lunedì, novembre 16, 2009

Spätzle al dente

No, questa non è una recensione del divertente libro di Luigi Brogna
(Ho appena letto sulla voce di wikipedia che Brogna è morto prematuramente nel 2008. Non lo sapevo. Mi dispiace.).

Volevo solo citare il fatto che dopo 10 anni di vita teutonica ci siamo finalmente cimentati (anzi, Zucchero si è cimentata, visto che io non ho fatto altro che comprare i funghi e assaggiare [ruolo comunque dignitoso e non trascurabile]) nella preparazione di un piatto tedesco: gli Spätzle (nella pagina inglese sono presenti molti più dettagli).

In realtà il piatto era italo-tedesco, sia a causa dello stile culinario di Zucchero che per il fatto che la ricetta è stata presa da La Cucina Italiana. Zucchero alla fine l'ha comunque un po' rigermanizzata sintetizzandola con una ricetta tedesca.

Devo ammettere che il risultato è stato ottimo. L'unico effetto collaterale indesiderato si è manifestato durante la prova con l'orchestra che avevo dopo pranzo. Suonare i fortissimi trombonistici dei compositori russi con la panza piena di spätzle non è propriamente un'attività musicale molto leggera.

Comunque finalmente potremo rispondere qualcosa di diverso a quegli amici/parenti/conoscenti che ci chiedono: ma quando state lì cucinate cose tedesche? Come se bastasse trasferirsi in un paese per cambiare le proprie abitudini culinario/alimentari.

sabato, novembre 14, 2009

L’Europa: violati i diritti del filosofo «eretico» escluso dalla Cattolica - La Corte di Strasburgo accoglie il ricorso di Luigi Lombardi Vallauri: 10 mila euro di risarcimento

Oltre ad ammirare il suo impegno in una giusta battaglia, trovo molto affascinante la dialettica razionale, analitica ed ironica di questo uomo.

Videointervista a Luigi Lombardi Vallauri from To Honolulu on Vimeo.

Carnevale della Matematica #19

Oggi è il 14 novermbre. Non può quindi mancare l'appuntamento con il Carnevale della Matematica. Il numero di oggi è il 19.
Stavolta ad ospitarlo è il blog Prooof.



Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:

dioniso continua, dal suo blogghetto, a raccontarci un percorso storico tra numeri e geometria: siamo alla dodicesima parte, in cui si parla di Al-Khwārizmī.

domenica, novembre 08, 2009

Rinascita (Wiedergeburtstag)

Citando un ignoto signore che sulla spiaggia di Ostia stappava la sua quarta bottiglia di vino: ....
















... "e sò quattro!"


















Aggiungo fotografia:

venerdì, novembre 06, 2009

Spammatori


Da qualche giorno qualcuno si diverte a scrivere qua e là commenti sgrammaticati e senza senso.
Ho inserito la moderazione per i post più vecchi per vedere se riesco ad eliminare il fenomeno.

mercoledì, novembre 04, 2009

Norvegia 8: da Bergen a Ålesund

Mercoledì 3 giugno


View Larger Map

Verso le 18 ci imbarchiamo sulla Hurtigruten.
La nave è la MS Lofoten, la più vecchia (1964) e più piccola della flotta. Il signore che dirige la baracca mi risulta un po’ antipatico: ha un atteggiamento piuttosto laido e porconesco.
Purtroppo più tardi ci troveremo a rimpiangere la disponibilità dell’equipaggio della Lofoten.
Per questa notte abbiamo una cabina senza bagno.

Essendo la prima esperienza marittima del nostro viaggio passiamo molto tempo sul ponte della Lofoten nonostante il freddo.

Il sole tramonta ancora a queste latitudini, ma la luce rimane comunque durante tutta la notte. La fotografia che vedete è stata scattata dopo la mezzanotte.

Giovedì 4 giugno

Alle 8:30 lasciamo la Lofoten scendendo al porto di Ålesund. Il nostro albergo è il Radison SAS. Dopo una bella doccia partiamo per la visita della città dello Jugendstyl.
Nella storia di Ålesund c’è un evento che stravolgerà e rivoluzionerà il futuro della città: un incendio che distrusse completamente la città (realizzata quasi interamente con costruzioni in legno). Era il 23 gennaio 1904. Bruciarono circa 850 edifici e 10.000 persone rimasero senza casa. Incredibilmente non ci fu neppure un morto. È facile però immaginare quali potessero essere i disagi di 10.000 persone senza casa nel pieno dell'inverno norvegese.
In quell'anno l’imperatore (l'ultimo) dell’impero tedesco era Guglielmo II. Egli nutriva una passione per la Norvegia; mobilitò ed inviò quindi immediatamente quattro navi cariche di mezzi e uomini per la ricostruzione della città.

Essendo lo Jugendstyl lo stile architettonico predominante tra gli architetti tedeschi di quegli anni, Ålesund venne interamente ricostruita secondo i canoni estetici di questo stile. Le conseguenze della catastrofe alla fine furono quindi quelle di rendere la città un caso urbanistico probabilmente unico al mondo conferendole così qualità di ambita meta turistica.

sabato, ottobre 31, 2009

Buttandola sul cicaleccio da zuppa di supermercato



Ieri ho letto il post excusatio non petita di .mau. che citava questo articolo.
Poi la sera ho visto la puntata registrata di Anno Zero in cui una trans, trasferitasi a Treviso (mi sembra) per sfuggire alla vita ipermondana di Roma, raccontando le abitudini dei politici romani citava soprattutto un certo partito politico.

Dopo queste letture e visioni mi è venuto in mente di effettuare un sondaggio.
Chi è secondo voi il politico «chiappe d’oro» la cui rivelazione si sta aspettando con tanta ansia?

Rosy Bindi?

Pierferdinando Casini?

....oppure....?

Ulteriore domanda per chi avesse letto l'articolo che ho citato. Come lo interpretate? Non è effettivamente un po' strano che si siano messi a fare tutte quelle ricerche? Che cos'è? Un avvertimento?

giovedì, ottobre 29, 2009

Che sarà?

Ho 39° di febbre, mal di gola e.... le mie unghie si stanno bipartendo.
Secondo voi che sarà?

mercoledì, ottobre 14, 2009

Carnevale della Matematica #18

Così come il 14 dei mesi precedenti oggi è arrivato puntuale il Carnevale della Matematica. Stavolta è il blog Science Backstage ad ospitarlo. L'edizione è la numero 18.

Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:

Il terzo posto tocca a dioniso che sul suo Blogghetto prosegue con il suo Percorso storico tra numeri e geometria:
Parte 10: riepilogo, monoteismo Egizio e matematici arabi
Parte 11: la Matematica Islamica

domenica, ottobre 11, 2009

Norvegia 7: Bergen

Il Grand Terminus si trova in un bel palazzo storico. Dopo esserci accomodati in stanza si sono fatte le 22:30. Non sentendoci stanchi decidiamo di uscire. La decisione si rivelerà saggia.
Il porto di Bergen, immerso in quella luce crepuscolare, ha qualcosa di magico e surreale.

I molteplici colori delle vecchie case in legno dei mercanti tedeschi della Lega Anseatica si riflettono tremolanti nelle fredde acque del porto.

Tra le cose che attraggono la nostra attenzione non c'è solo la luce crepuscolare sui colori delle vecchie case in legno, ma anche una vetrina di un supermercato che espone quello che sarà uno dei motivi conduttori del nostro viaggio: lo stoccafisso.

Mercoledì 3 giugno

L'attrazione principale, che forse conferisce alla città un aspetto un po' cartolinesco, è sicuramente il porto, Bryggen, con gli antichi magazzini in legno dei potenti mercanti tedeschi dell'Hansa.

Appena giunti al porto ci facciamo un giro per il mercato del pesce dove, oltre a molti norvegesi, lavorano anche diversi ragazzi stranieri che cercano di vendere proponendo assaggi. Un ragazzo catalano ci abborda in italiano e mi spinge (quasi mi forza) ad assaggiare una fettina di balena affumicata. Cedo ed assaggio, ma la mia decisione non si rivela delle migliori. Zucchero infatti mi esprime tutta la sua disapprovazione e inoltre il sapore del cetaceo non è nulla di speciale. Il giovane catalano ci dice infine che si trova lì nei mesi estivi per guadagnare un po' di soldi.

Bergen detiene due primati: ospita il porto più grande della Norvegia ed è la città più piovosa d'Europa con oltre 250 giorni di pioggia l'anno. Fortunatamente noi capitiamo in due dei rimanenti 156 giorni.

Visitiamo il Bergenhus Festning (fortezza del XIII sec.).




Passiamo quindi agli interni gli antichi magazzini di Bryggen dove compriamo degli orecchini, un anello ed un campione della pietra nazionale norvegese: la thullit.

Molto interessante è anche lo Hanseatiske Museum che mi spinge a riguardarmi sommariamente la storia della Lega Anseatica.





Prima di reimbarcarci visitiamo rapidamente un museo che contiene opere di Edvard Munch.

domenica, ottobre 04, 2009

U carrozzo'



1.

Monza. Ospedale San Gerardo. In una calda estate un uomo giace su un letto. Il corpo ricoperto di elettrodi. Due lunghi aghi sintetici trafiggono gli incavi delle sue braccia e fanno confluire nel suo sangue liquidi che lo salvano devastandolo.
Qualche tagliente raggio di sole riesce a penetrare tra gli interstizi delle tende metalliche ed arriva a illuminare il suo volto glabro. Due rozze mani premurose manovrano le tende e restituiscono al volto un'asettica e rassicurante ombra.

Le linee tracciate sullo schermo luminescente dai neuroni dell'uomo, ridottesi oramai da tempo a rette orizzontali, sembrano improvvisamente perturbarsi e si trasformano in una fitta serie di cuspidi.



2.

- Ecculu, ecculu!! Varda còmo corre!!!

- Attentu a Menecuccia che te tira l’acqua d’a finestra!!

In un paesino del Preappennino laziale in un'epoca preconsumistica un allegro e piccolo stormo vociante schiamazza e scorrazza impegnato nel serissimo e popolarissimo gioco denominato u carrozzo'. Si commenta la discesa dell’ultimo modello di carrozzo' di Stitichinu.

Già da qualche decennio u carrozzó è uno dei giochi più amati nel paese. Sono i bambini stessi a costruire i carruzzuni. I componenti fondamentali che ci si deve procurare sono: una tavolaccia rettangolare, che poi diverrà la struttura portante du carrozzo', due assi di legno e tre (raramente quattro) cuscinetti a sfera. Il tutto viene quindi sapientemente assemblato, fissato e modellato.

Le tecniche di costruzione carrozzonistica di Stitichinu sono in continuo miglioramento. I suoi carruzzuni risultano di conseguenza sempre più veloci e il numero di bambini che lo considera il più bravo cresce sempre di più. Stitichinu migliora continuamente i suoi modelli anche attraverso l'aggiunta di accessori: freni, sedili morbidi, sedili biposto. È sempre alla ricerca della novità, del perfezionamento.

Il nome anagrafico di Stitichinu è Adalberto, ma se qualcuno avesse chiesto ad uno dei suoi compagni di gioco (o forse persino a sua madre): "dov'è Adalberto?", o meglio, "addo' sta Adabberto?"; come risposta avrebbe ricevuto uno sguardo smarrito ed interrogativo.
Quella dei soprannomi era un'usanza diffusissima in quel paese. Quasi tutti ne possedevano uno e a volte esso, come nel caso di Stitichinu, rimpiazzava completamente il nome.
Nel dialetto quel paese il soprannome di Adalberto evocava molto esplicitamente la tendenza del bambino a non riuscire a digerire le pochissime sconfitte che gli venivano inferte.

Stitichinu non era solo tra i più bravi nel gioco du carrozzo' era molto abile anche negli altri giochi. Nell'arcu coi friccini, ad esempio. Stitichinu costruiva l'arco con il migliore legno disponibile: u crognale. I friccini venivano ricavati dalle stecche metalliche dell'armatura di vecchi ombrelli: l'estremità posteriore veniva modellata a colpi di pietra o di martello in modo tale da fornire uno stabile appoggio alla corda dell'arco; con lo stesso metodo anche l'estremità anteriore veniva modellata, ma questa volta per dotare u friccinu di una punta acuminata. I friccini di Stitichinu erano ovviamente tra i più aguzzi, stabili ed aerodinamici; e qualche volta finivano anche per conficcarsi nelle tenere carni dei suoi coetanei.

La cerbottana di Stitichinu era la più precisa e la più potente. I suoi dardi erano dotati di punte metalliche perforanti.

Stitichinu era inoltre un maestro nella mazzafionna: sia in quella normale che in quella alla pecorara.



3.

Non tutti avevano la stessa abilità nella scelta, nella lavorazione e nell'assemblaggio dei pezzi. All'estremo opposto di Stitichinu stava ad esempio Giorgione: uno dei peggiori, se non il peggiore. Per quanto provasse non riusciva mai a mettere insieme qualcosa di decente e di competitivo. Non che avesse poi molta pazienza. La sua scarsa abilità nei giochi del momento unita al fatto che non si esprimesse in dialetto lo relegavano agli ultimi livelli della gerarchia sociale del gruppo. Il gruppo lo percepiva come appartenente alla infima casta dei "romani": piagnoni e incapaci nella costruzione manuale in quanto possessori di giocattoli acquistati nei negozi, acquisti che la maggior parte delle famiglie del paese non poteva permettersi.
Giorgione faceva di tutto per affrancarsi da questa etichetta. Nell'ambito di questa strategia decise di allearsi in una "sòcceta" con l'altro perdente del gruppo: Llallero.
Llallero a differenza di Giorgione era molto portato per i lavori manuali e molto attento ai dettagli. Gli mancavano però le doti da pilota, che d'altra parte mancavano del tutto anche a Giorgione. L'alleanza di perdenti si rivelò quindi totalmente fallimentare e Giorgione riuscì ad affrancarsi dalla casta dei romani solo diversi anni dopo (ma questa è un'altra storia).



4.

Forchettone invece era un duro. Aveva due anni di più di Stitichinu ed era considerato il più abile carrozzonista. Era lui che decideva la sequenza delle sfide.

- Oh, oh, oh, u carrozzo'.

Era Barzotto, uno dei tanti gregari, eccitato dal riapparire du carrozzo' e dalla speranza che Forchettone scegliesse lui per il prossimo turno.

- Zittu Barzo' che mo non tocca a te! Mo tocca a Stitichinu. Voglio propriu vede' se è cuscí bravu como se dice 'n giru.

Un velo di silenzio si stese lentamente, a partire dal più svelto fino al meno reattivo della giovane folla vociante: era la sfida che tutti aspettavano da tempo.

Tutto il sistema di tendini, nervi e muscoli dell'irascibile Stitichinu si contrasse improvvisamente. La sua frequenza cardiaca s'impennò e il suo ipotalamo cominciò a rilasciare endorfine. Le pulsazioni dei muscoli mascellari tradivano il suo nervosismo. I suoi occhi rivolti verso l'alto fissavano rabbiosi la massiccia figura di Forchettone che svettava spavalda e sicura tra la piccola folla.
Anche Stitichinu aspettava questa sfida. Da un po' di tempo covava il desiderio di spodestare Forchettone.

- Barzo'!! Dacce tu 'r via!

Declamò Forchettone perentorio e autoritario.
Barzotto si avvicinò titubante al punto di partenza: l'iniziu d'a discesa d'a Farimura; 'nnanzi all'arcu d'a Ventraterra.

- Giorgio', fa che cósa de bbonu va'! Portame ecco u carrozzo'.

Stitichinu si era già portato sulla linea di partenza presidiata da Barzotto e sedeva fremente sul suo carrozzone.
Giorgione, eccitato dall'importante incarico, trasportò diligente e soddisfatto u carrozzo' de Forchettone; il quale, con tutta la sua tracotanza, si sedette sul comodo e morbido sedile.
Tutta la folla si era distribuita dietro i due sfidanti e attendeva la partenza in un religioso e teso silenzio.

VIAAAA!!! Urlò finalmente Barzotto.
I due concorrenti si spinsero con forza lungo la discesa. La stazza di Forchettone costituiva un vantaggio e a metà discesa il distacco era già maggiore della lunghezza del suo carrozzone. Raggiunse la famigerata curva d'a Chiavica almeno un secondo prima di Stitichinu, ma proprio lì, per la prima volta nella sua gloriosa carriera di carrozzonista, il suo formidabile istinto fallì nel calibrare le forze in gioco; la forza centrifuga prevalse su quella centripeta e il carrozzone di Forchettone si rovesciò e si schiantò fracassandosi contro la rete di protezione e perdendo l'asse anteriore.
Stitichinu guadagnò così la vittoria con una certa facilità mentre la folla lo raggiungeva di corsa acclamandolo con delle grida liberatorie.

Quella sfida segnò il destino dei due rivali.




5.

Cinquant'anni più tardi, a provocare la fitta serie di cuspidi tra i neuroni di Stitichinu non furono i ricordi dei molteplici gran premi vinti - anche a pochi kilometri dal letto su cui giaceva. A provocarla fu invece la sequenza di immagini della sfida con Forchettone; il vecchio rivale d'infanzia, che da giorni non voleva allontanarsi dalla sedia vicino al suo letto.

mercoledì, settembre 30, 2009

Westerwelle

Ne ha parlato anche il Corriere: Westerwelle al giornalista della Bbc

«Siamo in Germania, parli tedesco»
Il reporter inglese chiede come potrebbe cambiare la politica estera: lo soccorre la traduttrice simultanea


Le mie idee politiche si trovano essenzialmente agli antipodi di quelle di Westerwelle. In questo caso però propenderei per schierarmi dalla sua parte piuttosto che da quella del giornalista della Bbc.

... il reporter inglese voleva soltanto sapere come cambierà la politica estera tedesca con Westerwelle possibile ministro degli Esteri. Una domanda che il giornalista gli pone in inglese durante la conferenza stampa della Fdp - pregandolo di una risposta, in via eccezionale, anche nella sua madre lingua. Ma il trionfatore delle elezioni politiche - dopo qualche secondo d'imbarazzo - ammonisce: «La prego, con tutta la comprensione possibile. Così com'è ovvio che in Gran Bretagna si parla in inglese, così qui in Germania si parla in tedesco».

Ora vi chiedo, ma se in Italia, durante una conferenza stampa - non dico della Lega, ma del PD - un giornalista della Bbc si rivolgesse in inglese - non dico a Umberto Bossi, ma a Massimo D'Alema - chiedendogli di rispondere in inglese, secondo voi non risulterebbe un po' fuori luogo? Che cosa risponderebbe D'Alema?

Forse Westerwelle ha esagerato solo alla fine della sua risposta, in cui ha detto al giornalista, con fare un po' sarcastico ed arrogante, che se avesse voluto avrebbero potuto intrattenersi più tardi in privato parlando esclusivamente inglese.

lunedì, settembre 28, 2009

Weinheim

Nonostante i soli 15 Km che ci separano dalla cittadina della Bergstraße non avevamo mai visitato Weinheim. La città ci ha fatto una buona impressione. È sicuramente un'ottima meta per una gitarella domenicale con ospiti. L'abbiamo aggiunta nella nostra lista.

Dopo un veloce attraversamento del centro storico raggiungiamo l'Exotenwald. È questa l'unica attrazione turistica che riusciamo a visitare. D'altra parte l'obiettivo della giornata era proprio una camminata silvana di una decina di chilometri.

Ad avviare le piantagioni esotiche dell'Exotenwald fu Christian Freiherr von Berckheim (1817–1889), Großhofmeister a Karlsruhe. Tra il 1872 e il 1883 Christian von Berckheim piantò 12494 alberi su di una superficie si 36 ettari. Circa 1460 di questi alberi erano sequoie.
A causa del clima il catalogo originale che contava 150 specie si è ridotto a circa 50 specie.
Tra le altre specie che hanno resistito c'è anche la Sequoiadendron giganteum che potete ammirare nella fotografia.

lunedì, settembre 21, 2009

Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 15: l'alto medioevo tra Europa e mondo bizantino

Che succedeva nell'Europa cristiana nell'ambito della Matematica durante i secoli d'oro della Matematica islamica?
Ben poco.
Abbiamo già visto che con la caduta dell'Impero romano d'Occidente era cominciato quel declino culturale che sarebbe durato diversi secoli; e anche che la distruzione della Biblioteca di Alessandria fu un altro duro colpo che inflisse un'accelerazione a tale declino.

Carl Benjamin Boyer, nella sua celebre opera, "Storia della matematica", propone il 529 d.C. come data d'inizio del periodo medievale per la storia della Matematica. In quell'anno infatti l'imperatore bizantino Giustiniano indusse alla chiusura le illustrissime scuole filosofiche di Atene, che avevano prodotto una quantità enorme di conoscenza nei secoli precedenti. Tra queste scuole c'era anche l'Accademia fondata da Platone, la cui storia comprendeva un arco di quasi nove secoli.

La motivazione principale che spinse l'imperatore cristiano Giustiniano verso tale decisione fu il fatto che queste scuole affondavano le proprie secolari radici nell'humus culturale pagano e non sarebbero state quindi facilmente assimilabili alle nuove ideologie dominanti. È interessante notare che le persecuzioni dei pagani nei confronti dei cristiani, che secondo alcuni storici e teologi sarebbero abbondantemente sovrastimate, vengono ricordate in continuazione; mentre le persecuzioni dei cristiani nei confronti dei pagani vengono raramente citate.

"Il Codice Giustiniano conteneva due statuti che decretavano la totale distruzione dell'Ellenismo, anche nella vita civile. Queste disposizioni vennero attuate con zelo. Le fonti contemporanee (Giovanni Malala e Giovanni di Efeso) ci parlano di gravi persecuzioni perpetrate anche nei confronti di uomini altolocati."

Dopo la chiusura delle scuole filosofiche, gli studiosi che le avevano animate si dispersero in varie direzioni all'interno dell'Impero Bizantino.
Molti di essi raggiunsero anche la Persia; e la cultura greca che ivi fiorì divenne parte, un secolo dopo, del mondo arabo, costituendo forse una delle cellule fondanti della Matematica islamica.
Nel mondo bizantino la cultura matematica andò invece decadendo. I contributi dei matematici bizantini furono di livello piuttosto elementare e consistettero prevalentemente nella conservazione e nel commento dei tesori antichi.

Nell'Europa occidentale le cose andavano anche peggio. Senza incorrere nell'errore di estendere il giudizio a tutto il Medioevo nel suo complesso, si può tranquillamente asserire che gli anni dell'Alto Medioevo furono veramente gli anni bui della Scienza europea. Dal secolo VIII fino a metà del secolo XV i matematici più importanti scrivevano in arabo e vivevano nel mondo afro-asiatico di cultura islamica. In seguito il baricentro si spostò di nuovo verso l'Europa cristiana in cui si usava il latino; ma questo lo vedremo in seguito.

Qualcuno disse che in quegli anni in Europa si poteva sentire soltanto il graffiare della penna del Venerabile Beda (672 - 735) che in Inghilterra scriveva di temi piuttosto ridicoli, quali la rappresentazione dei numeri per mezzo delle dita e la Matematica necessaria al calendario ecclesiastico. Se non altro almeno sosteneva che la Terra fosse rotonda "come una palla da gioco" ed effettuò addirittura un calcolo approssimato dell'età della Terra cominciando a dividere gli anni in prima di Cristo e dopo Cristo.

Un altro nome marginale che si può citare è quello di Alcuino da York (Northumbria 735 – Tours 804) convocato da Carlomagno a dare nuova vitalità all'istruzione in Francia; ma i suoi contributi alla Matematica furono prossimi alla zero.

Nella prossima puntata cominceremo a parlare del basso medioevo in Europa con Gerberto di Aurillac e la Logica degli scolastici.

Indice della serie

martedì, settembre 15, 2009

Carnevale della Matematica #17

Così come il 14 dei mesi precedenti ieri è arrivato il Carnevale della Matematica. Stavolta è il blog GRAVITÀ ZERO ad ospitare l'edizione numero 17.

Ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:



Dioniso, sta preparando una storia della matematica, anzi "Un avvincente percorso storico tra Numeri e Geometria - come spiega - ... per quanto possa consentirlo un blogghetto"
Un percorso storico tra Numeri e Geometria che parte da Pitagora per arrivare alla fine del XX secolo. Ecco le puntate 8 e 9.
Parte 8: la Biblioteca di Alessandria: Eratostene, Diofanto e Pappo: quando frequentavate la scuola elementare la maestra vi diceva che prima di Colombo si pensava che la terra fosse piatta? Beh, è un'affermazione totalmente falsa. Vediamo perché.

Parte 9: ascesa e declino della Biblioteca di Alessandria: il numero di opere letterarie che si conservavano nella Biblioteca di Alessandria è stimato in circa 700.000 volumi. Qualcuno asserisce che si sfiorasse addirittura il milione.


Una novità di questa edizione è la seguente:

"Innanzitutto un annuncio: con intesa di .mau. si è pensato di attivare una pagina fan su Facebook del Carnevale.

Il motivo è presto detto: Facebook è oggi il canale Web più utilizzato dagli italiani (
11.301.400 persone in Italia sono iscritte al momento in cui scriviamo). Dunque non possiamo ignorarlo per raggiungere soprattutto le giovani generazioni. E così speriamo con questo piccolo contributo di allargare ad altri la passione per la bellezza di questa disciplina!"

martedì, settembre 08, 2009

Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana

Questo libro di Andrea De Benedetti mi è stato regalato da una coppia di amici italo-teutonici che conoscono bene la mia passione-patologia. Ne ho completata la lettura in soli due giorni. Trattandosi di sole 166 pagine non è una grande impresa, mi direte. Certamente non lo è! A me però capita rarissimamente di sostenere tali ritmi di lettura, soprattutto in ambito monobiblico. Devo aggiungere comunque che sicuramente avrà contribuito anche il fatto che ho cominciato la lettura nel primo giorno della nostra vacanza balneare calabrese. E che il tema trattato nel libro mi interessa molto.

Il linguista e giornalista Andrea De Benedetti, a me precedentemente ignoto, riesce ad affrontare temi - generalmente ritenuti, forse a ragione, pedanti - in modo leggero, ironico e interessante, fornendo comunque molteplici riferimenti bibliografici per ulteriori approfondimenti. Non è probabimente una tipica lettura da ombrellone, anche se per me lo è stata (e comunque la stagione volge ormai alla fine); dalla mia umile e modesta posizione di dilettante della domenica la consiglierei comunque a tutti quelli che nutrono un minimo di interesse nei confronti della nostra lingua e soprattutto a quelli affetti dai vari stadi di neo-cruschismo.
Chi sono i neo-cruscanti (o neo-crusc come ironicamente li definisce Andrea De Benedetti)? Lo stadio più grave di tale patologia lo si raggiunge quando ci si mette a "tempestare le redazioni dei giornali di lettere indignate e apocalittiche sul destino dell'italiano, a creare associazioni per la difesa del congiuntivo o del pronome dativo "loro" e a trillare come metal detector impazziti ogni volta che si rileva un congiuntivo mancato". Il parossismo lo si raggiunge infine quando si arriva a criticare i linguisti di mestiere in quanto troppo permissivi e lassisti.

Mi ritrovo a dover confessare (coming out ;-) di aver contratto anch'io tale malattia. Ma credo di averla arginata e cronicizzata nella zona dei primi stadi. Mi considero un po' un quasi neo-crusc semipentito e penso che questo libro mi abbia facilitato il cammino verso la redenzione.
Una psicopatologia residua da cui probabilmente non riuscirò (vorrò?) mai guarire è l'anglicismofobia: lochèscion, manàgment, uèlfar, miscion e il famigerato trend negativo continuano a farmi trillare come un metal detector ;-) impazzito. Vabbè. Ognuno ha le sue fisse (idiosincrasie).

Andrea De Benedetti sfata molti luoghi comuni e soprattutto fa notare che i neo-crusc, ma non solo, sopravvalutano enormemente il ruolo della grammatica. Si aspettano troppo da essa. Si aspettano qualcosa che va oltre le capacità di tale disciplina.
Il punto fondamentale è che "la lingua esiste prima della grammatica e il compito della grammatica scientifica non è quello di prescrivere bensì quello di descrivere: di analizzare come i parlanti si comportano e non come dovrebbero comportarsi".

Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano in materia i linguisti tedeschi e soprattutto quelli che hanno fondato l'Internationale Arbeitskreis für Orthographie e podotto la riforma ortografica tedesca imposta per decreto in tutti i paesi di lingua tedesca.

Andrea De Benedetti mostra inoltre che esistono altre vie alla grammatica che non passano per forza attraverso l'analisi logica tradizionale e che spiegano persino più cose. Come ad esempio la grammatica delle valenze, la grammatica dei casi profondi e la grammatica pragmatica.

domenica, agosto 30, 2009

Norvegia 6: Da Oslo a Bergen

Martedì 2 giugno

Oggi i negozi sono aperti. Vogliamo assolutamente rimpiazzare la defunta Fujitsu. Alla fine la scelta cade su una Sony che ci costa meno del viaggio in Taxi dall'aeroporto al centro di Oslo.

Ripercorriamo qualche tratto del percorso di ieri e scattiamo qualche foto. La nuova fotocamera funziona bene.


Mappa ingrandita
Verso le 16 saliamo sul treno per Bergen. Ci aspettano circa sette ore di viaggio. Ci siamo organizzati gli zaini in modo tale da avere a portata di mano i vari libri. Ci aspettiamo che la lettura sarà la l'attività principale del viaggio.

Ho visto sulla carta che dovremo attraversare zone montuose, ma immagino che incontrremo prevalentemente gallerie.

Cominciamo a salire a partire dal livello del mare di Oslo. Ogni stazione è dotata di un'insegna che segnala i metri di altitudine slm (o.h. in norvegese: havn=mare).

Il paesaggio si fa sempre più interessante.

Cominciano a comparire le prime zone innevate.

La vegetazione va diradandosi fino a scomparire del tutto. Tratti di paesaggio hanno un aspetto lunare.

Lo strato di neve si ispessisce.



Compaiono torrenti, cascate e laghetti ghiacciati.

Poco dopo metà strada raggiungiamo Finse, la stazione più alta di quella linea ferroviaria, ma anche di tutte le linee ferroviarie norvegesi. La didascalia recita: 1222,2m.

Dopo i rimanenti 169 Km raggiungiamo Bergen. Alla fine del viaggio non ho letto neppure una pagina dei miei libri. Ho speso invece tutto il mio tempo passando da un vagone all'altro per poter ammirare i vari scorci di paesaggio.

Appena scesi dal treno i nostri corpi percepiscono una temperatura di almeno 10°-12° in meno rispetto ad Oslo. Siamo costretti ad appesantire rapidamente il nostro abbigliamento estivo.
Usciamo dalla stazione in cerca di un taxi per raggiungere il nostro albergo: ce una fila di persone in attesa. Rientro per infilarmi una giacca mentre Zucchero è in fila. Non sono ancora riuscito a infilarmi la giacca che sento Zucchero che mi chiama ridendo:

- Vieni! Sbrigati!

La raggiungo un po' infastidito.

- Leggi lì!!

Leggo: Grand Terminus Hotel: il nostro albergo.

lunedì, agosto 24, 2009

La festa a "u Passionnaru": il ritorno

Viviamo di ricordi e non di realtà....
ma i ricordi sono quasi sempre menzogneri.


Sabato 22 agosto 2009

I primi arrivi.

Arrivi.

Arrivi.

Arrivi.

Bruschetta.

Le maschere.

Il più piccolo.

Pecora.

Visto che nessuno ha dedicato alcuna attenzione fotografica alla pur fotogenica Sua Maestà La Porchetta Dimezzata, mi vedo costretto a riciclare un'immagine della festa del 2008 dove troneggia la ancor più fotogenica Sua Maestà La Porchetta Intera. Alle suddette dedicherò questa citazione di Carlo Emilio Gadda da "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana"

La porca, la porca! Ciavemo la porchetta, signori! la bella porca de l'Ariccia co un bosco de rosmarino in de la panza! Co le palatine de staggione! .... Palatine de staggione, sori cavajeri e consijeri, sore spose mie belle! che so' mmejo che l'ova. toste pe l'insalata. Mejo dell'ova deli capponi so', ste patate. V'oo dico io. Assaggiatele!

A regime.

Il riposo dei giusti.

Mucche.

Cocomero.

Si smonta.