Riporto stralci di interessanti articoli che ho letto.
Non in mio nome
Igiaba Scego
Non in mio nome
Igiaba Scego
Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto.
“Not in my name”, dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici. Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina.Sono stufa di chi non rispetta il diritto di ridere del prossimo. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie.
Questi criminali sono pericolosi per tutti, per noi egiziani quanto per i francesi. Mi sono sentito male. Avevo incontrato quei caricaturisti a una cena a Parigi, li ho riconosciuti. Conosco il loro giornale: so che si pone come obiettivo quello di spezzare i vincoli alla libertà di espressione. Questo è un barbaro attacco alla civiltà.
Questo attentato aumenterà i sospetti nei confronti dei musulmani in Europa?«Potrebbe succedere, ma non dovrebbe, non è giusto. Se stiamo parlando di civiltà, va fatta giustizia e vanno puniti tutti coloro che sono responsabili, ma non chi non lo è. Anch’io, che sono musulmano, sono stato attaccato dai fanatici. Nell’ottobre 2013 ho rischiato d’essere ucciso all’Institut du Monde Arabe di Parigi: stavo parlando di letteratura, presentavo il mio libro “Cairo Automobile Club”, quando qualcuno mi ha accusato di essere contro l’Islam. Io ho replicato che non è vero. Erano della Fratellanza musulmana: “Hai tradito la rivoluzione”, hanno gridato e hanno iniziato a lanciare oggetti, rompendo un vetro sopra la mia testa. Non so cosa sarebbe successo a me e al mio interprete francese di 72 anni, se non fossero intervenuti i poliziotti: ci hanno spinti in uno scantinato e hanno riportato l’ordine. Ci hanno salvati. Anche in Egitto sono stato attaccato dai fanatici due volte, una delle quali mentre una troupe francese mi intervistava e un’altra nella mia clinica odontoiatrica. Quel che voglio dire è che i fanatici sono pericolosi per noi quanto per l’Occidente».
La libertà di espressione sia da difendere anche quando offende la religione?«La mia opinione personale è che non ci debba essere alcun limite alla libertà di espressione, anche se offende i princìpi di altre persone. Se non ti piacciono quelle caricature, non comprare quel giornale. E se credi che i tuoi diritti siano stati violati, puoi denunciare i giornalisti in tribunale. Ma gli estremisti religiosi, come d’altro canto i fascisti, non sono di quest’idea...
...L’unica cosa su cui non sono molto d’accordo è usare l’Islam come termine collettivo, perché non lo è, perché il problema è il wahhabismo, che è cresciuto in Arabia Saudita per quarant’anni grazie ai soldi del petrolio e che è stato sottovalutato dai governi occidentali. Nel mio Paese, alla fine degli anni Settanta, la maggior parte dei musulmani erano tolleranti. Chi si dichiarava apertamente “non credente” non aveva problemi. Negli anni Trenta fu pubblicato un famoso libro intitolato “Perché sono ateo?”, di Ismail Adham. Fu distribuito, venduto. La reazione? Un autore religioso replicò con un altro libro: “Perché credo in Dio”. Eravamo musulmani anche allora. Il problema non è l’Islam, è l’Islam wahhabita: questa è la base ideologica del terrorismo. I wahhabiti considerano infedeli non solo i cristiani e gli ebrei, ma anche i musulmani liberal che non condividono le loro idee: anzi i musulmani progressisti sono anche più odiati, perché possono avere un’influenza maggiore su altri musulmani.
Pensa che l’Europa continuerà a subire simili attentati per mano di fanatici? «Molto dipende dall’atteggiamento dei governi. Ci sono due livelli: quello della sicurezza e quello dell’ideologia. Per quanto riguarda la sicurezza, bisogna applicare la legge contro chi ha commesso questi crimini ed evitare di usare forza eccessiva contro degli innocenti solo perché hanno un nome e un aspetto arabo: questo non farebbe che alimentare il fanatismo. Sul piano ideologico, la maggior parte delle moschee in Occidente sono sponsorizzate da gruppi wahhabiti. C’è una seconda generazione di musulmani, nati in Francia, che è problematica, perché si sentono maltrattati e discriminati dal governo: è sempre possibile trovare delle soluzioni, ma quando questi giovani senza lavoro e frustrati vanno in moschea al venerdì e l’imam dice loro che chiunque non segua le regole dell’Islam è un infedele, quando viene alimentata la paranoia che l’Occidente sia contro la nostra religione, questa visione wahhabita dell’Islam può essere molto pericolosa. Penso che quello che si dovrebbe fare è verificare con attenzione quale educazione religiosa viene impartita nelle moschee d’Europa».
Che cosa possono fare i musulmani? «Poco fa ho chiamato il mio editore francese, Actes Sud, per esprimere la mia solidarietà e chiedere di pubblicare a mio nome una condanna di quest’atto barbarico. È un mio dovere in quanto scrittore conosciuto in Europa e nato musulmano»
Articolo completo
Umberto Eco: «Siamo in guerra, fino al collo. L’Isis è il nuovo nazismo»
...Quel che è certo è che sono cambiate le modalità della guerra - dice Eco -, c’è una guerra in corso e noi ci siamo dentro fino al collo, come quando io ero piccolo e vivevo le mie giornate sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa. Con questo tipo di terrorismo, la situazione è esattamente quella che abbiamo vissuto durante la guerra...
Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi? Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi. Le guerre pagane, tutto sommato, erano sempre locali. Forse un po’ i Romani... Ma i Cartaginesi hanno combattuto per ragioni commerciali, non per imporre il culto di Astarte...
...È duemila anni che prendiamo sul serio l’ Eneide: Augusto ci ha fondato sopra delle pretese piuttosto importanti. Ci sono centinaia di testi diventati fantasmi pericolosi soprattutto grazie a coloro che non li hanno letti.
... Trent’anni fa, per la Repubblica, ho scritto un articolo in cui dicevo che eravamo di fronte non più a un’emigrazione come quella degli italiani in America o in Svizzera, ma a una migrazione, e le migrazioni sono globali, sono amplissime nello spazio e durano molto tempo. Già allora scrivevo che finché non si fosse arrivati a un nuovo equilibrio, si sarebbe versato molto sangue. La civiltà occidentale, che abbia o no la forza di sostenersi, sta facendo fronte a un processo colossale di migrazione, così come è accaduto secoli fa alla romanità.
...Non mi pare giusto che si dica genericamente “musulmani”, come non sarebbe stato corretto giudicare il Cristianesimo sulla base dei metodi utilizzati da Cesare Borgia. Ma certo lo si può dire dell’Isis, che è una nuova forma di nazismo, con i suoi metodi di sterminio e la sua volontà apocalittica di impadronirsi del mondo.
La fusione di civiltà è una possibilità che può verificarsi grazie alle migrazioni. Quando in Italia ci saranno 50 milioni di extracomunitari e solo 10 milioni di italiani, avverrà, forse, quel che è avvenuto duemila anni fa. Del resto è già successo chissà quante volte, in Asia o altrove: i mongoli in Cina eccetera. È chiaro che tutti i grandi cambiamenti ci terrorizzano. Ma sa, a me tutto sommato resta
poco, però ho dei nipoti, e mi auguro che imparino a vivere in queste prospettive.
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“Not in my name”, dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici. Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina.Sono stufa di chi non rispetta il diritto di ridere del prossimo. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie.
...
Forse se si vuole vincere questa guerra contro il terrorismo l’Europa si dovrà affidare a quello che ha di più forte, ovvero i suoi valori. Chi ha ucciso sa che si scatenerà l’odio. Ora dovremmo non cascare in questa trappola. Ribadire quello che siamo: democratici. Ha ragione la scrittrice Helena Janeczek quando dice che liberté, égalité, fraternité è ancora il motto migliore per vincere la battaglia. E i musulmani europei ribadendo il “Not in my name” potranno essere l’asso nella manica della partita. L’Europa potrà fermare la barbarie solo se i suoi cittadini saranno uniti in quest’ora difficile.
Articolo completo: http://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2015/01/07/non-in-mio-nome
Lo scrittore Al-Aswani: «Noi musulmani dobbiamo reagire»
Forse se si vuole vincere questa guerra contro il terrorismo l’Europa si dovrà affidare a quello che ha di più forte, ovvero i suoi valori. Chi ha ucciso sa che si scatenerà l’odio. Ora dovremmo non cascare in questa trappola. Ribadire quello che siamo: democratici. Ha ragione la scrittrice Helena Janeczek quando dice che liberté, égalité, fraternité è ancora il motto migliore per vincere la battaglia. E i musulmani europei ribadendo il “Not in my name” potranno essere l’asso nella manica della partita. L’Europa potrà fermare la barbarie solo se i suoi cittadini saranno uniti in quest’ora difficile.
Articolo completo: http://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2015/01/07/non-in-mio-nome
Lo scrittore Al-Aswani: «Noi musulmani dobbiamo reagire»
Questi criminali sono pericolosi per tutti, per noi egiziani quanto per i francesi. Mi sono sentito male. Avevo incontrato quei caricaturisti a una cena a Parigi, li ho riconosciuti. Conosco il loro giornale: so che si pone come obiettivo quello di spezzare i vincoli alla libertà di espressione. Questo è un barbaro attacco alla civiltà.
Questo attentato aumenterà i sospetti nei confronti dei musulmani in Europa?«Potrebbe succedere, ma non dovrebbe, non è giusto. Se stiamo parlando di civiltà, va fatta giustizia e vanno puniti tutti coloro che sono responsabili, ma non chi non lo è. Anch’io, che sono musulmano, sono stato attaccato dai fanatici. Nell’ottobre 2013 ho rischiato d’essere ucciso all’Institut du Monde Arabe di Parigi: stavo parlando di letteratura, presentavo il mio libro “Cairo Automobile Club”, quando qualcuno mi ha accusato di essere contro l’Islam. Io ho replicato che non è vero. Erano della Fratellanza musulmana: “Hai tradito la rivoluzione”, hanno gridato e hanno iniziato a lanciare oggetti, rompendo un vetro sopra la mia testa. Non so cosa sarebbe successo a me e al mio interprete francese di 72 anni, se non fossero intervenuti i poliziotti: ci hanno spinti in uno scantinato e hanno riportato l’ordine. Ci hanno salvati. Anche in Egitto sono stato attaccato dai fanatici due volte, una delle quali mentre una troupe francese mi intervistava e un’altra nella mia clinica odontoiatrica. Quel che voglio dire è che i fanatici sono pericolosi per noi quanto per l’Occidente».
La libertà di espressione sia da difendere anche quando offende la religione?«La mia opinione personale è che non ci debba essere alcun limite alla libertà di espressione, anche se offende i princìpi di altre persone. Se non ti piacciono quelle caricature, non comprare quel giornale. E se credi che i tuoi diritti siano stati violati, puoi denunciare i giornalisti in tribunale. Ma gli estremisti religiosi, come d’altro canto i fascisti, non sono di quest’idea...
...L’unica cosa su cui non sono molto d’accordo è usare l’Islam come termine collettivo, perché non lo è, perché il problema è il wahhabismo, che è cresciuto in Arabia Saudita per quarant’anni grazie ai soldi del petrolio e che è stato sottovalutato dai governi occidentali. Nel mio Paese, alla fine degli anni Settanta, la maggior parte dei musulmani erano tolleranti. Chi si dichiarava apertamente “non credente” non aveva problemi. Negli anni Trenta fu pubblicato un famoso libro intitolato “Perché sono ateo?”, di Ismail Adham. Fu distribuito, venduto. La reazione? Un autore religioso replicò con un altro libro: “Perché credo in Dio”. Eravamo musulmani anche allora. Il problema non è l’Islam, è l’Islam wahhabita: questa è la base ideologica del terrorismo. I wahhabiti considerano infedeli non solo i cristiani e gli ebrei, ma anche i musulmani liberal che non condividono le loro idee: anzi i musulmani progressisti sono anche più odiati, perché possono avere un’influenza maggiore su altri musulmani.
Pensa che l’Europa continuerà a subire simili attentati per mano di fanatici? «Molto dipende dall’atteggiamento dei governi. Ci sono due livelli: quello della sicurezza e quello dell’ideologia. Per quanto riguarda la sicurezza, bisogna applicare la legge contro chi ha commesso questi crimini ed evitare di usare forza eccessiva contro degli innocenti solo perché hanno un nome e un aspetto arabo: questo non farebbe che alimentare il fanatismo. Sul piano ideologico, la maggior parte delle moschee in Occidente sono sponsorizzate da gruppi wahhabiti. C’è una seconda generazione di musulmani, nati in Francia, che è problematica, perché si sentono maltrattati e discriminati dal governo: è sempre possibile trovare delle soluzioni, ma quando questi giovani senza lavoro e frustrati vanno in moschea al venerdì e l’imam dice loro che chiunque non segua le regole dell’Islam è un infedele, quando viene alimentata la paranoia che l’Occidente sia contro la nostra religione, questa visione wahhabita dell’Islam può essere molto pericolosa. Penso che quello che si dovrebbe fare è verificare con attenzione quale educazione religiosa viene impartita nelle moschee d’Europa».
Che cosa possono fare i musulmani? «Poco fa ho chiamato il mio editore francese, Actes Sud, per esprimere la mia solidarietà e chiedere di pubblicare a mio nome una condanna di quest’atto barbarico. È un mio dovere in quanto scrittore conosciuto in Europa e nato musulmano»
Articolo completo
Umberto Eco: «Siamo in guerra, fino al collo. L’Isis è il nuovo nazismo»
...Quel che è certo è che sono cambiate le modalità della guerra - dice Eco -, c’è una guerra in corso e noi ci siamo dentro fino al collo, come quando io ero piccolo e vivevo le mie giornate sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa. Con questo tipo di terrorismo, la situazione è esattamente quella che abbiamo vissuto durante la guerra...
Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi? Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi. Le guerre pagane, tutto sommato, erano sempre locali. Forse un po’ i Romani... Ma i Cartaginesi hanno combattuto per ragioni commerciali, non per imporre il culto di Astarte...
...È duemila anni che prendiamo sul serio l’ Eneide: Augusto ci ha fondato sopra delle pretese piuttosto importanti. Ci sono centinaia di testi diventati fantasmi pericolosi soprattutto grazie a coloro che non li hanno letti.
... Trent’anni fa, per la Repubblica, ho scritto un articolo in cui dicevo che eravamo di fronte non più a un’emigrazione come quella degli italiani in America o in Svizzera, ma a una migrazione, e le migrazioni sono globali, sono amplissime nello spazio e durano molto tempo. Già allora scrivevo che finché non si fosse arrivati a un nuovo equilibrio, si sarebbe versato molto sangue. La civiltà occidentale, che abbia o no la forza di sostenersi, sta facendo fronte a un processo colossale di migrazione, così come è accaduto secoli fa alla romanità.
...Non mi pare giusto che si dica genericamente “musulmani”, come non sarebbe stato corretto giudicare il Cristianesimo sulla base dei metodi utilizzati da Cesare Borgia. Ma certo lo si può dire dell’Isis, che è una nuova forma di nazismo, con i suoi metodi di sterminio e la sua volontà apocalittica di impadronirsi del mondo.
La fusione di civiltà è una possibilità che può verificarsi grazie alle migrazioni. Quando in Italia ci saranno 50 milioni di extracomunitari e solo 10 milioni di italiani, avverrà, forse, quel che è avvenuto duemila anni fa. Del resto è già successo chissà quante volte, in Asia o altrove: i mongoli in Cina eccetera. È chiaro che tutti i grandi cambiamenti ci terrorizzano. Ma sa, a me tutto sommato resta
poco, però ho dei nipoti, e mi auguro che imparino a vivere in queste prospettive.
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