giovedì, dicembre 07, 2006

Piluccatura

Piluccare, è il verbo che nel dialetto sabino viene usato per descrivere la raccolta delle olive. Io sono nato in un paesino della Sabina, e ho trascorso lì tutta la mia infanzia fino ai miei 20 anni. Amavo quel paese e tuttora sono rimasto molto legato alle mie radici. Durante i primi 16-17 anni della mia vita non mi sarei mai spostato da quel paese. Tutti i miei amici, i miei miti e i miei riferimenti erano lì. Il paese non era ancora stato investito dalla tempesta culturale del consumismo e conservava ancora quell'innocenza, quella semplicità e quella concretteza proprie della cultura contadina. I miti erano quelli locali e non si subiva ancora la schiavitù del possesso di oggetti di consumo per poter essere considerati "fichi", anzi spesso era proprio il contrario.
Un periodo dell'anno che mi piaceva molto, oltre ovviamente alle vacanze estative, periodo in cui il paese si riempiva di "romani" e i "giardinetti" funzionavano a pieno regime, era quello tra la metà di novembre e fine dicembre. In questo periodo per l'appunto si piluccava (lo si fa tuttora, ma non essendo più lì lo narro come un ricordo del passato). Il paese si riempiva di oriundi che tornavano per pagare il tributo alle loro radici contadine. L'attività era frenetica: si cercava di arrivare al campo all'albeggiare. Le strade erano quindi intasate di mezzi agricoli e di asini che durante la mia infanzia erano più numerosi dei mezzi agricoli. Mio nonno possedeva un asino, anzi un'asina: Mora. Quando ero molto piccolo a volte mi portava in campagna con lui trasportandomi dentro i bigonci che pendevano dai fianchi di Mora. All'inizio degli anni '80 la povera Mora venne sostituita da un trattorino.
Di solito mio padre, i miei nonni e mio zio piluccavano mentre mia madre ed io mondavamo il raccolto che veniva stipato in cantina in uno spazio delimitato da palanche. Dopo qualche giorno arrivavano gli operai del frantoio della cooperativa a caricare le olive, si andava a seguire tutte le fasi della spremitura in questo ambiente impregnato degli odori e degli aromi dell'olio nuovo, e infine si tornava in cantina con i contenitori di acciao pieni d'olio. Dopodiché c'era il lavoro più pesante: l'assaggio dell'olio sulla bruschetta.
Col passare degli anni sono stato promosso a piluccatore, ma mio padre non mi faceva partecipare molto: non voleva distrarmi troppo dallo studio. Forse proprio per questo ora vedo la piluccatura come un'attività piacevole, a differenza di qualche mio coetaneo che veniva quasi obbligato dai genitori.

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