lunedì, marzo 28, 2016

Umberto Eco e la mia formazione

Con Umberto Eco se n'è andato un altro mito della mia adolescenza. E con la mia proverbiale prontezza mediatica mi trovo a parlarne a più di un mese di distanza.

Di solito quando muore qualche personaggio illustre mi astengo sia dal glorificarlo sui social media sia dal rompere le palle e chi invece glorifica. Ma per Eco, ho apprezzato anche la glorificazione social mediatica perché mi ha fatto (ri)scoprire varie perle come questa Bustina di Minerva che è una deliziosa sintesi di ironia, leggerezza e profondità. Sarebbe un perfetto epitaffio per Eco.
E poi, contano anche le emozioni. E la morte di Eco ha coinvolto abbastanza le mie emozioni.

Eco è stato sicuramente l'intellettuale che più ha influito sulla mia formazione. Pur non avendolo mai incontrato fisicamente a lui devo la passione per la lettura, il periodo di passione per le lingue antiche, la scoperta di Borges, e furono i suoi testi a innescare molti salutari dubbi su varie certezze che avevo.
La lettura de "Il nome della rosa" mi folgorò e divenni un accanito lettore di Bustine di Minerva e di tutto ciò che il professore pubblicasse. Ogni volta che mia madre si trovava a spostarsi verso la capitale le lasciavo una lista di saggi da comprare e per l'esame di maturità portai una tesina su "Il nome della rosa".
Quando uscì "Il pendolo di Foucault" mi precipitai a comprarlo con la stessa foga con cui i patiti di Apple rincorrono l'uscita di un nuovo modello della casa di Cupertino. Nel gioco dei contrari mi verrebbe da paragonare quella sensazione a quella speculare provata alla morte di Sergio Leone: ora non potrò più vedere un suo nuovo film. Invece con Eco ho almeno la consolazione di non aver ancora letto diversi suoi libri: sia saggi sia romanzi. E penso che li leggerò con lentezza. Distanziandoli sapientemente in modo da ottenere un prolungamento personalizzato della vita di Eco.

E poi Eco mi stava simpatico pure perché aveva ricevuto la sua prima formazione musicale attraverso l'apprendimento di uno strumento a fiato in una banda.

Per concludere lascio la pagina con tutte le sue Bustine di Minerva e un "duetto fenomenale sul conformismo" tra Umberto Eco e Paolo Poli (RIP entrambi) del 1970 trasmessa dalla Rai solo sei anni dopo perché era stata ritenuta inopportuna.

1 commento:

dioniso ha detto...

Da FB:

Roberto - Me lo ricordo, tant'è che comprasti l'edizione rilegata perché quella economica non era ancora uscita. smile emoticon

Dioniso Dionisi Capito quanto amavo Eco!?

Roberto Sì, diciamo che ce facevi du ... mentre giocavamo a bigliardino grin emoticon grin emoticon

Dioniso Dionisi
Ma dde che oh! A bigliardino mi concentravo e ero forte! E lo sono tuttora. smile emoticon

Roberto
si si, t'eri messo a parlare pure della storia del flipper che avevi letto su sto pendolo. tongue emoticon

Dioniso Dionisi Ammazza che memoria! Nemmeno mi ricordo qual era la scena smile emoticon Me la ricordi?

Roberto grin emoticon era una domenica pomeriggio e stavamo in sala giochi.

Roberto
Qualcuno aveva capito che parlasse di trucchi per giocare a flipper.

Dioniso Dionisi
L'ho ritrovata (bello ritrovare memorie in rete grazie agli amici). Da http://www.treccani.it/90anni/parole/1958-flipper.html

Ma l'immagine evocata più spesso dal flipper è l'allusione erotica. Lo stesso Benni l'aveva già sfruttata in Bar Sport (Benni...See More

Treccani 90° - 1925/2015, 90 anni di cultura Italiana - 1958flipper
TRECCANI.IT|BY TRECCANI

Roberto Borgia E bravo. wink emoticon

Dioniso Dionisi Ecco la citazione integrale del testo di Eco:

Non si gioca a flipper solo con le mani ma anche col pube. Col flipper il problema non è di arrestare la pallina prima che venga ingoiata alla foce, né di riproiettaria a metà campo con la foga di un terzino, ma di obbligarla a indugiare a monte, dove i bersagli luminosi sono più abbondanti, rimbalzando dall'uno all'altro, aggirandosi scombussolata e demente, ma per volontà propria. E questo l'ottieni non imponendo colpi alla palla, ma trasmettendo vibrazioni alla cassa portante, e in modo dolce, che il flipper non se ne renda conto e non vada in tilt. Lo puoi fare solo col pube, anzi con un gioco di anche, in modo che il
pube più che battere strisci, sempre trattenendoti al di qua dell'orgasmo. E più che il pube, se l'anca muove secondo natura, sono i glutei che danno il colpo in avanti, ma con grazia, in modo che quando l'impeto arriva al pube sia già smorzato, come nell'omeopatia dove, quante più succussioni hai imposto alla
soluzione, e la sostanza si è ormai quasi dissolta nell'acqua che aggiungi via via, sino a quasi scomparire del tutto, tanto più l'effetto medicamentoso è potente. Ed ecco che dal pube una corrente infinitesimale si trasmette alla cassa e il flipper obbedisce senza nevrotizzarsi, la pallina scorre contro natura, contro l'inerzia, contro la gravità, contro le leggi della dinamica, contro l'astuzia del costruttore che la voleva fugace, e
s'inebria di vis movendi, resta in gioco per tempi memorabili e immemonati. Ma ci vuole un pube femminile, che non frapponga corpi cavernosi tra l'ileo e la macchina, e che non vi sia in mezzo materia erettile, ma solo pelle nervi ossa, fasciati da un paio di jeans, e un furore eretico sublimato, una frigidità maliziosa, una
disinteressata adattabilità alla sensibilità del partner, un gusto di attizzarne il desiderio senza patire l'eccesso del proprio: l'amazzone deve far impazzire il flipper e godere in anticipo del fatto che poi lo abbandonerà.