Continua la saga sul futuro della Lega.
Abbiamo di nuovo un interessante articolo di Gad Lerner - Perchè gli italiani hanno dato retta a Bossi - in cui, tra molte altre cose, lo scrittore afferma:
"I vari Maroni, Calderoli, Castelli, Tosi, Zaia, Cota che ora parlano di fare pulizia ma che sapevano tutto da anni, semplicemente non hanno espresso il loro dissenso a Bossi perché altrimenti lui li avrebbe buttati fuori da quel palcoscenico redditizio. Dubito molto che possano avere un futuro politico significativo. Per fortuna la notte dei lunghi coltelli della Lega è solo metaforica, con i suoi morti e feriti. Ma ve li vedete quei figuri con la cravatta e la pochette verde che tornano ancora in tv a blaterare in nome del popolo padano? Io no, credo che siano finiti."
E ho trovato molto interessante anche il riassunto e le riflessioni di Giovanna Cosenza in: Lo storytelling della Lega: riassunto delle ultime puntate. Così la Cosenza conclude l'articolo:
Complimenti alla Lega e in special modo a Maroni: è uno dei migliori esempi di crisis management politico a cui negli ultimi anni mi sia capitato di assistere. Il che (lo dico per i pochi, qui, che ancora confondessero i piani), non vuol dire né che simpatizzo per loro (come analista prescindo da giudizi politici), né che tutti i politici, nel gestire una crisi, dovrebbero imitarli: la comunicazione della Lega è perfetta per gestire la crisi di fronte al suo elettorato (convinto o incerto), in vista delle amministrative, e per smarcare l’immagine del partito da quella, screditata, di tutti gli altri. Non mi stupirei se gli elettori li premiassero.
Avrà ragione la professoressa di Semiotica dei nuovi media o il giornalista, scrittore e conduttore televisivo? Una prima risposta l'avremo tra un mese.
Ma anche se avesse ragione Lerner potremmo veramente gioire visto che:
Resta da sapere, ed è la vera domanda, chi riempirà il vuoto lasciato da Bossi e i suoi seguaci. Quanto tempo ci vorrà perchè emerga sulle ceneri del leghismo un altro leader catalizzatore delle pulsioni irrazionali diffuse nella nostra società? Non è detto che debba essere un settentrionale, nè che s’inventi un altro mito localistico come la Padania. Temo però che sarà ugualmente reazionario, cioè che se verrà a additarci il suo nuovo capro espiatorio cui addebitare le sofferenze del declino che stiamo vivendo. Il rischio, se la crisi peggiora, è che la sua violenza non rimanga più solo verbale come quella di Bossi.
Comunque, almeno sul tema Rosi Mauro, mi pare che i due si trovino abbastanza d'accordo. Vedi:
Chi è più onesto fra Maroni e la Mauro?
Abbiamo di nuovo un interessante articolo di Gad Lerner - Perchè gli italiani hanno dato retta a Bossi - in cui, tra molte altre cose, lo scrittore afferma:
"I vari Maroni, Calderoli, Castelli, Tosi, Zaia, Cota che ora parlano di fare pulizia ma che sapevano tutto da anni, semplicemente non hanno espresso il loro dissenso a Bossi perché altrimenti lui li avrebbe buttati fuori da quel palcoscenico redditizio. Dubito molto che possano avere un futuro politico significativo. Per fortuna la notte dei lunghi coltelli della Lega è solo metaforica, con i suoi morti e feriti. Ma ve li vedete quei figuri con la cravatta e la pochette verde che tornano ancora in tv a blaterare in nome del popolo padano? Io no, credo che siano finiti."
E ho trovato molto interessante anche il riassunto e le riflessioni di Giovanna Cosenza in: Lo storytelling della Lega: riassunto delle ultime puntate. Così la Cosenza conclude l'articolo:
Complimenti alla Lega e in special modo a Maroni: è uno dei migliori esempi di crisis management politico a cui negli ultimi anni mi sia capitato di assistere. Il che (lo dico per i pochi, qui, che ancora confondessero i piani), non vuol dire né che simpatizzo per loro (come analista prescindo da giudizi politici), né che tutti i politici, nel gestire una crisi, dovrebbero imitarli: la comunicazione della Lega è perfetta per gestire la crisi di fronte al suo elettorato (convinto o incerto), in vista delle amministrative, e per smarcare l’immagine del partito da quella, screditata, di tutti gli altri. Non mi stupirei se gli elettori li premiassero.
Avrà ragione la professoressa di Semiotica dei nuovi media o il giornalista, scrittore e conduttore televisivo? Una prima risposta l'avremo tra un mese.
Ma anche se avesse ragione Lerner potremmo veramente gioire visto che:
Resta da sapere, ed è la vera domanda, chi riempirà il vuoto lasciato da Bossi e i suoi seguaci. Quanto tempo ci vorrà perchè emerga sulle ceneri del leghismo un altro leader catalizzatore delle pulsioni irrazionali diffuse nella nostra società? Non è detto che debba essere un settentrionale, nè che s’inventi un altro mito localistico come la Padania. Temo però che sarà ugualmente reazionario, cioè che se verrà a additarci il suo nuovo capro espiatorio cui addebitare le sofferenze del declino che stiamo vivendo. Il rischio, se la crisi peggiora, è che la sua violenza non rimanga più solo verbale come quella di Bossi.
Comunque, almeno sul tema Rosi Mauro, mi pare che i due si trovino abbastanza d'accordo. Vedi:
Chi è più onesto fra Maroni e la Mauro?
1 commento:
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