"Per sviluppare l’accettazione della realtà che ci capita di vivere, occorre un lungo viaggio nella nostra NON accettazione. Nella nostra non adesione alla vita. Nel conseguente disagio che questo ci provoca. Disagio che la pratica ci aiuta a vedere meglio.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
martedì, agosto 20, 2024
Le basi della meditazione 4 - L’accettazione II
"Per sviluppare l’accettazione della realtà che ci capita di vivere, occorre un lungo viaggio nella nostra NON accettazione. Nella nostra non adesione alla vita. Nel conseguente disagio che questo ci provoca. Disagio che la pratica ci aiuta a vedere meglio.
mercoledì, agosto 07, 2024
Scrollare fino a impazzire - doomscrolling, ovvero dello scorrimento catastrofico e della fine della narrazione

"Le narrazioni sono in crisi da tempo. Da bussole capaci di dare senso all’esistenza collettiva sono ormai diventate una merce come tutte le altre. Ridotte ad ancelle del capitalismo, si trasformano in storytelling e lo storytelling, ormai ubiquo, scade nella pubblicità, nel consumo di informazioni. L’accumulo di notizie ha preso, insomma, il posto delle storie. Dati e informazioni, però, frammentano il tempo, ci isolano e ci bloccano in un eterno presente, vuoto e privo di punti di riferimento. A diventare impossibile è la felicità stessa. Perché la vita, con tutti i suoi imprevisti, inciampi, tentativi ed errori, incontra la pienezza solo quando può essere condivisa e tramandata all’interno di una narrazione collettiva.
«Vivere è narrare. L’essere umano, in quanto animal narrans, si distingue dagli altri animali per il fatto che narrando realizza nuove forme di vita. La narrazione ha la forza del nuovo inizio. Lo storytelling, di contro, conosce solo una forma di vita, quella consumistica»."
lunedì, luglio 22, 2024
Requiem di guerra - Benjamin Britten
Mi è rimasta una domanda (o impressione, magari sbagliata) che cercherò di approfondire: nonostante sia stato composto negli anni ‘60 del novecento il linguaggio musicale sembra più vicino a quello di almeno mezzo secolo prima.
sabato, giugno 15, 2024
Le basi della meditazione 4 - L’accettazione
“Man mano che il lavoro interiore si consolida e la meditazione di consapevolezza si approfondisce, la dimensione dell’accettazione tende a emergere emergere in modo spiccato. È molto facile tuttavia cadere in grossolani fraintendimenti circa l’accettazione. Se, per esempio, veniamo aggrediti verbalmente da qualcuno, l’accettazione non significherà inghiottire. Inghiottire è solo segno di paura. L’accettazione, invece, è soprattutto accettare il disagio che quell’aggressione produce dentro di noi. È non resistenza, nel senso di non contrazione davanti alla sensazione spiacevole che improvvisamente comincia a pulsare in noi. Questo mantenersi aperti e morbidi invece di indurirsi ci mette in grado di rispondere adeguatamente alla situazione, invece di reagire meccanicamente. E dunque, non solo non inghiottìremo, ma diremo probabilmente ciò che è appropriato e giusto dire in quella circostanza. In tal modo non cadremo nella passività impaurita e non cadremo neppure nella reattività cieca che, anch’essa, ha molto a che fare con la paura.
Ora, la messa in pratica di questa manovra di apertura interiore, che è relativamente facile da descrivere, richiede un tirocinio di consapevolezza il più continuo possibile durante la giornata. Tirocinio che metterà radici salde allorché cominciamo a percepire tutta la sofferenza che si accompagna alla non accettazione. Ossia al chiudersi e all’irrigidirsi nell’avversione e nella paura. Infatti, chiudersi significa separarsi, dividersi, porsi contro ciò che sta accadendo. Noi siamo disposti a credere che il problema sia nella sensazione spiacevole. Ma tale credenza è effetto di ignoranza. Il problema è invece nell’avversione e nella paura. Si può dire con tranquillità che gran parte del disagio e della differenza che sentiamo nel corso di una giornata è generata dalla nostra relazione sbagliata o non accettante con ciò che accade dentro di noi. La difficoltà principale sta nel fatto che accettare silenziosamente il disagio e il turbamento è l’ultima cosa che vogliamo fare. Se però si tocca con mano che l’accettazione rende più liberi, allora crescerà l’interesse nei suoi confronti. Nell’esempio fatto sopra è evidente che grazie alla consapevolezza accettante del nostro turbamento per essere stati aggrediti noi avremo più facoltà di scelta riguardo a ciò che diremo e faremo in quella circostanza difficile. Avere possibilità di scelta significa anche lo sviluppo di un senso di responsabilità circa le nostre azioni, parole e, in una certa misura, pensieri. Avere più scelte e responsabilità significa essere più liberi e più creativi.”
mercoledì, aprile 10, 2024
Il mistero della discesa infinita a Palermo
venerdì, marzo 01, 2024
Occhio per occhio
A volte mi chiedo se questo semplice principio arcaico non possa ancora essere un punto di riferimento in conflitti odierni, nonostante le complessità geo-storico-politiche.
L'"occhio per occhio, dente per dente" non definiva solo un diritto della parte offesa, ma anche un limite a quel diritto: rivalersi sì, ma in modo commisurato all'offesa subita.
sabato, febbraio 24, 2024
Le basi della meditazione 2 - Il ruolo della paura e del desiderio
Abbiamo concluso l’incontro precedente presentando l’impedimento diffuso del malanimo. del disagio di percepire un perpetuo disagio esistenziale. Tale disagio è molto collegato alla paura. Senza che ci rendiamo conto siamo culturalmente trascinati nella marea del lamento. È molto difficile che una persona dica che tutto va bene.
Mi viene in mente un mio amico che aveva sempre il malumore addosso. Se gli chiedevi la ragione ti diceva: non vedo l’ora di andare in pensione. Ma quando è andato in pensione è stato profondamente infelice. Perché aveva addestrato la pratica dell’infelicità e dell’ingratitudine.
Il ruolo del desiderio
Il desiderio di ciò che non abbiamo non ci fa apprezzare il momento presente. Ci rende ciechi nei confronti della quantità di benessere e di privilegio che viviamo quotidianamente. Se lo desideriamo possiamo essere felici adesso, in questo momento. Perché occorre tornare a vedere quello che nel concreto possiedi. Siamo costantemente bombardati da notizie su tragedie e disastri che generano una sensazione di paura costante. una paura che acceca e non fa capire dove si è. Bisogna imparare a fermarmi in un certo momento e a capire innanzitutto se quella paura è concreta ed a capire poi se esista una modalità per accoglierla.
L’obiettivo non è debellarla. L’obiettivo è imparare ad accogliere e riconoscere le nostre emozioni per renderele partecipi di un processo che porti a una liberazione interiore, a una guarigione interiore. Non significa essere felici per forza nel modo in cui ci dicono dovremmo essere felici. Significa conoscerci.
Risposta
Secondo il Buddha la sete inestinguibile. Il desiderio inteso come spinta costante al di più. È un tipo di sofferenza su cui il buddhismo ci addestra molto a lavorare innanzitutto riconoscendola.
Innanzitutto la paura è un’emozione sana perché è parte di un istinto di sopravvivenza. Senza paura faremmo cose troppo pericolose. e serve anche il coraggio di vedere la paura. Perché spesso abbiamo paura della paura, come ci insegnano i maestri.
Innanzitutto dobbiamo riconoscerla, fermarci a sentirla, a vederla ed ascoltarla. e a volte ci accorgeremo che è solo un’abitudine che produce scenari che sono irreali. Come nell’esempio del pittore che era riuscito a dipingere così bene una tigre che poi si spaventava a guardarla.
Grazie alla mente coltivata dovremmo riuscire a riconoscere come nutriamo la paura nella nostra vita quotidiana. La paura spesso ci propone scenari immaginari ma possibili. Come gestirli? In che cosa dobbiamo avere fiducia?
Intanto non dovremmo alimentarla. Facciamo l’esempio del figlio che gira in motorino e la paura è che possa avere un incidente. Grazie alla mente più coltivata ci accorgiamo che quella paura possibile sta invadendo però tutto il nostro cuore. la vediamo, la riconosciamo. Quella paura ci fa incontrare la sofferenza e la precarietà della vita. Tutte le condizioni sono permanenti. se io parto da una prospettiva che tutto deve soddisfare i miei desideri allora allora l’imprevisto non è previsto e cresce la paura.
Ma se mi fai familiarizzo con la natura cangiante attraverso la pratica quotidiana che la mente educata, mi familiarizzo. accetto questa questa paura. ma se non l’alimento e mi limito a incontrarla, conoscerla, in realtà sto coltivando risorse interiori che nel momento che dovesse succedere qualcosa di doloroso sicuramente mi verranno in aiuto. Perché arrivare nei momenti difficili della propria vita che tutti noi prima o poi affrontiamo.
L’unicità di Berlino
Unicità che si respira ad ogni passo che si batte per le strade di Berlino.
In nessun’altra città europea è passata tanta storia del novecento. E in nessun’altra città tedesca vedrete scorci simili a quelli di Berlino.
giovedì, febbraio 08, 2024
Le basi della meditazione 1 - Gestire il malanimo coltivando il buon animo
Malanimo non significa necessariamente pensare male ma è la costante di percepirsi insoddisfatti che è tipico della mente non coltivata. Perché se noi, come occidentali, ci fermassimo un attimo a riflettere. Se a mezzogiorno pensassimo alle fortune che abbiamo avuto dal momento in cui la sveglia è suonata fino a quel momento. Di quanti privilegi godiamo come se fossero dovuti. Noi in quel momento sentiremmo il cuore traboccare di gratitudine e sentiremmo anche crescere in noi il desiderio di condividere tanta fortuna. Quindi, imparare a gestire il malanimo, l’insoddisfazione, è una via reggia per incontrare la possibilità di una vita più serena, di una vita più felice. una vita in cui la gratitudine sia centrale."
Uomini e Profeti | E1 | Le basi della meditazione e gli ostacoli per entrare nella pratica | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound
Gli impedimenti a dimorare nel momento presente
"Un notevole ostacolo alla continuità nella pratica meditativa, e quindi a dimorare nel momento presente, è la fretta. La fretta intesa sia come spinta che ci porta a fare velocemente una cosa dopo l’altra, sia come di vedere subito risultati concreti. L’impedimento della fretta è insidioso perché è culturalmente e socialmente condiviso. Un altro impedimento a darsi con regolarità e fiducia al momento presente è rappresentato dall’abitudine a programmare e a considerare l’evoluzione della vita come una successione di tappe e progressi prestabiliti. A tale proposito leggiamo le parole di Larry Rosberg.
“La mente fa continuamente calcoli, vogliamo andare da B. Oppure, se siamo davvero ambiziosi, da A a Z. La nostra pratica riguarda l’andare da A ad A. Sperimentare la gamma di ciò che accade richiede un approccio esteso al momento presente. Noi tendiamo a considerare il momento presente un mezzo per ottenere infine. Se nel momento A compio una determinata azione sarò felice nel momento B. Nella nostra pratica invece ogni momento è un mezzo e un fine e lo scopo del momento A è appunto il momento A.
L’insegnamento del Budda riguarda il risveglio o la liberazione e questo sembrerebbe un obiettivo. Ma il solo modo per raggiungere è essere totalmente dove siamo in questo momento”.
Ci sembra che la prospettiva offerta da Rosemberg sia completamente diversa da quella abituale, che ci spinge a vivere il presente come momento da usare per esaudire i nostri desideri e non già come un’occasione per risvegliarci alla realtà.
Un ulteriore impedimento molto diffuso a stare nel qui e ora è costituito dalla fortissima abitudine a mettere radici non già nel momento presente, ma piuttosto nel momento pensato. Incontriamo l’attimo usando la griglia delle nostre idee precostituite, dei nostri progetti, delle nostre aspettative o paure, e così facendo, sovrapponiamo il nostro pensiero della realtà alla realtà stessa.
La pratica della consapevolezza nutre la fiducia nella possibilità di accogliere e conoscere con sincerità. Infatti, come potremmo stare nel momento presente senza essere sinceri con noi stessi? Vale a dire che se ci scopriamo abitati dalla rabbia dobbiamo essere sinceri e riconoscere che qui e ora c’è la rabbia. Sincerità e umiltà ci permettono di essere a autenticamente presenti a quello che c’è anche se non è quello che vorremmo ci fosse che ci fosse. Un pesante ostacolo a vivere nel qui e ora è infine rappresentato da una vita vita non improntata a valori etici tutto questo genere di vita rafforza di disordine e la confusione e ci rende meno sensibili alla realtà nella quale viviamo. Queste insensibilità sfociano in vere e proprie separazioni tra i nostri desideri totalmente autocentrati e tutto il resto esiste solo se considerato utile ai nostri fini."
sabato, gennaio 27, 2024
Bufale secondo gli insegnamenti di Socrate: miti fondanti ed erospoietici?
In un caldo pomeriggio estivo dell’Atene del V secolo a.C. Socrate e Fedro passeggiano per le strade dell’acropoli. Discutono di un episodio leggendario: il rapimento della fanciulla Orizia da Boreo, dio del vento.
Con grande sorpresa di Fedro Socrate rivela che, come per molti ateniesi, anche per lui quel mito è vero.
Ma come è possibile! Il padre della confutazione razionale attribuisce valore di verità a una ricostruzione allegorica e fantasiosa!?
Ma per Socrate sono veri anche tutti gli altri miti inventati dai poeti. Quelli che raccontano di centauri, chimere e ciclopi.
Lo stupore di Fedro aumenta quando Socrate se la prende con i falsi sapienti che, incapaci di cogliere la verità dentro la finzione, cercano di sfatare quelle creazioni della fantasia. Secondo Socrate esprimono una razionalità falsa.
Il filosofo ci sta forse dicendo che esiste un’altra verità? Socrate arriva persino ad affermare di avere, lui stesso, la stessa natura delle creature poetiche.
Che cos’è questa verità altra che egli stesso incarnerebbe?
Può servirci questa interpretazione di Socrate per capire perché molte persone prendono per vere narrazioni che anche il loro raziocinio dovrebbe poter smontare?
Il dialogo tra Fedro e Socrate offre una soluzione: Eros e amore.
Si capisce che Eros è la materia di cui sono fatti i miti. Sono veri perché sono erotici non perché descrivono una realtà oggettiva. Sono veri perché alimentano il dispiegarsi di relazioni coinvolgenti e capaci di sottrarre chi crede alla peggiore delle condizioni: la solitudine. Una solitudine spesso mascherata da rapporti strumentali e superficiali. Questa verità erotica non descrive nulla fedelmente ma disvela. Toglie quel velo che ci isola gli uni dagli altri.
E la solitudine, spesso nascosta da una fitta rete di relazioni superficiali, è la condizione in cui siamo immersi noi oggi. E di cui soffrono in misura significativa anche molti seguaci di Donald Trump.
Le grottesche notizie false, proprio grazie alla carica socializzante soprattutto sulle reti sociali, hanno sedotto anche chi sospetta che siano bufale. E lo hanno fatto proprio perché offrono una risposta efficace a un dato fondamentale. E cioè una carenza erotico-politica che è disperata e diffusa.
Quindi bisognerebbe partire dalle cause profonde di questo vuoto per poter contrastare le bufale e togliere terreno all’odio che generano.
Se, invece, ci limitiamo solo a opporre la falsità dei dati il rischio è di fare la fine dei falsi sapienti di cui parla Socrate. Che perdono tempo a raddrizzare i miti. Atteggiamento che secondo Socrate pone fuori dalla Polis.”
Parafrasi di Le parole della filosofia | S2024 | Verità | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound di Pietro Del Soldà.
lunedì, gennaio 15, 2024
Recensione de "Il mistero della discesa infinita" sul sito di divulgazione matematica Maddmaths!
Brevi consigli per letture matematiche. “Il mistero della discesa infinita – Zenone e gli atomi della discordia” di Flavio Ubaldini, consigliato da Marco Menale.
Il paradosso di Achille e la tartaruga è uno dei più noti paradossi proposti da Zenone di Elea, filosofo della Magna Grecia del V secolo a.C., discepolo di un altro filosofo eleata, Parmenide. Achille, pur essendo partito dopo la tartaruga, riuscirà a raggiungerla? Intorno a questa domanda, e il più profondo tentativo di dimostrare l’illusione del movimento, si sviluppa il romanzo di Flavio Ubaldini “ll mistero della discesa infinita – Zenone e gli atomi della discordia”, edito da Scienza Express.
Flavio Ubaldini è un matematico e divulgatore italiano. Noto sul web come Dioniso Dionisi, cura il blog Pitagora e dintorni. È autore di “il mistero del suono senza numero” e “Il volo delle chimere”. Tra i suoi interessi c’è anche la musica.
“Il mistero della discesa infinita” è ambientato a Elea (l’attuale Ascea, in provincia di Salerno) e ruota intorno alle vicende della vita di Zenone. Il racconto si apre con il giovane filosofo in procinto di sostenere l’esame di accesso alla scuola del maestro Parmenide. Dopo questa tappa, Zenone resta affascinato dalla filosofia e della teoria del maestro sull’essere statico e immutabile. Così comincia a ricercare una possibile soluzione logica al noto paradosso di Achille e la tartaruga.
Nella prima parte del romanzo uno dei protagonisti è il nonno di Zenone. Non solo invita il nipote a proseguire gli studi di Parmenide, ma gli rivela un segreto che cambierà la sua vita, circa un prezioso oggetto. Da questo momento le vicende rendono il racconto un piccolo giallo, dove la filosofia fa da ambientazione. Entrano in scena altri noti filosofi, tra cui Leucippo, Socrate e Democrito. Così, nelle trame di questo mistero, Flavio Ubaldini ritorna su alcune delle principali dottrine filosofiche.
L’altro personaggio rilevante di questo romanzo-giallo, soprattutto per la seconda parte del libro, è Apollonia. Amica di Zenone fin dalla gioventù, è costretta a lasciare Elea sia per necessità familiari, sia perché nella scuola di Parmenide è vietato l’accesso alle donne. Per questo motivo studia e si forma nella Scuola Pitagorica di Crotone, una delle poche aperta anche alle donne. Il tema di genere, diremmo oggi, torna più volte nel libro. Inoltre, con Apollonia, e la sua formazione, si parla anche di questioni matematiche, come l’irrazionalità di
Le vicende si sviluppano tra trame e intrighi. Con divinità e una certa dose di fantasia, il finale è rocambolesco, con un salto nel tempo di oltre duemila anni.
In definitiva, il libro può essere un’occasione di riscoperta di tematiche di filosofia e matematica, che in molti affrontano solo nei primi anni del liceo, ed è adatto anche per i più giovani, sia per il genere giallo, che per la leggerezza con cui sono affrontati gli argomenti
domenica, gennaio 14, 2024
Paola Cortellesi e il monologo alla Luiss
venerdì, gennaio 05, 2024
I pochi privilegiati la cui nave della vita riesce a evitare uragani e tempeste
Io ti amo 2024 - brano per quattro voci come esercizio per un corso di contrappunto
Condivido un brano per quattro voci che ho scritto come esercizio per un corso di contrappunto. Il testo è una versione ridotta dei versi di "Io ti amo" di Stefano Benni. Come qualcuno noterà ho inserito qualche citazione illustre.
Lo si può ascoltare cliccando play.
Si accettano critiche e consigli.
domenica, dicembre 03, 2023
Intelligenza come capacità di conformarsi all’esoscheletro di un’impresa
Indipendentemente dall’affinità o dall’interesse verso ciò che l’impresa produce. Rinunciare alle nostre caratteristiche e peculiarità che avevamo all’inizio della nostra vita per adattarci agli obiettivi pianificati da quell’azienda seguendo i quali dovremmo raggiungere l’idea illusoria del successo. Lasciare da parte se stessi per adeguarsi a un falso se.
L’esoscheletro non è solo una struttura esterna ma anche un’entità mobile. Un gesto che non compiamo noi spontaneamente ma viene costruito e diretto al di fuori di noi.
Quando ciò accade il costo da pagare è altissimo, al netto dei grandi successi economici o professionali che si possono raggiungere.
I successi, se non raggiunti come me stesso, non mi daranno molto in cambio. Aldilà di ciò che possano pensare gli altri che mi guardano dall’esterno; che possono ammirare il successo raggiunto.”
lunedì, novembre 20, 2023
Peer Gynt Suite I – IV movimento – prova tromboni
Durante la prova di ieri il nostro clarinettista si è divertito molto a vedermi suonare. Forse perché ero l’unico a dimenarmi nella sezione. Tanto che, preso una sedia, e piazzatomisi davanti, ha girato questo video.
sabato, novembre 18, 2023
La legge che vieta la carne coltivata
Uno si chiede: ma perché lo fanno? Ovviamente per avere un nuovo nemico immaginario da combattere.
“Per riassumerla con quanto detto dalla senatrice a vita Elena Cattaneo lo scorso luglio nell’aula del Senato: “Si tratta di vietare le applicazioni di quello che stiamo ancora studiando. Ma, se stiamo studiando, significa che non sappiamo; non sappiamo l'impatto, non sappiamo la percezione del pubblico, le ricadute, la qualità. Se non so, come faccio a decidere che non li voglio? Qual è la qualità legislativa di una simile decisione?”.
Argomenti di logica che non sono bastato a dissuadere il governo dallo sposare la battaglia di Coldiretti&co, considerato un bacino elettorale imprescindibile dai meloniani.”
Cittadinanza italiana a Indi Gregory
Questa è la ragione per cui il Consiglio dei ministri ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory.
Non mi pare però che si facciano molti sforzi per prevenire la morte di altri bambini anche privi di malattie incurabili.
Forse il governo modificherà la norma sul “rientro dei cervelli”
Le nascite diminuiscono, si vuole ridurre l’immigrazione, non si dà la cittadinanza a chi è nato in Italia. Conseguentemente la popolazione decresce sempre più rapidamente e i giovani che lavorano sono sempre meno e i vecchi a cui pagare pagare le pensioni sempre di più.
In tutto questo il governo che fa? Indebolisce una misura che farebbe rientrare forza lavoro in Italia.
Complimenti! È la ricetta perfetta per l’affondamento definitivo.
martedì, novembre 07, 2023
La RAI del 2023
Tempo fa dicevo a un amico che all'inizio speravo che le responsabilità di governo li rendendessero più virtuosi, ma poi hanno cominciato a mostrare un altro aspetto: quello di cialtroni (vedi varie vicende giudiziarie e non) e, soprattutto, incapaci di governare.
Sprecano energie preziose su questioni divisive come i diritti, cercando di toglierne, e l’accaparramento di poltrone, come in Rai.
L'amico mi rispose che in RAI avevano fatto tutti più o meno la stessa cosa.
Nella Rai del governo a trazione FdI è chiaro che della
comprensione dei fenomeni poco importa. Affiora dalle dichiarazioni di certi
responsabili uno sgradevole spirito di rivalsa; è come se ci si volesse
rivalere per essere stati defraudati di un diritto troppo a lungo sottratto con
la forza o con la frode. Leggo in certe dichiarazioni la soddisfazione di aver
riguadagnato posizioni dovute e, con queste, la possibilità di raccontare in
altro modo, a costo di rovesciarla, la nostra storia dal 1948 (data di nascita
della Costituzione) ad oggi.
Tutto questo è molto diverso dalle varie ondate
di occupanti che ho visto arrivare in Rai governo dopo governo. Quando sono entrato in
azienda (1° luglio 1960, per concorso) la Rai era un feudo democristiano. Ettore Bernabei,
poco dopo, divenne il dominus, la Dc era il suo partito, Amintore Fanfani il
referente. L’atmosfera politica
era angusta ma il livello culturale faceva della Rai una delle migliori
televisioni europee. Nel 1975 una famosa legge trasferì il controllo dell’azienda dal Governo al Parlamento attraverso la
Commissione parlamentare per l’indirizzo e la
vigilanza sul prodotto. Il passaggio doveva garantire il pluralismo e in un
certo modo lo garantì; nello stesso tempo però dette l’avvio ad una forma
scientifica di lottizzazione: Rai1 alla Dc, Rai2 al Psi, Rai3 al Pci.
Salto tutti i successivi passaggi, meglio li
condenso in una sola frase: ad ogni cambio di maggioranza ha corrisposto in Rai
l’arrivo di nuovi fedeli. Tutti accomunati dallo
stesso desiderio: occupare un incarico di un certo prestigio, avere uno
stipendio migliore. Con i nuovi arrivi post 2022 gli obiettivi sono diventati
più numerosi. Al desiderio di guadagnare di più s’è aggiunta, ripeto, la voglia
di raccontare daccapo la storia. Finora ne abbiamo avuto solo qualche accenno
anche perché non è che abbondino, da quella parte, quelli in grado di farlo.
Temo di sapere che di qui a qualche mese questo impulso crescerà di forza, se
le cose resteranno come oggi sono.
La verità è che un governo che sul piano
generale s’è dimostrato approssimativo e incompetente ha prodotto il massimo d’efficienza nella progressiva distruzione della
Radiotelevisione Italiana, questo mi addolora profondamente. Ho visto negli
ultimi mesi dilettantismo, scelte improvvide, la presunzione che una pedina
valga l’altra, l’inconsapevolezza che l’efficacia televisiva è una delicata miscela di professionalità e
congruenza con l’argomento, la
dimenticanza che l’egemonia culturale
non si può imporre piazzando un fedele seguace qua e uno là. Sono materie (non
le sole, del resto) in cui la competenza deve prevalere sulla fedeltà.