giovedì, maggio 30, 2019

Susan Sontag e le conseguenze della malattia

«Si parla della malattia come di qualcosa che ti dona nuova profondità. Io non mi sento piú profonda. Mi sento appiattita. Sono diventata oscura a me stessa

"...pur prendendo le distanze dalle dimensioni collettive della metafora, non possiamo ignorare che le malattie sono anche metafore e rappresentazioni personali. Eppure Sontag è irremovibile: nessuna metafora, nessuna mitologia, nessuna psicologia, nessuna interpretazione. L’immaginario della malattia, dice, non fa che peggiorare la vita del malato e spesso è piú difficile da debellare della malattia stessa.

Quando Sontag invoca un approccio scientifico e materialista alla malattia ha tutte le ragioni. Però Robert Koch, che di batteri se ne intendeva, diceva che nella tubercolosi c’è piú che il suo batterio: si riferiva alle cause sociali che ne favorivano la diffusione, ma anche, inevitabilmente, alla sua aura metaforica. La malattia, spesso piú forte della ragione, resiste all’idea ragionevole di essere separata dalle mitologie (personali e collettive) che porta con sé e di cui la diagnosi è il nome di battesimo."



Da Diagnosi e destino - Vittorio Lingiardi

1 commento:

Dioniso ha detto...

“una malattia, prosegue la Sontag, altro non è che una malattia: un virus, un batterio, un errore genetico. Farne una metafora equivale a usarla in modo malato per colpevolizzare il malato. Ogni pensiero metaforico sulla malattia va evitato.