giovedì, gennaio 31, 2013

Italy love it or leave it - colloquio con uno dei registi

L'ho visto domenica scorsa. Sicuramente fa divertire, fa riflettere e fa indignare e forse rattrista anche un po'. Nel complesso però non mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Al ritorno dal cinema avevo scritto di getto le impressioni che ho copiato qui sotto.
Poi ne ho parlato con le amiche volanti e ne è uscita fuori questa cosa qui che mi ha riconciliato con la pellicola e i registi.

Il 27 gennaio  Italy: Love It, or Leave It era in proiezione al Karlstorkino. Dopo la visione si è innescato un dibattito tra alcuni soci di Volare. Qualcuno si è detto entusiasta del film qualcun altro ha espresso delle perplessità: mostrare il nostro paese quasi solo attraverso i suoi aspetti negativi, soprattutto in realtà distanti e che hanno solo una lontana percezione di quelli che possono essere pregi e difetti della società italiana, non può indurre molti ad una generalizzazione troppo negativa? Non peggiorerà ulteriormente negli altri paesi l’immagine della società italiana già di per sé non particolarmente edificante negli ultimi anni? Uno dei membri di Volare ha quindi scritto ai registi esprimendo queste perplessità. La loro risposta non si è fatta attendere e gentilmente Luca Ragazzi ci ha autorizzato a pubblicarla. Eccola qui: Italy: Love it or leave it – colloquio con uno dei registi.

Riporto uno stralcio che mi è piaciuto particolarmente:

"Se si provasse a fare un film del genere in qualsiasi altro paese del mondo non si riuscirebbe a mettere insieme 12 “eroi di tutti i giorni” come quelli che abbiamo trovato noi (e ce ne sarebbero stati tanti altri ma non potevamo fare un film di 6 ore). Quindi se la preoccupazione è “che diranno adesso all'estero di noi?” sappi che hanno sempre detto bene, hanno capito perfettamente che noi i problemi li riconosciamo e non facciamo come molti che nascondono la polvere sotto il tappeto. Forse il problema è che ne parliamo pure troppo, nel modo drammatico e teatrale che ci appartiene."

Ma sarà verso che hanno capito?

Questo è invece quanto avevo scritto domenica sera.

Il gioco delle parti tra i due protagonisti prevede che Gustav cerchi di convincere Luca a trasferirsi a Berlino mentre Luca vorrebbe convincere Gustav che vale ancora la pena rimanere in Italia.
Nel loro viaggio per la penisola Luca va quindi alla ricerca delle prove che confermino la sua tesi ma tutto alla fine si tramuta inesorabilmente in un bubbone purulento.
Alla fine la pellicola ti lascia l'impressione che l'Italia sia fatta quasi solo di fondi pubblici ed europei che finiscono in cattedrali nel deserto, emigranti sfruttati, gente che prende il sole vicino a cadaveri, difensori strenui di Berlusconi anche di fronte alle peggiori evidenze e imprenditori abbandonati nelle mani della criminalità organizzata dallo stato. Insomma mi è parsa un'esibizione di tutte il peggio che abbiamo in Italia: un amplificatore della tendenza nazional popolare, che fa anche molto presa oltre confine, alla continua auto-denigrazione del nostro paese.
È vero che viene mostrato anche il sindaco dell'Isola di Caporizzuto che si batte contro la ‘Ndrangheta, Vendola, Camilleri e Giuseppe Pugliese dell’Osservatorio Migranti AfricaCalabria di Rosarno che aiuta gli emigranti. Ma in quel gioco delle parti Luca avrebbe dovuto far affiorare anche altri aspetti positivi. Sì, ci sono fondi pubblici ed europei che sono finiti a Giarre, ma altri sono finiti invece in quel capolavoro di recupero di un centro storico che vediamo a Matera. (A tal proposito mi sono accorto di non aver mai pubblicato il racconto della visita a Matera. Cercherò di riparare a breve.) O in molti dei musei della Magna Grecia. Altrimenti la decisione finale rimane piuttosto ingiustificata. Perché decidono di rimanere? Solo per combattere quell'oceano di negatività? 

lunedì, gennaio 28, 2013

Bäckerei Kapp e Slow Food

Solo qualche giorno fa abbiamo scoperto di avere a due passi da noi un panettiere selezionato da Carlo Petrini come docente di panificazione per l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.

Sono andato a trovarlo sabato, accompagnato da un'amica, nella sua Bäckerei Kapp. Il signor Peter Kapp non c'era. Mi ha servito una ragazza giovane e un po' inesperta coadiuvata da due signore meno giovani ma con una migliore conoscenza di pani e farine.
Da quello che ho visto, e anche da ciò che si evince guardando la loro offerta, il signor Kapp si diletta giocando con la grande tradizione germanica dei pani scuri e integrali e quelle francese e italiana dei pani bianchi.
Pare addirittura che, con uno dei suoi pani Terra Madre, Peter Kapp abbia riportato alla luce e messo in pratica una vecchissima ricetta del sud Italia che prevedeva due giorni di riposo di due diversi impasti senza lievito con cottura nel terzo giorno. Mi viene da pensare ad una metaforica resurrezione panifica.
Ad ogni modo, per poter degustare entrambi gli approcci ho comprato una focaccia con carciofi e olive e un pane di farina di segale. La focaccia era buona e il pane pure. Solo che continuo a preferire il nostro amato Bergsteigerbrot della nostra panetteria locale. Probabilmente torneremo a trovarlo per un approfondimento.
Collegato a questo tema ho anche scoperto, grazie all'amica volante Chiara, che esiste anche un ufficio di Slow Food nella nostra regione.

domenica, gennaio 27, 2013

Giorno della Memoria: Sami Modiano

Prima di ascoltarlo raccontare la sua storia a Fahrenheit non lo avevo mai sentito neppure nominare.
Per chi volesse riascoltarla ecco la puntata in cui Sami Modiano racconta la sua storia.
Unico superstite della comunità ebraica di Rodi aveva tredici anni quando fu deportato ad Auschwitz. Non ne aveva mai voluto parlare fino al 2000. Ma poi è riuscito a trovare un senso a tutta quella sofferenza e alla domanda che tutti i sopravvissuti si pongono (perché proprio io?) attraverso il fatto di poter tramandare la sua storia alle giovani generazioni. E da allora quella è la sua principale attività.
Ho trovato anche una sua intervista su youtube.

mercoledì, gennaio 23, 2013

Involtini di verza ripieni di risotto alla salsiccia

Li abbiamo provati lunedì. In realtà il risotto non era esattamente quello della ricetta. Mancavano le carote e il sedano.
In ogni caso questi mi sono piaciuti di più.

martedì, gennaio 22, 2013

Gelicidio

Da qualche giorno qui le temperature oscillano tra i 2° e i -5° e abbiamo leggere nevicate che arrivano a ricoprire le strade con non più di 2-3 cm di neve. Qualche giorno fa ho notato che sul solitamente precisissimo sito tedesco delle previsioni del tempo prevedevano pioggia per domenica scorsa con una temperatura di -2°. Forte delle mie conoscenze pieroangiolesche della meteorologia ho subito detto a Zucchero:

- È un errore! Si sono sbagliati! È impossibile che piova con -2°!

Guardando tuttavia dalla finestra mentre consumavamo il piacevole pranzo domenicale con delle amiche mi sono accorto che pioveva. Immediatamente il mio sguardo si è rivolto al termometro per cercare conferma dell'errore nella previsione della temperatura. E invece il nostro termometro segnava +0,1°. Il che, per esperienza, significa una temperatura di circa -2° confermata infatti dal sito della stazione meteorologica locale.
Impossibile! - pensavo. L'unica spiegazione logica può essere che la temperatura ad alta quota è più alta della temperatura che abbiamo qui. E infatti wikipedia mi ha confermato.
In generale quindi per l'occorrenza del fenomeno nevoso conta non solo il campo termico al suolo, ma anche quello degli strati atmosferici compresi tra la nube e il suolo: la neve infatti può anche non cadere alle temperature proprie suddette in presenza di precipitazioni ovvero giungere sotto forma di pioggia pur a temperatura del suolo sottozero: questo accade a volte quando si è in presenza di una forte inversione termica caratterizzata da strati superiori dell'atmosfera a temperatura positiva all'interno del quale cristalli e fiocchi fondono tramutandosi in acqua liquida; quando quest'acqua sotto forma di pioggia raggiunge il suolo gela quasi istantaneamente a contatto con il suolo ghiacciato portando alla formazione del pericolosissimo gelicidio.

E il "pericolosissimo" ma interessante gelicidio lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Sempre da wikipedia:
...formano uno strato di ghiaccio trasparente, omogeneo, liscio e molto scivoloso, racchiudendo i rami degli alberi, gli arbusti, gli steli dell’erba, i cavi elettrici all'interno di un involucro assai duro di acqua cristallizzata e trasparente.
I vetri della macchina erano ricoperti da lastre di ghiaccio ricoperte a loro volta dalla neve caduta successivamente. E l'effetto sui cavi elettrici ha invece colpito Zucchero, dato che tram e treni sono rimasti senza corrente.
Ci sarebbero state molte altre foto più significative da scattare ma purtroppo sono riuscito a scattare solo quella che vedete. Ma sarebbe stato interessante registrare anche il suono dei rami ricoperti di ghiaccio e mossi dal vento:  un improbabile scricchiolio quasi tintinnante.

domenica, gennaio 20, 2013

Casa: lavori interni


Ieri siamo tornati nella futura casa per prendere alcune misure per il nostro italico architetto.
Abbiamo trovato pure degli operai al lavoro nel soggiorno. Montavano del materiale isolante. L'operaio sulla scala mi ha pure detto che materiale era ma sinceramente non l'ho capito.
Questo invece è il primo accesso alla zona notte che l'italico architetto ci propone di chiudere con un tramezzo per guadagnare un ripostiglio e un armadio a muro.

sabato, gennaio 19, 2013

Sant'Antonio a lu desertu: memorie d'altri tempi

Due giorni fa era la festa di Sant' Antonio abate e probabilmente domani al mio paese si celebrerà la festa con tanto di processione con statua. In passato c'era anche la benedizione degli animali. Non so se la tradizione sopravvive. Pensavo che essa potesse far risalire a riti pagani ma wikipedia invece dice:

"La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio."

Ad ogni modo la paganità ci rientra comunque: "...a causa del legame di tale festività con ancestrali ricorrenze pagane legate alla celebrazione della rinnovata fertilità della madre terra in concomitanza con i cicli astronomici che, fin dalla notte dei tempi, hanno influenzato il calendario delle pratiche agricole."

Comunque, quello che volevo dire è che, vista la ricorrenza, stamane ho condiviso come proverbio del giorno un detto del mio paese:

"Sand'Andoniu c'a barba bianca o neve o fanga"

Al che Nino Ponzio mi ha risposto con

"Sant'Antone / patele da demone. (patele = botte)"

E questa parola, "demone", mi ha risvegliato vecchie memorie in cui dodicenne, ad una riunione dei giovani dell'Azione Cattolica (ebbene sì, ho anche questo passato adolescenziale) a cui ci aveva portato il parroco, ascoltai la canzone sottostante per la prima volta, ripulita ovviamente dalle strofe più ardite. (Anche se sarebbe stato un bell'esperimento concluderla con la strofa conclusiva originale.)  Di quella riunione mi ricordo anche la cotta (la prima forse) per una ragazzina.
Oltre la canzone ho anche un ricordo relativo al santo ancora più datato. È quello di un'enorme testa di Sant'Antonio disposta sull'armadio delle tonache della sagrestia del mio paese. Avevo probabilmente meno di tre anni e la visione di quella gigantesca testa con espressione severa, cappuccio e lunga barba bianca mi terrorizzava.


Sant'Antonio là lu desertu se ne stava senza moje,
Satanasso pe' dispettu je risveja certe voje.
Sant'Antonio no je 'mporta,
se lu cciacca su la porta
Viva viva Sant'Antoniu lu nemicu de lu demoniu. 

Probabilmente la canzone deve essere nata nel contesto della tradizione di Vasto.

Ah, quasi dimenticavo! Il giorno della festa di Sant'Antonio era tra i più rispettati tra i contadini e non si doveva lavorare per alcun motivo. Circolavano decine di storie di sciagurati che, avendo sfrontatamente e sventuratamente ignorato il divieto, erano stati giustamente puniti dal santo con incidenti tra i più cruenti.

venerdì, gennaio 18, 2013

Fagottini di verza, patate e formaggio

Da qualche tempo, per sfruttare l'unica verdura prodotta localmente in questo periodo, stiamo provando alcune ricette a base di verza. Qualche giorno fa ho provato questi fagottini. Non è una preparazione velocissima ma neppure troppo lunga. E il risultato è stato discreto. Ieri sera abbiamo mangiato gli ultimi rimasti. Zucchero invece ha provato una zuppa con farro, verza e patate. È molto buona. Ma per ora vi lascio solo la ricetta dei fagottini.

Ingredienti:patate g 800 - scamorza g 150 - 8 larghe foglie di verza - olive nere - Grana Padano - una cipolla - burro - prezzemolo - pangrattato - olio d'oliva - sale - pepe bianco

Preparazione: 

Lessate al dente le foglie di verza in abbondante acqua bollente salata; toglietele con il mestolo forato, passatele in acqua fredda, poi fatele sgocciolare allargate su un canovaccio; battetele (noi non le abbiamo battute) per appiattirle ed eventualmente privatele della costola centrale fibrosa.
Pelate le patate, tagliatele a rondelle sottili, rosolatele in padella in olio e burro caldi, con una cipolla a fettine,
quindi raccoglietele in una ciotola e mescolatele con la scamorza grattugiata a julienne e una dozzina di olive snocciolate e tritate; aggiungete abbondante grana grattugiato, sale, pepe, prezzemolo tritato, quindi distribuite il composto sulle foglie di verza e chiudetele a fagottino. (Della composizione dei fagottini si è occupata Zucchero. Lei è molto più abile di me in questo tipo di lavori.)
Disponete gli 8 fagottini in una pirofila imburrata, che possa passare dal forno alla tavola, cospargeteli di pangrattato, fiocchetti di burro e passateli in forno a 200 °C per 20' circa; serviteli tiepidi.

lunedì, gennaio 14, 2013

Stagione invernale: Gershwin, Šostakovič, Rachmaninov


Stavolta il programma della Musikfreunde Heidelberg sarà un po' all'insegna del.... chiamiamolo approssimativamente jazz sinfonico. E forse dovremmo aggiungere sovietoamericano. Strana alchimia eh!?
E qui vi chiederete: ma che cosa c'entra l'americanissimo Gershwin con le repubbliche sovietiche? Be', se vi dico che suo padre si chiamava Moishe Gershowitz e nacque a Odessa forse vi risulterà più chiaro.

Ad ogni modo, se vi troverete nei dintorni il 16 febbraio siete invitati al concerto.

Suoneremo:
Sabato 16 Febbraio (*) alle 19:00 nella Stadthalle di Heidelberg

George Gershwin  (1898 – 1937) - Strike Up the Band (1927)





Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873 - 1943) - Sinfonia No. 3 in la minore (1935 - 1936)



(*) Tale data è stata causa di un triste malinteso. Ci vorrebbe un articolo a parte per raccontarlo ma non lo racconterò.
(**) Nel manifesto del concerto la suite, come spesso capita, viene erroneamente scambiata per la Suite per orchestra jazz n. 2 (1938) che è invece una composizione diversa, strutturata in tre movimenti, invece degli otto della Suite per orchestra di varietà.

domenica, gennaio 13, 2013

Casa: parquet

Ieri siamo tornati al cantiere. La settimana scorsa non eravamo riusciti a passare in tempo nell'ufficio prefabbricato dell'impresa costruttrice per controllare il colore del nostro parquet.
E la visita di ieri non è comunque bastata a fugare i dubbi.
Avremo scelto l'Eiche Country Landhausdiele geölt?
Oppure l'Eiche natur kerngeräuchert Landhausdiele matt versiegelt?

Non riusciamo a trovarne traccia nelle varie comunicazioni. Troviamo solo un vago indizio a favore della prima ipotesi in una delle tante piante ricevute. Zucchero è un po' preoccupata per il colore dell'arredamento da abbinare al parquet. infatti credevamo di aver scelto il colore più scuro. Ma giunti a casa il nostro caro architetto, in via satellite dall'Italia, ci ha rassicurato dicendoci che con quello chiaro il colore da lui proposto va ancora meglio.

Nel frattempo è sorta una nuova questione. Vedendo questa foto l'italico architetto ha ipotizzato che potesse esserci uno spazio vuoto tra il soffitto e l'estremità superiore del pannello di cartongesso.

Io non ricordo di averlo visto e in ogni caso quest'altra foto sembra confermare l'assenza dello spazio.
In ogni caso sarà da appurare se anche il soffitto verrà carongessato. E a tal proposito ho già scritto all'architetto teutonico.

martedì, gennaio 08, 2013

Baccalà e Ålesund

Dopo aver passato una giornata a scaricare e sistemare bagagli e soprattutto cibarie riportate dal patrio suol, ho deciso di completare l'opera mettendo in ammollo l'ottimo baccalà che sugarpapà ci procura gentilmente ogni volta.
E per la prima volta da quando maneggio baccalà ho trovato un'etichetta attaccata al pesce che descriveva la provenienza del prodotto. E da dove poteva provenire il baccalà? Ma dalla Norvegia naturalmente. E in particolare dalla città dello Jugendstil da noi visitata nel 2009Ålesund.

Il suddetto è stato poi cucinato alla cacciatora.

lunedì, gennaio 07, 2013

Casa: infissi, impianto elettrico ed idraulico

Ieri, dopo circa sei mesi, siamo finalmente riusciti a trovare un buco per andare a visitare il nostro appartamento.

Il divenendo quartiere ha preso ora tutt'altra forma.
Là dove c'era l'erba ora c'è una città e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?
Percorriamo il corso principale alla sua ricerca.
Alla prima traversa troviamo i primi (e forse unici) appartamenti abitati e il primo (forse) servizio funzionante: uno sportello della Sparkasse: il principale finanziatore del progetto.
Proseguiamo il cammino...
e prendiamo quella che dovrebbe essere la traversa che conduce al nostro cortile.
Ci inoltriamo quindi per il percorso accidentato che dovrebbe condurci alla meta. Il cantiere è deserto. Lungo questo percorso Zucchero mi precede e a un tratto mi dice: "Attento a non cadere qui". Giunto in quel punto mi chiedo quale sia il motivo della raccomandazione e immediatamente arranco, scivolo e cado fragorosamente su una rete metallica poggiata in orizzontale sul terreno. Mi aspetto di sentire Zucchero che accorre urlando senza fiato per soccorrermi. E invece ella procede ignara. Mi rialzo e vedo delle stelline di fronte a me. Il ginocchio destro ha colpito l'estremità appuntita della rete. Tiro su il pantalone intatto e scopro il ginocchio. È semi-perforato. Fortunatamente lo spesso pantalone invernale ha evitato il peggio. Solo lo strato più superficiale della pelle è stato lacerato. Non oso immaginare che cosa sarebbe accaduto se l'incidente fosso occorso in estate. Vedo Zucchero che continua ad allontanarsi. È ormai a decine di metri da me.
- Sono caduto - le urlo.
Lei finalmente si volta: - Ti sei fatto male?

Dopo varie peripezie e con metà della famiglia zoppicante riusciamo a raggiungere il nostro futuro cortile dove, attraversando profonde pozzanghere con camminata su tacco e incuranti del periglio,
raggiungiamo infine il portone d'ingresso che ....
non si apre. L'ostacolo tuttavia non ci scoraggia.


Tentiamo infatti l'opzione sotterranea.
Illuminandoci con i flash degli iFonii attraversiamo in lungo e in largo l'ampia autorimessa e riusciamo a trovare numerose porte.

L'unica aperta ci conduce in un palazzo che non è il nostro. Da lì telefono alla futura vicina di casa che gentilmente ci passa la soffiata su una finestra aperta al pian terreno del nostro palazzo.

Riattraversiamo l'ampia autorimessa, riemergiamo alla luce del cielo grigio, troviamo la finestra e, aiutandoci con un blocco di polistirolo, riusciamo finalmente ad entrare nel nostro palazzo e a salire fino al nostro appartamento.
Qualche differenza rispetto a luglio l'abbiamo trovata. Possiamo fare il gioco con le foto: notate le differenze e dopodiché leggete la riga sottostante o il titolo di questo racconto:

infissi, impianto elettrico ed idraulico.
Questo è il secondo corridoio tra zona giorno e zona notte. Con il nostro architetto italiano stiamo pensando di chiuderlo con una porta scorrevole.
Questo è il bagno grande.
Da notare: lavandino, bidet (merce rarissima a queste latitudini) e tazza.
Interessante questo dettaglio della tazza, no?
Balcone. Chissà se hanno scelto questi infissi in nostro onore?
Vista laterale dal balcone. Quella frontale dà sulla campagna.

Complessivamente abbiamo trovato le cose a posto. Tranne due prese che mancano sulla parete di cartongesso della Zimmer 4 e la connessione internet e telefonica situata nel punto sbagliato. Invece delle prese ci sono due croci tracciate a matita che fanno pensare ad una futura comparsa delle prese. E la connessione internet e telefonica sono barrate. Il che fa pensare che si siano accorti dell'errore. In ogni caso abbiamo chiesto delucidazioni.
Usciti di casa siamo tornati verso l'auto e, girovagando un po' lungo il percorso, abbiamo visitato la parte parzialmente abitata del quartiere. È interessante che di fronte questo portone, da cui traspaiono lavori ancora in corso, ci sia già un bicicletta parcheggiata e il pacco dei quotidiani virali.
Questo invece è l'unico gruppo di citofoni dotato di nomi che abbiamo visto.
E infine la scuola materna non ancora funzionante con tanto di parco giochi.
Ah, alla fine siamo anche passati dal vicino Mediamarkt per vedere qualche elettrodomestico. Questa lavastoviglie da incasso ci è sembrata interessante.

domenica, gennaio 06, 2013

Un anno di bufale e notizie inventate

Rilancio questo interessante articolo: bufale e di notizie inventate pubblicate da quotidiani autorevoli e siti spregiudicati.
Fa riflettere un po' sull'errore, in cui forse un po' tutti potremmo cadere, di diffondere notizie senza prima verificare se siano vere o almeno verosimili.

Ancora sul viaggio transalpino, comunità Taizé e pause fisiologiche

Zucchero mi ha fatto notare un'imprecisione nel racconto precedente.
In realtà il primo contatto con i giovani Taizé è capitato durante la mia prima pausa fisiologica. Abbiamo trovato un autogrill affollato da giovani polacchi e la fila ai bagni terminava decine di metri oltre la porta d'ingresso. Fortunatamente la fila riguardava quasi esclusivamente i bagni femminili. E visto che io sono l'anello debole della famiglia Zucchero ha deciso di attendere la pausa successiva.
Alla pausa successiva abbiamo effettivamente trovato una differenza: la fila ai bagni terminava decine di metri oltre la porta d'ingresso e inoltre la testa della fila femminile aveva invaso anche i bagni maschili. E la signora delle pulizie si affannava a comunicare il seguente concetto alle giovani nordorientali: 
- Se il bagno degli uomini è vuoto allora andateci pure. Ma se loro fanno la fila dovete dargli la precedenza.
Ma le ragazze non sembravano cogliere gli sforzi comunicativi della signora.
Anche per il pranzo abbiamo rinviato più volte. Ma visto che la situazione dell'affollamento dell'autogrill non pareva subire una variazione temporale, alla fine, dopo le 14, ci siamo decisi di fermarci per la pausa pranza. L'autogrill era in balia dell'orda di giovani che entravano e uscivano usando anche le uscite d'emergenza.
Solo dopo la deviazione per il Brennero le cose sono tornate alla normalità.

giovedì, gennaio 03, 2013

Viaggio transalpino e incontro Taizé

Ci troviamo di nuovo a nord delle Alpi. Il viaggio è cominciato ieri poco prima di mezzogiorno ed è terminato oggi poco dopo mezzogiorno.
Sull'autostrada italiana il traffico era molto intenso. E come capita sempre in questi casi non potevano mancare i tamponamenti: Firenze, tratto appenninico e Milano. Credo che tali incidenti sarebbero molto meno frequenti se tutti rispettassero i limiti e mantenessero le distanze come facciamo noi. Ma comunque, dopo questa parentesi autocelebrativa, vorrei anche riportare una curiosità che ci ha accompagnato fino alla biforcazione per l'autostrada del Brennero.
La corsia di destra, ma spesso anche la seconda e a volte anche la terza, erano affollate di autobus. Dopo un po' abbiamo cominciato a notare che si trattava quasi sempre di autobus polacchi. Con qualche rara eccezione francese, tedesca, bielorussa e lituana. Abbiamo immaginato che si potesse trattare di qualche evento di matrice cattolica. Eppure non avevamo sentito nessuna informazione a riguardo. E poi il papa polacco non c'è più.
Dopo un po' Zucchero ha notato che sul retro di molti di questi autobus era affisso un foglio con la dicitura: "Taizé Roma".
- E che è mo 'sto Taizé? - ci siamo chiesti.
Tornati a casa mi sono messo a cercare informazioni e ho trovato questoquestoquestoquesto. Roma non veniva scelta come sede dei loro incontri da 25 anni.

martedì, gennaio 01, 2013

Figure retoriche: bersanema

Apriamo il 2013 con un tipo di esercizio in cui non mi cimentavo da più di un anno e mezzo: la figura retorica. In questo caso poi si tratta di una neo figura retorica citata già dalla Treccani tra i neologismi delle settimane a cavallo tra i due anni di ieri e oggi.

Il bersanema è una figura retorica creata da Pier Luigi Bersani, ripresa e diffusa da Maurizio Crozza e codificata da Umberto Eco.

"Un bersanema è un 'esempio', figura retorica per cui, invece di definire una serie molto vasta di cose, si ricorre alla citazione di un caso singolo (per esempio 'non stiamo qui a pensare di salvare la repubblica ammazzando Cesare quando poi apriamo la strada ad Augusto'). Salvo che gli esempi dei bersanemi rappresentano azioni che per la loro faticosità e inutilità appaiono paradossali, e per questo fanno ridere. Quindi un bersanema è un esempio di "esempio paradossale", dove l'azione citata contrasta con l'opinione diffusa o universalmente accettata, con il buon senso e l'esperienza comune."

Esempi:
Non siamo mica qui ad asciugare gli scogli.
Non siamo mica qui a fare il parmigiano con il latte di soia.

Non siamo mica qui a innaffiare l'orto con la cedrata Tassoni.
Non siamo mica qui a far l'elemosina all'uranio impoverito.
Non siamo mica qui a spalmare l'Autan sulle zanzare.