Non che io mi trovi totalmente d'accordo. Però questa frase, di un ascoltatore che ha telefonato durante la puntata di Prima Pagina di oggi, mi ha fatto riflettere. Parafraso a memoria.
"Non sto dicendo che debba esserci un rispetto per le religioni per questioni metafisiche. Il rispetto dovrebbe esserci solo per questioni umanitarie. Visto che, non per tutti, ma per molte persone la religione è un modo per avere una speranza. D'altra parte molti dei progetti umani non sono altro che un tentativo di rimanere immortali. Sbeffeggiare una religione è simile al dire a un malato terminale: guarda che quel farmaco che stai prendendo non serve a niente."
Ma una discussione famigliare sul tema ha fatto emergere la domanda: un credente può essere paragonato, anche solo metaforicamente ad un malato terminale?
"Non sto dicendo che debba esserci un rispetto per le religioni per questioni metafisiche. Il rispetto dovrebbe esserci solo per questioni umanitarie. Visto che, non per tutti, ma per molte persone la religione è un modo per avere una speranza. D'altra parte molti dei progetti umani non sono altro che un tentativo di rimanere immortali. Sbeffeggiare una religione è simile al dire a un malato terminale: guarda che quel farmaco che stai prendendo non serve a niente."
Ma una discussione famigliare sul tema ha fatto emergere la domanda: un credente può essere paragonato, anche solo metaforicamente ad un malato terminale?
5 commenti:
Non penso possa essere paragonato! Il credente ha comunque una possibilità di scelta, credere o non credere, il malato terminale non può scegliere, vivere o morire!
Da FB
Paola Spagnoli Secondo me non sono paragonabili: un malato terminale purtroppo non ha speranza, non dipende da lui il suo destino, mentre un credente ha sempre la possibilità di scegliere di non esserlo più. A occhio e croce quelli che perdono la fede sono molti di più di quelli che la acquistano.
48 mins · Unlike · 2
Annalisa Santi Non penso possa essere paragonato! Il credente ha comunque una possibilità di scelta, credere o non credere, il malato terminale non può scegliere, vivere o morire!
34 mins · Unlike · 1
Dioniso Dionisi Credo che l'ascoltatore intendesse paragonare la situazione dell'umanità intera a quella di un malato terminale "essendo l'unica specie che ha consapevolezza della propria morte".
23 mins · Like · 1
Massimo Cerbini Allora lo siamo tutti, a prescindere, credenti e non credenti. Più o meno "malati", ma certamente "terminali"...
12 mins · Unlike · 3
Paola Spagnoli Allora il paragone ci sta ma dal mio punto di vista è sconfortante che la ragione non ci aiuti ad accettare l'idea che la fine è la fine
12 mins · Unlike · 2
Dioniso Dionisi L'ascoltatore diceva: alcuni ci riescono ma altri no. Forse noi che ci riusciamo dovremmo avere un po' più di pieats(?) rispetto(?) nei confronti di chi non ci riesce.
Certo è che dovrebbe valere pure il reciproco però.
8 mins · Like · 1
Massimo Cerbini Personalmente, cerco sempre di avere rispetto per chi ha Fede. Io non ce l'ho più, ma non rinnego nulla e soprattutto non dimentico da dove vengo e che lì, in quel contesto, sono cresciuto e mi sono formato.
4 mins · Unlike · 1
Dioniso Dionisi Condivido. Quello generalmente è anche il mio atteggiamento.
Paola Spagnoli Mi pare che i problemi nascano dal fatto che chi ha una fede si ritenga moralmente superiore a chi non ce l'ha e tenda quindi a voler imporre il proprio punto di vista. Di questo abbiamo prova tutti giorni negli atti di governo del nostro paese in relazione ai diritti civili (testamento biologico, unioni civili, finanziamento alla scuola cattolica, imposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, smantellamento dei consultori e della legge 194). Io non irrido nessuno ma mi arrabbio moltissimo se qualcuno vuole farmi vivere come dice lui.
3 hrs · Unlike · 2
Premessa: quando si parteggia, non si merita rispetto, perché di solito chi parteggia si pone in una posizione antitetica alla discussione logica e ragionevole.
Detto questo è evidente che un credente e un malato terminale non sono accostabili, nemmeno con le buone intenzioni dell'ascoltatore: un credente parteggia, un malato terminale no.
Effettiivamente la metafora è un po' forzata.
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