lunedì, novembre 06, 2006

Cucina americana a Charlotte

Il tassista guineano che mi porta in città è più simpatico di quello che mi ha accompagnato in albergo. Mi fa scendere ad un incrocio che dovrebbe essere il cuore di Charlotte. Sono le 18, ma per me è mezzanotte e sono stanco. Mi guardo intorno, cammino un po': ci sono grattacieli. Mi metto alla ricerca di un ristorante. Ce ne sono diversi che trasmettono partite di football americano. Sono affollati: non mi sembrano corrispondere ai miei gusti. Ne trovo uno: American Kitchen. Sembra decente. Propongono soprattutto pesce. Entro. Gli avventori vestono tutti in abiti eleganti. Dopo di me entrano delle signore impellicciate. Il locale mi sembra un po' pretenzioso. Le ragazze della recezione, visto il mio abbigliamento, suppongono che io non voglia cenare e mi spediscono al bancone. Chiarito l'equivoco, mi fanno sedere. La cameriera, come spesso succede negli Stati Uniti, si presenta per nome e cerca artificialmente, con fare un po' servile, di farmi sentire a mio agio. Il ristorante è comunque curato: tovaglie e arredamento sono scelti e disposti con attenzione. Mi servono del pane in un contenitore di pseudo-ferrobattuto forgiato a spirale conica. Le fette di pane sono calde e di due tipi diversi. La ragazza mi versa poi in un piattino olio d'oliva e aceto balsamico per il pane. Considerando che mi trovo nella Carolina del Nord, la qualità dell'olio non è poi così male. La cosa mi sorprende un po'. Infatti in Germania, ma anche nel resto dell'Europa del nord, penso che sia inconcepibile aspettarsi che in un ristorante propongano dell'olio d'oliva in questo modo. Lì è il burro a farla da padrone: a volte portano addirittura il pane già imburrato. Se penso inoltre che l'olio d'oliva viene prodotto quasi esclusivamente nell'area mediterranea che risulta molto più distante da qui rispetto al nord Europa, la cosa mi sorprende ancora di più.
Come acqua hanno la Ferrarelle. Scelgo un piatto di pesce e granturco. Il pesce, di cui non capisco il nome, viene servito in un trancio spesso, adagiato su un letto di granturco. Il tutto è condito con una salsina leggera e gustosa che non copre il sapore del pesce - come spesso succede altrove - pepe e origano.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma secondo te esiste un ricettario tipo il nostro "Cucchiaio d'argento" con il catalogo delle ricette statunitensi? Oltre alla bistecca, il sandwich, l'hot dog per strada, la pannocchia non mi viene in mente altro...

dioniso ha detto...

Sicuramente esisterà. Hanno anche un canale televisivo dedicato all'alta cucina.
Quello che dici esiste ed è molto diffuso, ma è anche un po' uno stereotipo che abbiamo in Europa. Credo che dipenda molto anche dalle classi socio-culturali. Non credo che gli intellettuali americani mangino hamburger tutti i giorni. Probabilmente li troveresti più nel tipo di ristorante dove mi sono trovato io; che come ho detto è forse un po' pretenzioso, ma offre comunque una cucina e un ambiente concepiti con gusto. Ho constatato poi che a questi livelli hanno sintetizzato abbastanza bene la tradizione italiana con il loro territorio.
Ieri inoltre sono stato ospite di una tradizionale famiglia degli stati del sud e la loro cucina non mi è dispiaciuta affatto. C'erano: pollo arrosto, riso, fagiolini,
patate dolci, uova sode e pudding di banana. Il padrone di casa mi
ha spiegato che quando lui era bambino in zona si produceva molto riso e questo era quindi l'alimento principale. Ora non si produce più. Tutto mi risulta gustoso. Soprattutto le patate dolci che non avevo mai mangiato.
Dopo pranzo mi hanno portato in una vigna, con cantina e degustazione, iniziata da pochi anni. Producono vino su un vitigno autoctono: la muscadine.
http://en.wikipedia.org/wiki/Muscadine
È molto particolare e lievemente dolce: forse adatto ai formaggi.

dioniso ha detto...

Il produttore era Cypress Bend Vineyards