martedì, settembre 27, 2011

John Cage e il silenzio

Si narra che John Cage fosse ossessionato dall'idea di raggiungere il silenzio assoluto durante le sue esecuzioni. Sul fatto di poterlo raggiungere durante i concerti pubblici si era già rassegnato. Allora volle provare a raggiungerlo almeno durante le registrazioni in studio.
Dopo aver fatto licenziare decine di poveri tecnici si accorse che era impossibile ottenere il silenzio assoluto anche lì.
Volle quindi provare un'ultima possibilità. Nel 1951 si fece rinchiudere nella camera anecoica dell'università di Harvard. Stava per attaccare il pezzo quando si rese conto della presenza di un rumore. Fece più attenzione. I suoni erano due: uno acuto e uno grave. Imbestialito Cage chiamò il tecnico di Harvard. Questa fu la risposta dell'uomo:

 - Il suono acuto è dovuto all'attività del suo sistema nervoso e quello grave alla sua circolazione sanguigna. Ci faccia sapere se vuole che li facciamo cessare.

John Cage ebbe bisogno di anni di terapia per poter accettare quella nuova consapevolezza. Alla fine della psicoterapia per vendicarsi con il pubblico decise di scrivere il celeberrimo 4'33'' ed elaborò la sua profonda concezione dell'estetica musicale rivelataci durante l'intervista impossibile di gennaio:

"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tace!"

2 commenti:

Luciano ha detto...

stupenda!

Anonimo ha detto...

Di Cage ne parliamo anche sul primo numero di Quarter, all'indirizzo http://www.quartermag.org/issue01/musica-la-via-americana-di-r-w/