lunedì, settembre 24, 2012

Reparti

Entrati nella nuova stanza Fosco e Sara disfecero la valigia per la seconda volta in due giorni.

- A proposito, l'infermiera mi ha detto che puoi collegarti alla Rete - gli disse Sara passandogli il portatile.
- Bene. Tra l'altro devo ancora scrivere a Günter per annullare i corsi.
- Che hai preso per pranzo? - chiese Sara prendendo il foglio del menù che giaceva sul letto.
- Penne all'arrabbiata.
- Penne all'arrabbiata!? - esclamò Sara sorpresa conoscendo l'opinione di Fosco in fatto di cucina pseudo-italiana. - Scusa, ma non hai visto come l'hanno scritta? "Penne al arabiata".
- Sì, lo so. Sembra il nome di un'emittente araba. Però hai visto quali erano le altre due possibilità?
- Be', effettivamente ... - rispose Sara guardando di nuovo il foglio.

In quel momento entrò un'infermiera con un vassoio. Aveva capelli e carnagione scura e un fisico non propriamente snello.

- Il pranzo! - disse con voce forte e sgraziata.

Dietro di lei una seconda infermiera alta, bionda e appariscente portava il secondo vassoio.
Fosco sollevò il coperchio di plastica, guardò il piatto stupefatto e poi guardò Sara. Prese infine la forchetta e si mise a smuovere il contenuto. Si trattava di una sorta fettuccine con salsa di cipolline sottaceto, peperoni e piselli. Sollevò di nuovo lo sguardo verso Sara che ricambiò la smorfia con un sorriso. Una delle passioni di Fosco era la cucina ma nonostante fosse un buongustaio egli si adattava a mangiare un po' tutto. Tuttavia a finire quel piatto di Penne al arabiata non ce la fece proprio.

- Stasera ti porto qualcosa io - disse Sara.

Non appena Sara fu uscita Fosco si mise a scrivere ai suoi capi per annullare il viaggio di lavoro. Egli sarebbe dovuto partire quella domenica per andare a tenere un corso a Roma. Era da un paio di mesi che dedicava una parte delle sue giornate lavorative alla preparazione di quel corso e da alcune settimane si stava pregustando il viaggio verso la sua città d'adozione. Aveva spiegato a Günter e Pedro qual era il motivo dell'annullamento e gli aveva detto che, se il suo stato di salute glielo avesse concesso, avrebbe voluto continuare a lavorare un po' in quei mesi di ospedale. Deliziato dal sottofondo di musica Schlager che proveniva dal televisore di Herr Mittnacht, il suo nuovo compagno di stanza, Fosco aveva quindi continuato ad usare il portatile. Si alternava tra la ricerca d'informazioni sulla sua malattia e la stesura di un appello. Quando l'ebbe terminato spedì l'appello a tutti i suoi contatti italiani e lo usò anche per aprire un forum di discussione su uno dei siti web che frequentava. Fosco aveva aperto l'appello con il racconto di quello che gli era accaduto negli ultimi giorni. Aveva quindi proseguito:

I medici mi hanno spiegato che avrò bisogno di un trapianto di cellule staminali provenienti da un donatore e che tali cellule dovranno essere compatibili con le mie. Tra fratelli è molto probabile (30%) che sussista una tale compatibilità. Tuttavia, essendo figlio unico, io dovrò usufruire della banca dati mondiale che raccoglie le caratteristiche delle cellule di tutti i potenziali donatori. Ovviamente, più grande è il numero di potenziali donatori presenti nella banca dati, più alta è la probabilità che si trovino delle cellule compatibili con le mie. Per questo vorrei pregare tutti voi dal profondo del cuore di dare una speranza a me e ai miei cari recandovi presso il più vicino centro dell'ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) e farvi registrare come donatori. La procedura prevede un solo un prelievo di sangue come per una qualsiasi analisi.

Il tempo che ho a disposizione è di 4-6 mesi. Vi prego di registrarvi il più presto possibile e far registrare quante più persone potete.

Vi ringrazio, vi abbraccio e vi bacio.

Fosco


- Buongiorno signor Chiellini, sono la dottoressa Engel.

Voltandosi Fosco vide una figura minuta, graziosa, con i capelli corti e scuri e il volto da bambina.

- Sono una dei medici di reparto - continuò la dottoressa mentre Fosco chiudeva il portatile. - Sono qui per l'anamnesi e per fornirle alcune informazioni.

La dottoressa lo visitò, lo palpò, lo auscultò. Poi gli fece una serie di domande sulla sua storia sanitaria e su quella della sua famiglia. La Engel piacque subito a Fosco. Mostrava tatto, dolcezza e umanità in ogni sua azione.

- Ho una domanda - azzardò Fosco. - Visto che ora i globuli bianchi sono meno di quarantamila, non si potrebbe seguire il protocollo per le leucemie a basso rischio ed evitare quindi il trapianto?
- No. Per la classificazione conta il risultato della prima analisi. E poi senza trapianto la terapia durerebbe almeno due anni. Con il trapianto invece tra sei mesi potrebbe esser già tutto finito.
- Eh già - disse Fosco con scarsa convinzione.
- Con la chemioterapia non abbiamo ancora cominciato - riprese la dottoressa. - Le flebo che le stiamo somministrando sono a base di cortisone. Con i pazienti più giovani di solito ritardiamo l'inizio della terapia per dar loro l'opportunità di congelare lo sperma.
- Congelare lo sperma? - ripeté Fosco.
- Sì. Molto probabilmente la terapia la renderà sterile. Se vuole noi siamo in contatto con un ginecologo che offre questo servizio.

Più tardi, dopo un viaggio in taxi rimborsato dalla clinica, Fosco constatò che gli sgabuzzini medici dotati di riveste pornografiche non esistono solo nelle leggende metropolitane.

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