sabato, ottobre 15, 2016

Carnevale della Matematica #102 - Le 102 fatiche di Brauer

L'edizione di ottobre del Carnevale della Matematica, la numero 102, è ospitata da "Math is in the Air" e il tema è libero.
Stavolta ho contribuito con la cellula melodica così introdotta:

...come da tradizione non ci rimane che riportare la parte di poesia gaussiana di questa edizione ovvero "canta il merlo zampettando". Inseriamo, anche,  la corrispondente cellula melodica (fornita come sempre da Dioniso) stavolta caratterizzata da due intervalli: un intervallo di seconda e uno di sesta, entrambi maggiori.



e con un articoletto fuori tema così introdotto:

Il primo contributo ci è arrivato da Dioniso e i suo titolo è: I sofisti e i progressi della geometria scritto per Through the optic glass (La rivista di storia della scienza su Medium redatta da autori italiani) che fa parte di una una revisione/nuova edizione di articoli sulla storia della matematica.  L'articolo ci viene così presentato da Dioniso:
"Continuando con lo spostamento dalle colonie verso la madre patria, in questo capitolo ci concentreremo su quella che stava diventando la più importante tra le città greche e sulla corrente filosofica che lì si sviluppò: quella dei Sofisti. Molti dei risultati matematici prodotti dai Sofisti nel V sec a.C. furono il risultato collaterale dei tentativi di risolvere quelli che sarebbero diventati i tre famosi problemi geometrici del mondo classico..."
Il mese prossimo l'edizione numero 103 del 14 novembre 2016 (“trallallero”) verrà ospitata da MaddMaths! – e il tema sarà: ....?

Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
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mercoledì, ottobre 12, 2016

C'era una volta in America e La Recherche di Proust

- Che hai fatto in tutti questi anni Noodles?
- Sono andato a letto presto...
È un celebre dialogo, di quel capolavoro che è C'era una volta in America, che avviene tra Noodles e Fat Moe quando questi si rivedono dopo 35 anni.
Quel dialogo mi è venuto subito in mente quando ho sentito disquisire sulla traduzione migliore dell'incipit di Alla ricerca del tempo perduto: "Longtemps, je me suis couché de bonne heure".

"A lungo, mi sono coricato di buonora", come tradusse Giovanni Raboni oppure “Per molto tempo, mi son coricato presto la sera”, come aveva già tradotto Natalia Ginzburg?

domenica, ottobre 09, 2016

I danni del complottismo

Alcuni stralci da un interessante articolo dell'epistemologo  Gilberto Corbellini
Logo del gruppo Facebook "Complottismo"

"Diversi elementi pseudoculturali agiscono da cavalli di Troia, minando dall’interno la convivenza democratica. Tra questi, le derive più rischiose, che causano sia danni e morti a persone fisiche sia costi economici, disfunzioni istituzionali e instabilità sociale, sono le credenze pseudoscientifiche e le paranoie complottiste...

Il padre della ragazza morta perché ha rifiutato la chemioterapia, teneva un blog intitolato «Stampa Libera» – la parola libertà è forse la più abusata da chi si nutre di credenze cospirative e pseudoscientifiche – dove non mancava nessuno dei più insensati deliri cospirativi, che spesso non sono dissimili dai deliri di chi soffre di psicosi. Ma perché siamo così predisposti, tutti, a credere alle cospirazioni? E quali sono i tratti caratteristici delle persone e dei gruppi che coltivano tali credenze in maniera ossessiva? ...

…basta consultare la letteratura empirica per trovare le prove che credere alle teorie complottiste aumenta il rischio di ammalarsi o morire, come conseguenza di scelte sbagliate. Studi affidabili sul cosiddetto analfabetismo medico, che include credenze pseudoscientifiche e nei complotti ai danni dei pazienti, calcolano una mortalità nelle persone ignoranti che va dal 15 al 40% in più, a seconda delle condizioni cliniche, rispetto alle persone alfabetizzate. Ma la diffusione del complottismo peggiora anche la trasparenza delle decisioni politiche e rafforza ideologie dominanti. Chi coltiva credenze cospirative è meno egualitario rispetto ai diritti umani (tende a essere più xenofobo e razzista) e più predisposto alla violenza politica. Si sono studiate anche le differenze individuali, cioè la possibilità di misurare la predisposizione delle diverse persone a sviluppare credenze in piani cospirativi. I tratti psicologici associati più affidabilmente a forti credenze cospirative sono: sfiducia nell’autorità, cinismo politico, bassi livelli di autostima, autoritarismo e credenze nel paranormale. Credere in teorie cospirative è regolarmente associato con il rifiuto delle scoperte scientifiche!

Si può fare qualcosa per limitare il contagio complottista, che in Italia sembra essere particolarmente diffuso? Si è visto, da alcuni studi empirici, che un’epistemologia relativista favorisce le credenze nei complotti. Ora, ci sono prove che per superare lo stadio del relativismo e maturare un pensiero critico, nello sviluppo epistemologico personale, è dirimente apprendere gli elementi costitutivi del metodo scientifico. E la psicologa dell’educazione Deanna Kuhn ha dimostrato almeno da venti anni che in larga maggioranza le persone, che escono da un’istruzione superiore e non si specializzano, non vanno oltre la credenza che ogni forma di conoscenza è un’opinione che vale come le altre.

Alcuni studi hanno dimostrato che, diversamente da come si pensava, in diversi casi anche gli adulti possono essere curati dalla malattia complottista, se si somministra loro del pensiero analitico. Il pensiero analitico, che protegge anche dalle forze della superstizione dalla credenza religiosa, come ha dimostrato uno studio pubblicato qualche anno fa su «Science», fa uso di argomenti logici e basati su fatti. Quindi i decisori politici preoccupati per gli effetti negativi della teorie cospirative dovrebbero incentivare precocemente nei giovani l’uso del pensiero analitico. Rimane comunque un tema di studio importante capire i motivi di una così larga accettazione delle teorie complottiste nelle società moderne.

Articolo completo

venerdì, ottobre 07, 2016

Le occasioni che non possono che essere perdute

"...Non è certo un personaggio che sta vivendo una brutta vita. In fondo fa quel che gli piace. Certo, vive situazioni emotivamente burrascose, ma a chi non capita se uno ha una certa sensibilità?
Il senso del rimpianto dettato dal passato che lei riversa su di lui non arriva dall'evidenza che il presente sarebbe potuto essere migliore ma semplicemente che sarebbe potuto essere diverso. Non è il rimpianto delle occasioni perdute ma quello delle occasioni che non possono che essere perdute.
Inutile fingere di non dover avere rimpianti. Inutile fingere l'inutilità del rimpianto. Nella nostra vita ogni scelta che facciamo ci fa perdere altre cento vite possibili. E per quanto si possa amare il nostro presente, per quanto ci sentiamo pieni della vita che conduciamo — quando e se questo accade — ci sono centinaia di fantasmi che vivono dentro di noi, di sguardi non scambiati, di mani non date, di frasi non capite. Attimi che ci avrebbero portato in chissà quale universo parallelo: un destino che non sappiamo e che non sapremo mai."

"Commovente anche perché ci riporta ai 20 anni. In quell'età in cui i sentimenti possono sfuggire proprio perché si pensa, sbagliando, di avere tutta una vita davanti in cui ci sarà sempre tempo per ricucire strappi e ferite. Un'età in cui si hanno certezze. Certezze sulla propria vita, sulle proprie scelte. Certezze su cui spesso andiamo fieri. Su cui basiamo la nostra vita. Anche se da qualche parte sappiamo che esiste una felicità imprevista anche là dove non abbiamo il coraggio di cercare o di ricordare."

Commenti sentito qui: Dylan Dog - Wikiradio del 26/09/2016

lunedì, ottobre 03, 2016

La causa del problema è la sua cura

Derm1: ah vedo che la verruca non c'è più
D: A me pare che ci sia ancora, guardi meglio.
Derm1: Allora continui a usare quel prodotto.
D: Avevo già detto al suo collega che, almeno su di me, quel prodotto è inefficace e pure dannoso.
Derm1: Eh, ma dovrebbe continuare usarlo.
D: Guardi poi qui sulla mano destra. Credo che sia un'allergia. Mi è uscita dopo aver spostato i libri dalla cantina alla libreria. Il libri erano pieni di polvere e…
Derm1: È una verruca pure quella. Applichi quel prodotto pure lì.

D applica il prodotto sulla presunta verruca e quella, giorno dopo giorno, si trasforma in una piaga dolorante. Dopo una settimana D smette di applicare il prodotto e, dopo diverse settimane, la piaga si rimargina ma rimane uno strano gonfiore.

Derm2 (Non chiedete a D la ragione per cui ha due dermatologi. È una storia lunga e potreste pentirvi di aver formulato quella domanda): Non credo sia nulla di preoccupante però proporrei una biopsia.
D: Credo che sia in via di guarigione. Non si potrebbe aspettare ancora?
Derm2: No, meglio di no.

Dopo due settimane Derm2 chiama D al telefono: Tutto a posto. Nulla di preoccupante.
D: E cioè?
Derm2: Si tratta di una cicatrice e di un eczema.
D, imprecando mentalmente mentre pensa alla causa della cicatrice, spiega a Derm2 perché pensava che si trattasse di un'allergia.
Derm2: Beh, un eczema può anche essere causato da un'allergia. Si faccia un test allergico.
D: Bene. Grazie.
Dovrò ricordarmi che quella è una cicatrice se voglio evitare una nuova biopsia, pensa D guardandosi la ferita sulla mano destra.