mercoledì, gennaio 03, 2018

Disfattismo e rancore

Promemoria di inizio anno: disfattismo e rancore sono due grossi problemi.

disfattismo 2. Per estens., l’opera di chi con voci allarmistiche o denigratorie e sim. cerca di ostacolare l’azione del governo e delle autorità, la riuscita o il buon andamento di un’impresa, o comunque tenta di scalzare negli altri la fiducia in qualche cosa. 3. In senso più soggettivo, mancanza di fiducia, senso di pessimismo sistematico riguardo alle possibilità di riuscita di un’impresa o di un’iniziativa.

rancóre – Sentimento di odio, sdegno, risentimento profondo, non manifestato apertamente, ma tenuto nascosto e quasi covato nell’animo.

Quando le speranze e le promesse naufragano

2 commenti:

dioniso ha detto...

Da FB

Marco Ciolfi Eia eia Alalà !!

Dioniso

Un termine abusato a quei tempi ma che la nostra epoca sta facendo tristemente rivalutare 😊 
Volendo si potrebbero usare dei concetti correlati: autodenigrazione, masochismo nazionale. Ma “disfattismo” secondo me rende di più.

Ho appena effettuato una ricerca veloce in rete e ho trovato una lettera di Annamaria Testa a Corrado Augias su La Repubblica del 10 aprile 2015. Mi paiono delle ottime considerazioni. Purtroppo non sono riuscito a trovare la risposta di Augias, intellettuale che stimo molto.
Sempre di Annamaria Testa ho trovato un altro articolo che ne commenta uno di Magris. Inutile dire che mi trovo molto d’accordo. Soprattutto con la citazione che segue.
“La tesi di Magris è chiara: qualsiasi paese è afflitto da magagne, sciagure e storture. Occuparsene e denunciarle in modo circostanziato è, oltre che doveroso e patriottico, utile.
Ma tutto ciò è profondamente diverso dal ritornello autodenigratorio, cinico e intriso di falso moralismo, che oggi si configura come disfattismo all’italiana, vero vizio nazionale, e che incrementa i mali d’Italia. Seguono alcuni esempi tratti dal mondo che Magris conosce bene, quello dell’università, e un ragionamento sull’antipolitica.”
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2015/03/30/italia-disfattismo
E non si può sicuramente dire che i suddetti intellettuali abbiano idee di destra. Come dice la Testa, non essere autodenigratori non significa allinearsi su tutto. Significa criticare cioè che c’è da criticare ma farlo in modo motivato e circostanziato.

dioniso ha detto...

Questa, invece, è la lettera ad Augias.
“Vi spiego perché si preferisce essere disfattisti

Caro Corrado Augias, la sua rubrica si è occupata della nostra “porca rogna dell’autodenigrazione” (così Gadda). È un tema di rilievo, provo a contribuire trascrivendo in sintesi quattro vantaggi di comunicazione offerti da questa pratica diffusa ma deleteria.
1) Il disfattismo è potente: fa leva su emozioni primarie (rabbia, paura, disgusto). Chiede poco in termini di impegno analitico e dialettico, rende molto in termini di coinvolgimento e memorabilità. 2) È conveniente e confortevole: permette di giudicare da una posizione di forza, senza far proposte che, a loro volta, potrebbero essere giudicate. Tra una critica e l’altra, ci si riposa.
3) È spettacolare: la rissa cattura l’attenzione e l’invettiva diverte. Dicendone di tutti i colori si diventa popolari e si rimediano inviti ai talk show.
4) È autoassolutorio: dissolve ogni responsabilità individuale nello stigma collettivo. «Se tutti sono incapaci e disonesti, che volete da me? È colpa di un sistema perverso e immutabile».
Smontare il disfattismo è difficile, ma leggerne i meccanismi è, credo, un buon primo passo. Forse lo si può fare anche senza sentirsi ciecamente filogovernativi, no?
Annamaria Testa, Milano”
http://www.linkiesta.it/it/article/2015/04/10/come-siamo-diventati-tutti-disfattisti-da-salotto/25432/