martedì, febbraio 09, 2016

Cultura umanistica e cultura scientifica in Italia

Visto che per il festival di giugno stiamo organizzando un'intervento di un'amica storica che tratterà il tema Cultura umanistica e cultura scientifica in Italia, il post di .mau. lo 0,1% di 60 mamme cade a pennello.

È accettabile che un "caporedattore presso D La Repubblica" parli di un sintomo che in uno studio si è manifestato nello 0,1% di 60 mamme? Siamo ai limiti della disattenzione o dell'analfabetismo numerico.

Più volte mi è capitato di sentire che lo studio del latino e lo studio del greco sono molto importanti perché "aprono la mente". Sarà pure così. Ma se i nostri giornalisti oltre all'aoristo conoscessero anche un po' di aritmetica e di cultura scientifica non riuscirebbero a darci delle informazioni un po' meno approssimative?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ritengo che il problema sia un altro:il 68 ha portato una ondata di ignoranza nella scuola e nelle università. Il classico e in modo particolare il greco e il latino sono discipline serie che richiedono tantissima dedizione e una grande intelligenza per essere comprese. Di più chiedersi quale è il punto della circonferenza di equazione tal dei tali più vicino alla retta di equazione tal dei tali2,equivale a tradurre una versione di latino in italiano. La matematica è un linguaggio come linguaggi sono il greco e il latino. La natura parla la lingua matematica,la cultura parla latino e greco perché da questi due popoli è iniziato tutto. Conoscere il latino aiuta (e mi risulta che sia una cosa provata) nella matematica. Direbbe qualcuno:ma io ho fatto latino e non mi è servito a nulla per la matematica...rispondo:eh certo...perché a causa di una scuola degradata hai fatto cinque anni latino senza fare in realtà nulla...purtroppo oggi il classico non ha il rigore di una volta...ma non è un discorso scientifico dire che la mancanza di preparazione scientifica dei giornalisti è dovuta al latino...se avessero studiato seriamente il latino(e fossero stati fermati come studenti) sarebbero arrivati a capire certe cose...la colpa non è del latino e del greco,materie imprescindibili senza le quali puoi leggere quanto ti pare ma non sarai mai completo,ma della scuola. In Italia si salvano le facoltà scientifiche perché ci vanno in pochi e si fa selezione. Nelle altre università regna il degrado o più assoluto...ma non perché sono facoltà facili...semplicemente il numero elevato di iscritti rende inpossibile una selezione rigorosa...ecco che riformare la costituzione non ha senso se non si riforma l'istruzione...così si combatte la disoccupazione(dando la laurea a chi è portato per gli studi,dando una formazione professionale a chi non è portato),non dando gli ottanta euro per propaganda elettorale. Andrea

dioniso ha detto...

Caro Andrea, parli con tono apodittico di tue interpretazioni della realtà che non sono né verità apodittiche né fatti inconfutabili.

Anonimo ha detto...

http://scuola.repubblica.it/campania-napoli-lcplinioseniore/2014/11/26/limportanza-dello-studio-del-latino-e-del-greco/

Riporto il pensiero di Israel (matematico) sulla questione. Le mie non sono verità apodittiche? Certamente sono più verità di chi ha dato la colpa dell'ignoranza del giornalista al liceo classico...infatti verità in greco antico si traduce con aleteia dove il lete indica il fiume dell'oblio e l'alfa privativo indica che,per i greci,è vero ciò che non cade nell'oblio. E che professioni come quella degli avvocati fossero una volta apprezzate è un fatto incontestabile perché in pochi riuscivano a laurearsi. E quindi,essendoci selezione,si poteva vivere facendo quel lavoro. Oggi ciò accade con le facoltà scientifiche. Quindi quello che dico è vero,è qualcosa che non dimentico. Tu e l'autrice del libro avete una concezione di verità tratta dal latino dove veritas deriva da un termine che indica il muro. Per i latini la verità era un muro contro cui si va a sbattere. La verità è ricondotta al giudicato dei giudici che diventa inattaccabile. Aggiungo anche che lo stesso Gramsci(che non appartiene alla mia corrente) sosteneva che il latino e greco servono per conoscere meglio noi stessi. Non si possono gettare via millenni di cultura,bisogna impegnarsi per ridare serietà all'insegnamento. Andrea

dioniso ha detto...

Scusa, chi è che ha dato la colpa dell'ignoranza della giornalista al liceo classico? Io ho scritto un commento breve e semplice:
È accettabile che un "caporedattore presso D La Repubblica" parli di un sintomo che in uno studio si è manifestato nello 0,1% di 60 mamme? Siamo ai limiti della disattenzione o dell'analfabetismo numerico.
Più volte mi è capitato di sentire che lo studio del latino e lo studio del greco sono molto importanti perché "aprono la mente". Sarà pure così. Ma se i nostri giornalisti oltre all'aoristo conoscessero anche un po' di aritmetica e di cultura scientifica non riuscirebbero a darci delle informazioni un po' meno approssimative?"

Leggendo questo testo tu hai tratto una serie di conclusioni che sono tue pure illazioni e che non sono scritte nel testo, e sei partito con una serie di sproloqui. A volte un comportamento del genere può essere indice di una parte terminale posteriore costituita da steli secchi del grano. ;-)

Annalisa Santi ha detto...

Sono pienamente d'accordo con l'importanza della conoscenza del latino e del greco come base culturale....ma sono altrettanto d'accordo sull'ignoranza scientifica (e non solo) dei giornalisti!!!!!

dioniso ha detto...

Quello che penso sullo studio del greco e del latino, e non era mia intenzione di parlarne in quel post, sarebbe da discutere a voce. È un discorso che necessita tempi e mezzi un po' diversi rispetto a quelli virtuali. Comunque, come sintesi breve e incompleta, posso dire che, a mio avviso, gli effetti sulla cosiddetta "apertura mentale" (entità vaga e indefinita) infusa magicamente dall'apprendimento del greco e del latino, siano stati molto idealizzati e sopravvalutati soprattutto da alcune classi sociali italiane. Secondo me, da un punto di vista di processo mentale, lo studio di quelle lingue non è così diverso dallo studio di altre lingue. Chiaramente diverso è il discorso riguardo la conoscenza delle rispettive culture. Certo, la cultura greca si può anche studiare senza conoscere il greco ma magari conoscere la lingua aiuta.
Ci sono culture che non studiano né il greco né il latino e non per questo sono culturalmente inferiori a noi. Anzi…

dioniso ha detto...

Aggiungo altre interessanti discussioni in tema.

Annalisa Santi
Dioniso io ti posso rispondere dandoti come esempio la mia esperienza personale. Ero all'università e seguivo Storia delle Matematiche, arrivata agli elementi di Euclide e alle sue molteplici traduzioni e riedizioni dal greco, all'arabo, al latino ecc ecc....mi sono accorta in quel momento che io comunque ero "cieca" incapace di tradurre dal testo greco (quello più vicino al testo originale)....e anche più avanti, quando già insegnavo, ero costretta a farmi tradurre dai colleghi di "greco" quei passi che ritenevo significativi anche per gli studenti. Mi sono sempre pentita di non aver voluto fare il Liceo Classico, come suggeritomi da mio padre, ma lo Scientifico!!!!! Ho sempre dovuto solo fidarmi delle traduzioni! smile emoticon


Dioniso Dionisi
Sì, infatti ho scritto: "Certo, la cultura greca si può anche studiare senza conoscere il greco ma magari conoscere la lingua aiuta." Ma non è da quello che si può evincere che lo studio del greco cambi la nostra mente in modo diverso rispetto allo studio di altre lingue.

Annalisa Santi
Dioniso comunque il greco si presta, a differenza del rigido latino, a interpretazioni più varie e spesso ostiche che sicuramente sviluppano meglio capacità logico deduttive!

Dioniso Dionisi
Sì, ma anche il tedesco è una lingua con una struttura logica molto forte e probabilmente molte altre lingue lo saranno ancora di più

Annalisa Santi
La struttura logica è ovviamente insita in ogni lingua quello a cui mi riferivo era la capacità di deduzione logica per la traduzione magari di un testo in cui spesso alcune frasi lasciano un po’ perplessi, e non si sa come gestirle. La difficoltà della Versione di Greco è legata anche allo stile, specifico e caratteristico per ogni autore, e alle frequenti frasi lunghe. Per esempio proprio Euclide, mi dicevano i colleghi, non veniva mai dato come testo di traduzione perché complesso e poco analizzato stilisticamente.

Dioniso Dionisi
Mai provato a tradurre il tedesco? smile emoticon

dioniso ha detto...

Dioniso a proposito di greco, latino, traduzioni, Euclide...ecc ecc, di cui si parlava ieri, ho ritrovato questo bell'articolo di Popinga Marco Fulvio Barozzi
http://keespopinga.blogspot.it/2013/04/tradizione-e-traduzione-degli-elementi.html

Dioniso Dionisi Grazie, ma prima di leggerlo scrivo un commento che forse non avrà a che fare con l'articolo. Per potenziare le capacità logico-deduttive ci saranno sicuramente molte strade possibili. Tra cui anche lo studio delle lingue. Ma forse ancor di più possono prepararci bene materie come la filosofia, che riguarda molto il pensiero, il modo di pensare e le grandi domande; la matematica e diverse materie scientifiche tra le cui basi c'è proprio l'approccio logico-deduttivo.
Poi, certo, se uno è Oppenheimer, magari a quello ci aggiunge il greco, il latino, l'arabo e il sanscrito oltre a varie lingue moderne. Ma non tutti sono Oppenheimer smile emoticon

Dioniso Dionisi Detto questo, mi salvo l'articolo e provo a leggerlo nelle pause della prova generale di stasera.
Ah, e, a proposito di musica, apro qui un nuovo capitolo. È accettabile che la Musica non sia insegnata al liceo classico? Che c'è di più classico della Musica, soprattutto in un paese come l'Italia? Non ci saranno studi che mostrano come la musica attiva possa migliorare le capacità cerebrali? Consiglio l'ascolto di questa puntata La Lingua Batte per farsi un'idea dell'ignoranza musicale che c'è in Italia. E questo è anche colpa delle nostre classi dirigenti (e anche di buona parte della classe intellettuale) che da sempre considerano la musica come una disiplina molto marginale.

http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-777bb78b-7559-4d82-ae4f-b66719064b1b.html

dioniso ha detto...

Dopo aver (ri)letto velocemente il bell'articolo di Popinga che si conclude con i gesuiti euclidei mi vengono in mente delle considerazioni.
Sicuramente trovo molto interessante e affascinante tutta la storia delle traduzioni e dei "tradimenti". Mi è capitato anche di scrivere piccole sintesi di storia della matematica in cui le traduzioni giocavano un ruolo fondamentale.
Però mi viene pure da pensare: per chi non ha la vita da dedicare a quello o non ha le capacità mentali di Oppenheimer ma, come me, capacità mentali medie, non è più comodo affidarsi a qualcuno che sia specializzato nelle traduzioni e dedicarsi a quello che più lo interessa del contenuto del testo? Per usare una metafora, sarebbe bello vedere tutti i film in lingua originale. Sai quante sfumature ci perdiamo? Solo che non è realistico poterlo fare. E allora ci affidiamo al lavoro di specialisti. E se ci servono dei consigli specifici... Beh, a che servono allora gli amici che hanno fatto il classico o che hanno studiato lettere antiche? :-) Se poi ci dovesse servire un consiglio sull'arabo o, peggio ancora, sul sanscrito, allora le cose si farebbero più complicate.
Ecco, cito pure un pezzo di Popinga che corrobora le mie considerazioni.

"Campano, non conosceva infatti né l’arabo né il greco, ma ebbe il merito di esporre, quando necessario, le dimostrazioni in una forma più accessibile. Egli infatti non si preoccupò di restituire il testo di Euclide, ma di comporre un’opera matematicamente coerente. Per far ciò egli fece uso anche di testi più recenti, come la coeva Arithmetica di Giordano Nemorario e il commento di Anaritius (al-Nayrīzī) agli Elementi (fine del XII sec.), con lo scopo di colmare alcune lacune della trattazione euclidea, soprattutto in ambito aritmetico"