Date queste premesse non ho avuto dubbi al momento dell'acquisto della mia prima bicicletta di prima mano da quando mi trovo ad Heidelberg: la voglio da donna!
Boicotta anche tu la lobby dei cori di voci bianche comprando una bicicletta da donna.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
Ho cominciato a frequentare lezioni di tedesco nel 2000, circa un anno dopo il mio arrivo in Germania. Inizialmente però non impegnavo troppe energie nello studio di questa lingua, impegnato com'ero a migliorare il mio inglese.
Pare che negli ultimi tempi varie manifestazioni di burocrati mi stiano un po' perseguitando.
Venerdì e sabato abbiamo assistito a due bei concerti nell'ambito della heidelberger Frühling.
Sabato sera invece abbiamo ascoltato "Fazıl Say" (pianoforte solo).
Abbiamo visto "No Country for Old Men". Forse un po' perché le mie aspettative erano molto alte, visto che me ne avevano parlato tutti molto bene; un po' perché quell'accento texano, che al mio orecchio suona molto caldo, musicale e rassicurante, è quasi incomprensibile, e mi sono perso quindi molti dialoghi; il film mi ha deluso. Mi è parso che ci fossero molti buchi nel tessuto narrativo. Viste le lodi e i premi ricevuti da ogni dove, ho pensato che la pellicola non fosse alla mia portata.
Nel 2004 cominciai a suonare in un'orchestra: la Stamitz-Orchester di Mannheim. Che poi venni a sapere essere una della più grandi e vecchie orchestre di non-professionisti d'Europa. Per tradizione solo il direttore è un professionista. Nel 2004 anche il primo violino era un professionista. Gli altri circa ottanta orchestrali non sono musicisti di professione, ma suonano mediamente ad un livello molto buono.
Nel 2005, per cause di forza maggiore, dovetti abbandonare la Stamitz-Orchester. Ripresi a suonare nel 2006 in un'altra orchestra: la Auftakt Orchester di Heidelberg, dove suono tuttora. La Auftakt è un'orchestra molto più giovane e meno prestigiosa rispetto alla Stamitz. Il livello è comunque buono e con loro ho suonato pezzi come: Sinfonia n° 5 di Glasunow, Una notte sul Monte Calvo di Mussorgsky, Sinfonia n° 4 in di Schumann, Ovod - Suite op. 97a di Šostakovič e il Concerto per Trombone e orchestra di David.
Ieri c'era aria di festa in casa. Mi sono svegliato prima delle 7 e sono andato a comprare Rosinenbrötchen, brioche e muffin al cioccolato freschi, dal nostro fornaio preferito. Sabato avevo anche comprato dei tulipani rossi decidendo di conservarli per un giorno al buio della cantina. Si sono conservati bene. I boccioli non si erano ancora schiusi, ma mezzora dopo averli portati in casa, forse a causa del trauma termo-illuminativo, li ho ritrovati completamente aperti come delle margherite.
Nel 1996 volli colmare una mia lacuna musicale. Avevo ricevuto insegnamenti di tipo classico che forniscono delle solide basi tecniche ma che reprimono un po' la creatività. Volevo imparare ad improvvisare. Cioè a suonare creando al momento senza leggere le note scritte in una partitura. Mi iscrissi così ad una scuola popolare di musica jazz. Imparai in modo un po' superficiale le tecniche che regolano l'improvvisazione jazzistica.
Nel 1999 mi trasferii in Germania. Il primo trauma occorse nell'apprendere che il trombone in tedesco è femminile: Posaune. Poi dovetti ricrearmi la rete di contatti musicali. Suonai per un po' con un gruppo di musica Salsa. Erano bravi. Lo zoccolo duro del gruppo era costituito da Claude e i suoi fratelli: originari della Martinica ed emigrati tra Francia e Germania. Claude di mestiere faceva il manovratore di grù e il gestore di un locale a Landau: La Isla. Il fratello veniva ogni sabato per le prove da un vicino paese francese. Claude non aveva mai imparato a leggere la musica, ma aveva un orecchio impressionante. Suonava il basso, dirigeva il gruppo con grande perizia e scriveva dei pezzi colmando il suo analfabetismo musicale attraverso dei programmi per la scrittura di musica attraverso l'esecuzione alla tastiera. Avevamo anche una cantante cubana dal nome russo: Daniushka.