Ho appena letto su Qfwwwfq questo interessante articolo sul giovane Leopardi: IL GIOVANE METAFISICO. Ne rilancio qualche passaggio.
«Nelle
dissertazioni il "giovane favoloso" sostiene una serie di
luoghi comuni della metafisica tradizionale che di lì a poco abbandonerà
come fossero favole infantili, e si tratta esattamente di alcuni di
quei luoghi comuni che modellano ancora oggi le vie neurali di gran
parte dell'umanità,
nonché di molti di quei filosofi idealisti e particolarmente ostili alla
tecnica e alle scienze della natura che, con sottile e sottovalutata
contraddizione, godono di popolarità persino in rete e sui media. I due
luoghi comuni principali sono il dualismo mente-corpo di sapore
platonico-cristiano-cartesiano e l'idea tomistico-lebniziana del disegno
intelligente e dell'essere perfettissimo. Il ragazzino erudito innesta i contenuti filosofico-religiosi dei suoi studi sulla particolare architettura mentale del Sapiens, il quale è stato dotato dall'evoluzione di
preziosi dispositivi iperattivi di attribuzione di intenzionalità e di
riconoscimento di agenti da cui, secondo alcuni studi neurocognitivi
recenti, deriverebbero come sottoprodotti gli spiriti,
i folletti, le anime, gli dèi e i divini architetti delle varie
culture. Insomma, è come se queste dissertazioni offrissero un compendio
di alcuni aspetti "infantili" e innati del pensiero umano che sono una
parte di quella che oggi viene chiamata psicologia ingenua. A
Leopardi, contrariamente a quanto accade alla stragrande maggioranza
degli esseri umani, bastò poco tempo per rendersi conto che in realtà
non ci sono né anime immateriali, immortali e assolutamente libere né disegni intelligenti di un essere
perfettissimo.
Nel
mare di stupidaggini in cui la mente giovanile di Giacomino naufragava
dolcemente, qualche buon pesce, persino più buono di quanto lui stesso
potesse immaginare, è tuttavia finito nella rete. Si tratta di due piste
di ricerca poco ortodosse (rispetto al rigido cattolicesimo familiare)
che lui ha intravisto e coraggiosamente imboccato, percorrendone i
tratti iniziali e ancora acerbi: una spiegazione neuroscientifica dei
sogni che rigetta qualsiasi fantasia oniromantica e una teoria
gradualista dell'"anima" e dello "spirito" che, per quanto riguarda
l'attribuzione di una "mente cosciente" agli animali (come si direbbe
oggi), lo porta oltre il paradigma strettamente cartesiano e lo avvicina
ad approcci contemporanei particolarmente sofisticati come quello di un
Hofstadter...»
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