mercoledì, giugno 05, 2013

Ancora su Stamina e Le Iene

Riprendo il discorso di due mesi fa su Stamina e Le Iene perché nel frattempo ci sono stati degli sviluppi e il 2 giugno, trovandomi in Italia, mi è capitato di vedere un pezzo del nuovo patetico servizio dedicato al tema in cui si mostravano i miglioramenti dei bambini sottoposti alla cura.
Ovviamente tutti saremmo felicissimi se alla fine della sperimentazione la cura si dovesse rivelare efficace. Ma allora perché io critico il servizio de Le Iene?
Rispondo citando passi dall'articolo "Da Di Bella a Stamina, la storia si ripete?" di Michele Emmer. Articolo in cui si ribadisce un aspetto fondamentale della medicina che molti faticano a capire: la medicina si basa sulle statistiche. Leggete e meditate prima di unirvi al coro di quelli che "l'hanno detto a Le Iene". L'articolo fu scritto nel gennaio del 1998 quando la moglie di Michele Emmer (all'epoca malata di cancro al pancreas) fu costretta a pagare il ticket imposto per sperimentare la cura Di Bella. Cura che regolarmente si rivelò essere una bufala. È sconcertante come, a distanza di quindici anni l'articolo è ancora attualissimo. Basterebbe rimpiazzare qualche nome e lo si potrebbe ripubblicare tranquillamente oggi.

"La medicina è una scienza sperimentale, empirica, che produce statistiche. Per capire e far capire se una malattia, un tumore, è curabile, bisogna produrre dei dati che facciano capire come le nuove terapie siano più o meno efficaci. Allora per leucemia non si deve più dire male incurabile; certo bambini e adulti ancora muoiono di leucemia, ma tutti hanno anche buone possibilità di guarire, anche se per alcuni tipi di leucemia è più facile. ... La medicina si basa sulle statistiche, il che vuol dire che per avere dei risultati interessanti bisogna essere in grado di avere dei dati attendibili e abbastanza numerosi e significativi.
Allora se la medicina è statistica, che significato ha andare a intervistare una persona e fargli dire che mentre un mese fa, un anno fa, stava malissimo, ora sta molto meglio? Che senso ha affermare senza commento che sta guarendo? Si è mai posto il problema chi realizza il servizio alla televisione o sui giornali di quale effetto fa sui malati, terminali e non, leggere notizie del genere? Che tipo di informazione viene data dicendo che quella persona è guarita mentre non viene detto quanti sono i casi in cui la stessa terapia non ha funzionato? Oppure che quella terapia funziona solo in certi casi e non in altri? Sapete che cosa succede negli ospedali in cui sono ricoverati malati terminali e non? ... Che i malati sono agitati e confusi perché sentono che ci sono cure che possono farli guarire o arrestare il cancro. Inoltre si sentono dire da tutti, parenti e amici (è la prima cosa che si sente dire oggi un malato di tumore) «ma come non fai la cura Di Bella?». Anche i medici sono stressati da questa situazione; sembra quasi che siano degli incapaci che stanno torturando i loro pazienti facendoli soffrire inutilmente. È questo lo scopo dei servizi giornalistici? È questa quella che si chiama informazione?
...Noi non sappiamo se la cura Di Bella sia efficace, in quali tipi di tumori, con quali risultati percentuali, se i dati si riferiscono a pazienti malati di qualsiasi tipo di cancro o se i pazienti sono un campionario selezionato. ... Perché ci si deve informare tramite amici e parenti? Perché la televisione e i giornali danno informazioni superficiali, incomplete e molte volte sbagliate? È questo il modo corretto per fare informazione, se lo scopo è quello di aiutare i malati di cancro?"

Per continuare a leggere l'articolo: "Da Di Bella a Stamina, la storia si ripete?" 

3 commenti:

ubik ha detto...

http://www.italiaxlascienza.it/ita/home.html

ubik ha detto...

godi popolo: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2809%2960375-5/fulltext

dioniso ha detto...

Grazie per le condivisioni