Il primo dei due concerti con il programma semi-russo si è tenuto venerdì 15 all'Elzberghalle di Dallau. Sostanzialmente abbiamo suonato in una palestra scolastica e il pubblico era quello solito di quando si suona per le cittadine della Odenwald. Il livello d'ingenuità lo si può rapportare più o meno al numero di applausi che ci prendiamo nelle pause tra un movimento e l'altro: onta incancellabile per l'assiduo frequentatore della Stadthalle di Heidelberg; che fulmina con uno sguardo colmo di disprezzo il malcapitato vicino di posto ingenuamente applaudente. E, difatti, nessuno solitamente si macchia dell'ignominia dell'applauso interrompente quando suoniamo alla Stadthalle.
Ma stavolta, nel concerto di sabato, il pubblico era molto più numeroso del solito. Superavamo probabilmente le mille presenze. Per i primi due pezzi abbiamo quindi sperimentato l'eccezione dell'applauso fuori tempo. Tuttavia, l'infamante pratica non si è riproposta nella seconda parte del concerto. Il che mi fa immaginare una selvaggia redarguizione del gruppo di rei durante la pausa da parte del gruppo di assidui frequentatori di Stadthalle.
Ma per tornare a Dallau. Forse questo pubblico più ingenuo è anche più schietto e se ti fa l'ovazione all'impiedi magari pensi pure che si sia divertito veramente. Così ci siamo fregiati dell'infrequente riconoscimento a cui neppure il critico musicale in prima fila, probabilmente suo malgrado, è riuscito a sottrarsi. Vestito da critico, applaudente da critico (avete presente quell'applauso lento, quasi impercettibile e permeato di sufficienza?) ha preso appunti sul suo blocco A4 per tutto il tempo. Ma finora nessuno ci ha fatto sapere che cosa abbia scritto. Non so se per negligenza o per opportunità.
Ad ogni modo, nonostante la lunghezza e la difficoltà d'ascolto della terza sinfonia di Rachmaninov, abbiamo davvero avuto un successo di pubblico senza precedenti. Lo evinco dall'intensità e dalla durata degli applausi in entrambi i concerti e dai complimenti ricevuti dagli amici invitati.
Ma stavolta, nel concerto di sabato, il pubblico era molto più numeroso del solito. Superavamo probabilmente le mille presenze. Per i primi due pezzi abbiamo quindi sperimentato l'eccezione dell'applauso fuori tempo. Tuttavia, l'infamante pratica non si è riproposta nella seconda parte del concerto. Il che mi fa immaginare una selvaggia redarguizione del gruppo di rei durante la pausa da parte del gruppo di assidui frequentatori di Stadthalle.
Ma per tornare a Dallau. Forse questo pubblico più ingenuo è anche più schietto e se ti fa l'ovazione all'impiedi magari pensi pure che si sia divertito veramente. Così ci siamo fregiati dell'infrequente riconoscimento a cui neppure il critico musicale in prima fila, probabilmente suo malgrado, è riuscito a sottrarsi. Vestito da critico, applaudente da critico (avete presente quell'applauso lento, quasi impercettibile e permeato di sufficienza?) ha preso appunti sul suo blocco A4 per tutto il tempo. Ma finora nessuno ci ha fatto sapere che cosa abbia scritto. Non so se per negligenza o per opportunità.
Ad ogni modo, nonostante la lunghezza e la difficoltà d'ascolto della terza sinfonia di Rachmaninov, abbiamo davvero avuto un successo di pubblico senza precedenti. Lo evinco dall'intensità e dalla durata degli applausi in entrambi i concerti e dai complimenti ricevuti dagli amici invitati.
2 commenti:
Alle volte capita un vicino che canticchia (l'opera). A me era capitato una che suonava il piano invisibile; peccato non sappia suonare e non sia stato in grado di apprezzare anche la sua esecuzione.
Devi esercitare il tuo sguardo fulminante. Se vuoi ti organizzo la ripetizione con l'assiduo frequentatore di Stadthalle ;-)
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