Dopo una piacevole conversazione i due amici mi hanno aiutato a sistemare i bagagli nel taxi che mi avrebbe portato a Linate.
- Ciao, ci vediamo in Germania!
- Ah, Linate! - dice il tassista. - Pensavo che in Germania avrei dovuto portarcela io.
Dopo la risatina di convenienza tiro fuori l'occorrente per l'immergersione nella scrittura.
- Dov'è lei in Germania? - torna alla carica il tassista.
- A Heidelbeg.
- Heidelberg!? - esclama il tassista.
- Ha per caso qualcosa a che fare con l'azienda che produce i macchinari tipografici?
E così mi racconta il suo passato di piccolo imprenditore proprietario di una tipografia venduta poco prima dell'inizio della crisi delle tipografie per avviare l'attività tassistica.
- Ha fatto bene sa! - mi dice dopo aver richiesto e ascoltato un bignamino del mio espatrio. - È stato lungimirante come me.
- Mah, alla fine non è che la mia sia stata una decisione così ponderata - rispondo. - Volevo avere un'esperienza di lavoro all'estero di un paio d'anni ma sto ancora lì. Durante i primi anni ero contento e soddisfatto di tutto. Vedevo quasi solo i vantaggi. Poi, intorno al sesto/settimo anno ho cominciato ad accorgermi meglio anche degli aspetti negativi. E ho continuato a vederne sempre di più. Fino a spostarmi sul polo opposto per cui adesso quando torno in patria vedo quasi solo le cose che lì non ho. (Tra cui anche discussioni del genere con degli sconosciuti, avrei voluto dirgli). E poi mi dispiace appartenere a quella porzione sempre più grande d'Italiani che, formati dallo stato italiano, vanno poi a produrre all'estero. L'unico chiaro vantaggio rimane solo quello lavorativo.
- Eh, ma non può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca - chiosa il tassista. Poi, dopo un breve equivoco sul nome della mia azienda e quello di una linea aerea, ci salutiamo.
- Ciao, ci vediamo in Germania!
- Ah, Linate! - dice il tassista. - Pensavo che in Germania avrei dovuto portarcela io.
Dopo la risatina di convenienza tiro fuori l'occorrente per l'immergersione nella scrittura.
- Dov'è lei in Germania? - torna alla carica il tassista.
- A Heidelbeg.
- Heidelberg!? - esclama il tassista.
- Ha per caso qualcosa a che fare con l'azienda che produce i macchinari tipografici?
E così mi racconta il suo passato di piccolo imprenditore proprietario di una tipografia venduta poco prima dell'inizio della crisi delle tipografie per avviare l'attività tassistica.
- Ha fatto bene sa! - mi dice dopo aver richiesto e ascoltato un bignamino del mio espatrio. - È stato lungimirante come me.
- Mah, alla fine non è che la mia sia stata una decisione così ponderata - rispondo. - Volevo avere un'esperienza di lavoro all'estero di un paio d'anni ma sto ancora lì. Durante i primi anni ero contento e soddisfatto di tutto. Vedevo quasi solo i vantaggi. Poi, intorno al sesto/settimo anno ho cominciato ad accorgermi meglio anche degli aspetti negativi. E ho continuato a vederne sempre di più. Fino a spostarmi sul polo opposto per cui adesso quando torno in patria vedo quasi solo le cose che lì non ho. (Tra cui anche discussioni del genere con degli sconosciuti, avrei voluto dirgli). E poi mi dispiace appartenere a quella porzione sempre più grande d'Italiani che, formati dallo stato italiano, vanno poi a produrre all'estero. L'unico chiaro vantaggio rimane solo quello lavorativo.
- Eh, ma non può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca - chiosa il tassista. Poi, dopo un breve equivoco sul nome della mia azienda e quello di una linea aerea, ci salutiamo.
1 commento:
Interessante discussione su FB
Valeria Buldini si', io anche sono da qualche anno della fase "si stava meglio quando si stava peggio" L'aspetto veramente positivo e' come dici tu, il lavoro e non e' poco, pero' a volte sento che non basta.
10 hours ago · Like
Dioniso Dionisi Sì, è interessante che uno parte dalla posizione che combatte lo stereotipo (almeno per me è stato così) e poi con il tempo ci si riavvicina ad esso. Ma la differenza è nell'acquisita cognizione di causa; che rende lo stereotipo non più tale. Discorso un po' contorto lo so. Non so se si capisce.
about an hour ago · Like
Paola Spagnoli I crucchi sono davvero mangiapatate?
25 minutes ago · Unlike · 1
Michele Santoriello Be mi pare che sei nella fase di acquisizione della doppia identità con ora sfumature e riflessi nostalgici: è una ulteriore fase di acquisizione della pluralità del vivere, dove lo sguardo si fa acuto proprio perchè le esperienze sono ricche e con sguardo discosto. Sei in buona compagnia viaggiatore...
18 minutes ago · Unlike · 1
Dioniso Dionisi Paola Spagnoli, sai, a volte combattiamo mulini a vento pensando che siano giganti. Solo per scoprire infine che combattevamo veri giganti mascherati da mulini a vento. Capita 'a sottile metafa?
Grazie Michele Santoriello, e tu in che fase sei? C'è un ulteriore fase per caso? Dimmelo subito, così mi risparmierò la sorpresa nello scoprire che erano i mulini a vento doppiamente mascherati
a few seconds ago · Like
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