, ma per l'albero si trova tutto.
Io e Sugar abbiamo comprato 3 palle a fuso e un puntale, che Sugar ha poi usato, insieme alle palle degli anni precedenti per decorare il nostro alberello. Nella mia famiglia di origine si addobbava sempre lo stesso abete trapiantato da mio padre quando io avevo 3 anni e che ancora sopravvive nel parcheggio della casa dei miei nonni. Forse per questo motivo non mi piace avere abeti di plastica. Purtroppo però finora non siamo stati fortunati: l'abete comprato due anni fa non ha resistito. Quest'anno ci abbiamo riprovato. Come potete vedere l'albero è un po' asimmetrico, ma alla fine dell'inverno la mia perizia di potatore lo renderà migliore ;-)

giovedì, dicembre 07, 2006

Piluccatura

Piluccare, è il verbo che nel dialetto sabino viene usato per descrivere la raccolta delle olive. Io sono nato in un paesino della Sabina, e ho trascorso lì tutta la mia infanzia fino ai miei 20 anni. Amavo quel paese e tuttora sono rimasto molto legato alle mie radici. Durante i primi 16-17 anni della mia vita non mi sarei mai spostato da quel paese. Tutti i miei amici, i miei miti e i miei riferimenti erano lì. Il paese non era ancora stato investito dalla tempesta culturale del consumismo e conservava ancora quell'innocenza, quella semplicità e quella concretteza proprie della cultura contadina. I miti erano quelli locali e non si subiva ancora la schiavitù del possesso di oggetti di consumo per poter essere considerati "fichi", anzi spesso era proprio il contrario.
Un periodo dell'anno che mi piaceva molto, oltre ovviamente alle vacanze estative, periodo in cui il paese si riempiva di "romani" e i "giardinetti" funzionavano a pieno regime, era quello tra la metà di novembre e fine dicembre. In questo periodo per l'appunto si piluccava (lo si fa tuttora, ma non essendo più lì lo narro come un ricordo del passato). Il paese si riempiva di oriundi che tornavano per pagare il tributo alle loro radici contadine. L'attività era frenetica: si cercava di arrivare al campo all'albeggiare. Le strade erano quindi intasate di mezzi agricoli e di asini che durante la mia infanzia erano più numerosi dei mezzi agricoli. Mio nonno possedeva un asino, anzi un'asina: Mora. Quando ero molto piccolo a volte mi portava in campagna con lui trasportandomi dentro i bigonci che pendevano dai fianchi di Mora. All'inizio degli anni '80 la povera Mora venne sostituita da un trattorino.
Di solito mio padre, i miei nonni e mio zio piluccavano mentre mia madre ed io mondavamo il raccolto che veniva stipato in cantina in uno spazio delimitato da palanche. Dopo qualche giorno arrivavano gli operai del frantoio della cooperativa a caricare le olive, si andava a seguire tutte le fasi della spremitura in questo ambiente impregnato degli odori e degli aromi dell'olio nuovo, e infine si tornava in cantina con i contenitori di acciao pieni d'olio. Dopodiché c'era il lavoro più pesante: l'assaggio dell'olio sulla bruschetta.
Col passare degli anni sono stato promosso a piluccatore, ma mio padre non mi faceva partecipare molto: non voleva distrarmi troppo dallo studio. Forse proprio per questo ora vedo la piluccatura come un'attività piacevole, a differenza di qualche mio coetaneo che veniva quasi obbligato dai genitori.

martedì, dicembre 05, 2006

Insieme a te non ci sto più

Insieme a te non ci sto più , guardo le nuvole lassù
Cercavo in te la tenerezza che non ho
La comprensione che non so trovare in questo mondo stupido
Quella persona non sei più , quella persona non sei tu
Finisce qua, chi se ne va che male fa!
Io trascino negli occhi dei torrenti di acqua chiara
Dove io berrò, io cerco boschi per me
E vallate col sole più caldo di te!
Insieme a te non ci sto più guardo le nuvole lassù
E quando andrò devi sorridermi se puoi
Non sarà facile, ma sai, si muore un po' per poter vivere
Arrivederci amore ciao le nubi sono già più in là
Finisce qua, chi se ne va che male fa!

E quando andrò devi sorridermi se puoi

non sarà facile ma sai si muore un po' per poter vivere !
arrivederci amore ciao ........
arrivederci amore ciao.........
arrivederci amore ciao........

domenica, dicembre 03, 2006

Indispensabilità

Consiglio a tutti di vedere la puntata "Nemesi medica" di "La storia siamo noi".
In particolare mi piace quello che dice il simpaticissimo Sandro Bartoccioni. Tra le altre cose parla anche della sensazione di indispensabilità sul lavoro. Se qualcuno si sente lavorativamente indispensabile dovrebbe sicuramente guardare la puntata.
Mi piace molto anche il discordo che fa sugli spaghetti: non potrei mangiare gli spaghetti, ma ogni tanto li mangio, perché non sono solo io a dover imparare a convivere con la malattia, ma è anche la malattia che deve imparare a convivere con me. È molto bello inoltre il discorso che Sandro Bartoccioni fa su chi vince e chi perde e quello con la metafora della farfalla.

venerdì, dicembre 01, 2006

Mercatino di Natale

Oggi, secondo la tradizione interrotta solo lo scorso anno, durante la pausa pranzo abbiamo fatto una visita al mercatino di Natale: salsicce,
bistecche, crauti, Schupf-nudeln e vin brulé.