giovedì, giugno 28, 2007

Le particelle elementari

Le particelle elementari di Michel Houellebecq è la storia di due fratellastri: un'insegnante e un biologo capo di un gruppo di ricerca. La storia in se è quasi un pretesto, un accessorio che serve a rafforzare l'idea centrale del libro. Quell'intuizione che si scorge tra le pagine, ma che viene rivelata pienamente solo alla fine.
Il libro si apre con la descrizione delle "mutazioni metafisiche", che sarebbero le rare trasformazioni radicali e globali della visione del mondo. L'avvento del cristianesimo viene citato come un di questi rari esempi di mutazione metafisica.
Il libro contiene molte riflessioni storico-sociologiche ed etiche espresse spesso in modo lucido ed acuto in cui a volte ho ritrovato dei pensieri pasoliniani. Si parla molto dei mutamenti sociologici dal dopoguerra in poi e spesso per bocca dei personaggi, per cui risulta a volte difficile capire se le idee appartengano o no all'autore.
Spesso queste analisi sono graffianti, ciniche e spietate, soprattutto quelle relative ad alcuni movimenti di pensiero. La scienza occupa un ruolo centrale nella storia e a volte vengono usate delle metafore scientifiche, la meccanica quantistica ad esempio, per descrivere dei comportamenti umani.
Alcuni temi, come quello dell'invecchiamento, vengono trattati senza sconti e a volte anche in modo un po' deprimente; altri temi mi sono risultati un po' inquietanti, ma tutto ciò è funzionale alla creazione dell'universo narrativo adeguato la cui chiave di volta si troverà soprattutto alla fine.

Riporto qui alcune citazioni dal libro.

"Fa un certo effetto osservare come spesso tale liberazione sessuale venisse presentata sotto forma di ideale collettivo mentre in realtà si trattava di un nuovo stadio nell'ascesa storica dell'individualismo. Coppia e famiglia rappresentavano l'ultima isola di comunismo primitivo in seno alla società liberale. La liberazione sessuale ebbe come effetto la distruzione di queste comunità intermedie, le ultime a separare l'individuo dal mercato. Un processo di distruzione che continua oggigiorno."

"... la società erotico-pubblicitaria in cui viviamo si accanisce a organizzare il desiderio, a svilupparlo fino a dimensioni inaudite, al tempo stesso controllandone la soddisfazione nel campo della sfera privata. Affinché la suddetta società funzioni, affinché la competizione continui, occorre che il desiderio cresca, si allarghi e divori la vita degli uomini."

"La celebrità culturale era solo un mediocre surrogato della gloria vera, la gloria mediatica; e questa, legata all'industria del divertimento, drenava più masse di denaro di qualunque altra attività umana. Che cos'era un banchiere, un ministro, un imprenditore, rispetto a un attore del cinema o a una rock star? Ormai le strategie di distinzione tanto argutamente descritte da Proust non avevano più alcun senso."

"Secondo l'ipotesi di Margenau, la coscienza individuale è assimilabile a un campo di probabilità in uno spazio di Fock, definito come una somma diretta di spazi di Hilbert."

mercoledì, giugno 27, 2007

Steatite

Come da promessa, ecco la pagina frivola. ;-)

Dopo i corsi di arteterapia ho confermato la mia consapevolezza di essere proprio negato per quanto riguarda le arti figurative. Nonostante ciò ho trovato la "creazione" divertente e rilassante. Mi sono impegnato in due attività: argilla e steatite.
Conobbi la steatite lo scorso anno qui a Triberg. I tedeschi la chiamano Speckstein che è più o meno la traduzione della parola, composta da due radici greche, che usiamo noi: grasso e pietra. Ritraducendo dal tedesco verrebbe fuori qualcosa come pietrapancetta o pietralardo. La lingua tedesca è piena di queste divertenti ricostruzioni autarchiche di parole di radice greca o latina. In italiano la steatite è nota anche come pietra saponaria.
Non avendone mai sentito parlare, lo scorso anno non mi sono voluto avventurare nei meandri della sua lavorazione e mi sono limitato all'argilla. Dopo aver visto però la facilità con cui questa pietra si lascia modellare, quest'anno ho voluto superare i freni inibitori e mi sono inoltrato lungo i sentieri della creazione. Come dicevo, sono cosciente di non avere alcuna qualità nell'ambito delle arti figurative. Il mio obiettivo è infatti solo quello di rilassarmi impegnandomi in un'attività che di solito mi dà soddisfazione, anche se i risultati lasciano a desiderare; e cioè: creare qualcosa usando le mani.
Sono partito da questa pietra e ho cominciato a lavorare di lima tonda, di trapano e di lima lunga, cercando di allargare il buco, sono arrivato a questo. Poi mi è venuta l'idea di rendere la superficie più varia creando delle aperture. Avrei voluto renderle un po' più graduali, ma la comparsa di una crepa mi ha indotto a fermare il mio lavoro di limatura. A questo punto sono partito con la pezzetta abrasiva che si usa per levigare la superficie. Infine ho applicato il grasso per lucidare la pietra.
Mi sono anche voluto avventurare nella creazione di ciondoli e anelli, sempre con lo stesso pessimo risultato, che è rimasto invariato anche con l'argilla.
Peccato che la signora che insegnava a intrecciare i canestri di vimini era in vacanza, altrimenti avrei sicuramente ripetuto le mie brillanti prestazioni anche in quella specialità.

domenica, giugno 24, 2007

Ascanio Celestini - Bella Ciao

Grazie ad una segnalazione dell'amico ubik ho sentito tutte le puntate di Bella Ciao. Cinque storie di deportati registrate nell’ottobre del 2005 ad Auschwitz nell'ambito di un'iniziativa del comune di Roma che prevedeva anche la presenza del sindaco Veltroni e di 200 studenti delle scuole superiori di Roma: iniziativa lodevolissima.
A volte forse si pensa di aver ormai fatto i conti con quelle atrocità: ormai si sa bene quello che è successo. Ascoltando queste storie però mi sono emozionato e a volte non sono riuscito a trattenere le lacrime. Penso che tutti dovrebbero ascoltarle.
Anche i commenti di Celestini fanno molto riflettere: per ammazzare una persona basta poco, basta un assassino; per uno sterminio di massa non bastano degli assassini, serve molto di più, servono dei burocrati organizzati "civilmente", servono archivi, registri, liste e una puntigliosa organizzazione logistica. La Shoah è il primo esempio di sterminio civilizzato e deresponsabilizzato. Celestini usa delle metafore molto efficaci. Paragona ad esempio il lavoro dei burocrati della morte a quello degli operai di una catena di montaggio. Se un artigiano costruisce una sedia si sente responsabile per quello che ha creato. Se la sedia invece viene prodotta in una catena di montaggio, ognuno ne costruisce un pezzetto e nessuno si sente responsabile dell'opera.
L'ascolto di queste puntate mi ha anche innescato una serie di riflessioni sul fatto che quella enorme tragedia sia nata e sia stata concepita proprio nel paese e nella cultura, attualmente esempio di civiltà, in cui da otto anni mi trovo a vivere.
Dopo le 5 storie ho ascoltato la lezione di Alessandro Portelli: 24 marzo 1944: Le Fosse Ardeatine. Meno toccante ma molto interessante da un punto di vista storico.
Più tardi invece ho letto dei commenti di Luca Fontana sulla vicenda Seung-Hui Cho che in qualche modo si ricollegano all'argomento precedente. Cho è lo studente della strage al campus americano di Virginia Tech. Fontana afferma che in questo caso la solita retorica della fredda e spietata società dei consumi che ghettizza il diverso non sembra funzionare. Pare infatti che in molti avessero notato lo studente e fatto degli sforzi per conoscerlo. Due insegnanti avevano cercato di parlargli e farlo parlare e avevano coinvolto delle strutture per il supporto psichiatrico. La storia di questo ragazzo turba particolarmente Fontana in quanto nella sua attività di insegnante crede di aver di aver incontrato un paio di Signori Cho:
"Grande buchi neri silenziosi, che ci stanno davanti e non parlano, al fondo dei quali si intuisce un enorme potenziale di rancore: vogliono far pagare al mondo d'esser nati e di sentirsi solo un grosso blog di carne sofferente. Se la società gli offre l'occasione possono anche far carriera, si veda Adolf Hitler. Con lui avranno tutti in comune un tratto, la loro intera vita sarà un suicidio dilazionato, e per incoraggiarsi a compierlo dovranno trascinare con sé il maggior numero di innocenti. E che paradosso che il povero professor Librescu sia sopravvissuto a Hitler per perire sotto le pallottole di Cho."
Anch'io nella mia vita credo di aver incontrato persone che potenzialmente avrebbero potuto diventare dei Signori Cho, ma che fortunatamente non si sono trovati nella situazione storico-sociale adatta.

venerdì, giugno 22, 2007

Sarò il tuo specchio

Il primo giorno d'estate non è dei migliori. Stamane sono andato a correre e c'erano 10 gradi, ma era soleggiato. Ora invece diluvia. Sembrerebbe però che per il fine settimana dovrebbe migliorare.

Vorrei dedicare questa bellissima canzone dei Velvet Underground ,cantata dalla voce teutonica di Nico, all'amore mio che oggi viene a trovarmi per trascorrere il fine settimana qui con me.



I'll Be Your mirror

I'll be your mirror
Reflect what you are, in case you don't know
I'll be the wind, the rain and the sunset
The light on your door to show that you're home
When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'Cause I see you

I find it hard to believe you don't know
The beauty you are
But if you don't let me be your eyes
A hand in your darkness, so you won't be afraid
When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'Cause I see you
I'll be your mirror

martedì, giugno 19, 2007

Alimentazione tedesca

Penso che i miei due commensali trovino molto strane le mie abitudini alimentari: a colazione mangio solo una tazza di latte e caffè con i cereali, a pranzo accompagno il piatto del giorno con il pane che devo ordinare esplicitamente, a cena invece mangio poco pane e non pasteggio con il tè dolcificato, ma soprattutto non uso il coltello a mo' di spatola per massimizzare la quantità di salsa ingurgitata ad ogni boccone e non imburro mai il pane.
Le loro colazioni consistono in diverse fette di pane, che per definizione va imburrato, farcite con marmellata, formaggio, salsicce o affettati e alcune tazze di caffè tedesco.
A pranzo ci si saluta con "Mahlzeit", che letteralmente significa "pasto" - pare che il saluto provenga da un'abbreviazione di "Gesegnete Mahlzeit" (pasto benedetto) - e il pane è bandito dalla tavola. I miei commensali sorbiscono deliziose zuppette, divorano le loro belle fette di maiale affogato in salse brunastre o biancastre accompagnate da patate, riso o verdure lesse scondite e concludono con una o più coppette di budini vari.
La cena merita un capitolo a parte. Il mitico Abendbrot viene consumato alle 17:30 e consiste in varie fette di pane (aber bitte mit Butter... natürlich), formaggio, salsicce o affettati e alcune tazze di tè... Ora che ci penso l'unica differenza tra colazione e cena pare essere la bevanda.
Quest'anno però non ho ancora avuta l'opportunità di rivedere il mitico pane burro e philadelphia.

Come diceva Lubrano: una domanda sorge spontanea. Mangiando grassi saturi e carne tre volte al giorno quali dovrebbero essere gli effetti sulla salute? Da quello che ci ripetono in continuazione i nutrizionisti ci dovrebbe essere un'incidenza altissima di malattie cardio-circolatorie e neoplastiche. A naso non credevo fosse così, ma ho dato uno sguardo veloce ad alcuni dati trovati su internet e pare che effettivamente l'incidenza di queste malattie nei paesi mediterranei sia molto più bassa.

sabato, giugno 16, 2007

Trota, concerto e principessa

Stasera ho condiviso la piccola sala da concerti della Kurhaus di Triberg addirittura con una principessa: sua maestà Cecilia de' Medici. La prima domanda di Zucchero è stata: ma i Medici non si erano estinti? Parrebbe di no.
Qui a Triberg la visita è stato un evento memorabile da segnare sugli annali. Il quotidiano locale ha pubblicato ben due articoli in prima pagina. Anche se la principessa si è modestamente schermita dicendo di non essere lei la prima, in quanto già Maria Antonietta d'Austria avrebbe visitato Triberg nel 1770. La principessa sarebbe nata a Firenze da madre aidelberghense e ora risiederebbe in Virginia dove sarebbe impegnata, attraverso la fondazione La Gesse Foundation, come mecenate per i giovani pianisti e musicisti da camera. Sembra che la fondazione mandi principessa e musicisti ad esibirsi in Europa. Quest'anno le tappe sono state: Tolosa, Triberg e Budapest.
Prima del principesco concerto sono tornato, memore delle esperienze dello scorso anno, a mangiare la mia amata trota della foresta nera con patate duchessa nel ristorante Pfaff.

mercoledì, giugno 13, 2007

Grandi ritorni: la Foresta Nera

Sono di nuovo qui dopo undici mesi. Nel luogo che mi ha ispirato per la nascita del blog. La foto che vedete è scattata dal balcone della mia camera.
Oggi sono uscito per una lunga camminata nordica percorrendo sentieri che non avevo ancora mai battuto. Sono dovuto tornare indietro un paio di volte, ma alla fine ho trovato quel che cercavo: un percorso da fare in un ora circa che mi portasse alla sommità delle cascate (950 s.l.m.) senza tratti troppo ripidi.
Appena ho iniziato ad addentrarmi nel bosco ho subito trovato dei fiori interessanti che non avevo mai visto. Le foglie somigliano a quelle del sambuco.
Proseguendo la salita, dopo mezzora sono arrivato su un piccolo altipiano usato come pascolo. Lungo il sentiero c'era un'adolescente in bicicletta con due cani che, forti della presenza della padrona, mi abbaiavano spavaldamente. Giunto a più di 100 metri di distanza dai cerberi, mi sono fermato per scattare delle fotografie. A quel punto le due bestie sono scattate, mi hanno raggiunto e mi abbaiavano contro ancora più ferocemente. In questo frangente ho potuto sperimentare la poliedrica possibilità d'uso delle racchette.
Invece sono risultato simpatico al più esibizionista dei vitelli del pascolo, che mi si è avvicinato e mi ha regalato diverse pose per un servizio fotografico.
Dopo aver oltrepassato delle stalle, si rientrava nel bosco, che in quel tratto era attraversato da alcuni ruscelletti , che spennellavano il verde degli alberi anche sul terreno petroso.
Infine sono rientrato nel sentiero noto della ripidissima discesa lungo le cascate, dove si incontrano gli scoiattoli neri della Foresta Nera.

sabato, giugno 09, 2007

Autobiografia

Nel mio albero genealogico, ricostruito a memorie di nonni, bisogna risalire alla settima generazione per trovare qualcuno che non fosse nato nel paese della Sabina dove sono nato anch'io: il nonno del nonno di mio nonno. Un tale Ubaldo, venuto da Scheggia, ai confini tra Umbria e Marche, nei primi anni del XIX secolo.
Fino alla generazione dei miei nonni tutti sono stati impegnati sempre nelle stesse attività; e cioè, lavorare la terra, pascolare il bestiame e allevare la prole.

A 4 anni ero un bambino tranquillo, affascinato dalle stelle. I miei capelli erano biondi e il mio cielo era quello azzurro di una giornata invernale di tramontana.

A 7 anni ero molto irrequieto, volevo fare l'astronauta, sognavo una casa con l'organo e il mio cielo era pieno di cirri.

A 12 anni ero prepotente, i miei capelli erano castani e ribelli e volevo fare l'ingegnere elettronico.

A 15 anni volevo fare il trombonista, vagheggiavo eroiche storie d'amore, i miei capelli erano rasati e il mio cielo cominciava ad incupirsi.

A 17 anni volevo fare il teologo o il compositore e vagavo tra alfabeto ebraico e semicrome. A 19 anni volevo fare l'astrofisico, i miei capelli erano da bravo ragazzo ed ero misogino.

A 20 anni mi trasferii a Roma, volevo fare il matematico, ero estremamente insicuro e il mio cielo era quello tenebroso di una giornata novembrina di libeccio.

A 24 anni volevo fare il cameriere a Londra, avevo la chioma leonina e il barbone da autonomo, cominciavo ad amare le donne e le esperienze psichedeliche e il mio cielo cominciava a schiarirsi.

A 25 anni volevo fare il logico-matematico e nel mio cielo spirava il grecale. A 26 lavoravo in azienda e i miei capelli erano più corti. A 27 facevo il dottorando e la chioma ricresceva. A 28, nauseato, tornavo in azienda.

A 29 anni conobbi l'amore e il mio cielo era quello stellato di fine agosto rinfrescato da una piacevole brezza di ponentino.

A 30 mi sono trasferito in Germania ed ero curioso e volenteroso. A 31 mi sono sposato con la mia cara Zucchero e il ponentino si tramutava in un soffio di maestrale in un cielo di settembre. A 35 il maestrale cresceva gonfiando il cielo di nubi e arruffando la mia chioma leonina.

A 36 anni un uragano portava via la mia chioma. A 37 l'arcobaleno si dispiegava sui miei pochi crini rimasti.

A 38 il mio cielo è quello di una giornata di temporali estivi e vorrei lavorare la terra, pascolare il bestiame e allevare la prole.

La Storia di Fosco

Pitagora

U carrozzo'

Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo

Ricongiungimenti

L'esperimento


giovedì, giugno 07, 2007

Philosophenweg

Oggi qui è festa: Corpus Domini, e Zucchero e io siamo andati a fare una lunga passeggiata di due ore circa lungo il sentiero dei filosofi. La parte iniziale di questo sentiero è uno dei posti più battuti dai turisti, e bisogna riconoscere che offre dei begli scorci sul castello e sulla città vecchia.
Da tempo sostengo che in fatto di scempi architettonici mi sembra che i tedeschi non possano permettersi di criticare altri paesi. Basta fare un giro per una qualsiasi città tedesca. Qualcuno potrà dire: ma la guerra ha distrutto i centri storici delle loro città. È questo è vero. Il centro di Heidelberg però non è stato bombardato eppure gli scempi ci sono. Uno che ho notato oggi è il Marstall: un edificio del '500 che viene oggi usato come mensa universitaria. Guardate che mostro hanno costruito all'interno del cortile. (Dalla foto si scorgono anche i castagni in fiore.) Ad aggravare la situazione il fatto che l'edificio sia stato costruito da un ente pubblico. Altri esempi si trovano facilmente nel nostro quartiere: Neuenheim. Un quartiere costruito tra fine '800 e inizi del '900. Le facciate originali sono tutte in Jugendstil. Quelle rifatte sono bianche, lisce in vetro e cemento
In un brevissimo tratto del sentiero abbiamo trovati questi bellissimi fiori selvatici. Qualcuno sa di che fiori si tratta? Qui ci sono delle altre foto: 1, 2. Inizialmente ho pensato ai mughetti, ma Zucchero mi ha detto che i mughetti sono diversi ed effettivamente è vero.
Al ritorno abbiamo pranzato con un'ottima insalata di orzo con tonno, olive e capperi. Dopodiché sono andato alla prova per i concerti del 15, 21 e 22 luglio.
Programma:

Mussorgsky: "Una notte sul Monte Calvo"
Dvorak: Concerto per violino
Schumann: Quarta Sinfonia

Siete tutti invitati!

Domenica invece mi dovrò svegliare presto per andare a suonare al Gottesdienst. Con il nostro direttore d'orchestra che mi accompagnerà al pianoforte suonerò con il trombone dei pezzi scritti per violoncello e pianoforte:

Daniel Purcell: Sarabande
Mozart: Tema dalla sonata per pianoforte il la maggiore KV 331
Francoeur: Largo

domenica, giugno 03, 2007

Risotto al prosciutto e melone e pasta fatta in casa

Ieri abbiamo provato un piatto nuovo. Ho visto l'ultima parte della preparazione su RAI 1 mentre eravamo in albergo a Monaco e ho cercato di ricostruire la prima parte con un po' di fantasia.

Risotto con prosciutto, melone, mozzarella e menta.

Ingredienti: (per 4 persone)
350 g. di riso, 3 scalogni, 20 g. di burro, un cucchiaio d'olio, un litro di brodo vegetale, 1/2 bicchiere di vino bianco, 1 melone, 2 cucchiai di menta tritata, 150 g. di prosciutto, 2 mozzarelle, sale e pepe
Preparazione:
Mondate il melone, frullate più di metà della sua la polpa e tagliate a dadini il resto. Tritate gli scalogni, fateli appassire in un cucchiaio d'olio e 20 g. di burro, unite il riso e fatelo tostare. Sfumate poi con il vino e lasciatelo evaporare. Procedete unendo man mano il brodo necessario.
A metà cottura inoltrata incorporate il frullato di melone.
Tagliate le mozzarelle a dadini e soffriggete il prosciutto tagliato a listarelle in una padellina con un filo d'olio fino a renderlo croccante.
A cottura quasi ultimata aggiungete la mozzarella e mantecate, aggiungete il melone tagliato a dadini, regolate di sale e insaporite col pepe.
Prima di servire il risotto profumate con la menta e distribuite in superficie le listarelle di prosciutto.

Il risultato mi è piaciuto. A Zucchero è piaciuto un po' meno.

Giovedì scorso ho invece documentato la preparazione tradizionale della sfoglia per la pasta fatta in casa.



Qui c'è la fase del taglio delle fettuccine (chiamate sagne nel mio paese).
Il risultato finale è stato: fettuccine con gli asparagi selvatici dei Monti Lucretili. Aspragi che mio padre aveva colto la mattina precedente e che mia madre ci ha portato, insieme a chili di dolci fatti in casa con cui ha anche corrotto il personale di controllo dell'aeroporto di Ciampino.