lunedì, giugno 22, 2020

Una delle ultime conversazioni tra Demetrio Stratos e un musicista degli Area.

La quarta puntata del documentario radiofonico AreaAzione (gia consigliato in AreaAzione: un documentario radiofonico su sugli Area) contiene il racconto di una delle ultime conversazioni con Demetrio Stratos raccontata da un altro musicista degli Area.
Demetrio era entrato nel frattempo nel giro della musica contemporanea. Lavorava con John Cage, Luciano Berio e Cathy Berberian. Un giorno mi disse:

– Io vorrei continuare a lavorare con voi. Figuriamoci che cosa potrebbe succedere se andiamo in America. Però sono pure entrato nel giro della musica contemporanea. È chiaro che se io faccio un disco rock mi tagliano le gambe dall’oggi al domani. E in quell’ambiente non ci entrerei più. Però, da un altro punto di vista, mi dico che potrebbe venire fuori una cosa straordinaria. Facciamo così, pensiamoci un po’, fammi ragionare. Parliamone mercoledì pomeriggio. Perché mercoledì mattina devo andare in ospedale a farmi vedere: ogni volta che tocco qualcosa mi viene un ematoma.

– D’accordo, ci vediamo mercoledì pomeriggio allora.

John Cage in America gli avrebbe spalancato le porte della musica contemporanea. La sua carriera avrebbe subito un’impennata notevole. Come ricercatore, come sperimentatore.

Aveva chiesto delle lezioni di canto a Cathy Berberian ma lei gli disse che non avrebbe potuto dargliele perché la sua impostazione era molto diversa. Avrebbe dovuto continuare a studiare da solo come aveva fatto finora. Il suo compagno di gruppo più dice che più che direzioni avrebbe avuto bisogno di un buon foniatra. Ma a quei tempi quella disciplina era quasi inesistente.
"


A Demetrio Stratos venne diagnosticata una grave forma di anemia aplastica. Se in quel momento fossero stati disponibili i farmaci e i percorsi terapeutici che sarebbero stati disponibili 1-2 decenni dopo, probabilmente non avremmo perso uno dei musicisti più interessanti della fine del XX secolo.

domenica, giugno 21, 2020

AreaAzione: un documentario radiofonico su sugli Area

Consiglio vivamente l’ascolto di AreaAzione, un documentario radiofonico di "Tre soldi" sugli Area: probabilmente il gruppo musicale italiano più interessante e originale di sempre e che anche a livello mondiale occupa i vertici in fatto di qualità e creatività.

Un percorso narrativo che segue le tracce musicali, vocali, e culturali lasciate dal gruppo degli AREA, , che è stato senza dubbio il gruppo musicale che poteva al meglio rappresentare i movimenti di protesta giovanile degli anni settanta in Italia.

Dal primo nucleo fondato da Demetrio Stratos e Giulio Capiozzo, con Patrick Djivas, Eddie Busnello, Jonny Lambizzi e Leandro Gaetano, alla formazione storica conosciuta con il nome "Area - International Popular Group", con Paolo Tofani, Ares Tavolazzi e Patrizio Fariselli.

Il documentario è stato realizzato con il contributo di: Daniela Ronconi: moglie di Demetrio Stratos, www.demetriostratos.org.

Gianni Emilio Simonetti: intellettuale situazionista, ideatore e profeta del movimento "Fluxus", www.gianniemiliosimonetti.it.

Alcuni musicisti degli Area: Ares Tavolazzi, Patrizio Fariselli, Patrick Djivas, e con la voce di Giulio Capiozzo (materiale storico fornito da Christian Capiozzo). Roberto Masotti e Silvia Lelli: hanno documentato i concerti degli Area e la ricerca vocale di Stratos e hanno seguito tutte le musiche creando un prezioso Archivio Fotografico, www.lelliemasotti.com.

Claudio Chianura: editore (edizioni Auditorium), www.haze-auditoriumedizioni.it.

Emiliano Li Castro: esperto di musica. Graziano Tisato: ricercatore del CNR di Padova, per primo indica il funzionamento del Canto degli Armonici o Overtone Singing. Nicola Bernardini: professore di musica elettronica al conservatorio di Padova, e Santa Cecilia di Roma. Le foto di copertina e degli episodi 1,2,3 sono di © Roberto Masotti / Lelli e Masotti Archivio Le foto degli episodi 4 e 5 sono di © Silvia Lelli / Lelli e Masotti Archivio.

lunedì, giugno 15, 2020

Manifestazione contro il razzismo "Black Lives Matter" del 7 giugno a Piazza del popolo

Ieri, con un po' di ritardo, ho visto un servizio sulla manifestazione contro il razzismo "Black Lives Matter" del 7 giugno a Piazza del popolo.

Sono rimasto ammirato dalla compostezza, dalla dignità e dal contegno dei manifestanti.
Immagini e parole che riaccendono speranze e che ho trovato letteralmente commoventi.

"Black Lives Matter", manifestazione a Roma: Piazza del Popolo in ginocchio per George Floyd

giovedì, giugno 11, 2020

Che fare con le tracce scomode del nostro passato: abbattere o dibattere?

Mi è piaciuta molto la proposta che Igiaba Scego, riprendendo un'idea di Gianni Rodari, espone nel suo articolo Cosa fare con le tracce scomode del nostro passato.
Ne riporto qualche estratto.

A Roma il "passato di violenza e coercizione è ancora tra noi, vivo nello spazio urbano. È un passato che contamina il presente e che se non viene discusso può provocare danni alle generazioni future.
In occidente il dibattito sui monumenti con un portato storico “pesante” si apre ciclicamente, spesso dopo una qualche azione pubblica. Il dilemma è sempre lo stesso: rimuovere o non rimuovere quelle tracce funeste? Quale azione è più efficace?"

Dopo aver considerato il caso statunitense e quello europeo, Igiaba Scego discute il caso italiano.

"E gli abitanti di Roma? E quelli dell’Italia intera? Come si pone il nostro paese all’interno di questo dibattito? Prendiamo l’esempio della capitale. È chiaro che qui le tracce del fascismo non possono essere abbattute come una statue. Sono tracce della storia di questa città e di questo paese, in alcuni casi sono esempi di quell’architettura razionalista che, con il suo gioco di linee e sinuosità, ha realizzato monumenti di gran valore. Ma se non possono essere cancellate, cosa possiamo fare? Di certo sono tracce che non possono essere lasciate lì senza un dibattito e un lavoro intorno a loro. Alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960 Gianni Rodari scrisse per il quotidiano Paese Sera un pezzo dal titolo “Poscritto per il Foro”. Era sulle scritte al Foro Italico che inneggiano al fascismo, un’epoca ancora piuttosto recente nei tempi in cui Rodari firmava il suo articolo.

Si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte.
Per Rodari le aggiunte dovevano riguardare il dolore che il fascismo aveva inflitto. Un dolore che andava ricordato per non ripetere più un obbrobrio del genere. Completare quindi, per non soccombere. Un tentativo in questo senso è stato fatto nel 2019 quando il festival Short theatre ha svolto alcune delle sue attività anche nel palazzo che un tempo fu la Casa della gioventù italiana del littorio (Gil), restaurato dalla regione Lazio. Ideato nel 1933 dall’architetto Luigi Moretti, che allora aveva 26 anni, l’edificio è in puro stile razionalista ed è stato inaugurato nel 1937, l’anno dopo la conquista violenta dell’Etiopia, proprio per celebrare quella guerra sanguinaria.

Nel 2019 un collettivo di studiose postcoloniali e femministe formato da Ilaria Caleo, Isabella Pinto, Serena Fiorletta e Federica Giardini hanno, insieme agli organizzatori del festival, portato all’attenzione pubblica la problematicità del palazzo e soprattutto di una mappa esposta nel salone d’onore, un luogo di passaggio tra le palestre e i piani superiori, raggiungibili attraverso una scala di marmo. In quella raffigurazione, l’Africa è immensa e domina tutta la parete, ma è un continente vuoto, dove sono segnati solo i possedimenti italiani e si vede solo la M di Mussolini (insieme alla sua famosa frase “Noi tireremo dritto”), che sembra incombere sui territori occupati. Accanto alla mappa i nomi delle città conquistate dagli italiani: Adua, Adigrat, Macallè…

Cosa fare davanti a un tale sfoggio di fascismo coloniale? Quella mappa lascia interdetti per la sua ferocia, ma picconarla sarebbe un grande errore, perché solo osservandola si capiscono tante cose della nefasta visione che il fascismo aveva del mondo, soprattutto di quei popoli che erano malauguratamente finiti sotto il suo dominio. Quella mappa vuota ci parla ancora oggi delle violenze che si sono abbattute sui corpi dei colonizzati.

Il collettivo l’ha inondanda di frasi, proiettate o messe lì attraverso dei cartelli, e parallelamente ha organizzato dibattiti pubblici. Il vuoto è stato riempito con domande come: la mia pelle è un privilegio? Chi è civile? Chi è superiore? Gli italiani sono bianchi? Che lingua parlano i tuoi fantasmi? Dov’è la Somalia? Dov’è L’Etiopia? Dov’è l’Eritrea? Chi può parlare? La patria è donna? Perché questa mappa dell’Africa è vuota?

“Qui, per intervenire, una didascalia, non basta (…) fare memoria è un atto simbolico quanto materiale, e quindi politico, riportando sulla scena le relazioni tra quante rifiutano le narrazioni del colonizzatori. E il come è tutto da inventare”, hanno scritto le studiose.

La parola magica è relazione, ed è la parola che ha adottato il nuovo museo italo-africano nel quartiere Eur di Roma. Dedicato alla giornalista italiana Ilaria Alpi, uccisa in Somalia insieme all’operatore Miran Hrovatin nel 1994, il museo sta ancora archiviando i materiali che presenterà al pubblico nel 2021. Ma intanto ha creato una comunità dialogante di artisti, studiosi, studenti, insegnanti che di temi legati al colonialismo si sono sempre occupati. Perché solo una collettività transculturale (con origini diverse) può prendere queste tracce e reinventarle a seconda dei tempi e delle circostanze.

Il delicato dibattito sulle tracce del passato non va ridotto all’abbattimento o meno di statue e monumenti. A sdegni incrociati. A veti. A rabbie. Va tutto discusso e reso patrimonio comune. In questa storia non c’è giusto o sbagliato. Ci sono le relazioni. Il consiglio di Rodari, ovvero quello di completare quelle tracce, è sempre da tenere presente. Oltre a monumenti su cui discutere collettivamente – a Roma l’obelisco con la scritta Dux, a Parma la statua dedicata all’ufficiale ed esploratore Vittorio Bottego, sarebbe importante anche costruire monumenti riparativi. Ovvero dare dignità, anche monumentale e statuaria, a chi ha sofferto. Se i nostalgici della schiavitù a inizio novecento hanno progettato statue razziste, forse, soprattutto ora dopo la morte di George Floyd, anche qui in Italia è arrivata l’ora di costruire monumenti dedicati a schiavi, colonizzati, vittime del fascismo.

Una delle azioni decoloniali più recenti è stata quella del movimento Non una di meno, che ha versato una vernice rosa lavabile sulla statua di Indro Montanelli a Milano. Il giornalista, quando negli anni trenta era in Africa a comando di un battaglione di ascari, aveva con sé una bambina di dodici anni costretta al concubinaggio forzato. L’azione di Non una di meno voleva dare peso, con quella vernice rosa, alla sofferenza di quella lontana bambina colonizzata dell’Africa orientale e con lei a tutte le bambine che soffrono di abusi sessuali più o meno legalizzati nel mondo. Sarebbe bello che qualcuno, che sia uno street artist o un comune, dedicasse una statua, un disegno, un ricordo a quella bambina lontana. Perché hanno ragione Caleo, Pinto, Fiorletta, Giardini: “Una didascalia non basta”.

martedì, giugno 09, 2020

"La mistica selvaggia: splendore trascurato del mondo" di Romano Madera

Nell'ultima puntata ("Domande") della serie radiofonica "La mistica selvaggia: splendore trascurato del mondo", Romano Madera parla di alcuni esercizi per favorire il dialogo e l’ascolto.

“Si usano regole precise di comunicazione calibrati sugli aspetti biografici di ognuno e con cui si impari ad argomentare e interloquire partendo dalla nostra particolare prospettiva. Esponendo come interpretiamo gli argomenti di un altro, evitando la discussione fatta per prevalere e basta, chiedendosi quali possano essere i punti deboli nel nostro ascolto. Perché tutti siamo pieni di avversioni pregiudiziali, psicologiche, ideologiche, religiose, eccetera.
Può anche essere una discussione dura e senza risparmio, però una delle tecniche è: tu hai sostenuto la tua posizione, adesso prova a sostenere la posizione opposta. Non per confondere le parti, ma perché se tu sai sostenere e capire la posizione opposta, allora anche la tua posizione ne uscirà rafforzata. Gramsci metteva in guardia dal dare dell’asino all’avversario. Anche se l’avversario è un nemico."

mercoledì, giugno 03, 2020

Zenone, Achille, la tartaruga e… Pitagora

“Pitagora fu nel corpo di Zenone di Elea e sotto quelle spoglie investigò il problema della quantità di nu­meri compresi tra due numeri dati. Una strada che lo con­dusse all’elaborazione di quattro paradossi e all’intuizione che la geometria e non il Numero governasse il mondo.”

Così si chiudeva “Il mistero del suono senza numero”. E così si apre il suo seguito a cui ho cominciato a lavorare e che spero veda la luce nel 2021.
La lievissima brezza del Tirreno riusciva appena a stemperare l’arsura dell’aria. Viste da quel tratto, a mezzacosta del promontorio, le due isolette Enotridi di Pontia e Isacia sembravano due strane creature marine pietrificate dal vigore della vampa. I caseggiati di Elea apparivano deserti: sia quello in basso vicino al litorale, sia quelli più in alto. Anche i lavori di edificazione dell’acropoli erano fermi. In quella stagione nessuno avrebbe voluto sfidare la potenza dell’astro nelle ore centrali del cammino celeste del carro di Elio… O quasi nessuno.
«Vai, Hermes! Vai!»
«Forza, Eracle! Puoi ancora recuperare!»

Le urla d’incitazione erano rivolte a una decina tartarughe impegnate in una gara di corsa. Un branco di ragazzini le circondava. Tutti grondavano sudore. Molti saltavano e sbraitavano. E qualcuno si manteneva in silenzio, esprimendo il coinvolgimento attraverso il movimento delle braccia o la contrazione di pugni e mascelle.

«Nooo, è di nuovo Hermes», piagnucolò Pitodoro saltellando. «Di nuovo Hermes! È di nuovo lui a vincere», continuò con un tono carico d’insofferenza che strideva con l’espressione gioiosa e sorridente del volto. Era il suo modo di rallegrarsi per la nuova vittoria della tartaruga del suo amico Zenone nella gara di corsa. Hermes era un fulmine! Quando riusciva a partire in vantaggio era irraggiungibile. Avrebbe potuto battere anche un ga…

«Attenzione! Achille in vista!», urlò improvvisamente un altro ragazzino da un dosso al limite dell’ombra della grande quercia che sovrastava la pista per le gare. Molti corsero immediatamente verso la pista. Ma nessuno ebbe il tempo di recuperare la propria tartaruga. Achille, per niente a disagio sotto il sole rovente, avanzò tra le stoppie come una furia; un istante prima che Hermes tagliasse il traguardo, irruppe nella pista e si mise a menar zampate, e a dispensare morsi e graffi ai carapaci nei quali le tartarughe si erano istantaneamente ritratte.

Al seguito di Achille comparve un ragazzino dalla corporatura massiccia che indossava un elmo e brandiva una spada: entrambi di legno. Come tutti gli altri indossava un leggerissimo chitoniskos, ma se lo era fatto disporre in modo che ricordasse la linothorax, l’armatura che i guerrieri achei indossavano nella guerra di Troia. Una linothorax piuttosto umidiccia. Le braccia e le gambe scoperte mostravano sbucciature nella parte inferiore degli avambracci e sulle ginocchia. «Salve, femminucce! Avete occupato di nuovo la nostra pista con quegli stupidi animali», sbraitò con fare aggressivo e tono di voce forzatamente rauco mentre dimenava la spada verso gli altri e con l’altra mano recuperava il suo gatto. Tutti tacquero pietrificati. Cleudoro era più grande di loro e molto prepotente. Nessuno si sarebbe azzardato ad affrontarlo. «Vieni, Achille. Non sporcarti le zampe con quegli… animali di terra. Noi abbiamo ascendenze celesti. Discendiamo da Ailuros, la dea Bastet dei sapienti Egizi», declamò con sguardo ispirato ripetendo probabilmente una frase ascoltata da qualche adulto. Poi mosse dei passi verso Zenone, che nel frattempo aveva recuperato la sua Hermès, e gli puntò la spada contro. «E so che tu», riprese inasprendo il tono della voce, «sei il capo di questa banda di mezze calzette.»

«Io non sono il capo di nessuno, Cleudoro. E questa non è solo la vostra pista», rispose Zenone con tono deciso. Non sembrava intimorito. Un soffio di vento caldo gli attraversò i capelli neri e andò a smuovere anche la zazzera castana di Cleudoro.
«Non chiamarmi Cleudoro! Non vedi che indosso il sacro elmo di Achille?!» strepitò il giovane mascherato avvicinando il volto a quello di Zenone.

L’afrore dell’alito rese Cleudoro ancora più repellente. Zenone non resistette all’impulso e gli sferrò uno spintone che lo fece capitombolare all'indietro. Cleudoro piombò di schiena su una zona del prato dai ciuffi d’erba molto radi. Il suo elmo rotolò di lato e terminò la sua corsa su un mucchietto di pietrisco. La spada andò, invece, a urtare una pietra sporgente.
Cleudoro si rialzò con il volto deformato da una smorfia di incredulo stupore. Due nuove sbucciature gli erano comparse sui gomiti. Recuperò la spada e si accorse che la lama si era scheggiata. E l’elmo presentava dei graffi. Lo stupore si trasformò in collera. Gli altri ragazzini assistevano alla scena pietrificati. Il silenzio era rotto solo dal frenetico frinire delle cicale.

«Zenone maledetto!», sbraitò Cleudoro. «Ti ammazzo!»
Ma prima che riuscisse a lanciarglisi addosso, la piccola Nika si frappose tra i due. Cleudoro le incespicò addosso sbilanciandosi in avanti. Per non finire di nuovo a terra fece scattare le braccia e, toccando il terreno con i palmi delle mani, cercò di spingersi in alto. Ci riuscì ma al costo di due nuove ferite.

«Vi ammazzo tuttiii!», urlò.
Era furioso. Ma successe qualcosa di ancor più inatteso. Apollonia, la ragazzina dai capelli rossi, prese il posto di Nika, che era rimasta a terra con il viso rigato di lacrime, e immediatamente altri ragazzini si munirono di pietre e le balzarono al fianco creando un muro davanti a Zenone.
Cleudoro sbarrò gli occhi, incredulo. Come un lupo che assista a una ribellione delle pecore. Serrò i pugni sui palmi sanguinanti. Gli occhi rossi. Il volto rosso, rabbioso e dolorante. Poi il furore sembrò attenuarsi. La tensione parve dissolversi. Forse aveva capito che non gli conveniva combattere.

«Zenoneee. Niiikaaaa», risuonò una voce in lontananza.
«Che c’è, mamma!», rispose Zenone infastidito mentre Filista si avvicinava risalendo la mezzacosta.
«Perché hai fatto venire qui tua sorella!?», strillò lei continuando ad avvicinarsi. «Oh, divina Hera. È caduta! Perché è lì a terra?! E sta piangendo!», proseguì dimenandosi.
«Non l’ho fatta venire io! È stata lei a seguirmi», protestò Zenone.
«Ma tu avresti dovuto impedirglielo!»
«Zenoncino, ascolta la mamma», fece Cleudoro. La collera sembrava essere svanita e aver fatto posto a un atteggiamento di scherno. «Prendi la sorellina e tornatene a casa». Poi un lampo di rabbia tornò ad attraversargli il volto. «Femminucce! Ecco chi siete!», sibilò posando gli occhi su Apollonia.

«E tu sei un vigliacco!» replicò lei, sostenendone lo sguardo. «Fai il lupo con noi e l’agnellino con i più grandi».
«Ma da quando maschi e femmine giocano insieme? Voi avete le vostre bambole di pezza, le vostre pentoline», disse Cleudoro sprezzante.
«Smettila di fare il prepotente, Cleudoro!», intervenne Pitodoro.

Nel frattempo la madre di Zenone aveva raggiunto l’ombra della grande quercia.
«E poi non voglio che frequenti ragazzi… più grandi di te», disse Filista guardando Cleudoro con sguardo torvo.
«Che cos’ha mio figlio che non va?», chiese con impeto la madre di Cleudoro, che nel frattempo era scesa dal quartiere alto e aveva raggiunto il prato della pista senza essere vista.
«Nessuno si è rivolto a vostro figlio», ribatté Filista voltandosi.
«E io invece penso che stavate parlando proprio di lui!», incalzò l’altra.
«Ma siete voi a pensare che tutti ce l’abbiano con la vostra famiglia. E comunque non è un mistero che vostro figlio sia un prepotente e un maleducato».

«Ma che maleducato e maleducato!», gridò la donna. «E poi mi pare che ci abbia rimesso lui», aggiunse guardando le nuove sbucciature del figlio. «La verità è che voi siete invidiosi perché abbiamo fatto fortuna commerciando con l’Egitto!».
«Noi non abbiamo mai invidiato le fortune altrui. Le vere ricchezze, per noi, sono altre».
«Eh, sì. Loro sono superiori! Sono intelligenti, istruiti. Non si abbassano a desiderare ciò che tutti desiderano».
«Zenone, Nika, andiamo!», ordinò Filista ignorando le provocazioni. Poi si allontanò scendendo verso il quartiere costiero preceduta dai figli, mentre l’altra continuava a sbraitarle dietro.
«Non è finita qui… Gliela farò pagare», sibilò Cleudoro fissando Zenone che si allontanava.

giovedì, maggio 28, 2020

Il piano UE per la ripresa

Credo proprio che possiamo dirci soddisfatti del piano proposto da Ursula von der Leyen e dalla commissione europea per la ripresa.


All’Italia aspetterebbe la fetta più grande di aiuti molto consistenti. E stavolta dobbiamo ammettere che il contributo del governo tedesco è stato e sarà determinante. Perché la trattativa con i quattro piccoli paesi che si oppongono al piano dell’UE non è ancora terminata. Ma mi sento di lodare anche il governo italiano che ha negoziato mostrandosi fermo, collaborativo e autorevole.

Un paio di domande sensate che ci si potrebbe porre. Dove avremmo presi fondi di tale entità se non avessimo fatto parte dell’Unione Europea? Un altro governo sarebbe riuscito a ottenere qualcosa di simile?

Qualche dettaglio sul piano
La commissione europea propone un piano da 750 miliardi raccolti emettendo obbligazioni. All’Italia spetterà la fetta più grande: 172,7 miliardi, 81,8 a fondo perduto.

I fondi dovranno essere spesi secondo piani che prevedono riduzione di CO2, miglioramento del digitale e sostegno ai lavoratori più colpiti dalla crisi. Sarebbero disponibili dal 2021 ma con 11,5 miliardi da rendere disponibili già quest'anno.

L’ultima parola spetterà ai capi di Stato e di governo che si riuniranno il 17 e 18 giugno. “Ma per ora, nonostante i tentativi di ammorbidire il gruppo dei “frugali” rassicurandoli sul fatto che ci sarà un minimo controllo esterno su come i fondi vengono spesi dai Paesi del Sud Europa, l’accordo appare lontano.”

Un altro aspetto positivo è che, per facilitare il rimborso delle obbligazioni, la commissione europea propone nuove tasse ben indirizzate: sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e una
tassazione dei giganti del digitale.

Ecco le parole di Ursula Von der Leyen: “Un’economia in difficoltà da una parte indebolisce una forte dall’altra. Divergenze e disparità aumentano e abbiamo solo due scelte. O andiamo da soli, lasciando Paesi e regioni indietro, o prendiamo la strada insieme. Per me la scelta è semplice, voglio che prendiamo una strada forte insieme. Le proposte più coraggiose sono anche quelle più sicure, è per questo che oggi proponiamo il Fondo ‘Next Generation Ue’ da 750 miliardi, che si aggiungerà ad un Quadro finanziario pluriennale rivisto a 1.100 miliardi, arrivando così ad un totale di 1.850 miliardi. … Occorre fare un ulteriore passo coraggioso verso l’Europa della sostenibilità. Lo dobbiamo alle prossime generazioni. Viva l’Europa”.

venerdì, maggio 15, 2020

Il coronavirus SARS-CoV-2 è uscito da un laboratorio?

Il coronavirus SARS-CoV-2 è uscito da un laboratorio? Così risponde David Quammen durante la puntata SalTo di specie di Radio3 Scienza.

 È possibile che il virus sia stato creato in laboratorio?
– È già stato escluso che il virus possa essere stato creato in laboratorio.

– È possibile che si tratti di un virus naturale comunque fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan?
– Sì, in teoria sarebbe possibile. Ma è verosimile? No. È molto inverosimile. Chi lo conosce sa che quel laboratorio è molto, molto sicuro. Ma, soprattutto, esistono prove a sostegno dell'ipotesi del laboratotrio? No. Non esiste assolutamente nessuna prova. Se seguiamo semplicemente il criterio del rasoio di Occam ci rendiamo conto che la spiegazione della provenienza da un laboratorio non è quella più semplice. È stato dimostrato* che esiste un virus molto simile al nuovo coronavirus che circola tra i pipistrelli in una grotta nella provincia di Yunnan. E le persone che vivono nei dintorni hanno gli anticorpi contro quel virus. Il che significa che ci sono entrate in contatto anche se quella non è mai diventata una pandemia.

La Bat Woman cinese che va a caccia di virus
The virus hunters who search bat caves to predict the next pandemic
Bat cave solves mystery of deadly SARS virus — and suggests new outbreak could occur

Carnevale della Matematica #140: “giochi”

L'edizione di maggio del Carnevale della Matematica, la numero 140, è ospitata da Notiziole di .mau. e il tema è "giochi".

Per quanto riguarda i miei contributi, ...

Dioniso fa un post che vale due. Infatti in Un mio articolo sulla rivista Archimede: I pitagorici e il mistero del suono senza numero racconta che l’articolo in questione è uscito sul n. 1/2020 della rivista Archimede. E la buona notizia è che si può scaricare gratuitamente.
L’articolo contiene: una ricostruzione della vita di Pitagora e delle scoperte più importanti dei pitagorici basata sulle tarde fonti che ci sono pervenute; ipotesi su possibili percorsi usati per raggiungere tali scoperte; proposte per la realizzazione di una lezione-spettacolo nella scuola secondaria di primo e secondo grado.


...ecco qua la cellula melodica fornitaci come ogni mese da Dioniso che io armonizzerei in maniera un po’ inusuale con | Do | Lam | Reb Fa |



E dopo un breve scambio di battute con .mau. viene fuori la prima cellula melodica armonizzata della storia del Carnevale della Matematica:

Per quanto riguarda l'edizione numero 141... 
[141] 14 giugno 2020: (“il merlo tenebroso”) ?? – non ancora assegnato.Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale.


lunedì, maggio 11, 2020

Un mio articolo sulla rivista Archimede: I pitagorici e il mistero del suono senza numero

È uscito il n. 1/2020 della rivista Archimede. Tra i vari interessantissimi articoli, questo numero contiene anche il mio I pitagorici e il mistero del suono senza numero  (scaricabile gratuitamente).

L'articolo contiene:
  • una ricostruzione della vita di Pitagora e delle scoperte più importanti dei pitagorici basata sulle tarde fonti che ci sono pervenute;
  • ipotesi su possibili percorsi usati per raggiungere tali scoperte;
  • proposte per la realizzazione di una lezione-spettacolo nella scuola secondaria di primo e secondo grado.


Ecco il sommario del direttore Roberto Natalini:

“Questo numero di Archimede viene composto ed esce nel pieno di un’emergenza sanitaria mondiale senza precedenti. Ora più che mai crediamo che il buon insegnamento della matematica e la capacità di analisi quantitativa della realtà debbano essere al centro della nostra riflessione nella formazione e nella vita delle persone. Presentiamo comunque i nostri articoli, che speriamo possano essere utili ai docenti che ci leggono. Flavio Ubaldini ci parla di Pitagora e dei misteri intorno alla scoperta degli irrazionali (liberamente scaricabile). Giorgio Dall’Aglio, già professore di calcolo delle probabilità presso Sapienza Università di Roma, ci racconta come, in molte situazioni, lasciare scegliere al caso sia l’opzione migliore. Giovanni Canu e Carlo Andrea Pensavalle si occupano invece di una generalizzazione tridimensionale del rettangolo aureo. Nicola Marasciuolo analizza in dettaglio l’accelerazione di gravità, un argomento a cavallo tra fisica e matematica. La copertina e i disegni del fumetto sono di Andrea Scoppetta e sono dedicati al grande matematico tedesco David Hilbert, a cui è dedicata la breve storia scritta da Diego Cajelli.” E non dimentichiamo le soluzioni dei giochi di Archimede Enigmistica, apparsi nei numeri precedenti e la nuova rubrica “A colpo d’occhio” tenuta da Roberto Zanasi. Provate a guardare e commentare la sua ultima proposta.

giovedì, aprile 30, 2020

"Il Cammello e la Cruna": Luigino Bruni si interroga sulla pretesa natura cristiana - protestante o cattolica - dello ‘spirito del capitalismo’

Di Luigino Bruni, lo scorso anno, avevo ascoltato l'interessantissima serie radiofonica
"Oikonomia - Meditazioni sul capitalismo e il sacro"
Quest'anno l'economista e saggista italiano ha condotto un'altra serie altrettanto interessante: "Il Cammello e la Cruna".

"La pretesa natura cristiana - protestante o cattolica - dello ‘spirito del capitalismo’ è uno dei classici temi del pensiero economico e sociale. Negli ultimi anni, però, l’emergere della crisi dei beni comuni, della terra e dei beni relazionali, ha riacceso il dibattito sull’etica del capitalismo.
Questa serie indagherà che cosa del cristianesimo è entrato nell'economia europea e nel capitalismo moderno, giungendo forse a conclusioni nuove e inattese."


Durante l'ascolto ho trascritto solo un paio di brani tratti dalle 5 puntate, quelli che mi hanno colpito di più. E li ho sintetizzati dettando il tutto al riconoscitore vocale. Spero di non aver introdotto distorsioni. Siccome non ho il tempo per farlo, ho ripulito il testo in modo molto grossolano. Ma ho pensato che fosse meglio pubblicare un testo caotico, disorganizzato e incompleto, piuttosto che non pubblicare nulla. Ecco il testo.


L’idea della predestinazione viene presa dalla lettera di San Paolo agli Efesini - che oggi sappiamo essere della sua scuola di San Paolo e non del santo stesso - da lì Calvino prende spunto per affermare che Cristo è morto solo per i prescelti che sono stati eletti da Dio senza che nessuno sapesse il perché (predestinazione). Nessuno sa se fa parte degli eletti ma, secondo la cultura calvinista, un segno può essere dato dalla ricchezza.
Il rovescio della medaglia di questa interpretazione è che la povertà corroborerebbe l'ipotesi di far parte dei dannati. Questa teoria degli eletti e dei dannati viene rafforzata dal lavoro di Weber.
E, paradossalmente, si passa dalla negazione del valore delle opere, proprio dell'interpretazione protestante, all'esaltazione delle stesse a livello prgmatico. Perché dalle opere che mi fanno diventare ricco posso avere una maggiore speranza di essere un prescelto.

"Il capitalismo del XX secolo, quello basato sulla fabbrica, non poteva essere abbastanza seducente per i popoli latini da poter comprarci l’anima.
Ma quello del XXI secolo, basato sul consumo e sulla finanza, ci ha sedotti al punto da non avere nemmeno bisogno di comprarci l’anima perché gliel’abbiamo semplicemente regalata."

La serie si conclude con un'interessante osservazione/auspicio ma, sia per mancanza di tempo, sia per non rovinarvi la sorpresa, vi rimando alle puntate: 

venerdì, aprile 24, 2020

La sventura ci renderà migliori?

In questo periodo circola il pensiero che la sventura collettiva ci renderà migliori. È un buon auspicio che spero si avveri.
Tuttavia, l’esperienza personale mi ha insegnato che la sventura può essere un’occasione, ma l’eventuale miglioramento non è automatico, scontato e indolore, come molti sembrano sottintendere. Implica impegno, elaborazione e introspezione.
Ammesso che questo parallelo tra pubblico e privato abbia una qualche validità, mi auguro che la nostra società sia pronta ad attraversare un tale processo di trasformazione.

domenica, aprile 19, 2020

Coronavirus: le misure dell'UE: bond o MES?

Il mio amico Gianni cita dei fatti sul nuovo MES e pone una domanda.

"I prestiti Mes sono erogati a condizioni molto vantaggiose (tassi di interesse a livello di AAA), per periodi molto lunghi (i prestiti alla Grecia scadono nel 2070, quelli all’Irlanda firmati nel 2010 scadono nel 2042, quelli al Portogallo firmati nel 2011 scadono nel 2040) e con periodi di grazia molto estesi (il rimborso inizia dopo anni dal primo tiraggio).

Oggi
1) non ci sono condizioni da sottoscrivere, nulla può essere imposto allo Stato richiedente aiuto
2 )in base al Trattato gli aiuti della linea pandemica vengono approvati con voto all’unanimità.
3) Anche un solo voto contrario blocca la possibilità di modificare o rimodulare l'accordo.
4) Quindi l’Italia ha l’ultima parola
Quindi qual'è il problema?"

La mia risposta: a mio avviso essere contro il MES è diventato uno slogan elettorale. Per cui chi era contrario vuole continuare a tenere il punto anche se le condizioni sono cambiate solo per ragioni di tornaconto elettorale. Nonostante la consapevolezza che senza quell’aiuto il paese dovrà affrontare difficoltà molto più grandi. O magari l’obiettivo è proprio quello: far sprofondare il paese per poi appropriarsene.

Il tema ha suscitato un'interessante discussione su FB. Ne riporto una mia estrema sintesi delle conclusioni.
1. Il MES non è del tutto senza condizioni, ma, in queste nostre condizioni finanziarie e sanitarie il MES alleggerito sembrerebbe irrinunciabile per l'Italia.

2. Ottenere anche i coronabond, o come si vogliano chiamare, sarebbe molto meglio che ottenere solo il MES.

3. Vista la situazione europea attuale, è molto improbabile che si arrivi a un accordo sui bond.
4. Sul lungo termine, per cambiare i termini di autorevolezza in una contrattazione con l’Europa l'Italia dovrebbe ridurre il debito pubblico.

sabato, aprile 18, 2020

Coronavirus: si può stimare la quantità reale dei decessi dovuti al virus?

Andrea Capocci, nel suo articolo Wuhan riconta i morti. Ma i numeri sono errati un po’ ovunque, ha riportato dati molto interessanti pubblicati dall’Economist. Il settimanale britannico ha confrontato il numero ufficiale dei morti di Covid-19 nel mese di marzo con l’aumento della mortalità rispetto allo scorso anno per diversi paesi europei allo scopo di stimare la quantità reale dei decessi dovuti al virus.

Di seguito riporto i brani dell'articolo di Capocci.

"Forse ispirati dalle inchieste italiane, all’Economist hanno confrontato il numero ufficiale dei morti di Covid-19 nel mese di marzo con l’aumento della mortalità rispetto allo scorso anno per diversi Paesi europei. È solo una stima, perché non tutte le morti in più del marzo 2020 devono essere necessariamente attribuite al Covid-19. Ma il surplus fornisce almeno un ordine di grandezza dell’approssimazione con cui sono contate le vittime dai governi che stanno fronteggiando la pandemia.

Dai grafici dell’Economist si scopre che in Spagna il numero di vittime ufficiali di Covid-19 a marzo, circa 8000, rappresenta solo una parte dei 13000 decessi in più rispetto allo scorso anno. La sottostima delle vittime di Covid-19 è dunque del 60%. Stessa percentuale per la Francia, dove i morti di marzo dovuti al Coronavirus ufficialmente sono 5000, ma la cifra più verosimile è di 8000 vittime. Più precise le cifre del Regno Unito: 6200 le morti ufficiali, 7000 i decessi in più. La sottostima è solo del 10%. All’estremo opposto ci sono i Paesi Bassi. Nel mese di marzo i morti di Covid-19 non sono stati 1700, come dicono le stime ufficiali, ma più probabilmente 4000. Il numero reale delle vittime è quasi due volte e mezzo quello ufficiale.

Il grande assente nell’analisi dell’Economist è la Germania. Lo «Statistisches Bundesamt», l’Istat locale, non ha ancora pubblicato i dati sulla mortalità. «Sono attesi per il fine settimana», spiega l’istituto in una nota. Secondo i dati ufficiali è il Paese che sta gestendo meglio l’epidemia, con soli tre morti ogni cento casi registrati. Un successo che si spiega con il gran numero di tamponi e con l’abbondanza di posti in terapia intensiva, dicono gli esperti, anche se sui test non ci sono dati ufficiali. Ma c’è chi dubita della classificazione dei casi adottata dai tedeschi, come il presidente della società italiana di geriatria Roberto Bernabei: «Se in Germania contano solo il paziente giovane con polmonite interstiziale da Coronavirus, alla fine avranno pochissimi morti». Fra pochi giorni si saprà come stanno le cose davvero. Meriti e colpe delle scelte sanitarie avranno un ruolo decisivo anche sui tavoli economici dei negoziati europei.

La nuova app Immuni e le reti sociali

– Ho visto che sei molto attivo sulle varie reti sociali. Condividi notizie personali, partecipi a sondaggi in cui riveli il tuo orientamento politico, condividi molto notizie… a volte anche un po’ discutibili…
– Sì, non sono libero di farlo?
– Certo, certo. Però non so se hai sentito della storia di Cambridge Analytica. Raccoglievano i dati personali di milioni di utenti di Facebook e li usavano per spostare flussi elettorali. Addirittura la giornalista Carole Cadwalladr ha scoperto che Cambridge Analytica ha usato i dati di Facebook per spostare flussi determinanti di elettori nelle ultime elezioni americane e nel referendum sulla Brexit.
– Aha!
– Ma mi stai ascoltando?
– Sì, scusa. È che stavo partecipando a un sondaggio in cui mi chiedevano il parere sulla fase due per il COVID.

– A proposito, hai saputo che è quasi pronta Immuni? Una nuova app con cui si dovrebbero tracciare i movimenti dei contagiati da coronavirus? Farebbe sapere se siamo entrati in contatto con delle persone positive.
– E la dovremmo installare sui nostri cellulari?!
– Sì, ma non sarà lesiva della privatezza in quanto la si installerà solo su base volontaria. A queste condizioni persino il garante l’ha approvata. Infatti usa il bluetooth e non la geolocalizzazione come molte delle app che probabilmente usi e che, sostanzialmente, rendono nota ogni istante la posizione in cui ti trovi.
– Sveglia!!! Questo maledetto governo vuole controllarci! Ci toglie la libertà! Siamo al grande fratello! Siamo alla dittatura! Liberticidiiii!!!

venerdì, aprile 17, 2020

La fallacia dell’argomento che i fondi europei covid19 favoriranno le mafie italiane: Saviano torna sul tema

Dopo aver risposto a Die Welt ("Meno soldi arriveranno all'Italia dall'Ue, più potere avranno le mafie") Saviano, uno dei massimi esperti in fatto di mafie e relativi investimenti, scrive un articolo sul settimanale Die Zeit.
"Se la nostra economia non sarà sostenuta, ne beneficieranno le mafie: e il problema non riguarderà solo noi ma tutta l'Europa"
Ne riporto alcuni brani.

"L'errore più grave che i cittadini tedeschi possano commettere oggi è credere che gli aiuti economici ai Paesi più devastati dal Covid-19 siano risorse saccheggiate alla propria ricchezza; sono, al contrario, la messa in sicurezza della propria economia che, anche se tedesca, è indivisibile dalla condizione delle economie di tutti gli Stati membri. L'errore in cui l'opinione pubblica e la politica tedesche possono incorrere in queste ore è credere che gli aiuti all'economia italiana siano un regalo alle organizzazioni mafiose. Errore madornale.

Un articolo di qualche giorno fa del quotidiano Die Welt descriveva le mafie italiane in attesa della pioggia di euro che l'Europa sta discutendo se versare o meno all'Italia e ad altri Paesi in difficoltà: peccato che questa sia una posizione profondamente ingenua, perché le organizzazioni criminali si insinuano laddove la struttura economica legale entra in crisi e si trova in affanno. ...

Alle aziende prosciugate dalla crisi del Covid-19 le mafie offriranno la loro liquidità per ripartire: soldi in cambio di quote societarie o addirittura dell'intera società, che magari continuerà a mantenere ufficialmente la stessa proprietà, ma svuotata di ogni potere, perché a decidere e gestire saranno i clan. E quando un clan entra in un'azienda, finisce per inquinare tutto il mercato, perché quell'azienda - sostenuta da capitali criminali di origine illecita - potrà permettersi di offrire prezzi competitivi che le aziende sane non possono permettersi: questo annienterà la concorrenza, falserà il mercato, ucciderà l'economia pulita. E questo rischia di accadere non solo in Italia, ma anche - e soprattutto - in Germania.

I soldi delle organizzazioni criminali si trovano negli scrigni europei - a Londra, in Lussemburgo, in Liechtenstein, a Malta, ad Andorra, solo per citarne alcuni. I soldi lì depositati si trasformano in hotel, resort, ristoranti, negozi, imprese in ogni settore e in ogni luogo. Non penserete davvero che le organizzazioni si fermino all'interno dei confini italiani! Sarebbe una colpevole ingenuità crederlo. ...

La Germania è una delle nazioni con maggiore opacità del proprio sistema finanziario, è un luogo dove è molto facile nascondere denaro. Il Tax Justice Network (autorevole gruppo internazionale indipendente) ogni anno stila il Financial Secrecy Index, una classifica dei Paesi in base al loro grado di segretezza e alla portata delle loro attività finanziare offshore: ebbene, in un elenco guidato dalle Cayman Islands, la Germania si piazza al 14° posto, scalzando addirittura giurisdizioni come Panama e Jersey, classificati rispettivamente al 15° e al 16° posto. Uno studio del 2015 a cura del Prof. Kai Bussmann, collocava la cifra del riciclaggio in Germania attorno ai cento miliardi di euro annui. Da allora sono passati cinque anni e, studiando gli affari criminali internazionali, possiamo ipotizzare che le somme siano aumentate.

Insomma, quello che vorrei poter dire a gran voce ai tedeschi, è che nel loro Paese c'è presenza mafiosa esattamente come in Italia, in Albania, in Serbia, o in Messico, ma non avere le diottrie giuste per l'analisi costringe a misurare il fenomeno mafie solo seguendo il sangue. In Germania si registrano molti meno omicidi di stampo mafioso rispetto all'Italia, e per questa ragione i tedeschi si credono al riparo. Non è così. Le organizzazioni mafiose sul territorio tedesco sono molto numerose e varie. La Germania è sempre stata l'El Dorado delle mafie.

Dal Report sulla Situazione Internazionale del Crimine Organizzato 2018 stilata dal Bundeskriminalamt le persone indagate risultano di ben 90 nazionalità diverse. Il numero vi stupisce? Forse c'è un motivo al vostro stupore, e voi non ne avete responsabilità: in Germania il reato di associazione mafiosa non esiste. Perseguire un clan a Monaco si rivela molto più difficile rispetto a perseguire lo stesso clan a San Luca d'Aspromonte, per cui un mafioso in Calabria può essere considerato un rispettabile imprenditore in Baviera. Inoltre, anche la normativa antiriciclaggio tedesca continua ad essere all'atto pratico molto debole nonostante l'adozione delle nuove direttive europee. L'azione di contrasto alle mafie è affidata prevalentemente all'associazionismo, con movimenti come Mafia? Nein danke!, che sopperiscono anche a un'informazione sul crimine organizzato che in Germania è molto carente per via di rigide leggi sulla tutela dei diritti della personalità e di un codice della stampa che spesso si trasforma in censura. Se la Germania adottasse una vera ed efficace legislazione antimafia, porrebbe al centro del suo dibattito anche i flussi di denaro criminale che la affliggono. Ora è tutto sott'acqua da anni, da troppi anni.

Abbiamo bisogno di una politica comune di contrasto per difenderci tutti. Se non organizziamo una tenuta forte dell'Europa l'economia tedesca verrà divorata. Come? Semplice: le aziende oneste soccomberanno inesorabilmente nello scontro concorrenziale con aziende che invece possono contare su alleati criminali. Lo so, state pensando che queste storie non vi riguardino direttamente, ma riguardino solo dei delinquenti stranieri che vi sono entrati accidentalmente in casa. Altra totale fesseria. Ad usare i capitali mafiosi sono le piattaforme finanziarie tedesche e una parte della borghesia tedesca che si rende partecipe di tutto questo. Ma allo stesso tempo, chi paga per questo flusso mafioso che sta alterando gli equilibri economico-sociali in Germania? I cittadini tedeschi.

Cari tedeschi, siamo sullo stesso fronte, dovete decidere da che parte stare. Con o contro i poteri criminali? Volete che la Germania sia una loro piattaforma? Sto già immaginando un'altra vostra domanda: ma se le mafie hanno sempre saccheggiato risorse pubbliche, perché non dovrebbe accadere in questo caso? Certo, i clan proveranno sempre a infiltrarsi negli appalti pubblici. Lo fanno in diversi modi: corrompendo i politici, i quali poi fissano i parametri dell'appalto su misura per quella determinata azienda mafiosa e ne facilitano la vincita; giocando al ribasso, ossia proponendo prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato e quindi più bassi rispetto a quelli che le aziende concorrenti potrebbero mai offrire, tanto all'impresa mafiosa quell'appalto non serve per guadagnare ma solo per ripulire denaro già guadagnato con attività illecite; infine, con la forza dell'intimidazione, per cui le imprese sane hanno paura a partecipare alle gare in cui si presentano anche imprese mafiose e quindi lasciano a loro libero il campo. La soluzione a queste dinamiche malate, però, non è bloccare tutti gli appalti e i fondi pubblici, ma permettere alle aziende sane di essere protette.

La lotta per l'Europa unita è ancora lunga, ma i destini dei suoi Stati sono già annodati e si realizzeranno soltanto insieme. In questo momento l'Europa è sotto attacco, non solo da parte del Covid-19 ma anche della sfiducia di tanti suoi cittadini: i movimenti antieuropeisti, dopo aver sputato a lungo sull'Unione, ora le chiedono un aiuto e vedono nella titubanza della politica nordica e nell'ostilità di certa stampa tedesca la conferma che l'Europa è matrigna; di contro, in Germania l'eventualità di un ennesimo aiuto economico ai Paesi meridionali viene visto come tradimento dell'Europa, che usa risorse tedesche per risolvere problemi che si considerano estranei. Bisogna tenere conto di un fatto oggettivo, però: la pandemia non è un problema italiano e sarebbe un errore imputare la situazione critica in cui ci troviamo solo all'incapacità degli italiani di costruirsi una stabilità economica. Nessuno qui sta implorando la Germania e il suo popolo, qui ci si sta guardando negli occhi: noi non siamo in guerra, non siamo quindi fronti che devono negoziare armistizi, la metafora bellica utilizzata con la pandemia è del tutto sbagliata, presuppone confini, battaglie, soldati e generali. Noi qui dobbiamo allearci contro il virus e provare a curarci a vicenda, la cura presuppone comprensione, dialogo e direzione comune non per vincere ma per guarire. O guariremo insieme o non si salverà nessuno.

Roberto Saviano: "Cari tedeschi, ecco perché bisogna aiutare l'Italia nella lotta al virus"

lunedì, aprile 13, 2020

Dopo aver tentano di bruciare la bandiera ignifuga dell'UE i militanti di Forza Nuova progettando altre imprese virilmente ardite

Dopo aver violato le regole anti-contagio per bruciare la bandiera ignifuga dell'Europa, i militanti di Forza Nuova stanno progettando altre imprese virilmente ardite volte a sfidare audacemente le istituzioni continentali e ricondurle a più saggi consigli.

Quelle attualmente più quotate dagli esperti di FN sarebbero: lanciare una gragnuola di gavettoni ai sommozzatori UE e inumidire le strutture di acciaio inossidabile del parlamento di Strasburgo affinché arrugginiscano.

sabato, aprile 11, 2020

La fallacia dell’argomento che i fondi europei covid19 favoriranno le mafie italiane

Oggi ho ascoltato le parole di Saviano, uno dei massimi esperti in fatto di mafie e relativi investimenti, in due diversi video.
Quello in cui Saviano risponde a Die Welt ("Meno soldi arriveranno all'Italia dall'Ue, più potere avranno le mafie") va assolutamente ascoltato!

Saviano spiega molto bene quanto la teoria del quotidiano Die Welt, che pervade il dibattito pubblico in Germania e in Olanda, sia erronea. Dice che la realtà è proprio all'opposto di quanto diffuso dai media di quei due paesi: le criminalità organizzate trovano spazi di espansione durante le crisi perché hanno masse di denaro liquido pronte a intervenire negli appalti e nell'infiltrazione delle imprese. Espansione che verrebbe invece eliminata se la liquidità arrivasse dalle istituzioni.

Saviano parla anche dei 70 miliardi di fatturato di una delle mafie russe che "attraversano" la Germania, soprattutto quella dell'est, e dice che, ragionando ingenuamente, si potrebbe affermare che ogni euro dato alla Germania dell'est sia un regalo alla mafia russa. Ma ovviamente non è così. E la stessa cosa vale per il sud Italia.

Insomma, Saviano ci fa capire quanto quell'assunto  i fondi europei covid19 favoriranno le mafie italiane  che sta impedendo all'UE di agire in modo solidale, sia totalmente sbagliato in quanto basato su un'analisi superficiale di una realtà che i media nord europei non conoscono.

Il secondo video è un'intervista in cui lo scrittore parla anche dei Paesi Bassi e di come questi siano diventati un paradiso fiscale che sottrae risorse a tutti i paesi europei. E che adesso, aggiungo io fanno i moralisti con gli altri.