domenica, giugno 21, 2015

New York 2: Harlem e Midtown

Sabato 6 giugno

Per raggiungere Harlem dall'aeroporto Zucchero e io prendiamo cinque mezzi: autobus, treno, due metropolitane e un taxi. Il che non è particolarmente rilassante quando si è carichi di valigie e dopo un viaggio intercontinentale. Ad aspettarci al Malcolm X Boulevard c'è il padre di Obora (la proprietaria della casa) che abbiamo avvisato telefonicamente. Non è un appartamento di lusso ma è decente e fornito di tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Dopo l'arrivo del resto del gruppo partiamo in direzione Midtown.
Lungo la strada ci imbattiamo in un negozio della NBC e, non riuscendo a frenare gli istinti consumistici (che volete? è proprio la città a suscitarli), compriamo due magliette della nostra serie preferita degli anni '90. Poi ci spostiamo verso l'Empire State Building. Si può visitare Roma per una settimana e non vedere er cupolone? Così decidiamo di levarci subito il pensiero e, dopo il volo intercontinentale e la via crucis verso Harlem, decidiamo di scalare pure il grattacielo.
Senonché, passando nelle vicinanze di Time Square, non riusciamo a resistere al richiamo delle moderne sirene: mega insegne luminose animate, variopinte e ipnotiche.
Riusciamo però a liberarci presto e a salire sul grattacielo da cui ci godiamo la vista di Manhattan a 360°. Io l'avevo già scalato nel lontano 2000 ma gli altri no. Ed, eroicamente, lo rifaccio con piacere.




Domenica 7 giugno

Per la mattinata avevamo programmato il MOMA ma la sveglia antelucana da fuso orario posticipato e un malinteso sul programma dell'Abyssinian church di Harlem spinge me e Zucchero a uscire alla ricerca di un gospel. Ma, invece di questo, troviamo una sorta di gruppo di preghiera e terapia di gruppo. Decliniamo gentilmente dicendo ai due signori neri con vestito bianco elegante che cercavamo altro. Il girovagare mattutino ci ha comunque regalato begli scorci di Harlem.
Da quello che capisco attraverso letture e osservazioni Harlem è passato da insediamento olandese, da cui il nome "Nieuw Haarlem", a sito di fattorie, per essere poi sede di un "rinascimento di Harlem" e diventare anche uno dei centri newyorchesi del jazz; quindi uno dei luoghi più pericolosi di Manhattan e infine luogo del "nuovo 'rinascimento', con una migliore qualità della vita, più lavoro per tutti, meno criminalità e uno spiccato ritorno alla diffusione della cultura afroamericana. Questo sta portando a un processo di gentrificazione di molte zone che sta facendo crescere i costi delle case e soprattutto degli affitti, creando disagi notevoli alla popolazione residente."
Insomma, in altre parole, si possono trovare dei paralleli anche tra Harlem e Trastevere e forse anche con il Pigneto. Quindi potremmo dire che il Pigneto è un po' l'Harlem de noantri. 

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