Sabato mattina ero molto assonnato. Mi sono alzato un po' più tardi del solito. Sempre in tempo comunque per la mia spesa del sabato mattina prima che la folla esca di casa.
Ho inforcato la fida (ma nemmeno più tanto) Dulcinea e come al solito ho cominciato il giro con la panetteria di fiducia (nella foto) comprando due muffin ai mirtilli (fuori stagione, lo so), una briosche, un panino ed un einback (una sorta di maritozzo di pasta lievitata).
Ho proseguito il solito giro passando per la boulangerie francese, dove ho comprato due croissant e un tortino valparaiso (mousse di cioccolata fondente con sommità laccata con la medesima, cuore di mousse di cioccolata bianca, su una base biscottata).
Quindi il solito giro al mercato (nella foto), dove avevo poco da comprare. Ho preso solo un paio di teste d'aglio, un cosciotto d'agnello per il pranzo della domenica e del pesce (Heilbutt bianco, che si è poi rivelato una sòla, meglio quello normale) per la cena.
Tornato a casa ho preparato il caffè, il mio amatissimo tazzone di latte, la spremuta con le arance rosse siciliane e disposto i vari pezzi a tavola. Ci siamo concessi questa abbondante colazione. È stato molto piacevole.
Nel pomeriggio mi sono dedicato alle mie amate piante inaugurando i lavori della svasatura primaverile (anche se della primavera si è percepito un lontanissimo e timidissimo sentore solo negli ultimi due o tre giorni).
Il banano, essendo cresciuto troppo, necessitava di un vaso più grande.
Purtroppo quattro delle fragilissime foglie si sono irrimediabilmente danneggiate durante l'operazione ed ho dovuto amputarle.
Zucchero era nel nostro salotto, usuale dimora del banano. Mi ha visto uscire in tenuta da giardinaggio con quella pianta enorme (prima della cura) e rientrare con quella triste lontana parvenza del banano che fu (dopo la cura).
Una prima espressione di perplessità si è disegnata sul suo volto, per poi trasformarsi in una divertita risata.
Oltre al banano ho fornito di una nuova casa anche i famigerati habaneri: il jamaicano e i tre messicani. Con loro fortunatamente l'operazione è riuscita meglio.... almeno per ora. Dovranno passare sempre quelle due tre settimane di adattamento alla nuova dimora per poter dare la sentenza definitiva...
14 commenti:
Hai comprato quella specie di maritozzo romano, perchè per caso anche tu sei al corrente della seguente curiosità storica?
La festa del Carnevale deve il suo nome al latino “carnem levare” ovvero eliminare la carne. Infatti anticamente si riferiva ai tipici banchetti del martedì grasso, che precedevano il lungo periodo di rinunce della Quaresima. I Romani per sopportare più facilmente questa penitenziale astinenza ricorrevano ad un ghiotto espediente:il maritozzo.
La tradizione di questa tipica pagnottella romana risale al Medio evo ed era uno dei pochi alimenti permessi nel digiuno quaresimale, durante il quale era del tutto escluso l’uso ed il consumo di grassi e derivati animali. In verità poi il maritozzo veniva mangiato tutto l’anno, ma nella sua versione quaresimale era più piccolo del solito ed era arricchito di canditi, uvetta e pinoli.
Il Belli ricorderà con ironia l’afflusso nei caffè degli avventori intenti ad ingozzarsi di simili bontà per spegnere i morsi della fame. In particolare, però, il primo venerdì di Quaresima il maritozzo veniva offerto alla propria amata, magari con apposite guarnizioni a forma di cuore, spesso dentro l’impasto poteva esserci anche un anello. Comunque a Roma tutti ne mangiavano in gran quantità, recitando simpatiche filastrocche come questa:
er primo è pe’ li presciolosi
er siconno pe’ li sposi
er terzo pe’ l’innammorati
er quarto pe’ li disperati...
Ciao ziomassimo!
No, non conoscevo l'origine storica del maritozzo. Interesante.
Grazie per l'informazione.
Un saluto
aggiungo: l'etimologia è proprio legata all'anello che veniva messo dentro, promessa di matrimonio (maritaggio) quindi il dolce era usato anche per augurare un matrimonio...
ma quante ne sappiamo????
p.s. Primavera?? sei ottimista eh?
Ammazza mi state scrivendo un trattato storico-etimologico sul maritozzo.... Ma allora quando c'è la panna ci troviamo di fronte ad un valore metaforico-semantico aggiuntivo?
E com'era la panna nel medioevo? Più o meno dolce?
Grazie :-)
'sto maritozzo c'ha più storia che tradizione.
Dioniso una curiuosità: ma tu riesci ad alzarti ed uscire senza fare colazione? Io morirei, in genere mi sveglio con lo stomaco che urla, anzi perchè urla.
Ciao ubik !
a dir la verità Zucchero, parenti e affini mi prendono in giro proprio per questa mia caratteristica molto simile alla tua: di solito la prima cosa a cui penso quando mi sveglio è la
colazione. Anti a volte ci penso già dalla sera prima.
Il sabato però da un po' di tempo sto cercando di fare questa eccezione e poi godrmi la megacolazione (che fa pure rima;-).
La panna nel maritozzo é una sublime elaborazione successiva.
A tal proposito vi segnalo un link che cita il posto dove...mi rifornisco io!
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/14/miti-romani-il-maritozzo-con-la-panna.html
ziomassimo, ma che hai mandato un virus?! :-)
Se clicco mi si presenta una pagina piena di caratteri del genere.
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È un problema mio oppure anche gli altri vedono questa pagina?
Ho trovato l'articolo.
Mi ha fatto venire una voglia di maritozzi!!
A via dei Castani ci ho pure abitato e mi sono persi quei meritozzi!!! :-(
Ecco l'articolo:
Miti romani il maritozzo con la panna
Repubblica — 14 dicembre 2003 pagina 1 sezione: ROMA
Il simbolo del WWF è il panda, tutti lo sanno e tutti amano quel buffo orsacchiotto bianco e nero, sempre minacciato dall' estinzione. Lui è il capofila di una lunga carovana di animali che oggi ancora ci sono e domani chissà, perché nessuna arca riesce più a garantire la salvezza a chi è condannato dal diluvio del progresso. Anche nei prodotti alimentari, peraltro, esistono i panda: formaggi alpini, insaccati regionali, piatti rari che rischiano d' essere spazzati via dal dilagare dei cibi da supermercato e da nuove e spietate regole igieniche. I bambini romani, che come tutti i bambini italiani tendono a intripparsi di merendine confezionate, forse già più non sanno cos' era il maritozzo con la panna, o magari lo associano a strane figure familiari, come la suocera acida, la cognatina tutto pepe o lo zio bisteccone. In effetti è sempre più difficile trovare oggi a Roma una pasticceria che accanto ai cannoli e ai bigné esponga i mitici maritozzi con la panna. Eppure fino a pochi anni fa ogni bar della città proponeva questo dolce indigeno, semplice e gustoso. Stava lì, spaccato in due e gonfio di panna, come una tentazione irresistibile. Dall' altra parte del vetro sembrava che ci dicesse: la giornata sarà dura, il tempo inclemente, il lavoro più faticoso che mai, e allora concediti una gioia a buon mercato, affonda i denti nella pasta, sporcati naso e mento come un ragazzino, godi! Ah, piccola consolazione dei giorni difficili, dove sei finito? Avevi forse troppe calorie, grondavi d' esagerata dolcezza, eri un pericolo per il punto vita e le natiche palestrate? Così, se vogliamo incontrare il maritozzo, dobbiamo cercarlo in qualche pasticceria periferica, dove il fanatismo del look e del fisicaccio ancora non la fa da padrone. Io vi consiglio una gita a Centocelle, all' Antica Pasticceria di via dei Castani, poco lontano dalla chiesa di San Felice. Lì si produce la maritozzità assoluta, l' archetipo di questo dolce un tempo tanto amato. Ora che le feste natalizie stanno per travolgerci con panettoni e pandori industriali, lasciamo almeno un angolo per ospitare il Panda dei dolci, prima che divenga solo una foto sul muro dei ricordi. - di Marco Lodoli
Tra le altre cose, a me piace la sua assoluta "romanità". Tanto é vero che per un mio carissimo amico romano, che attualmente risiede a Milano e gira il mondo per lavoro, oramai é diventata una dolce consuetudine che ogni qualvolta lo vado a trovare, mi chieda di portargli un vassoio di maritozzi dell'Antica Pasticceria dei Castani, da gustare insieme. Poichè a Milano nè tanto meno nel resto del mondo c'é la possibilità di trovare questo semplice, quanto unico, dolce romano.
Non bisognerebbe fare colazione con spremuta e latte: la vitamina C fa precipitare il calcio e non lo rende assimilabile.
:)
viva i maritozzi!
...LATTE & SPREMUTA?!?
Fa acido!
;-)
Ciao Roberto e ziomassimo !
ma la regola vale anche per la coppia? Se è così dobbiamo disintossicarci allora. :-)
Il latte era mio e la spremuta di Zucchero. ;-)
Basta che non vi baciate... ;)
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