"Il voto britannico innalza il rango dell'Italia in ambito Atlantico, dove possiamo aspirare a un rapporto più stretto con gli Stati Uniti. E riporta Roma sul podio europeo, da cui era scesa nel 1973 a causa a dell'ingresso di Londra nella comunità europea, all'epoca salutato dalla nostra diplomazia quale precondizione di un'intesa italo-inglese per bilanciare il primato franco-tedesco. Ora, grazie al voltafaccia inglese, siamo sulla carta il numero tre d'Europa. Dovremmo quindi scegliere fra un eventuale accordo tattico con la Francia per mitigare la preponderanza tedesca oppure l'intesa strategica con la Germania per compartecipare da junior partner a un euronucleo imperniato su Berlino - ciò che dal punto di vista geoeconomico è già realtà dal Brennero a Bologna. Tertium non datur. Refrattari alle scelte, se anche stavolta ne fuggiremo saranno i partner ad assegnarci il posto. Certamente non sul podio, forse anche fuori dal Kerneuropa: l'Europa germanica istituzionalizzata che non ha mai smesso di eccitare le fantasie geopolitiche di chi a Berlino non vuole morire da grande Svizzera."
"L'incrocio dell'emergenza Brexit con le varie crisi strutturali, finanziarie e geopolitiche, offusca le speranze di chi vorrebbe intravedere nel 23 giugno l'ora zero di una nuova Europa. ... Il voto britannico è uno sparo nel buio. Nell'oscurità si aggirano i fantasmi dei nazionalismi specialmente virulenti nell'ex (?) Est, e gli imprenditori politici dell'antipolitica, che già si preparano ad aprire nuovi fronti referendari - dalla Danimarca alla Svezia, alla stessa Francia (tutti ipotetici soci dell'euro nucleo).
Gli storici futuri stabiliranno le responsabilità britanniche nell'aver fomentato tanto sabba."
Gli storici futuri stabiliranno le responsabilità britanniche nell'aver fomentato tanto sabba."
Da Limes.
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