Ieri sera ero in fase di reminiscenze cubane. Questa canzone e credo questa particolare registrazione la si sentiva in ogni luogo e in ogni salsa.
Aprendimos a quererte
desde la histórica altura
donde el sol de tu bravura
le puso cerco a la muerte.
Estribillo:
Aquí se queda la clara,
la entrañable transparencia,
de tu querida presencia
Comandante Che Guevara.
Tu mano gloriosa y fuerte
sobre la historia dispara
cuando todo Santa Clara
se despierta para verte.
Estribillo
Vienes quemando la brisa
con soles de primavera
para plantar la bandera
con la luz de tu sonrisa.
Estribillo
Tu amor revolucionario
te conduce a nueva empresa
donde esperan la firmeza
de tu brazo libertario.
Estribillo
Seguiremos adelante
como junto a ti seguimos
y con Fidel te decimos:
!Hasta siempre, Comandante!
Estribillo<
8 commenti:
Proprio l'altra sera parlavo del "CHE" con mio figlio. Il pretesto è stato la visione della fiction TV "Pane e libertà" sul padre del sindacalismo italiano Giuseppe Di Vittorio. Quando si vede che lui si unisce agli altri comunisti per andare a combattere la guerra civile di Spagna, Cico con tutto il suo acerbo candore mi fa "...papà, ma che gliene fregava della Spagna se lui era italiano?". Quindi ho deciso di fargli leggere la seguente lettera che Ernesto "CHE" Guevara scrisse ai propri figli:
Cari Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed Ernesto, se un giorno dovrete leggere questa lettera, è perché non sarò più tra voi. Quasi non vi ricorderete di me e i più piccolini non mi ricorderanno affatto.
Vostro padre è stato un uomo che agisce come pensa ed è certamente stato fedele alle sue convinzioni.
Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.
Arrivederci, bambini miei, spero di rivedervi ancora. Un grande bacio e abbraccio da
papà
dal messaggio del CHE alla Tricontinentale pronunciato il 17 aprile 1967:
«L’odio come fattore di lotta, l’odio intransigente contro il nemico, che permette all’uomo di superare le sue limitazioni naturali e lo converte in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così. Un popolo senza odio non può vincere un nemico brutale. Bisogna portare la guerra fin dove il nemico la porta, nelle sue case, nei suoi luoghi di divertimento; renderla totale. Non bisogna lasciargli un minuto di tranquillità, un minuto di calma al di fuori e all’interno delle sue caserme: Attaccarlo ovunque si trovi, farlo sentrire una belva braccata in ogni luogo in cui transiti. Il suo morale si andrà abbassando, egli diventerà ancora più bestiale, ma si noteranno in lui i segni del crollo che si avvicina». Io questo non lo leggerei a tuo figlio. Che ne dici?
Anche io ho visto la fiction su Di Vittorio, ma solo la 1° perchè non mi piaceva...sembrava rinato il realismo socialista. Povero Di Vittorio ad essere trattato così. Di Vittorio è una delle figurre alle quali sono molto attaccato e per tanti motivi. Nella guerra di Spagna ci andavano tante persone a lottare, però i comunisti affossarono la Repubblica e vorrei ricordare con molta modestia che Togliatti ordinò l'assassinio di Camillo Berneri, tanto per dire di che pasta era fatto.
http://www.epicentrobenevento.it/dettagliocomunicato.php?Id=10809&vcercaCom=
Non è mia intenzione fare una difesa del comunismo, tanto meno ora e in questa sede, inoltre non ne ho nè titolo nè competenza. Tuttavia, come quando si attaccano i cattolici in generale e le loro prese di posizione più o meno ufficiali, tu giustamente sostieni che non tutti i cattolici sono uguali e esistono anche dei cattolici "buoni", la stessa cosa penso si possa dire dei comunisti.
Io della fiction su Di Vittorio invece ho visto solo la seconda ed ultima puntata e a parte qualche inesattezza storica (per esempio non fu Buozzi a siglare il "Patto di Roma"), trovo comunque lodevole che si ricordino personaggi di tale spessore sulla TV pubblica.
Quella dichiarazione del CHE, la leggerei ugualmente a mio figlio, discutendone insieme, magari quando mi chiederà qualcosa riguardo l'oppressione dei popoli nella storia e la travagliata scelta di alcuni uomini e donne di passare alla lotta armata.
Anche io salvo tante biografie di militanti comunisti, Di Vittorio è uno di questi.
Comunque in due facciamo la visione completa della fiction.
Per tornare al discorso, non mi piacee quando le cose sono fatte con i piedi perchè alla fine da utile diventa inutile. Un brutto film che parla di cose giuste rimane un brutto film.
Per il Che -per me- era uno che combatteva un'oppressione per un'altra. Insomma un seguace del marxismo-leninismo non mi dà l'idea di un difensore della libertà dei popoli. Da uno che inaugurava i campi di lavoro forzati per gli omosessuali con la scritta in cubano: "il lavoro libera l'uomo" oltre ad essere sinistro non è che mi aspetti molto tranne il fatto che ha ucciso con una certa facilità.
E poi voleva essere una battuta paradossale se a tuo figlio gli farai leggere quel discorso. E' che del Che si amano semprecitare 'ste frasi edificanti (di belle ne scriveva anche Mao, uno che non si èfatto problemi a sterminare 18 milioni di persone).
@ ziomassimo:
dal blog di Gigi Riva (giornalistq de l'Espresso).
Ho visto la fiction tv di Raiuno su Giuseppe Di Vittorio (nelle foto sopra il sindacalista e l’attore che l’ha interpretato, il bravo Pierfrancesco Favino). Ha avuto molti spettatori e un discreto consenso, ma…
Partiamo dal buono. Questa, come altre, è stata un’operazione meritoria riguardo alla memoria. In un Paese che non ne fa uso e che spesso dimentica il suo passato è stato salutare ripercorrere il come eravamo dell’altro ieri, la miseria, la civiltà contadina, l’arroganza dei padroni dalle braghe bianche. Qualcuno in più conoscerà ora una figura cruciale del Novecento italiano come il grande sindacalista.
Il meno buono. Era proprio necessario far piangere quello stupendo personaggio una scena su due? Ed era proprio necessario che i punti di snodo narrativi del suo essere pubblico coincidessero sempre (fino all’inverosimile) con le sue vicende private? Gli sceneggiatori e il regista (Negrin) hanno scelto di percorrere tutto l’arco della sua vita, 65 anni. Col risultato di affastellare episodi fondamentali nel breve volgere di pochi fotogrammi. Non era meglio concentrarsi su un periodo e raccontarlo meglio? E ancora. Dopo i fatti di Ungheria Di Vittorio scrive il famoso comunicato contro l’Unione Sovietica. Togliatti a nome del Pci gli chiede di sconfessarlo. L’ha fatto? Non l’ha fatto? I molti spettatori che la storia la conoscono solo attraverso la fiction tv non lo sapranno mai.
...non sapevo che il grande Gigi Riva avesse intrapreso la carriera giornalistica ;-)
non è lui sgrunt ;-)
:-)
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