lunedì, luglio 21, 2008

La vera storia della principessa sul pisello

Sul blog di Ubik ho trovato questa lettera di Marina Garaventa. Pare che sia stata pubblicata su "La Stampa" e su altri media.
La lettera mi è piaciuta molto e condivido tutte le opinioni dell'autrice.
Marina Garaventa ha un blog e ha scritto un libro.
Questo video vi racconterà un po' della sua storia. È molto toccante.

Qui invece troverete un seguito di Marina Garaventa al clamore avuto dalla lettera.

Ecco la lettera:

Caro Direttore,

sono Marina Garaventa, ho 48 anni e sono, più o meno, nella stessa situazione in cui era Piergiorgio Welby: come lui, ho il cervello che funziona benissimo, diversamente da lui, posso ancora usare le mani e la mimica facciale.

Come ho seguito il caso Welby, esprimendo la mia opinione, ho seguito il caso, ben più grave del mio, di Eluana Englaro e mi sono «rallegrata» della sentenza che ne sanciva la conclusione, sperando che nessuno si permettesse di intromettersi in un caso così delicato e personale. Non avevo la benché minima intenzione di dire o scrivere alcunché fino all’altra mattina alle 7 quando, ascoltando i primi notiziari, ho sentito tante «cazzate» che mi sono decisa a dire la mia. Io sono abituata a esprimere opinioni, dare giudizi e consigli solo su cose che conosco bene e che ho vissuto personalmente e mi piacerebbe tanto che tutti si regolassero così, evitando di aprire la bocca per dare aria a sentenze basate su mere teorie filosofiche e moral-religiose.

Con queste parole mi riferisco, in particolare, alle recenti «sortite» di alcuni personaggi noti che, in un delirio di onnipotenza, dicono la loro, scrivono lettere patetiche e organizzano raccolte pubbliche di bottiglie d’acqua: le bottiglie, a Eluana, non servono perché sia l’acqua sia la nauseabonda pappa che la tiene in vita e che anch’io ho provato per mesi, le arriva attraverso un sondino.

Bando quindi ai simbolismi di pessimo gusto di Giuliano Ferrara, stimato giornalista, e al paternalismo di Celentano, mio cantante preferito. In quanto al mio esimio concittadino, il Cardinal Bagnasco, sarebbe cosa buona e giusta che, prima di esprimersi su quest’argomento, avesse la bontà di spiegarci perché a Welby è stata negata la messa e, invece, il «benefattore» della Magliana, Renatino De Pedis, è sepolto in una nota chiesa romana.

A questo punto, però, siccome neppure a me piace fare della teoria, propongo a questi signori di prendersi un anno sabbatico e offrirlo a Eluana: passare con lei giorni e notti, lavarla, curarle le piaghe, nutrirla, farla evacuare, urinare, girarla nel letto, accarezzarla, parlarle nell’attesa di una risposta che non verrà mai. Sono disponibile anche a mettermi a disposizione per quest’esperimento ma, devo avvisare tutti che, per loro sfortuna, io sono sicuramente meno docile di Eluana e se qualcuno, chiunque sia, venisse per insegnarmi a vivere, lo manderei, senza esitazione, «affanc…».

A sostegno di quanto detto finora, aggiungo che, nonostante io non possa più camminare, parlare, mangiare, scopare e quant’altro, amo questa schifezza di esistenza che mi è rimasta e mai ho avuto il desiderio di staccare la spina del respiratore che mi tiene in vita. Nonostante tutte le mie limitazioni, io ho una vita intensissima: scrivo su alcuni giornali locali, tengo un blog ho un’intensa vita di relazione e, in questo periodo, sto promovendo un mio libro che narra di questa mia splendida avventura. («La vera storia della principessa sul pisello», Editore De Ferrari , Genova).

Sicuramente qualcuno penserà che voglio farmi pubblicità e, in un certo senso, è vero: io voglio, per quanto posso, dar voce a tutti quelli che sono nella mia condizione e non sanno o non possono dire la loro.

Parliamoci chiaro: i malati come me, come Welby ed Eluana, sono già morti! Sono morti il giorno in cui il loro corpo ha «deciso» di smettere di funzionare e hanno ricevuto dalla tecnologia, che io ringrazio sentitamente, l’abbuono, il regalo di un prolungamento dell’esistenza. Ma come tutti i regali, anche questo vuol essere contraccambiato con merce altrettanto preziosa: una sofferenza fisica e morale che solo una grande forza di volontà può sopportare.

Nel momento in cui il gioco non vale più la candela il paziente deve poter decidere quando e come staccare la spina. Lo Stato deve garantire la miglior vita possibile a questi malati, tramite assistenza, supporti tecnologici e contributi ma non può arrogarsi il diritto di decidere della loro vita sulla base di astratti principi etici, molto validi per chi sta col culo su un bel salotto, ma che diventano assai stucchevoli quando si sta nel piscio.

Eluana non può più decidere ma chi le è stato vicino, nella gioia e nella sofferenza, chi l’ha conosciuta e amata non può dunque decidere per lei, mentre possono farlo persone che, fino a ieri, non sapevano neppure che esistesse?

Io sono pronta a chiedere umilmente perdono se questi signori mi diranno che, nella loro vita, si son trovati in situazioni come la mia o come quella di Eluana e delle nostre famiglie ma, francamente, non credo che la mia ammenda sarà necessaria. Per chiarire meglio la mia situazione rinvio al link di un video: qui
Concludo ringraziandola e sperando che voglia dare voce anche a me che parlo con cognizione di causa e non per fare della filosofia.

Marina Garaventa

12 commenti:

Anonimo ha detto...

La copio anch'io

Anonimo ha detto...

grazie :-)

dioniso ha detto...

Prego, prego.

Eugenio Marino ha detto...

Caro Dioniso,
questi temi sono estremamente delicati e troppo spesso nella nostra classe politica se ne parla senza cognizione.
Io credo che ogni cittadino/persona debba poter scegliere per proprio conto, se è nelle condizioni di farlo, qual è la proprio idea di vita e quando essa inizia e finisce.
Chi poi deve legiferare, deve farlo tenendo conto di queste posizioni e non imporre un inizio o fine della vita per legge, ma mettere tutti nelle condizioni di poter scegliere quando è finita.
Credo, inoltre, che questo fa parte di uno di quei temi che sempre più saranno al centro della politica e che segnerà il confine tra Destra e Sinistra, tra Progressisti e Conservatori, laici e religiosi.

dioniso ha detto...

Sono d'accordo. Non credo che a nessuno sia mai venuto in mente di imporre un inizio o una fine della vita per legge.
Però a volte purtroppo questo sembra essere il messaggio che alcuni vogliono far passare.
È un po' simile al messaggio che spesso si vuol far passare che la 194 favorirebbe o addirittura invitasse all'aborto.

Anonimo ha detto...

Maccheroni m'avete provocato e mo'...
allora: sono in totale e radicale disaccordo con quanto viene scritto: "

Ora non ne ho il tempo pero'la frase e' indicativa di una parte del PD e di quelli di sinistra che a parole vorrebbero l'incontro tra le diverse culture e fedi poi nei fatti i laici a sinistra vogliono cacciare i cattolici e i credenti a destra. Punto. La biopolitica molto difficilmente sara' punto dirimente tra destra e sinistra, piuttosto e' trasversale (non a caso e' sceso il silenzio sulla analisi del perche' si perse il referendum sulla fecondazione assistita).
Comunque i tempi sono maturi per un mio pst sul blog che da tanto tempo volevo scrivere.
Fraterni saluti

Anonimo ha detto...

la frase il mac non l'ha presa ed e' la chiusa del commento di Eugenio Marino.
Chiedo venia

dioniso ha detto...

ubik, personalmente mi ritengo molto laico, ma non vorrei neppure lontanamente cacciare i cattolici e i credenti a destra. Infatti ci sono molti credenti, come te suppongo, ma anche addirittura molti prelati, che sui temi etico-biologici si trovano su posizioni molto distanti rispetto a quelle che sembrano essere le "posizioni ufficiali" delle alte gerarchie del momento.
Mi ricordo chiaramente che quando frequentavo le scuole medie il prete ci diceva che nel caso in cui una persona viene mantenuta in vita artificialmente può benissimo decidere di rinunciare al meccanismo che la mantiene in vita. Immagino quindi - soprattutto conoscendo quel prete - che quella fosse la posizione ufficiale della chiesa del tempo. Penso e spero che ci siano ancora molti cattolici e credenti che la pensano tuttora così.

Eugenio Marino ha detto...

@Ubik: non credo si tratti di cacciare nessuno, ma di disegnare una identità, un profilo e un riferimento per il PD, come per ogni altro partito. Questi temi, che toccano la "Vita" di ogni singola persona, che riguardano scelte irreversibili, non possono essere non affrontate preventivamente da un partito politico o da una colazione di Governo. Io stesso, da cittadino prima che da funzionario di partito, voglio sapere prima di votare qual è la posizione di un partito su questi temi, perché devo sapere cosa vuol fare (o non fare) quel partito della mia vita.

E' chiaro, poi, che nessun partito sarà un monolite con un'unica anima e un'unica posizione su questi temi, soprattutto dopo la rottura dell'unità cattolica già annunciata da Giovanni Paolo II anni fa. Quindi nel PD, come in tutti gli altri partiti, ci saranno singole posizioni diverse, obiezioni di coscienza ecc.. Ma un partito deve definire il suo profilo e la sua visione su questi importanti temi.

Il PCI era pieno di militanti e dirigenti che non volevano l'aborto, ma ogni elettore sapeva che il partito era a favore di una legge sull'aborto. Situazione rovesciata nella DC. Per questo penso e ribadisco che su questi temi poggerà la differenza di approccio tra Destra e Sinistra, al di là della trasversalità delle singole posizioni. Ecco, questo è ciò che intendevo dire.

Anonimo ha detto...

bè l'argomento è più lungo e articolato per poter rispondere con dei commenti, riporterò tutto sul mio blog non disperate:

Anonimo ha detto...

sono felice che la mia lettera abbia suscitato tanto interesse. Grazie. Marina

dioniso ha detto...

Ciao Marina, mi fa molto piacere che tu abbia visitato il mio blog.
Se vorrai tornare mi farà ancora più piacere.

Un saluto.