"Schumann imparò a suonare in modo simile a come un giovane di oggi imparerebbe a suonare la chitarra. Cioè suonando giri di accordi e improvvisando su quelli. Ma improvvisare non nel senso di fare liberamente ciò che gli veniva in mente, ma nel senso di imparare moduli e schemi. Imparare a muovere le dita sul pianoforte liberamente seguendo delle successioni e degli schemi. Solo dopo due anni il padre gli mise davanti uno spartito.
Questo significava fino all’ottocento studiare la musica."Blogghetto
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
giovedì, dicembre 05, 2024
martedì, dicembre 03, 2024
Un patrimonio personale paragonabile al PIL di uno stato
Una singola persona che pretende uno stipendio annuo di 56 miliardi?
Tanto per farsi un’idea, è una cifra paragonabile (circa 3/4) alla spesa annuale dell’Italia per l’intero sistema di istruzione scolastica, che andrebbe ad aggiungersi a un patrimonio personale di 314 miliardi: paragonabile al PIL della Nuova Zelanda.
E questa persona è circondata da legioni di ammiratori (Umberto Eco avrebbe usato un altro termine ) pronti a osannare ogni sua mossa e convinti che l’ultima elezione presidenziale abbia segnato la riscossa degli esclusi.
No, rimango convinto che non comprerei una Tesla neppure se fossi straricco. Nemmeno sotto tortura!
Tanto per farsi un’idea, è una cifra paragonabile (circa 3/4) alla spesa annuale dell’Italia per l’intero sistema di istruzione scolastica, che andrebbe ad aggiungersi a un patrimonio personale di 314 miliardi: paragonabile al PIL della Nuova Zelanda.
E questa persona è circondata da legioni di ammiratori (Umberto Eco avrebbe usato un altro termine ) pronti a osannare ogni sua mossa e convinti che l’ultima elezione presidenziale abbia segnato la riscossa degli esclusi.
No, rimango convinto che non comprerei una Tesla neppure se fossi straricco. Nemmeno sotto tortura!
martedì, novembre 05, 2024
Raffa in the Sky
Un'opera lirica con Raffaella Carrà come protagonista? Ebbene sì. E il risultato è una godibile combinazione di musica colta, pop e citazioni più disparate.
Un'opera lirica con Raffaella Carrà come protagonista? Ebbene sì. E il risultato è una godibile fusione tra musica colta e pop, arricchita da citazioni che spaziano tra riferimenti classici e contemporanei. Un omaggio che mescola mondi e linguaggi diversi, per un’esperienza che riesce a essere, insieme, profonda e leggera.
"Raffa in the Sky
è un’opera, una vera opera lirica, che si ispira alla figura iconica di
Raffaella Carrà, prima grande diva televisiva italiana ma anche personaggio
internazionale. Non è una biografia in musica, ma il racconto di una carriera
artistica che ha accompagnato, e talvolta stimolato, l’evoluzione della società
italiana dell’ultimo mezzo secolo. Attraverso la straordinaria esperienza della
Carrà, l’opera riflette anche sul ruolo dell’artista nella nostra società, sul
valore e sull’uso dell’arte, sul ruolo della televisione e degli altri media.
Tutto senza dimenticare la musica della Carrà, in un racconto che sceglie la
strada del surreale e del paradossale per parlare, in realtà, di noi.
Fantaopera in due atti
Libretto Renata Ciaravino, Alberto Mattioli
da un’idea di Francesco Micheli
Musica Lamberto Curtoni
venerdì, novembre 01, 2024
sabato, ottobre 26, 2024
Nicola Lagioia sulla lotta per la conquista dell'egemonia culturale
"Qualche tempo fa sono stato invitato a un incontro per conto di un istituto Italiano di cultura all’estero. Un paio di giorni dopo mi arriva una mail: il console ci terrebbe che lei non parlasse di fascismo, mafia e, cosa ancor più ridicola, nemmeno di caporalato.
Come ha risposto?
Naturalmente non sono andato. Ma gli ho scritto: vi rendete conto quanto è imbarazzante per voi questa richiesta? E loro: ce ne rendiamo conto ma in questo periodo è così.
La definirebbe una censura?
No, perché io ho la possibilità di un’infinità di altri megafoni da cui parlare. La definisco un indebolimento dell’istituzione culturale del paese.
La definirebbe una censura?
No, perché io ho la possibilità di un’infinità di altri megafoni da cui parlare. La definisco un indebolimento dell’istituzione culturale del paese.
È il dichiarato tentativo della destra, di conquistare l’egemonia culturale?
È una colossale stupidaggine. Dove va la cultura non lo può decidere il governo. Lo decidono gli spettatori, il lettori, la critica, i premi. C'è un sistema virtuoso che decide cosa è meglio di altro. Se Almodovar vince il festival di Venezia con un film sul fine vita, non c`è ministro che possa intervenire. L'egemonia nasce dal basso, dal basso e dall’alto, ma non certo dalle stanze del potere.
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È una colossale stupidaggine. Dove va la cultura non lo può decidere il governo. Lo decidono gli spettatori, il lettori, la critica, i premi. C'è un sistema virtuoso che decide cosa è meglio di altro. Se Almodovar vince il festival di Venezia con un film sul fine vita, non c`è ministro che possa intervenire. L'egemonia nasce dal basso, dal basso e dall’alto, ma non certo dalle stanze del potere.
Così ovunque. Pensi alla Francia. Houellebecq non è un simpatizzante di Macron ma uno dei più grandi scrittori francesi. E a deciderlo non può essere il presidente o il ministro. Noi in Italia potremmo brillare nella cultura e nell'arte ben oltre il nostro peso geopolitico. E invece veniamo da questi due anni con le ossa rotte. "
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