lunedì, settembre 14, 2015

Mi lagnerò tacendo

Mi lagnerò tacendo
della mia sorte amara, ah!
Ma ch'io non t'ami, o cara,
non lo sperar da me.

Lo sapevate che Rossini ha scritto, in musica, su questi versi di Metastasio, qualcosa di simile agli Esercizi di stile narrativi di Raymond Queneau? Cioè circa 50 riscritture sullo stesso testo usando ogni volta stili musicali diversi. Solo che lo ha fatto circa un secolo prima di Queneau. Forse anche quello che ha fatto Warhol è qualcosa di simile? Sì, ma forse il parallelismo con Queneau funziona meglio.
Questa curiosa ossessione di Rossini l'ho scoperta ascoltando un'interessantissima puntata di Lezioni di Musica registrata a Matera. Lì Gemma Bertagnolli usa la metafora del manichino: i versi di Metastasio sono il manichino che Rossini veste ogni volta con abiti musicali diversi: abito da sera, maschera carnevalesca, abbigliamento spagnolo, tuta da lavoro.

Questa serie di brani vocali da camera Rossini li scrive dopo la sua decisione di non scrivere più musica. In che senso? - vi chiederete. Bé, la lezione ci racconta che, quando Rossini, a trent'anni, arrivò a Vienna divenne presto il compositore più celebre oscurando persino Beethoven. (A tal proposito c'è l'aneddoto relativo all'incontro tra i due compositori che ho citato in Buon compleanno Gioacchino.) E la sua celebrità crebbe fino a raggiungere l'apice con il Guglielmo Tell.

Rossini aveva 37 anni. E fu allora che decisa di non scrivere più. Dopo due anni, insieme all'amante Olympe Pélissier, si trasferì a Bologna
dove la Pélissier conobbe la moglie di Rossini, Isabella Colbran.
Quando, dopo alcuni anni, la Colbran morì i due si sposarono. Vissero per un periodo a Firenze ma poi, viste le crisi di depressione del marito, decisero di ritirarsi in un lussuoso appartamento della campagna parigina il cui salotto verrà frequentato da personaggi del calibro di Dumas, Delacroix, Liszt e Verdi. Fu lì che Rossini riprese a scrivere ma solo per per sé, per la moglie e per gli amici; e, oltre a musica sacra e da camera, produsse anche quelli che il compositore autoironicamente definì i suoi «Péchés de vieillesse» (peccati di vecchiaia), "semplici senili debolezze".
Ed è in questa fase che Rossini si dedicò anche alle riscritture di "Mi lagnerò tacendo". Un altro aspetto interessante di queste perle rossiniane è che la maggior parte di esse sono state scoperte solo negli ultimi anni. Anche perché alcune delle versioni vennero scritte in modo molto disordinato e precario o addirittura improvvisate al pianoforte e poi trascritte da qualcun altro.
Ah, alla fine la raccolta dei vari "lagnerò tacendo" Rossini la dedicò (e probabilmente non a caso) alla moglie per averlo guarito.

Stranamente, su Youtube, tranne questa cattiva registrazione con quattro versioni, ho trovato solo registrazioni di un'unica versione.
Ma per ascoltarne molte altre versioni spiegate e commentate non dovete far altro che ascoltare la brillante Lezione di Musica materana.

Altri aneddoti su Rossini in Buon compleanno Gioacchino.

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