L’altro ieri mentre facevamo colazione ho visto un'email. Il titolo era "Omar": il nome di un mio amico. Ci eravamo conosciuti nel 2000, qualche mese dopo il mio arrivo a Heidelberg. Omar proveniva da un paese del Medioriente patria di illustri matematici, astronomi e condottieri ed era arrivato in Germania come rifugiato politico. Un giorno mi aveva raccontato che inizialmente lui aveva accolto la rivoluzione islamica con molto favore e con molta speranza. Era molto giovane Omar a vedeva nella rivoluzione oltre che una liberazione dalla dominazione occidentale anche un tentativo di trovare una via mediorientale allo stato moderno. Ma dopo aver sperimentato l'operato dei mullah, Omar era entrato in crisi. Divenne agnostico e decise di lasciare il suo paese. Completò i suoi studi a Heidelberg laureandosi in matematica.
Omar ed io abbiamo lavorato insieme per sette anni. Spesso lui cantava alle feste. Cantava delle canzoni della sua terra usando una tecnica vocale che non avevo mai sentito prima. La gente rimaneva ipnotizzata ad ascoltarlo.
Omar aveva imprato il tedesco alla perfezione perché si era reso conto che quello era l'unico modo per un immigrato come lui per guadagnarsi il rispetto in una società occidentale.
Da molti anni la compagna di Omar era Maria. Lei proveniva da un arcipelago europeo. Si erano conosciuti quasi per sbaglio. Un'amica di un amico di Omar voleva far conoscere Maria al suo amico. Organizzò un'uscita a quattro. Lamico di Omar chiese ad Omar di accompagnarlo. E così Maria scelse Omar. Un giorno Maria trovò il suo lavoro ideale nelle sue isole e Omar non se la sentì di trasferirsi. Si lasciarono. Ma Omar non riusciva a dimenticare Maria. Frattanto la nostra divisione aziendale fu chiusa. E Omar prese l'evento come l'occasione per recuperare Maria. Lascio tutto e si trasferì nelle Isole di Maria. Riuscì a riconquistarla. Vissero lì felici per un anno. Ma non riuscendo a trovare un lavoro Omar decise di tornare in Germania. Stavano ancora insieme ma a distanza. E si vedevano molto spesso.
Omar ed io ci incontravamo ogni tanto. Mi piaceva parlare con lui. Era una persona interessante, intelligente e sensibile; dotata anche di un buon senso dell'umorismo. Quel senso dell'umorismo e quell'ironia che spesso possiedono le persone che ne hanno passate tante. L'ultima volta ci siamo visti a novembre. Era riuscito ad ottenere un posto da insegnante di matematica. Un lavoro che lui desiderava. Pensava di insegnare per un po’ in Germania per poi trasferirsi definitivamente nelle Isole di Maria come insegnate nelle locali scuole tedesche. A dicembre ci eravamo scambiati gli auguri per email. Stava nell’arcipelago.
Giorni fa Zucchero mi aveva chiesto: hai notizie di Omar? No, è da un po' che non si fa sentire.
L’altro ieri quando ho visto l'email pensavo fosse lui. Ho letto la prima riga: Ciao Flavio, ti scrivo dalle isole. Ho detto a Zucchero: ah, Omar sta di nuovo nell’arcipelago. Dovrebbe scrivere un libro sulla sua vita.
Poi ho letto il seguito. Maria mi diceva che Omar non è più tra noi: è morto il 17 febbraio. Ma lei finora non aveva trovato la forza di farmelo sapere. Omar aveva avuto dei disturbi a fine gennaio ed aveva subito un’operazione piuttosto ordinaria che si era conclusa bene. Dopo tre giorni è insorta una complicazione inattesa. Ed ogni tentativo terapeutico causava un’altra complicazione inattesa. Fino a generare una letale catena di eventi altamente improbabili che in un giorno ha condotto Omar alla morte.
Da due giorni non riesco a togliermi questa storia dalla mente. Ciao Omar, questo è il mio ricordo di te.
Omar ed io abbiamo lavorato insieme per sette anni. Spesso lui cantava alle feste. Cantava delle canzoni della sua terra usando una tecnica vocale che non avevo mai sentito prima. La gente rimaneva ipnotizzata ad ascoltarlo.
Omar aveva imprato il tedesco alla perfezione perché si era reso conto che quello era l'unico modo per un immigrato come lui per guadagnarsi il rispetto in una società occidentale.
Da molti anni la compagna di Omar era Maria. Lei proveniva da un arcipelago europeo. Si erano conosciuti quasi per sbaglio. Un'amica di un amico di Omar voleva far conoscere Maria al suo amico. Organizzò un'uscita a quattro. Lamico di Omar chiese ad Omar di accompagnarlo. E così Maria scelse Omar. Un giorno Maria trovò il suo lavoro ideale nelle sue isole e Omar non se la sentì di trasferirsi. Si lasciarono. Ma Omar non riusciva a dimenticare Maria. Frattanto la nostra divisione aziendale fu chiusa. E Omar prese l'evento come l'occasione per recuperare Maria. Lascio tutto e si trasferì nelle Isole di Maria. Riuscì a riconquistarla. Vissero lì felici per un anno. Ma non riuscendo a trovare un lavoro Omar decise di tornare in Germania. Stavano ancora insieme ma a distanza. E si vedevano molto spesso.
Omar ed io ci incontravamo ogni tanto. Mi piaceva parlare con lui. Era una persona interessante, intelligente e sensibile; dotata anche di un buon senso dell'umorismo. Quel senso dell'umorismo e quell'ironia che spesso possiedono le persone che ne hanno passate tante. L'ultima volta ci siamo visti a novembre. Era riuscito ad ottenere un posto da insegnante di matematica. Un lavoro che lui desiderava. Pensava di insegnare per un po’ in Germania per poi trasferirsi definitivamente nelle Isole di Maria come insegnate nelle locali scuole tedesche. A dicembre ci eravamo scambiati gli auguri per email. Stava nell’arcipelago.
Giorni fa Zucchero mi aveva chiesto: hai notizie di Omar? No, è da un po' che non si fa sentire.
L’altro ieri quando ho visto l'email pensavo fosse lui. Ho letto la prima riga: Ciao Flavio, ti scrivo dalle isole. Ho detto a Zucchero: ah, Omar sta di nuovo nell’arcipelago. Dovrebbe scrivere un libro sulla sua vita.
Poi ho letto il seguito. Maria mi diceva che Omar non è più tra noi: è morto il 17 febbraio. Ma lei finora non aveva trovato la forza di farmelo sapere. Omar aveva avuto dei disturbi a fine gennaio ed aveva subito un’operazione piuttosto ordinaria che si era conclusa bene. Dopo tre giorni è insorta una complicazione inattesa. Ed ogni tentativo terapeutico causava un’altra complicazione inattesa. Fino a generare una letale catena di eventi altamente improbabili che in un giorno ha condotto Omar alla morte.
Da due giorni non riesco a togliermi questa storia dalla mente. Ciao Omar, questo è il mio ricordo di te.
5 commenti:
ciao Omar
(il 17.02 Paolo avrebbe compiuto 46 anni)
Strana coincidenza.
E' una storia bella e triste. Saluto anche io Omar e ti abbraccio
un abbraccio
valescrive
Grazie.
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