mercoledì, agosto 29, 2012

Ferite

 Venerdì 22 luglio 2005

La notte precedente Sara sarebbe voluta rimanere con lui. Seduta lì, accanto al suo letto per tutta la notte.

- Domani sarà una giornata pesante per tutti e due - le aveva detto Fosco poco prima delle due. - Vai a casa. Dobbiamo cercare di riposare un po' -. Si erano quindi abbracciati. Poi si erano baciati mentre le loro labbra venivano raggiunte da una confluenza di lacrime.
Come d'accordo Sara lo aveva chiamato appena rientrata in casa. Gli aveva detto che l'infermiera era stata molto gentile e aveva chiamato la guardia notturna per farla accompagnare al parcheggio.

Dopo qualche ora di sonno tormentato che quella pasticca gli aveva concesso Fosco si era svegliato definitivamente verso le sei. Oltre ai pensieri aveva contribuito a svegliarlo anche la luce troppo forte che penetrava dall'ampia finestra. Ogni tanto sentiva in lontananza lo starnazzare delle oche del vicino laghetto.
Era rimasto immobile per un tempo indeterminato. A contemplare quel groviglio di fili e tubicini di gomma che affluivano e defluivano da strumenti dotati di schermi: come raccordi tra ampolle di un fantascientifico laboratorio alchimistico del XXI secolo. A differenza del suo corpo, dominato dall'inerzia, la sua mente era congestionata da un vortice di pensieri confusi.
Quello stato di quiete fisica e tumulto interiore fu rotto dall'irruzione dell'infermiera. Fosco fu così iniziato al rito infermieristico mattutino: misurazione della pressione e della temperatura, distribuzione dei medicinali e collegamento della siringa per il prelievo al tubicino che fuoriusciva dal suo braccio.
Sara arrivò mentre Fosco stava spalmando la marmellata sul panino della colazione ospedaliera.

- L'infermiera mi ha detto che oggi mi dovranno fare un prelievo di midollo - le aveva detto subito.
- Sei preoccupato?
- Eh, un po' sì. Mi sono anche fatto dare i risultati del sangue di ieri. Adesso i globuli bianchi sono circa trentacinquemila. Quindi può darsi che il trapianto non sia più necessario.

In quel momento Doktor Strauß entrò con un carrello.

- Buongiorno Herr Chiellini! È pronto per l'agoaspirato?
- Non molto veramente, ma va bene lo stesso.
- Non si preoccupi, non è nulla di terribile.

Con il cuore in tumulto Fosco seguì le indicazioni del dottore scoprendosi la parte destra del bacino e disponendosi disteso sul fianco sinistro. Sara gli diede la mano mentre Doktor Strauß prendeva l'occorrente dal carrello. Quando il dottore cominciò a toccargli la zona posteriore del bacino Fosco cercò di voltarsi.

- Non si preoccupi, stavo cercando il punto giusto sulla cresta iliaca - disse Doktor Strauß mentre prendeva una boccetta dal carrello. - Nicht erschrecken - continuò mentre gli spruzzava il disinfettante sul fianco. E quindi: - Es kommt ein Pieks.

Stavolta il dolore fu più acuto. Fosco strinse forte la mano di Sara. Ogni spruzzata di anestetico era come la puntura di una vespa. Con la differenza che il dolore non perdurava ma scompariva dopo un breve instante. L'anestetico cominciò a fare effetto quasi subito e la sensazione che provò quando l'ago arrivò a toccare l'osso fu più di fastidio che di dolore.

- Tutto bene? - chiese Doktor Strauß mentre estraeva l'ago. Fosco annuì.
Dopo un paio di minuti il dottore toccò di nuovo quell'area.
- Fa male?
- No - rispose Fosco e quando il dottore cominciò a premere Fosco capì che per toccarlo sul fianco il dottore non aveva usato il dito ma l'ago. Quanto durarono quella pressione e quegli avvitamenti? Non molto. Un minuto, forse due. La sensazione dell'ago che penetrava nell'osso era simile a quella precedente: più fastidio che dolore. Un po' come quello che si prova quando si tocca un muscolo indolenzito. Poi Doktor Strauß smise di premere.
- Ora potrebbe avvertire un po' di dolore.
Fosco sentì un rumore. Come quando ci si toglie un guanto di gomma. E subito avvertì l'aspirazione. Non era un dolore acuto come quello dell'anestetico. Era un dolore nuovo. Mai provato prima. Un liquido vitale che viene risucchiato al di fuori del corpo. E il corpo protesta generando quel nuovo dolore per la cui definizione non esiste neppure una parola. Il dolore del midollo risucchiato.
- Fatto! - disse il dottore estraendo l'ago con un movimento rapido. Poi applicò un cerotto sul buco, dispose un cuscinetto sul letto e fece distendere Fosco in posizione supina in modo che il cerotto andasse a poggiare sul cuscinetto. Fosco gettò uno sguardo a quella provetta piena di un liquido rosso, ma di un rosso troppo chiaro per essere sangue.
- Tra mezzora l'infermiera verrà a controllare che non sanguini più - disse il dottore uscendo.
- È stato doloroso? - gli chiese Sara.
- Un po', ma mi aspettavo di peggio - rispose Fosco con un sorriso. Ora si sentiva rilassato. Aveva superato la sua prima dura prova.
Mezzora dopo, oltre a controllare il cerotto, l'infermiera gli disse che il posto al reparto giusto si era liberato e poteva quindi spostarsi al piano di sopra.

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