Credo che Napolitano abbia fatto molto bene a non incontrare Steinbrück.
Io mi vergognai e criticai aspramente Berlusconi quando fu protagonista di quella penosa e imbarazzante scena al parlamento europeo. Allo stesso modo critico Steinbrück adesso. Sia perché proviene da un'area politica vicina alle mie posizioni, da cui ti aspetteresti una maggiore attenzione verso la diplomazia, la comunicazione e il linguaggio; sia perché, criticando con tali espressioni il risultato di un'elezione, Steinbrück ha trattato da cretini decine di milioni di italiani. Il che è molto inopportuno da parte del candidato alla guida di un paese straniero. Io Grillo non l'ho votato perché non mi piace il suo modo di fare e trovo assurdi e miopi alcune dei punti del suo programma, però capisco che alcune delle cose che propone possano apparire allettanti e, in ogni caso, chi l'ha votato merita rispetto. Oltre a Steinbrück poi mi devo pure stare a sentire le analisi di raffinati italopolitologi tedeschi che dopo aver letto mezza paginetta di qualche quotidiano scandalistico sanno tutto meglio di te: chi è Grillo, chi sono i grillini e perché sono stati votati. Per poi rimanere a bocca aperta non appena gli poni qualche domanda che scavi un po' sotto la superficie Ti verrebbe un po' da rispondergli usando il linguaggio del pagliaccio. Ma poi uno si ricorda che quel linguaggio appartiene ad altri e si trattiene.
Persino Petra Reski, che di solito non è tenerissima nei confronti dell'Italia, si è espressa in termini abbastanza critici nell'articolo Am deutschen Wesen soll die Welt genesen ("Attraverso il carattere tedesco dovrebbe guarirsi il mondo intero" - oppure - "Al carattere tedesco dovrebbe adeguarsi il mondo intero" - detto tedesco della prima metà del XX secolo)
Qualche stralcio:
"Qualcuno ci ha provato, anche in Germania, a commentare l'esito del voto italiano sfuggendo al cliché tanto abusato, eppure ancora in voga, di fissare l'immagine di un Paese irresponsabile, senza orientamento e intontito dagli incantesimi berlusconiani. E se la maggioranza dei quotidiani tedeschi non sembra ancora aver prodotto quello sforzo di indagine e di fantasia che un voto complesso come quello del 24 e 25 febbraio richiederebbe, qua e là sono comparsi alcuni tentativi di scendere sotto la superficie, di capire quel che di nuovo è accaduto e di spiegarlo ai lettori. ...
Piccole perle in un mare di luoghi comuni, che bisogna andare a ricercare come cacciatori di tartufi e che non a caso provengono da autori che, per origini familiari, per professione o per scelta di vita, hanno il privilegio di conoscere a fondo l'anima italiana e di saperla confrontare con competenza alla mentalità tedesca....
IL VIZIO DEL CONSIGLIO NON VOLUTO. Sul cortocircuito Italia-Germania che corre lungo i fili elettrici delle opinioni pubbliche, dei media e dei partiti politici, si è soffermata Petra Reski, autrice di numerosi saggi sulla mafia nei due Paesi, in un'intervista sulla Tageszeitung.
«La politica berlinese ha giocato un ruolo di spauracchio nella campagna elettorale italiana», ha spiegato la giornalista, «e tutti, da Berlusconi fino alla sinistra, hanno provato a esorcizzare il pericolo tedesco». Certo, le dure riforme intraprese sono conseguenza di 30 anni di cattiva politica italiana, più che della volontà di Berlino, ma i tedeschi hanno fatto di tutto per rientrare nel ruolo di spauracchio: «Da Guido Westerwelle ad Angela Merkel fino a Martin Schulz, nessuno è riuscito a trattenersi dal fornire consigli non del tutto disinteressati».
L'OSSESSIONE PER BERLUSCONI. Reski ha fornito un quadro molto preciso del cortocircuito fra politici, opinione pubblica e media troppo dipendenti dalla politica, che rende difficile la comprensione reciproca tra due Paesi storicamente legati da un ingarbugliato rapporto di odio-amore e geograficamente neppure troppo lontani: «Non è sempre facile dedurre quel che pensano gli italiani, se ci si affida solo ai servizi dei media tradizionali: un cortocircuito cui sono soggetti anche molti corrispondenti tedeschi».
Berlusconi ha sfruttato il risentimento anti-tedesco. Gli italiani non amano essere derisi all'estero e i sorrisi di Merkel e Nicolas Sarkozy nella famosa conferenza stampa al Consiglio d'Europa dell'ottobre 2011 sono stati un errore: «Ma sulla stampa tedesca predomina una fissazione per Berlusconi», ha concluso Reski, «mentre viene ignorata una grande parte della realtà italiana. Anche in questo caso, un quarto degli italiani non ha votato né la sinistra né Berlusconi, ma il M5s, salvando in qualche modo la reputazione del Paese».
Altre interessanti considerazioni del giornalista:
Questa volta l’ha combinata grossa Peer Steinbrück. Nel tabellone delle gaffe diplomatiche, si può dire che Italia e Germania siano ora 1 a 1. E speriamo che nessuno rimetta la palla al centro. La dichiarazione sui «due clown che hanno vinto in Italia» può fare quasi il paio con quella del «kapò» che Berlusconi indirizzò a Martin Schulz in occasione della presentazione del semestre europeo di presidenza italiano a Strasburgo, nel 2003. Sono passati dieci anni e si può dire che i tedeschi abbiano scoperto anche fra le loro fila uno capace di parlare a ruota libera senza valutare le conseguenze di quel che dice. Difficile che Steinbrück ci regali anche un paio di corna in una foto ufficiale, ma non si sa mai: il personaggio è imprevedibile....Ma per descrivere appieno quel che è accaduto ieri, bisognerebbe introdurre in tedesco il neologismo del tafazzismo....
Il resto sull'articolo su La carica dei Tafazzen
Io mi vergognai e criticai aspramente Berlusconi quando fu protagonista di quella penosa e imbarazzante scena al parlamento europeo. Allo stesso modo critico Steinbrück adesso. Sia perché proviene da un'area politica vicina alle mie posizioni, da cui ti aspetteresti una maggiore attenzione verso la diplomazia, la comunicazione e il linguaggio; sia perché, criticando con tali espressioni il risultato di un'elezione, Steinbrück ha trattato da cretini decine di milioni di italiani. Il che è molto inopportuno da parte del candidato alla guida di un paese straniero. Io Grillo non l'ho votato perché non mi piace il suo modo di fare e trovo assurdi e miopi alcune dei punti del suo programma, però capisco che alcune delle cose che propone possano apparire allettanti e, in ogni caso, chi l'ha votato merita rispetto. Oltre a Steinbrück poi mi devo pure stare a sentire le analisi di raffinati italopolitologi tedeschi che dopo aver letto mezza paginetta di qualche quotidiano scandalistico sanno tutto meglio di te: chi è Grillo, chi sono i grillini e perché sono stati votati. Per poi rimanere a bocca aperta non appena gli poni qualche domanda che scavi un po' sotto la superficie Ti verrebbe un po' da rispondergli usando il linguaggio del pagliaccio. Ma poi uno si ricorda che quel linguaggio appartiene ad altri e si trattiene.
Persino Petra Reski, che di solito non è tenerissima nei confronti dell'Italia, si è espressa in termini abbastanza critici nell'articolo Am deutschen Wesen soll die Welt genesen ("Attraverso il carattere tedesco dovrebbe guarirsi il mondo intero" - oppure - "Al carattere tedesco dovrebbe adeguarsi il mondo intero" - detto tedesco della prima metà del XX secolo)
Libra sintesi e traduzione del finale:
"L'europarlamentare nonché esperto di politica estera Alexander Graf Lambsdorff ha commentato le elezioni italiane con le seguenti parole: “Risulta difficile, scorgere della saggezza in questi risultati.”Sì, la saggezza, la saggezza! Al diavolo la saggezza! Ovviamente la si trova solo nelle teste tedesche. Già, i Tedeschi lo sapevano benissimo come avrebbero dovuto votare gli Italiani. Solo che nessuno glielo ha chiesto."
Altro articolo interessante in materia è quello di Pierluigi Mennitti su Lettera43: Il voto italiano boccia l'austerityQualche stralcio:
"Qualcuno ci ha provato, anche in Germania, a commentare l'esito del voto italiano sfuggendo al cliché tanto abusato, eppure ancora in voga, di fissare l'immagine di un Paese irresponsabile, senza orientamento e intontito dagli incantesimi berlusconiani. E se la maggioranza dei quotidiani tedeschi non sembra ancora aver prodotto quello sforzo di indagine e di fantasia che un voto complesso come quello del 24 e 25 febbraio richiederebbe, qua e là sono comparsi alcuni tentativi di scendere sotto la superficie, di capire quel che di nuovo è accaduto e di spiegarlo ai lettori. ...
Piccole perle in un mare di luoghi comuni, che bisogna andare a ricercare come cacciatori di tartufi e che non a caso provengono da autori che, per origini familiari, per professione o per scelta di vita, hanno il privilegio di conoscere a fondo l'anima italiana e di saperla confrontare con competenza alla mentalità tedesca....
IL VIZIO DEL CONSIGLIO NON VOLUTO. Sul cortocircuito Italia-Germania che corre lungo i fili elettrici delle opinioni pubbliche, dei media e dei partiti politici, si è soffermata Petra Reski, autrice di numerosi saggi sulla mafia nei due Paesi, in un'intervista sulla Tageszeitung.
«La politica berlinese ha giocato un ruolo di spauracchio nella campagna elettorale italiana», ha spiegato la giornalista, «e tutti, da Berlusconi fino alla sinistra, hanno provato a esorcizzare il pericolo tedesco». Certo, le dure riforme intraprese sono conseguenza di 30 anni di cattiva politica italiana, più che della volontà di Berlino, ma i tedeschi hanno fatto di tutto per rientrare nel ruolo di spauracchio: «Da Guido Westerwelle ad Angela Merkel fino a Martin Schulz, nessuno è riuscito a trattenersi dal fornire consigli non del tutto disinteressati».
L'OSSESSIONE PER BERLUSCONI. Reski ha fornito un quadro molto preciso del cortocircuito fra politici, opinione pubblica e media troppo dipendenti dalla politica, che rende difficile la comprensione reciproca tra due Paesi storicamente legati da un ingarbugliato rapporto di odio-amore e geograficamente neppure troppo lontani: «Non è sempre facile dedurre quel che pensano gli italiani, se ci si affida solo ai servizi dei media tradizionali: un cortocircuito cui sono soggetti anche molti corrispondenti tedeschi».
Berlusconi ha sfruttato il risentimento anti-tedesco. Gli italiani non amano essere derisi all'estero e i sorrisi di Merkel e Nicolas Sarkozy nella famosa conferenza stampa al Consiglio d'Europa dell'ottobre 2011 sono stati un errore: «Ma sulla stampa tedesca predomina una fissazione per Berlusconi», ha concluso Reski, «mentre viene ignorata una grande parte della realtà italiana. Anche in questo caso, un quarto degli italiani non ha votato né la sinistra né Berlusconi, ma il M5s, salvando in qualche modo la reputazione del Paese».
Altre interessanti considerazioni del giornalista:
Questa volta l’ha combinata grossa Peer Steinbrück. Nel tabellone delle gaffe diplomatiche, si può dire che Italia e Germania siano ora 1 a 1. E speriamo che nessuno rimetta la palla al centro. La dichiarazione sui «due clown che hanno vinto in Italia» può fare quasi il paio con quella del «kapò» che Berlusconi indirizzò a Martin Schulz in occasione della presentazione del semestre europeo di presidenza italiano a Strasburgo, nel 2003. Sono passati dieci anni e si può dire che i tedeschi abbiano scoperto anche fra le loro fila uno capace di parlare a ruota libera senza valutare le conseguenze di quel che dice. Difficile che Steinbrück ci regali anche un paio di corna in una foto ufficiale, ma non si sa mai: il personaggio è imprevedibile....Ma per descrivere appieno quel che è accaduto ieri, bisognerebbe introdurre in tedesco il neologismo del tafazzismo....
Il resto sull'articolo su La carica dei Tafazzen
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