mercoledì, febbraio 13, 2008

La memoria e la storia - nonni materni

Nonno Peppino
Primo di quattro fratelli. In famiglia si lavorava la terra e si allevavano vacche. Partito soldato nel '37, non tornò più a casa fino al '47.
Aveva scritto un diario, ma poi aveva dovuto disfarsene perché gli avevano detto che se lo avessero trovato quelli della legione straniera, di cui era prigioniero, lo avrebbero fucilato. L'anno prima della sua morte aveva cominciato a riscriverlo, ma poi, indebolito dalla malattia, si era arreso.

Combatté in Albania, in Grecia, e in Nord Africa. Raccontava spesso l'episodio in cui per primo si lanciò alla conquista di una ponte in Grecia. Episodio che gli valse una medaglia d'argento che conservava gelosamente in una cornice insieme al foglio di assegnazione firmato da Mussolini. Fu catturato dalla legione straniera in Nord Africa nel '43. Raccontava sempre che quando i legionari li catturarono fecero scavare loro una lunga fossa, ordinarono ai "traditori" nordafricani che combattevano insieme agli italiani di allinearsi lungo il bordo della fossa e li fucilarono. Il compagno toscano di mio nonno a quel punto gli domandò: e a noi che ci faranno; e mio nonno rispose: vedi lì? c'è rimasto un pezzo di fossa inutilizzato... Al che il toscano si infuriò: Peppino, tu prendi sempre tutto in burletta! Chissà, forse un po' di quella capacità di scherzare anche su cose molto serie l'ho ereditata da lui.

Successivamente fu dato in custodia agli americani, che lo imbarcarono a Casablanca in un viaggio di diverse settimane alla volta di Nuova York. Lavorò come prigioniero in una tenuta che non ricordo più bene dove si trovasse. Forse in Nebraska.
Fu lì che imparò un po' di inglese. Dice che la mattina venivano svegliati al suono del ritornello: "camon, camon, camon; lescó, lescó, lescó; gedà, gedà, gedà". Anche in questio caso capii in seguito che si trattava di "come on, let's go, get up".
Ci raccontava che si fidanzò con un'americana, Mary, che poi venne nel '47, quando mio nonno era già tornato al paese e si era fidanzato con mia nonna, a cercare di convincerlo a tornare con lei in America.

Purtroppo due dei fratelli di mio nonno non tornarono. Zio Nando, morto nella battaglia di Tobruck, che lasciava una moglie e una figlia; e zio Rutilio morto in un campo di concentramento tedesco.


Nonna Elvira
Prima di due sorelle. Durante la guerra non era ancora fidanzata con mio nonno. Racconta che nel '44 andò più di una volta al muretto delle suore, insieme alla sorella minore, a vedere gli aerei alleati che si scorgevano in lontananza sulla Salaria e che a volte bombardavano. Un giorno, il 14 aprile, quegli aerei non si limitarono a bombardare la Salaria, ma - si narra in seguito ad una soffiata - salirono verso il mio paese per bombardare un deposito di carburante delle truppe tedesche. Mia nonna e mia zia quel giorno fortunatamente non si trovavano sul muretto, ma altre persone erano lì: ci furono diverse decine di vittime civili.
Mia nonna e mia zia mi hanno anche raccontato più volte la storia di una loro nonna che sarebbe stata a capo di una rivolta socialista contro le famiglie potenti del paese.

Una volta, mentre mio nonno ci raccontava per l'ennesima volta la storia della fidanzata americana che venne in Italia nel '47 a cercare di convincerlo a tornare con lei, mia nonna disse che fu soprattutto il mio bisnonno a convincere mio nonno a restare, e poi chiosò dicendo: tu per dar retta a tuo padre hai perso tante occasioni nella vita. Ma come!? Dicevo io. Invece di ringraziare il bisnonno o di arrabbiarti con mio nonno!?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche se sono storie che conosco bene, mi provocano sempre una certa emozione. Non sapevo invece del diario di Peppino, veramente un peccato che non sia riuscito a riscriverlo. Non hai raccontato della storia dei soldati che la famiglia di nonnaElvira nascondeva...

dioniso ha detto...

Quella storia non la conosco tanto bene. Nonna oramai ricorda ben poco. Tua madre invece è una miniera d'oro di ricordi. Mi incanto ancora quando sento i suoi racconti. Spero di ascoltarne altri durante la nostra prossima visita estiva.

Tu forse conosci maggiori dettagli relativi a quella storia. Prego serviti pure del blog.
Ricordo solo che nonno Lucio nascondeva dei soldati alleati ma nello stesso tempo cercava di mantenere buoni rapporti con le truppe di occupazione tedesche per ovvi motivi.

Anonimo ha detto...

Sono storie bellissime che mi fanno pensare come tutti noi (da nipoti) abbiamo dentro il passato tragico del secolo scorso. Io ho uno zio analfabeta che fu disertore in Albania, scappavano per i campi in due: lui e un suo amico. Fino a quando l'amico salto' su una mina. Lui torno' dopo anni e nel frattempo mia zia stava per risposarsi quando ricomparve mio zio. Tutt'oggi se pur sordo per le bombe quando vede film di guerra o servizi ai telegiornali piange come un ragazzino. E' questo e' un mio piccolo contributo.

dioniso ha detto...

Che storia emozionante! Grazie ubik.

Anonimo ha detto...

...forse tua nonna avrebbe preferito non incontrare tuo nonno? ;-)
Bacioni.
Eli

dioniso ha detto...

.... è vero! È un'ipotesi che non avevo ancora preso in considerazione ;-)

Anonimo ha detto...

Non per essere ripetitivo ma sta storia della fidanzata americana mi ricorda un po' "vita" di M.Mazzucco.
Comunque bel racconto Grazie

dioniso ha detto...

Grazie a te!

Anonimo ha detto...

La storia della sommossa "socialista" me la raccontava anche mia nonna paterna. Se non ricordo male furno le donne del paese che andarono in montagna a togliere dalle mani dei mariti gli arnesi da taglio. Mi informo meglio sull'episodio, sempre se in famiglia è rimasto qualcuno a ricordarselo.
Roberto

dioniso ha detto...

eilà Roberto!
Fammi sapere.

Saluti