Sabato 14 febbraio
Stavolta le mie peregrinazioni tra i vari scali per raggiungere la Carolina del Nord mi hanno portato a Dallas.
Le procedure aeroportuali, a parte un terzo grado all'aeroporto di Francoforte che penso non avrebbero fatto neppure al cugino di Bin Laden, sono state più snelle rispetto all'ultimo viaggio.
Viste le latitudini, più o meno quelle di Casablanca, mi sarei aspettato un clima più mite. Invece indosso tranquillamente lo stesso abbigliamento con cui sono partito. Ieri c'erano una decina di gradi. Stamane ce ne saranno stati anche meno.
Sono capitato in un albergo nuovo ed ipertecnologico.
Avevo scelto l'albergo in quanto vicino al centro (downtown) di Dallas.
Pensavo quindi di poter raggiungere il centro a piedi. Invece mi hanno detto che è impossibile. Semplicemente non esistono percorsi pedonali.
A Dallas ho trovato il concetto di città americana ancora più estremizzato rispetto alle altre città che ho visto. Dallas si dispiega su di un territorio vastissimo con un tessuto urbano che non è altro che un insieme di piccoli nodi, prevalentemente, uffici, zone residenziali e centri commerciali (pare che Dallas sia la città con più alta concentrazione di questi), collegati da una ragnatela di superstrade a 5-6 corsie.
L'albergo fornisce un servizio di navette gratuito per ogni zona della città. La signora nera mi accompagna gentilmente al centro (downtown) di Dallas nella zona ristoranti: una via di 300 m circa con ristoranti e negozi.
Questo negozio attrae la mia attenzione. Entro.
Vendono cose texane.
Gli scaffali espongono una quantità e qualità di stivali che non avevo mai visto prima.
Siccome ho la passione per gli stivali da quando facevo le scuole elementari, rimango molto ammirato.
Sono proprio tanti.
Molte mercanzie (forse quasi tutte) sono piuttosto kitsch.
Compreso l'arredamento.
Però è un kitsch che mi diverte e quasi mi piace.
Vorrei comprare qualcosa come ricordo. Alla fine prendo un barattoletto di grasso per i miei stivalacci che purtroppo non supererà la prova liquidi finendo nella spazzatura dell'aeroporto.
Uscito dal negozio, nonostante mi trovi nella zona ristoranti devo girare un po' per trovarne uno. È S. Valentino e i ristoranti sono quindi affollati di coppie.
Alla fine ne trovo uno messicano dove mi consentono di mangiare seduto al tavolo del bar.
Inizialmente pensavo di limitarmi ad un'insalata.
Poi cambio idea: sono in Texas e voglio provare la famosa carne texana. Alla fine opto per un inconsueto compromesso: piatto di aragosta e filetto di manzo. Non è male, ma neppure speciale... magari non è il ristorante adatto....
Trovo singolari nome e aspetto di questo ristorante...
Dopo un giro e qualche foto ai grattacieli
entro in un supermercato dove noto del vino con queste strane etichette.
Telefono quindi all'albergo per far venire la navetta a riprendermi.
La signora nera, autista della navetta, è stata molto gentile e vorrei ricompensarla, ma non sono ancora riuscito a cambiare i miei euro. Dico alla ragazza se li accetta. Mi risponde di sì. Le lascio una banconota da 10. La prende in mano e la rimira divertita: è la prima volte che ne vede una...
6 commenti:
allora sei negli states!
se passi da queste parti, fammi sapere.
ciao
v.
Ciao Crazy time!
eh! Magari mi mandassero in California... La mia destinazione finale è sempre la Carolina del Nord.....
Ieri ho fatto il viaggio in navetta con un signore vestito da texano che andava in California. L'ho invidiato...
Qui sono le 5 e io sono già sveglio da mezzora...
Ora me ne vado in palestra ...
Saluti
Bravo, adesso sei tu il portatore di valuta pregiata!! E 10 Euro, cioè circa 13 dollari, sono una signora mancia!!
urca che bello!!! e gli stivaloni poi.. anch'io avevo una passione da ragazzo. salutame a Bush se lo vedi :-DD
Sebastiano,
per una volta ho fatto il l'americano no!? :-)
In realtà cercavo una banconota da 5, ma non ce l'avevo.... mica potevo dirle dammi il resto in dollari ....:-)
Comunque, non avendo idea dell'Euro e del suo rapporto di cambio, penso che la signora non si sia neppure resa conto dell'entità della mancia.... avrà pensato: saranno le solite valute svalutatissime degli stranieri.... ;-)
Magari se ne è resa conto dopo essersela fatta cambiare...
fabio r.,
a proposito di Bush, sai che lungo l'autostrada che ci portava da Dallas all'aeroporto ho visto un insegna automobilistica che citava qualcosa di relativo a Bush, ma non sono riuscito a leggerla per intero.... sono rimasto molto incuriosito....
gianlu,
credo che il criterio che usano sia: scegliamo la combinazione che costa di meno.
Questo criterio mi ha portato ad una città di scalo diversa ogni volta che sono venuto qui.
Finore ho collezionato: New York, Philadelphia, Charlotte, Atlanta e Dallas. Al ritorno lo scalo sarà a Chigago. Un collega mi ha detto: magari per risparmiare il prossimo scalo te lo mettono a Città del Messico....
Certo devo dire che Dallas non è stata una scelta comodissima (anche se la procedura aeroportuale è stata più snella): quasi 12 ore di volo da Francoforte a Dallas, 7 ore di fuso orario e il giorno dopo altre 2 ore e mezza di volo e un fuso orario all'indietro....
Fino in texas per arrivare in nord carolina? Ma sì in fondo sono solo 1800 km più in là, è un po più della strada che faccio in macchina per arrivare a casa dei genitori della Krucca nella Germania inoltrata.
Ma chi ti fa i percorsi?
Posta un commento