Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
mercoledì, settembre 13, 2006
Stromboli
Con scarponi, casco e lampada partiamo per la scalata verso le 16:30. Le spiagge di Stromboli sono tutte completamente nere, così come il suolo del sentiero che calpestiamo.
La salita diventa sempre più ripida, ma la copertura del cielo la rende meno faticosa: si suda molto comunque. A rendere invece la salita più dura contribuisce la finissima sabbia nera che ricopre il terreno.
La vegetazione è composta principalmente di arbusti, con qualche leccio qua e là.
Noi siamo gli unici italiani e saliamo immediatamente dietro la guida.
Verso quota 600 m. comincia a piovere, ma fortunatamente dura poco. Il vento si intensifica progressivamente. Siamo un po' preoccupati per le condizioni meteorologiche.
Quando siamo intorno ai 700 m. le nubi avvolgono completamente il vulcano, la visibilità si annulla, l'umidità penetra le ossa e i capelli si bagnano. La temperatura si è abbassata e in maniche corte fa freddo nonostante lo sforzo.
In alcuni punti il vento è talmente forte che spazza la sabbia e scopre le rocce, che in quel punto sono rossicce come quelle di Heidelberg.
Ci avviciniamo al cratere, si sentono le esplosioni, ma per la nebbia non si vede ancora nulla.
Passiamo per un punto a riparo dal vento e la guida ci fa cambiare: indossiamo felpe, giacche e caschi.
All'imbrunire giungiamo sul crinale a più di 900 m. al di sopra del cratere. Il vento è forte: senza giacche non si resisterebbe. Dopo un po' riusciamo a sederci e si sta meglio: il suolo è tiepido. Sovrastiamo quattro comignoli vulcanici. Molte delle esplosioni preludono a getti e piogge di lapilli incandescenti che si spengono lentamente una volta a terra. Lo spettacolo è favoloso.
La discesa è più veloce: due ore invece di tre. Indossiamo le lampade sul casco e scendiamo affondando fino alla caviglia gli scarponi nel sabbione nero i quali si riempiono di sabbia e pietruzze. L'aria diventa irrespirabile a causa del polverone sollevato dai nostri passi, così la guida ci fornisce delle mascherine. La discesa risulta comunque comoda e scivolosa: salire seguendo questo percorso sarebbe impossibile. Mi chiedo come faccia la guida a riconoscere il percorso: è buio e non si vedono punti di riferimento.
Alle 22:30 salpiamo per il ritorno a Lipari. Alla fine possiamo dire di essere stati fortunati per vari motivi: la copertura del cielo ha facilitato la scalata, non è piovuto (solo qualche goccia), le esplosioni sono state numerose e la motonave è riuscita ad ormeggiare nonostante il mare grosso. Ci corichiamo stanchi ma soddisfatti. Se qualcuno un anno fa mi avesse detto: tra un anno scalerai Stromboli, non gli avrei mai creduto.
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5 commenti:
Che spettacolo deve essere!
E che soddisfazione, sono felice per te.
Mozzarelle di bufala? Mortazza? Olive? No, anzi, non voglio sapere niente di tutto ciò!! :(
Ma quando torni?
Caro Dioniso,
oggi sono capitato per la prima volta sul tuo blog e ho notato che tra i tuoi link hai messo sia il mio blog sia il sito dei DS Germania. Grazie mille ovviamente, ma ero curioso di sapere come eri giunto su questi siti (in particolare il secondo). Inoltre non ho capito bene, vivi a Roma ma sei stato in Germania (forse abbiamo qualche percorso in comune)? Fatti sentire, magari via e-mail!
eulinx, tornerò domenica. Al più presto preparerò un resoconto sulle delizie culinarie eoliche;-)
Che clima accoglierà il mio ritorno nelle lande teutoniche?
Gennaro, in realtà noi ci conosciamo già. Vediamo se capisci chi sono. Nell'eventualità però non svelare la mia identità ma dimmi solo se hai capito ;-)
Fa caldo, tanto caldo! Ma ho come l'impressione che non durerà ancora per molto! :)
Ma poi al ritorno dalla scalata ci possiamo aspettare una bella grigliata di pesce?
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