Al mio arrivo in Germania decisi di non cominciare immediatamente un corso di tedesco, lingua allora a me totalmente ignota. Pensai di spendere almeno un anno per migliorare il mio recalcitrantissimo inglese visto che nella vita quotidiana mi dovevo arrangiare un po’ con quello.
Fu abbastanza facile trovare un medico generico che parlasse inglese. Trovai addirittura una dottoressa che parlava anche un po‘ d‘italiano. La comunicazione mi risultava quindi abbastanza facile. Il problema si presentava però quando avevo bisogno di parlarle al telefono. La sua assistente parlava infatti solo il tedesco. Dovetti quindi chiedere, in inglese, ad un mio collega iranotedesco di tradurmi la richiesta: "vorrei parlare con il medico".
Per diversi mesi andai avanti con quella frasetta fatta. Sembrava funzionare: il medico mi veniva regolarmente passato. Quando cominciai a studiare il tedesco mi accorsi però che la mia frasetta non era totalmente corretta. Mi resi conto che: "ich möchte gern mit dem Frauenarzt sprechen" significa "vorrei parlare con il ginecologo".
Capii che l'equivoco era nato da un malinteso con il collega iranotedesco. Io gli avevo chiesto una cosa del tipo: "come si dice in tedesco 'vorrei parlare con il dottore' quando il dottore è una donna"? ("how do you say in German 'I'd like to speak with the doctor' when the doctor is a woman?); che era stato probabilmente interpretato come qualcosa del tipo: quando il dottore è per una donna.
Continuo ancora a chiedermi in che modo l'assistente mi introducesse prima di passare la chiamata: dottoressa, c'è di nuovo quel maniaco italiano che vuole parlare con il ginecologo.
Da dieci anni (quasi undici per me) oramai a nostra situazione di italiani impiegati presso aziende internazionali in suolo tedesco ci impone l'uso di tre lingue nella nostra vita quotidiana: l'italiano in casa, l'inglese al lavoro, il tedesco fuori casa.
Per quanto riguarda i suoni e le pronunce, dopo circa dieci anni di allenamento le nostre italiche orecchie si sono abbastanza affinate e riescono a percepire molte delle sfumature che inizialmente ci provocavano non pochi (e spesso comici) fraintendimenti.
Ad esempio con la famigerata "er" finale tedesca. Cito solamente il fatto che io per anni quando sentivo dire alla radio "Preisträger" pensavo dicessero "Preis Strega" e mi dicevo: ammazza! il Premio Strega è noto anche in Germania! Invece Preisträger significa vincitore del premio. La controprova l'ho avuta quando il nobel per la pace è stato assegnato ad Obama. Ho detto a Zucchero: ah! hai sentito?! Obama ha vinto il Premio Strega. (No, questa frase non l'ho detto, me la sono inventata adesso :-)
Invece quando vedevo la CNN e il giornalista introduceva qualche ospite con "joining me now", le mie orecchie approssimavano con "Gianni Minà". Il sentimento di sorpresa veniva seguito immediatamente da quello di delusione: ma quello non è Gianni Minà...
Un po' di colpa ricade sicuramente sul tipo di insegnamento che sia io che Zucchero abbiamo ricevuto: ci insegnavano l'inglese come se fosse il latino o il greco antico: facendo traduzioni e leggendo i classici senza curare minimamente la pronuncia e l'ascolto. Se tale metodo potrebbe avere qualche probabilità di successo nel caso di lingue neolatine come lo spagnolo, è destinato quasi sicuramente a fallire con una lingua come l'inglese che possiede decine di suoni assenti nella fonologia italiana.
Se poi si aggiunge la considerazione che l'inglese è quasi privo di regole di pronuncia e che grafemi e digrammi corrispondono spesso a fonemi diversi la situazione diventa ancora più drammatica.
Basti citare il caso del termine "lead". Tra le altre cose può significare "condurre" e "piombo". Si scrive sempre allo stesso modo, ma in un caso si pronuncia li:d e nell'altro led.
Una lingua del genere richiederebbe sicuramente una lunga fase di esercizi volti ad educare le italiche lingue ed orecchie a quei suoni astrusi e a quella incoerenza grafo-fonologica.
È proprio per questo che quando sento ripetere il trito luogo comune per cui sarebbero gli anglofoni a fingere di non capire gli italiani a causa probabilmente del noto vecchio complotto della perfida Albione, mi viene un po' da ridere.
Fu abbastanza facile trovare un medico generico che parlasse inglese. Trovai addirittura una dottoressa che parlava anche un po‘ d‘italiano. La comunicazione mi risultava quindi abbastanza facile. Il problema si presentava però quando avevo bisogno di parlarle al telefono. La sua assistente parlava infatti solo il tedesco. Dovetti quindi chiedere, in inglese, ad un mio collega iranotedesco di tradurmi la richiesta: "vorrei parlare con il medico".
Per diversi mesi andai avanti con quella frasetta fatta. Sembrava funzionare: il medico mi veniva regolarmente passato. Quando cominciai a studiare il tedesco mi accorsi però che la mia frasetta non era totalmente corretta. Mi resi conto che: "ich möchte gern mit dem Frauenarzt sprechen" significa "vorrei parlare con il ginecologo".
Capii che l'equivoco era nato da un malinteso con il collega iranotedesco. Io gli avevo chiesto una cosa del tipo: "come si dice in tedesco 'vorrei parlare con il dottore' quando il dottore è una donna"? ("how do you say in German 'I'd like to speak with the doctor' when the doctor is a woman?); che era stato probabilmente interpretato come qualcosa del tipo: quando il dottore è per una donna.
Continuo ancora a chiedermi in che modo l'assistente mi introducesse prima di passare la chiamata: dottoressa, c'è di nuovo quel maniaco italiano che vuole parlare con il ginecologo.
Da dieci anni (quasi undici per me) oramai a nostra situazione di italiani impiegati presso aziende internazionali in suolo tedesco ci impone l'uso di tre lingue nella nostra vita quotidiana: l'italiano in casa, l'inglese al lavoro, il tedesco fuori casa.
Per quanto riguarda i suoni e le pronunce, dopo circa dieci anni di allenamento le nostre italiche orecchie si sono abbastanza affinate e riescono a percepire molte delle sfumature che inizialmente ci provocavano non pochi (e spesso comici) fraintendimenti.
Ad esempio con la famigerata "er" finale tedesca. Cito solamente il fatto che io per anni quando sentivo dire alla radio "Preisträger" pensavo dicessero "Preis Strega" e mi dicevo: ammazza! il Premio Strega è noto anche in Germania! Invece Preisträger significa vincitore del premio. La controprova l'ho avuta quando il nobel per la pace è stato assegnato ad Obama. Ho detto a Zucchero: ah! hai sentito?! Obama ha vinto il Premio Strega. (No, questa frase non l'ho detto, me la sono inventata adesso :-)
Invece quando vedevo la CNN e il giornalista introduceva qualche ospite con "joining me now", le mie orecchie approssimavano con "Gianni Minà". Il sentimento di sorpresa veniva seguito immediatamente da quello di delusione: ma quello non è Gianni Minà...
Un po' di colpa ricade sicuramente sul tipo di insegnamento che sia io che Zucchero abbiamo ricevuto: ci insegnavano l'inglese come se fosse il latino o il greco antico: facendo traduzioni e leggendo i classici senza curare minimamente la pronuncia e l'ascolto. Se tale metodo potrebbe avere qualche probabilità di successo nel caso di lingue neolatine come lo spagnolo, è destinato quasi sicuramente a fallire con una lingua come l'inglese che possiede decine di suoni assenti nella fonologia italiana.
Se poi si aggiunge la considerazione che l'inglese è quasi privo di regole di pronuncia e che grafemi e digrammi corrispondono spesso a fonemi diversi la situazione diventa ancora più drammatica.
Basti citare il caso del termine "lead". Tra le altre cose può significare "condurre" e "piombo". Si scrive sempre allo stesso modo, ma in un caso si pronuncia li:d e nell'altro led.
Una lingua del genere richiederebbe sicuramente una lunga fase di esercizi volti ad educare le italiche lingue ed orecchie a quei suoni astrusi e a quella incoerenza grafo-fonologica.
È proprio per questo che quando sento ripetere il trito luogo comune per cui sarebbero gli anglofoni a fingere di non capire gli italiani a causa probabilmente del noto vecchio complotto della perfida Albione, mi viene un po' da ridere.
9 commenti:
BENE! bella escursione, come ho detto in un mio commento ad un tuo post (Schwarzkopf...)di problemi ce ne avevo (ho) anch'io ogni tanto, soprattutto per tradurre concetti estranei alla nostra lingua, tipo Schadenfreude...
ma pure l'inglese e la quasi omonimia di alcune parole è spassosa: ieri al liceo ho proposto questo scioglilingua che mi è venuto spontaneo, sfidando la classe a decifrare il quiz:
I still steal some steel
per non parlare della vecchia bleach bitch che stava sulla beach!
Ciao Fabio!
Non li conoscevo questi scioglilingua. Belli.
Molti anni fa (tarda adolescenza) Zucchero ebbe una disavventura con sheet e shit.
Come la traduci Schadenfreude? Gioia per il dispiacere altrui? Immagino dipenda molto dal contesto.
Leo http://dict.leo.org la traduce come malignità, ma non credo sia molto corretto.
Ciao Rogge, mi hai fatto scompisciare dalle risate!! Mi hai fatto venire in mente tutte le figuracce che mi sono fatto in Germania...
Bella Rogge! Dai facce ride pure a noi. Raccontace le figuracce!
Io il mio coming out l'ho fatto ;-)
pero' che soddisfazione quando finalmente cominci a capire tutto (o quasi)
Ciao Crazy time! sì è vero soddisfazione... però mi manca anora l'immediatezza. E il fatto strano è che sembra pesarmi più adesso che 10 anni fa.
Ciao gianlu ! Mi fa piacere risentirti. Era un po' che non ti si sentiva.
Vi siete divertiti alle mie spalle eh?! ;-) Qual'è stato l'episodio più divertente?
Sì, mi ricordo che tempo fa girava in mp3 in cui (credo fosse un comico americano) con un improbabile accento italiano ci si divertiva con tutta una serie di equivoci:
I wanna sh*t on my bed
I wanna fo*k on my table
..e amenità simili.
Rogge deriva da una canzone di elio e le storie tese in cui viene narrato l'esilarante incontro tra Renato Zero e Roger Waters dei Pink Floyd che citofona a Renato Zero.
Prima che Sebastiano ci abbandonasse eravamo spesso insieme e dopo aver ascoltato quel disco passammo un po' di tempo a reinterpretare quell'incontro. Questo ci portò a chiamarci reciprocamente Rogge.
Ecco il video dell'incontro.
Sì, lo conosco. Molto divertente!
Finalmente sono riuscita a recuperare questo esilarante post! AHAHAHA!!! Io ne ho fatte diverse di figuracce, ma le ho rimosse... :D Sì vede che erano troppo 'acce'... Bellissimo pure l'anedotto della nascita del soprannome Rogge!
Ciao Yuki!
Lo conoscevi già il video di Elio? Le prime volte che sentivo quel pezzo mi scompisciavo dalle risate.
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